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Autore: AlHealy    12/10/2014    2 recensioni
[The 1975]
Un vecchio Autogrill, una giornata di fine estate, la periferia di Manchester. Una ragazza dagli occhi attenti e un libro aperto sempre sulla stessa pagina. Un ragazzo con un furgoncino bianco e i capelli neri. An Encounter, un incontro. Due nomi che non vengono mai pronunciati completamente, forse per paura di trovare per davvero se stessi. Un viaggio alla ricerca di tre amici, alla ricerca del loro futuro, alla ricerca della loro musica.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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La strada deserta si stende per miglia davanti al vecchio Autogrill: le pareti rosse sono incrostate di sporco e qualche tegola del tetto è stata rimpiazzata da pezzi di lamiera. La periferia di Manchester ormai è lontana, ha ceduto il posto ai campi, a una distesa di terra che pare infinita. Gli occhi vacui di una ragazza ammirano il paesaggio dal vetro opaco del bar: sul tavolino davanti a lei una tazza vuota di caffè e un libro aperto, le pagine consumate. Si stringe il maglione intorno alle spalle, mentre uno spiffero d’aria che arriva dalla porta aperta di scatto le muove i capelli. Gli occhi rimangono sospesi nel vuoto ancora per qualche attimo prima di scivolare scaltri verso l’entrata, cogliendo un movimento. Fermo davanti alla porta d’ingresso c’è un ragazzo, vestito totalmente di nero: è magro, alto forse quanto lei, con due occhi scuri e la pelle chiara. Un ciuffo nero tirato all’indietro lascia intravedere una zona di capelli rasati. Tiene in mano un paio di chiavi che si infila nella tasca posteriore dei jeans sgualciti. Lentamente si avvia verso la cassa. La ragazza lo segue con lo sguardo: non sembra che lui abbia notato la sua presenza tra tutta la gente presente nel locale. Alcuni camionisti parlano con voce sommessa intorno ad un tavolo, approfittando della pausa di metà mattina per ascoltare qualcosa che non sia il borbottio continuo della radio; ci sono quattro o cinque famiglie confusionarie che ordinano brioches, succhi di frutta e “un caffè macchiato caldo, per favore!” Due grandi gruppi vacanza, composti prevalentemente da anziani, attrezzati di impermeabili dai colori sgargianti e parasole a pois. Tra quel miscuglio eterogeneo di persone, la ragazza non si stupisce del fatto che passi inosservata. Il ragazzo ha ordinato, con lo scontrino in mano aspetta paziente il suo turno, lasciando il tempo a una madre alquanto agitata di rincorrere il figlio più piccolo intorno a un tavolo prima di riuscire a ritirare il suo cappuccino. La ragazza distoglie velocemente lo sguardo che si appoggia sul libro, rimasto aperto sulla stessa pagina per una buona mezz’ora quella mattina. Senza mettere un segnalibro, senza piegare l’angolo della pagine per mantenere il segno, lo richiude con una mano e lo infila in una borsa di cuoio con la tracolla. Raccoglie uno zaino dal pavimento e si avvia verso una scala che conduce ai bagni. Apre la pesante porta, trovando una fila consistente di persone. La ignora e si avvia verso il grande specchio che percorre tutta la prete sopra ai lavandini. Si lava le mani e con espressione distratta osserva il proprio riflesso: un viso dai contorni definiti, ammorbidito dai capelli chiari che le scivolano fin sotto al mento, più corti vicino alla zona posteriore del collo, scoprono un centimetro o due di capelli rasati. Gli occhi verdi e scuri si ispezionano senza interesse, soffermandosi sulle labbra rosee e sul sorriso celato al di sotto. Si asciuga le mani sui jeans strappati e si stringe i lacci delle scarpe. Risale la scala e fa il giro obbligatorio tra pacchetti di patatine, pupazzi e vecchi CD che porta all’uscita. Afferra al volo un paio di occhiali da sole di plastica nera, i più economici del ripiano. Paga velocemente e scivola fuori, all’aperto. L’aria fresca di fine agosto la avvolge. Si incammina verso il parcheggio e si apposta su una panchina malamente avvitata dentro ad un piccolo spiazzo verde. Tira nuovamente fuori il libro e si infila gli occhiali da sole dopo aver staccato il cartellino. Stende le gambe e si osserva le punte delle scarpe, finché una voce sommessa non la riporta alla realtà:
- Deve essere interessante. -
Si gira di scatto verso il punto da dove proviene la voce. Il ragazzo con i capelli neri la sta osservando appoggiato ad un furgoncino, un Volkswagen T2 anni 70, bianco, molto hippie.
