Fanfic su attori > Benedict Cumberbatch
Segui la storia  |      
Autore: Cocchi    13/10/2014    2 recensioni
[Benedict Cumberbatch]
[Storia sospesa]
[Benedict Cumberbatch]Mesi fa, scrissi una shot su Ben, la shot lasciava intravedere un passato fra i due protagonisti, questa raccolta è il mio modo di scrivere il loro passato. :)
Liv è la sorella di David Tennant ed è appena tornata a Londra dopo cinque anni passati all'estero a studiare. Non conosce nessuno escluso suo fratello e la sua famiglia e sta cercando di prendere in mano la sua vita. Tutto si aspetta tranne che suo fratello la porti con sé per festeggiare il suo compleanno in un modo un po' atipico.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic





Dei rumori mi fanno svegliare di soprassalto.

Rimango seduta sul letto, la camera rischiarata dalla luce mattutina che filtra dalle tapparelle ancora abbassate, mi volto verso la sveglia.

Le sette del mattino.

Sarebbe dovuta suonare fra mezz’ora, ma la disattivo obbligandomi ad alzarmi. I rumori continuano e mi fermo in piedi in mezzo alla stanza, sforzandomi di ascoltare con attenzione.

Sportelli che vengono aperti e richiusi in fretta, oggetti che vengono spostati, dubito che possa essere Felix, il mio gatto, a fare quel rumore e la cosa, improvvisamente, mi spaventa. Adesso sono decisamente sveglia. Apro l’armadio e afferro la mazza da softball, cimelio di quando andavo al college.

Cammino in punta di piedi verso la stanza da cui provengono i rumori, mazza stretta al petto, pronta a scattare. Dalla cucina arriva un’imprecazione bisbigliata e decido di irrompere nella stanza con la mia arma sollevata sopra la testa.

«AH!» io e l’estraneo gridiamo insieme e lui istintivamente solleva le mani sopra la testa e si allontana da me.

«Liv, son io. Per l’amor di Dio, posa quell’affare!» Sbraita impaurito.

«David?!» Sbatto gli occhi un paio di volte, sorpresa. «David.» Ripeto abbassando la mazza. «Che diavolo ci fai qui, stupido fratello?» Domando irritata. «Stavi cercando di uccidermi per la paura?»

«Quella eri tu.» Replica lui, poi allarga le mani e si avvicina. «Abbracciami, sorellina.» Faccio un passo per trovare il mio posto fra le sue braccia e mi lascio stringere con forza e dolcezza. «Tanti auguri.» Dice posando le labbra sopra la mia testa.

«Già.» Mi gratto la fronte e mi siedo al tavolo. «Avevo dimenticato.»

«Per questo ci sono io.» David ride soddisfatto e indica i fornelli, dove sta cuocendo delle uova e del bacon.

«Wow.» Fischio approvando. «Cosa c’è sotto?» Chiedo subito sospettosa.

«Non posso preparare colazione alla mia dolce sorella il giorno del suo compleanno?» Chiede sorridendo a trentamila denti.

«Certo, che puoi.» Rispondo. «Ma c’è sicuramente qualcosa sotto.» Aggiungo mentre riempie una tazza con il caffè e me la porge. «Vorrei solo sapere cosa.»

«Dobbiamo rinviare la cena.» Dichiara sottovoce e mentre sta voltato verso i fornelli.

«Cosa?» La mia voce sale di un’ottava. «Perché?»

«Ho una serata di lavoro. Una noia mortale, ma devo andare.» Sbuffa platealmente. «Credimi, se potessi passerei la giornata con te.»

Faccio spallucce cercando di non dimostrare quanto possa esserci rimasta male.

La verità è questa: le mie amicizie sono poche e tutte lontane. Qui a Londra non conosco praticamente nessuno, grazie al fatto che ho studiato in Francia negli ultimi cinque anni. Se non ci fosse mio fratello e la sua famiglia sarei sola come un cane. Non ho neanche colleghi con cui uscire, perché sto cercando di aprire una libreria per conto mio. In poche parole se David stasera mi darà buca, passerò il giorno del mio trentesimo compleanno a casa da sola.

