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Autore: Momoko21    12/10/2014    3 recensioni
"L’acqua scivolava addosso mescolata al sapone, lavava via l’oppressione di cui era vittima nella sua vecchia città; finalmente l’occlusione ed il senso di nausea dovuto all’enorme quantità di ricordi che si erano accavallati in tutti questi anni nella sua memoria stavano scomparendo definitivamente. Per la prima volta si sentiva realmente felice. Poteva essere un’altra persona, non più la secchiona di Mandurah che tutti deridevano." [...]
"...sentì un suono familiare provenire dalla stanza accanto.
-Noo!- si precipitò in quella che ormai era diventata la sua camera da letto e vide Jake alle prese con uno stereo, all’interno del quale aveva certamente inserito uno dei cd che si trovavano del suo portadischi in cuoio verde.
-Che c’è?- Jake era sorpreso. La parte testuale della canzone non era ancora cominciata, ma Ellen aveva riconosciuto il suono della traccia musicale.
-Ti prego, non ascoltarlo- la ragazza era quasi supplichevole, e quando le prime note vocali vennero amplificate dalle casse audio, riuscì a stento a trattenere le lacrime.
-Wow!- Jake, ormai allibito, stentava a credere alle proprie orecchie. -Sei tu a cantare questa meraviglia?-.
Ellen annuì debolmente.
-E’....FANTASTICA!-."
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Il “Dark Side” era, secondo Ellen, un locale davvero singolare. Le pareti completamente dipinte di nero, i particolari grigi e le ragnatele con finti aracnidi gommosi spuntavano dal bancone.
Non appena la ragazza ebbe varcato l’uscio del pub, la sua attenzione venne rapita dai tavolini: avevano la forma di piccole bare, color legno.

-Guarda Ellen, sono lì!- Jake indicò uno dei sarcofaghi attorno al quale erano seduti alcuni ragazzi che si stavano sbracciando in corrispondenza del biondo per evidenziare la propria posizione.
-Ragazzi!- Jake salutò alcuni di loro con un’affettuosa pacca sulla spalla, scambiando con altri simpatici saluti verbali e riservando alle uniche due ragazze presenti un bacio sulla guancia.
-Ragazzi, questa è mia cugina Ellen- disse indicando la ragazza.
-Ellen, questi sono....- Jake aveva detto, a raffica, almeno dieci nomi, ma dopo pochi secondi lei non riusciva già a ricordare chi fosse John e chi invece si chiamasse Mark. Aveva memorizzato solo il nome delle ragazze, Amy e Sam, caratterizzate entrambe da occhi molto chiari e capelli lisci come spaghetti, benché una fosse bionda e l’altra mora.

I ragazzi cominciarono tutti a parlare tra di loro ed Ellen si diede un’occhiata intorno: la ragazza mora, Sam, era impegnata in una conversazione piuttosto movimentata con quello che la riccia credeva essere il suo ragazzo, dal momento che talvolta interrompevano la conversazione per scambiarsi dei baci sulle labbra. Ellen girò velocemente lo sguardo, non volendo sembrare una guardona, anche se si domandò come mai i due non si preoccupassero della presenza degli amici per scambiarsi effusioni.
Due posti più in là era seduta l’altra ragazza, Amy, intenta ad inviare messaggi con il suo cellulare (Ellen era certa che si trattasse di un telefono costosissimo, differente dal proprio che ormai aveva più di cinque anni). Ellen notò che al polso portava moltissimi bracciali, certamente più di una dozzina, che faceva tintinnare non appena spostava il braccio. Di tanto in tanto, accarezzava la folta chioma del ragazzo dalla pelle scura seduto vicino a lei.