- Scusa? - risponde la ragazza.
- Il tuo libro. Deve essere interessante. - replica il ragazzo, l’accento di Manchester che sbuca fuori all’improvviso.
La ragazza lo osserva ancora un momento.
- Si, lo è. Forse non è la giornata giusta per leggerlo. - risponde mentre alza le spalle.
- Posso? -
Lei annuisce. Il ragazzo si avvicina, solleva il libro senza richiuderlo e comincia a leggere, in silenzio. Lei lo guarda, curiosa. Quando alza lo sguardo, riappoggia il libro sul tavolo di fronte alla panchina:
- Non male. Un po’ paradossale forse, ma un bel libro. - lei lo guarda incuriosita.
- Sinceramente, preferisco altri generi. - continua lui, mentre scuote la testa e i capelli gli scivolano davanti agli occhi. Con un rapido movimento, uno di quelli che dopo anni di abitudine diventano automatici, accosta una mano ai capelli ribelli e li sposta nuovamente indietro, muovendo di scatto anche il collo. Lei continua a guardarlo da dietro gli occhiali da sole.
- Oh, giusto, perdonami la sfacciataggine: mi chiamo Matty. - allunga una mano verso di lei, sorridendo, che la stringe e risponde:
- Al. -
- Sono sempre rimasto fermo nella stupida convinzione che Al fosse un nome alquanto maschile. - replica ironicamente. Lei sorride, per la prima volta nel corso della mattinata:
- Alice. Mi chiamo Alice. Ma preferisco Al. -
- Ebbene, Al - pausa ad effetto - posso sapere cosa ti porta qui, nella meravigliosa periferia al confine con Manchester? -
- La voglia di andarmene da Manchester stessa. -
- Questo era chiaro fin dal principio. - risponde lui ammiccando. - E, se mi è concesso saperlo, dove sei diretta? -
Il sorriso celato sembra svanire per un attimo dal viso di Al:
- In realtà, è difficile da stabilire al momento. Penso più ad allontanarmi che ad avvicinarmi nuovamente a qualcosa. -
Lui annuisce, improvvisamente serio:
- Be, ti faccio una proposta: io sono in procinto di iniziare un viaggio alquanto emozionante e imperdibile. Devo recuperare tre amici sparsi per il paese. E infine, ci dirigeremo verso la capitale. -
- Posso sapere il motivo di questo viaggio? -
- Seguimi, e lo scoprirai molto presto. - sorride di nuovo.
Al riflette per un attimo:
- In realtà - replica - stavo per andare a comprare un biglietto per l’autobus e prendere poi un treno a Manchester. -
Lui la guarda sarcastico:
- Oh, andiamo. Non mi sembra certo la scusa migliore che avresti potuto trovare. -
- Cosa ti fa pensare che non sia la verità? -
- Prima di tutto, hai appena espresso chiaramente la voglia di lasciarti Manchester alle spalle, e non sembri intenzionata a tornarci neanche per prendere un treno. Secondariamente, sei uscita da quel bar già da mezz’ora e se non hai preso il biglietto dell’autobus prima, perché dovresti farlo ora? Terza ed ultima cosa, non sai nemmeno tu la destinazione del presunto treno. Che senso avrebbe quindi tutto ciò? -
Lei rimane in silenzio. Poi sorride.
- Almeno hai la patente per guidare quel macchinino? - dice scherzosamente.
- Per tua informazione, io 18 anni li ho già fatti tempo fa. - replica Matty.
- Ah, quindi quanti anni pensi che abbia? -
Lui fa finta di sforzarsi:
- Direi una ventina. Tondi tondi. -
Lei annuisce:
- Complimenti, complimenti. -
- Ed io? -  
- Ventiquattro. -
- Venticinque. - ammicca.
Lei alza gli occhi al cielo.
- Chi sarebbero questi tre amici da recuperare? - chiede.