Mio fratello sistema la mia colazione in un piatto e me la porge sedendosi di fronte a me.

«Spero sia commestibile.» Ironizzo prima di portare la forchetta alla bocca e lui sorride, ma sappiamo entrambi che l’atmosfera si è guastata.

«Perché non vieni con me stasera?» Domanda dopo avermi osservato in silenzio per un po’.

«Sei impazzito?» Sollevo la forchetta, con tanto di bacon infilzato, verso di lui. «Tu sei un attore, io non sono nessuno, ergo no.»

«Tu sei mia sorella, ergo sì.» Replica imitando il mio tono e afferrando il cellulare dalla tasca dei pantaloni.

«Non verrò mai.» Ripeto portando la posata alla bocca e masticando rumorosamente mentre lui mi ignora e porta il telefono all’orecchio. Dopo pochi istanti inizia a parlare velocemente con la sua agente. Lo lascio fare mentre mi gusto la colazione in tutta calma.

Sto bevendo l’ultimo sorso di caffè quando riattacca e mi guarda gongolando.

«Ci divertiremo tantissimo.» Dice stringendo la mia mano libera e in risposta sollevo le sopracciglia da dietro la tazza.

«Mi hai sentita vero quando ho detto che non verrò?» Domando posando la tazza sul tavolo.

«Sì, certo.» David dà un paio di colpetti alla mia mano. «Ma ti ho ignorata e verrai.» Si alza e strofina le mani fra di loro.

«No che non lo farò.» Dico divertita dal suo atteggiamento, posando piatto, tazza e posate nel lavello. «Non puoi costringermi.»

«Non ne ho intenzione.» Risponde fissando una mano. «Però se verrai, potrai passare la giornata a fare shopping a mie spese.» Afferma con tono non curante sfilando la carta di credito dal suo portafogli.

Mi fermo a fissarlo e incrociando le braccia al petto.

«Dove sta l’inghippo?» Domando facendo un passo verso di lui.

«Non c’è.» Sghignazza divertito.

«Chissà perché non riesco a crederti.» Replico allungando una mano verso la sua.

«Però…» Allontana la carta dalla mia presa e mi guarda cingendomi un fianco. «Dovrai stare sotto la mia sorveglianza.» Dichiara mentre afferro la carta.

«Andata.» Sfilo la tessera magnetica dalla sua mano. «Ѐ sempre un piacere fare affari con te, fratellone.»

«Compra qualcosa di carino.» Dichiara guardando l’orologio. «Devo scappare.»

«Di già?» Faccio il broncio nella sua direzione. «Sei sempre di corsa.» Mi lamento.

«Georgia ha l’ecografia.» Spiega prima di posare le labbra contro la mia guancia. «Ci vediamo stasera verso le cinque, ok?»

Annuisco prima di abbracciarlo di nuovo.

«Ti voglio bene.» Dico prima di lasciarlo andare, in risposta i miei capelli vengono scompigliati. «No, ripensandoci non ti voglio affatto bene.»

«Tanto lo so che mi adori.» Replica uscendo dal mio appartamento.

Cinque ore e mezzo dopo ho comprato un paio di jeans e tre magliette e un maglione, ma non un vestito per la serata che mi aspetta e osservo il mio armadio con fare critico.

Potrei mettere l’abito rosso, ma ho paura che sia troppo vistoso per la serata. L’ultima cosa che desidero è sembrare un semaforo ambulante. Afferro un vestito blu scuro e lo faccio aderire al mio corpo mentre mi osservo allo specchio affisso all’anta dell’armadio. Potrebbe andare.

Mi vesto senza continuare a pensare troppo, non staranno certo tutti a guardare la sottoscritta. Spero solo che David abbia il buon cuore di tenermi tutto il tempo con lui e che non si azzardi a pensare di lasciarmi da sola.

Appena finisco di prepararmi suonano alla porta e senza rispondere al citofono afferro la borsa e chiudo la porta alle mie spalle. Quando raggiungo la strada e mio fratello, sollevo le braccia al cielo e aspetto un suo giudizio.