La riccia si sentì incredibilmente sollevata quando questi decise di rompere il fastidioso silenzio di Ellen che, non sapendo chi fosse Artur o cosa insegnasse la prof.ssa Franklin, era rimasta in disparte sino ad allora.
-Allora Ellen, perché non mi racconti qualcosa di te?-
La ragazza arrossì leggermente prima di cominciare a parlare
-Non c’è molto da dire, sono Ellen, sto per cominciare l’ultimo anno di scuola qui in città perché mio padre ha ricevuto un trasferimento all’estero-
-Frena un momento, ma la scuola non è cominciata da una settimana, più o meno?-  il ragazzo era comunque un po’ dubbioso.
-Ehm si, ma non ho avuto modo di arrivare prima qui a Kenwick, quindi comincerò lunedì, dopodomani.. tu vai ancora a scuola?- Ellen cercava di rendere la conversazione più lunga, non le sarebbe piaciuto affrontare un altro interminabile quarto d’ora in cui tutti parlavano di cose e persone che lei non conosceva.
-No, ho finito da un anno ed ora vado al college- il ragazzo sorrise, mentre Ellen mordicchiò leggermente il labbro inferiore
-Mi dispiace chiedertelo, ma puoi ripetermi il tuo nome? Sai, con la presentazione frettolosa di Jake non ricordo....- riprese a rosicchiare con più forza di prima, non appena ebbe pronunciato questa (per lei imbarazzantissima) frase.
 -Ehi, ma non ti fa’ male?- rispose lui indicando la bocca della ragazza, facendola arrossire –Comunque mi chiamo Devon, nessun problema se non lo ricordavi, lo capisco- Ellen si sentì sollevata ed il ragazzo si alzò dalla propria sedia. Prima che lei potesse parlare, lui le disse
-Vado a prendere da bere, ti posso portare qualcosa?-
-Un’aranciata, grazie- Ellen sorrise, tirando fuori il portafogli dalla borsa nera, ma il ragazzo si allontanò prima che lei potesse porgergli alcune monete.

Al suo ritorno, il ragazzo portò con se una bevanda, probabilmente alcolica, di colore rosso ed in un bicchiere molto meno coreografico una semplice aranciata con ghiaccio.
-Grazie davvero, quanto ti devo?-  Devon scrollò le spalle.
-Offre la casa. Sai, sembri una forte, morivo dalla voglia di conoscerti da questa mattina, alle prove della band, quando Jake mi ha detto che avevi una bellissima voce, oltre che una grande personalità.
Ellen assunse il colorito di un peperone maturo.
-Sai, Jake mi vuole bene, quindi esagera- disse fermamente convinta delle proprie parole.
-Bè, non posso confermare né smentire le qualità della tua voce, ma sono certo della veridicità della seconda-.

La ragazza bionda  fulminò  con lo sguardo Ellen e, probabilmente, anche il suo interlocutore che stava mostrando uno smagliante sorriso in direzione della riccia.
-Ellen, allora, ti sei già ambientata?- a prendere la parola era stata quella ragazza.
Tutti si voltarono verso di lei, così la ragazza cominciò a balbettare
-Bè....n..non proprio. Ehm....cioè, sono qui da...ehm....pochissimo, da un solo giorno, quindi direi di no...-.
-E come mai sei venuta a stare qui?-
-Sapete, mio padre ha avuto un’offerta di lavoro, ed è dovuto trasferirsi in Italia...-
-E non ti ha voluta portare con sé- concluse la biondina.
Ellen strinse i pugni, sicuramente la ragazza non voleva essere scortese, si disse.
-Non voleva che compromettessi il mio ultimo anno di scuola andando lì, visto che ovviamente non so parlare italiano-
-E lui non è rimasto qui in Australia - i presenti spostavano la testa da destra a sinistra, non appena una delle due proferiva parola
-Non ha potuto-
-Ma avrebbe voluto?- 
-Certo- concluse Ellen con grande fermezza.
“Probabilmente ci avrei potuto credere anche io” si disse tra sé  e sé.
-Comunque- continuò con tono insopportabile –Io so parlare benissimo l’italiano, quando avevo quindici anni i miei genitori mi hanno mandata in vacanza a Roma, da sola-  Amy sottolineò incredibilmente le ultime due parole ed Ellen fu incredibilmente tentata dal chiederle se i suoi genitori le avessero fatto fare una vacanza del genere per togliersela dai piedi per un po’, ma decise di tacere per quieto vivere.