- Oh, vecchie conoscenze. Tre sbandati. - ride, mentre apre la porta posteriore del furgoncino. Al recupera lo zaino e richiude il libro, si infila la borsa a tracolla e appoggia gli occhiali da sole sopra ai capelli, come un cerchietto.
Si avvicina e sale, rimanendo quasi senza parole: i sedili posteriori sono stati rimossi, lasciandone solo due davanti. Un divanetto ad angolo percorre tutto un lato e il fondo del furgone; un tappeto bordeaux è steso per terra; dalla parte opposta un mobiletto a cassetti contiene le cose più varie: vestiti, pentole, accendini, un fornelletto portatile. Ci sono quattro o cinque paia di scarpe sparse per l’abitacolo, alcune nascoste sotto il divano, altre lanciate dove capita. Pacchetti di sigarette vuoti e non disseminati in mezzo ai vestiti.
- Perdonami per il disordine. - dice Matty ridacchiando - non era nei miei programmi avere un ospite. -  
Al non risponde. Appoggia lo zaino sul divano e la borsa appesa alla maniglia della portiera.
- Tu vivi qui? - chiede a voce bassa.
- Per il momento. - sorride Matty. - Quando arriveremo a Londra spererei di trovare una sistemazione un po’ più confortevole, ma per adesso, me lo faccio andare bene. -
- Ma è bellissimo. - risponde Al ancora estasiata.
- E’ bastato qualche ritocco. - replica Matty. - Fai come se fossi a casa tua. Non è certo comodo come la sedia di un Autogrill, ma con un po’ di spirito di adattamento ci si può stare. - ammicca.
Al alza gli occhi al cielo.
- Adesso che ti sei finalmente tolta quegli occhiali da sole, posso permettermi di dire che hai davvero dei begli occhi? -
- Matty, hai intenzione di iniziarlo questo viaggio o continui a parlare perché non sei in grado di guidare? - ridono tutti e due.
- Benvenuta a bordo, signorina. - sguscia veloce tra i due sedili anteriori e si posiziona dalla parte del guidatore.
- Puoi stare li dietro o venire qui davanti con me, come preferisci. Se ti metti sul divano, attenta alle chitarre. -
Al si gira; non le aveva notate, ma ci sono tre custodie appoggiate sul fondo del divano, una nera, una bianca, e una rossa.
- Okay - risponde.
Si siede sul divano, abbandonando la testa su un cuscino.
- Allora, dove siamo diretti? - chiede appena il furgone viene messo in moto. Matty la guarda dallo specchietto retrovisore e sorride:
- Sei mai stata in Scozia? -
Al si gira di scatto:
- Scozia? -
- Glasgow. George ci aspetta li. -

"Ciao a tutti ragazzi.
Cercherò di non perdermi in un discorso troppo lungo, dato che di solito preferisco che sia la storia stessa a parlare da se. Come avete forse già intuito, la protagonista ha il mio stesso nome: non fatevi trarre in inganno, non sono così egocentrica come posso sembrare, ma raccontare una storia pensando di esservi dentro è sempre stato il modo migliore che ho avuto per esprimermi.
E' la prima fanfiction seria che pubblico, avevo un account tempo fa e avevo cominciato un lavoro su un altro gruppo, ma non l'ho mai terminato. Spero di trovare il tempo per aggiornare abbastanza spesso, anche se non vi posso dare un appuntamento fisso; in questo periodo forse riuscirò a pubblicare anche ogni giorno, ma poi andando avanti gli aggiornamenti potrebbero ridursi a uno alla settimana. Chiedo scusa in principio perchè anche io ho sempre trovato snervante l'attesa, ma potrebbe esssere un incentivo per seguire la storia, che spero vi prenda come sta prendendo me scriverla.
Ho uno stile particolare, vado dritta al punto come nella vita e scrivo al presente perchè mi piace l'idea dell'imedialità in ogni situazione. Commentate anche con critiche, sono assolutamente disposta, se non speranzosa, di sentire pareri diversi, per migliorare qualcosa se possibile e per rendervi più piacevole la lettura.
Ancora deve ingranare un po' tutto, avrete la stessa impressione anche nel prossimo capitolo, ma vi assicuro che tra poco entreremo nel vivo della vicenda.
Buona lettura.
Al."  
   
 
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