«Questo non è il vestito che ti ho regalato un paio d’anni fa?» Domanda osservandomi aggrottando la fronte.

«Puoi sempre andare da solo, sai?» Rispondo gonfiando le guance.

«Stai benissimo, ma…» Apre la portiera dell’auto. «Rendimi la mia carta.»

«L’ho lasciata in casa.» Sorrido con fare innocente mentre lo osservo sedersi al tuo fianco e l’auto riprende il suo viaggio. «Te la renderò.»

«Me lo auguro.» David sorride divertito.

«Tranquillo, Scrooge.» Do un paio di colpetti alla sua guancia sinistra. «Come è andata la visita?» Chiedo eccitata.

«Bene. Tutto benissimo.» Gli occhi di mio fratello brillano ed il sorriso si allarga ancora di più sul suo volto. «La tua ricerca?»

«A rilento.» Sbuffo voltandomi verso il finestrino osservando le luci di Londra scorrere veloci. «Vorrei riuscire a trovare il posto perfetto, ma sembra non esistere.»

«Perché non prendi un posto con delle potenzialità e non lo rendi tu perfetto?» David sorride con fare incoraggiante stringendo la mia mano destra fra le sue.

«Non sono sicura di averne le capacità.» Abbozzo un sorriso e mi stringo nelle spalle per sminuire la cosa. «Stasera voglio pensare ad altro.»

«Sicuramente ci riuscirai.» Mio fratello continua a sorridere contagiandomi. Ci è sempre riuscito, sempre sicuro delle sue e delle mie capacità, sempre pronto a vedere il lato positivo. Sempre pronto a rendermi la speranza e a credere in me, più di me stessa.

«Ci sarà Benedict stasera.» Dice nelle stesso momento in cui la nostra auto rallenta.

«Come scusa?» Chiedo mentre parla con l’autista e poi scende dall’auto.

«Benedict Cumberbatch.» Pronuncia il suo nome mentre mi incollo al suo braccio. «Sarà qui stasera.» Finisce sorridendo con fare incoraggiante. «Hai ancora una cotta per lui?» Domanda. «Vado a firmare qualche autografo, ci vediamo dentro, ok?» Aggiunge senza aspettare una mia risposta e richiamando un addetto alla sicurezza per guidarmi dentro.

Mi lascio condurre verso la sala senza prestare molta attenzione al percorso che svolgiamo io e il ragazzo a cui mi ha affidata David.

Non ho una cotta per Benedict Timothy Carlton Cumberbatch. Lo adoro con tutto il cuore. Lo trovo tremendamente affascinante e un attore di enorme talento. Ho pregato David di presentarmelo in tutte le lingue che conosco, che sono cinque giusto per la cronaca sei se consideriamo il dialetto scozzese, ma non mi ha mai accontentata.

Adesso se ne esce fuori con questa storia e io non sono pronta.

Cerco di prendere dei grossi respiri per calmarmi, con scarsi risultati, così decido di dirigermi verso il buffet. Riconosco la chioma bionda di Billie Piper, si sta servendo e parla con suo marito, decido di avvicinarmi e salutare. Almeno non resterò ferma come un baccalà a guardarmi intorno.

«Ciao.» Busso sulla spalla di Billie e sorrido. Passano diversi secondi di pausa prima che lei mi riconosca.

«Liv.» La bionda sorride cordiale. «Che bello rivederti.» Scioglie l’abbraccio e si volta verso suo marito. «Ti ricordi di Liv, la sorella di David?»

«Sì, certo. Come stai?» Chiede stringendo la mia mano.

«Bene, grazie. Voi come state?» Domando mentre mi servo al buffet. «Il piccolo Eugene?»

«Cresce.» Billie sorride smagliante. «Stasera è rimasto con i nonni.» Aggiunge mentre addento un crostino e annuisco. «David ti ha abbandonata?» Domanda sorridendo.

«Siamo appena arrivati.» Ti copri la bocca con una mano mentre parli. «Dovrebbe arrivare, si era fermato dai fans.» Aggiungo prendendo un altro crostino.