-Ellen- intervenne Jake –vuoi qualcosa da bere?- evidentemente voleva smorzare la tensione creatasi al tavolo con la conversazione precedente, ma lei declinò con gentilezza l’offerta del cugino
-Devon mi ha appena portato un’aranciata- spiegò lei sorridendo.
-Strano- la biondina riprese il dialogo, incenerendo il ragazzo con lo sguardo –Devon non offre mai niente a nessuno-
Lui scrollò le spalle
-Di sicuro non andrò in bancarotta per una Fanta. Ellen è in gamba- questa volta fu lui a sorridere ed Amy corrucciò le labbra, evitando probabilmente di dire qualche cattiveria.
Jake levò gli occhi al cielo e mimò con le labbra un “lasciala perdere”, così Ellen decise di fare come il ragazzo diceva.

Conclusa la serata, i due imboccarono la via del ritorno, discutendo di quanto era appena accaduto.
-Sai, Ellen, hai fatto proprio bene- cominciò Jake ma la ragazza gli rivolse uno sguardo interrogativo
-A fare cosa?-
-Sai, a non dare confidenza ad Amy. Ti può rendere la vita un inferno. È il capitano della squadra delle Cheerleaders della nostra scuola ed è considerata una delle ragazze più popolari nonostante sia stata bocciata per ben due volte-
-Come? È stata bocciata? Hai visto quella spaccona..- disse a bassa voce, parlando quasi tra sé e sé ma Jake sorrise sentendo quel commento.
-Lasciala perdere, davvero-
Ellen sorrise ed annuì, mentre i due varcarono l’uscio di casa.

-Ti va una cioccolata calda?- domandò Jake –Sai, aiuta a conciliare il sonno- scherzò poi
-Magari! Anche se in realtà è un eccitante- la ragazza era incredibilmente entusiasta. Ellen amava incredibilmente il cioccolato, più di qualsiasi altro alimento.
-Jake, ma Amy è la ragazza di Davon?- la riccia non riusciva a trattenere la curiosità.
Lui la guardò sorpreso.
-No, certo che no. Lei vorrebbe, decisamente, ma lui l’ha sempre rifiutata. Sostiene che per ora il suo unico scopo di vita sia il surf-
-Ah, certo. Ma qui a Kenwick non c’è il mare- constatò la ragazza
-Si, ma spesso si allena al ...- la voce di Jake fu interrotta da un rumore proveniente dall’ingresso.

Qualcuno picchiò alla porta di casa, ed entrambi voltarono lo sguardo in corrispondenza dell’orologio, le cui lancette puntavano la mezzanotte
-Chi cavolo può essere, a quest’ora?- domandò il ragazzo, conscio del fatto che Ellen non ne avesse idea. Tutti in casa stavano dormendo.
-Dai, Jake, vado io a vedere-
-Lascia, ci penso io. Tu dà un’occhiata alla cioccolata, continua sempre a mescolare, altrimenti si brucerà sul fondo-
Qualcuno bussò nuovamente e Jake si diresse verso l’ingresso, mentre la minuta figura di Eleanor, avvolta in una vestaglia color verde pastello, fece capolino dalle scale.
-Stavo leggendo di sopra, si può sapere chi è a fare questo baccano?-
Ellen scosse la testa a destra e sinistra
-Non ne ho idea, Jake sta andando a vedere- proprio in quell’istante la porta sbattè. Jake tornò in cucina, seguito da una ragazza alta e dai capelli scuri, che reggeva in braccio un bambino addormentato. Il suo volto era familiare alla riccia ed  Eleanor,  per poco,  non capitombolò giù dalle scale.