Rimaniamo tutti e tre in silenzio per qualche istante, in preda all’imbarazzo mi invento una scusa e mi allontano.

Il problema è che non conosco bene Billie, l’ho vista solo una volta di sfuggita a casa di David e probabilmente è stata una pessima idea andare a parlarle senza la supervisione di David. Afferro al volo un calice di spumante dal vassoio di un cameriere e lo butto giù d’un fiato per riprendere un minimo di coraggio.

«Quello non era per te, sai?» Un voce parla alle mie spalle e per poco non mi strozzo.

La conosco, la riconosco. Ho sognato che si rivolgesse a me infinite volte, destandomi sempre nel mio letto, da sola.

Mi volto lentamente con la paura di svegliarmi da un momento all’altro anche questa volta, il bicchiere ancora vicino alla bocca ed il cuore in gola. Se è un sogno è diecimila volte meglio di tutti quelli che ho fatto finora. I suoi occhi chiari mi osservano divertiti le labbra leggermente incurvate, sta ridendo sotto i baffi mentre attende una mia risposta, ma sono senza fiato. «Ѐ del tavolo laggiù.» Indica il tavolo a cui sono sedute diverse persone dall’aspetto importante.

Credo che mi stia prendendo un infarto.

«Scusa, non volevo spaventarti.» Si passa la mano sinistra sul mento come se volesse lisciare la leggera barba che lo ricopre e solo quando sorride leggermente verso di me riesco a ritrovare la voce.

«Non mi hai spaventata.» Muovo la mano mentre stringo il calice vuoto. «Sono imbarazzata.» Mento solo in parte. Ovviamente sono frastornata e mi ha leggermente spaventata, insomma uno con una voce del genere non dovrebbe avvicinarsi alle spalle di povere ragazze indifese, ma devo ammettere che sapere che ho rubato da bere a qualcuno e che sono stata beccata proprio da lui per giunta, mi mette tremendamente in imbarazzo.

«Ok. Scusa comunque, si vede lontano un miglio che non sei abituata a queste cose.»

«Beh…No. In effetti non sono abituata.» Mi guardo intorno e mi stringo le braccia al petto a disagio.

Lui rimane in silenzio per un attimo poi fa un passo e allunga la mano destra verso di me. «Benedict

«Sì, lo so.» Sposto il bicchiere vuoto da una mano all’altra mentre stringo la presa e sorrido come se fossi una deficiente.

Anzi lo sono, perché continuo a oscillare le nostre mani, ma non mi degno di presentarmi.

«Liv.» Esclamo mollando la presa sulle sue dita. «Liv McDonald.» Aggiungo con un sorriso incerto.

«Piacere, Liv

Ha pronunciato il mio nome.

Trattengo la risatina isterica che potrebbe partirmi da un momento all’altro, stringendo le labbra fra di loro.

«Non hai perso tempo, noto.»

No. No. No. NO!

Mi giro verso mio fratello, che si è avvicinato sghignazzando e mi ha passato un braccio intorno alle spalle.

«Non ho fatto niente.» Io e Benedict parliamo assieme e ci guardiamo aggrottando la fronte.

«Stavo parlando con mia sorella, Ben.» David sorride e batte un paio di colpi sulla sua spalla.

«Tua sorella.» Benedict sorride nella mia direzione e arrossisco. « Ѐ una bellissima ragazza.» Aggiunge con nonchalance.

Spalanco la bocca. Certo che questo è essere diretti.

David afferma che lo sa perfettamente e si crogiola nei complimenti diretti a me, come se li avessero rivolti a lui. Come se avesse una qualche responsabilità sul mio essere, a quanto pare, una bellissima ragazza.

«Lei dice lo stesso di te. Troppe. Troppe volte.» La voce di David mi riporta con i piedi per terra nel peggiore dei modi. Praticamente ero sdraiata su una nuvola e lui me l’ha sfilata da sotto la pancia facendomi schiantare con la faccia sulla terra.

«Non è vero.» Protesto. Poi ricordo che Benedict è lì, quindi mi affretto ad aggiungere. «Non lo dico troppe volte.» Poi parlo a denti stretti. «E adesso smettila di umiliarmi maledetto fratello.»

«Agli ordini.» Dave si mette sugli attenti. «Andrò a salutare Billie, l’ho vista di sfuggita.» Aggiunge poco prima di allontanarsi. Lo osservo scuotendo la testa prima di realizzare che mi ha lasciata di nuovo sola.

E pensare che aveva detto che voleva tenermi d’occhio.

«Tuo fratello sembra una trottola.» Benedict parla mentre si avvicina al mio fianco.

«Non lo sembra, lo è. Una trottola vivente che crea scompiglio e caos ovunque vada.» Ben ride alla mia affermazione e mi ritrovo a sorridere a mia volta. «Ma è buono e lo adoro.»

«Si vede da come lo guardi.» Afferma in un sussurro prima di allungare un braccio per guidarmi di nuovo verso il tavolo del buffet.

«Siamo una famiglia, quindi è normale, no?» Dico e lui annuisce e sorride in un modo che mi lascia incantata mentre mi distraggo seguendo il profilo dei suoi zigomi, cercando di non perdermi sulle sue labbra o nei sui occhi.

«Sei alto.» Affermo distogliendo lo sguardo e concentrandomi sulle tavole imbandite. Meglio non guardare niente di lui, potrei iniziare a sbavare da un momento all’altro.

«Forse sei tu che sei bassa.» Risponde con fare divertito riempiendo il suo piatto, poi mi guarda e sembra realizzare solo in quel momento che ha appena dato di nana ad una sconosciuta, apre e chiude la bocca alla ricerca di un modo per scusarsi, credo.

«Un uomo di un metro e ottantatré è alto.» Parlo prima che possa farlo lui. «Ed io nel mio metro e sessantacinque sono nella media delle donne.» Mi giro verso di lui e sorrido facendogli capire che non sono offesa, anzi quasi divertita. «Voglio anche io un po’ di salsa, grazie.» Allungo il piatto e mi lascio servire.

Livello imbarazzo pareggiato, tié.

«Ok…» Riprende a parlare dopo avermi servita e insieme ci dirigiamo verso un punto imprecisato della sala, mangiucchiando dai nostri piatti. «Raccontami altro di te, tu sai già qualcosa di me essendo una fan. Non mi piace essere in svantaggio.» Afferma quando troviamo due posti all’ingresso di una terrazza. Una leggera brezza libera una ciocca dalla mia coda, la risistemo dietro l’orecchio e lo osservo mentre guarda il profilo dei palazzi illuminati di Londra.

«Io non conosco così tante cose di te. Mi piace il tuo lavoro, ma la tua vita è tua.» Rispondo quasi ferita dalle sue parole. Non mi avrà mica etichettato come una di quelle ragazze ossessionate dal loro attore preferito?!

«Meglio così.» Sorride rimanendo in silenzio. «Mi piace parlare di me, senza dover competere contro un’immagine errata di me. Ma non pensare di cavartela così.» Aggiunge voltandosi verso di me e cogliendomi intenta a fissarlo rapita. Scommetto che avevo gli occhi a cuore peggio di un cartone animato manga, divertito porta la forchetta alla bocca e mi fa cenno di parlare.

«Se proprio insisti…» Prendo tempo, cercando di calmarmi. «Io sono tornata a Londra da poco, ho studiato lettere antiche in Francia, adesso avrei intenzione di aprire un negozio di libri usati e antichi tutto mio.»

«Bello.» Commenta. «Non riuscirei mai a staccarmi da antichi manoscritti se venissero in mio possesso.»

«In realtà pure io, infatti Dave è convinto che non andrò molto lontano. Dice che comprerei tutti i libri usati e poi perderei tempo a scoprire la loro storia.» Affermo con occhi sognanti. Già mi immagino a sfogliare con delicatezza vecchi manoscritti fra scaffali pieni di libri.

«Perché non hai chiesto di lavorare in qualche archivio, se è questo che vorresti veramente?» Domanda interrompendo la mia fantasia e afferrando due calici dal vassoio che gli porge un cameriere.