-Amore, Julie!- Ellen riorganizzò le proprie idee. Quella ragazza era la figlia maggiore degli Hughes.
-Ssst- la ragazza portò un dito davanti alle proprie labbra, indicando poi il bambino profondamente addormentato, così la donna tacque improvvisamente.
-Tesoro mio, che bello vederti- disse Eleanor abbassando drasticamente il tono del proprio volume.
-Anche per me, mamma- il suo tono però era piatto, privo di qualsiasi entusiasmo.
-Amore ma perché siete arrivati a quest’ora? Hai cenato? Tu ed il piccolo avete cenato?-
-Si, mamma, abbiamo preso del pollo fritto in autostrada ed abbiamo cenato con quello-
-Oh bene. Aspetta, dammi qui il piccolo Charlie- Julie sollevò leggermente gli occhi al cielo
-Mamma sta dormendo. Ti prego, non svegliarlo, ha fatto i capricci fino a poco fa-
-Certo, certo- disse lei cominciando a cullarlo –Tesoro non puoi immaginare quanto mi renda felice la tua visita, ma non hai lezione all’università nei prossimi giorni?-
-Ehm, no, sai ho portato da studiare per l’esame di diritto comparato che sto preparando, volevo passare un po’ di tempo con la mia famiglia-
-Tesoro!- Eleanor non riuscì più a contenere la gioia e corse ad abbracciare la sua primogenita, tenendo ancora quel fagottino in braccio che emise alcuni versetti prima di riaddormentarsi. Julie la fulminò con lo sguardo ma la donna fece spallucce.

-Ehi, sorellina, non saluti gli ospiti?- Jake sorrise
-Ehi, ciao! Scusa ma non avevo notato la tua presenza- Julie ora aveva volto lo sguardo verso Ellen, rimasta fino ad allora in silenzio mentre girava il cioccolato nel pentolino-
-Ciao Julie, nessun problema. È un vero piacere vederti- Ellen era sincera: benché mancasse da quella casa da diversi anni, aveva un ottimo ricordo di quella ragazza, poco prima che la soffocasse in un abbraccio.
-Come sei cresciuta- disse alla riccia –L’ultima volta che ti ho vista eri alta la metà di ora. E probabilmente avevi anche metà dei capelli attuali- scherzò poi. Ellen sorrise, versando la cioccolata calda in quattro tazze. Benché la dose fosse prevista per due sole persone, era sufficiente a riempire metà di ciascuna.
-E la piccola, dorme?- probabilmente si riferiva a Kate. Eleanor annuì
-Ah-ah. Ha fatto il diavolo a quattro per tutto il giorno-
-Strano- commentò Julie –non è da lei-
-Infatti!- sua madre sembrava esasperata –comunque, parlerai con lei domattina. Tu come mai sei arrivata qui ora?-
-Possiamo parlarne domani? Ora sono molto stanca, vorrei solamente dormire-
Eleanor sembrava insoddisfatta, ma annuì.
-Ma per caso c’è stato qualche problema con Jackson?-
La ragazza annuì. Ellen pensò che, probabilmente, Jackson fosse il nome del suo fidanzato.
 
 



Ciao a tutti! Scusate per il ritardo nell'aggiornamento, ma purtroppo la scuola in questi giorni ha assorbito le mie forze vitali. Che ve ne pare se aggiornassi una volta alla settimana, di domenica sera? ^-^
Allora, cosa che ve ne pare di questo capitolo? Confesso di avuto un po' di difficoltà nello scriverlo, altro motivo che mi ha portata a tardare la pubblicazione. Lo so, sono una brutta persona ;-;
Jake è davvero adorabile, non pensate? Ne vorrei anche io uno tascabile, da tirar fuori quando mi sento un po' giù. Amy è assolutamente insopportabile e penso che il suo nome la rispecchi: deriva dal latino Aemulus e significa imitatore, anticamente utilizzato con l'accezione di rivale. Ecco un nuovo personaggio che invece fa la propria comparsa: Julie! Presto ne saprete più al riguardo.
Allora? Mi date un parere con una recensioncina? *-* 
Grazie a tutti voi che avete recensito gli scorsi capitoli e che commenterete anche il prossimo, sappiate che vi adoro tutti :D 
A domenica prossima, allora!
MoMo
 
 
  
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