«Perché non è così semplice lavorare in quei posti e perché adoro stare a contatto con le persone, sapere le loro storie e non scoprirla solo attraverso la carta.» Affermo prendendo il bicchiere che mi porge e posandolo sul tavolino basso fra di noi. «Tutti hanno una storia da raccontare, spesso tendiamo a dare meno importanza a quella degli uomini comuni, quando a volte sono quelle più interessanti.» Dichiaro prima di riprendere a mangiare.

«Su questo sono d’accordo.» Benedict muove la forchetta nella mia direzione. «Ti auguro di realizzare questo tuo sogno. Ne parli con molta passione.»

Sorrido grata di quelle parole. «Tu invece?» Provo a chiedere guadagnandomi uno sguardo perplesso. «Che fai nella tua vita, oltre a recitare e rovinare la vita di milioni di donne attorno al mondo?»

«Questo è un colpo basso.» Dichiara a bassa voce.

«Devo difendere la categoria.» Affermo ridendo prima di portare un crostino alla bocca.

«Quindi sei una delle donne che avrei rovinato?» Chiede inclinando il volto e puntando i suoi occhi meravigliosi nei miei.

«Nah…» Mi stringo nelle spalle. «Tu non mi hai rovinata. Mi hai semplicemente fatto capire che esiste l’uomo perfetto, ma sono assolutamente fuori dalla sua portata.»

«Perché sarei io l’uomo perfetto?» Chiede divertito e curioso dalla mia affermazione.

«Diciamo che…Questa non è una conversazione che vorrei avere con nessuno, figuriamoci con te.» Dico fingendo ilarità e tirandomi un pizzico su un braccio, perché se fosse un sogno questo sarebbe decisamente il momento in cui vorrei svegliarmi.

«Era divertente.» Risponde accavallando le gambe.

«Per te.» Preciso sotto voce e iniziando a lottare contro la ciocca di capelli libera.

«Sono tutt’altro che perfetto, fidati.» Dice dopo qualche attimo di silenzio. «E se anche lo fossi non sarei fuori dalla tua portata, visto che sono qui a parlare con te.»

«Sospetto che David ti abbia pagato per farlo in effetti.» Lui si limita a sghignazzare, attirando la mia attenzione.

«E perché mai avrebbe dovuto farlo?»

«Per una strana idea di regalo di compleanno.» Suggerisco cercando di trovare una buona motivazione. «Non so, è David. A volte non c’è logica dietro i suoi comportamenti.» Mi arrendo alla fine.

«Ѐ il tuo compleanno?» Benedict domanda sorpreso, mi limito ad annuire in imbarazzo. Afferra i nostri calici e mi invita a prendere il mio. Quando finalmente lo afferro, fa tintinnare il suo calice contro di esso.

«Auguri.» Dichiara e sembra veramente augurarmi tutto il meglio possibile mentre incrocia il suo sguardo con il mio.

«Grazie.» Sorrido sinceramente. Entrambi portiamo i nostri bicchieri alla bocca e sorseggiamo lo spumante. «Forse dovremmo rientrare…» Dico spezzando il contatto fra i nostri sguardi.

«Dovremmo?» Domanda lui non molto convinto.

«Non vorrei che David combinasse qualche guaio, inoltre non voglio tediarti oltre, sei già stato gentile a stare con me quando c’è una sala piena di persone molto più in di me.» Affermo alzandomi in piedi e stringendomi nelle spalle.

«Colleghi e addetti ai lavori che posso vedere ad ogni occasione.» Dice alzandosi a sua volta. «Tu non hai una massima stima nei tuoi confronti, vero?» Rispondo con una smorfia e lui scuote la testa. «Fidati, ai miei occhi non c’è nessuno più interessante di una ragazza carina che è spaesata a feste del genere, ma che è se stessa quando racconta di sé e si relaziona con gli altri.» Si stringe nelle spalle e mi guarda serio. «Non c’è niente di più interessante della semplicità in questo mondo.» Allunga una mano ad afferrare una delle mie. «Ѐ stato un piacere ed un onore conoscerti stasera, Liv.» Abbassa il volto sulla mia mano senza sfiorarla con le labbra e tenendo gli occhi fissi nei miei.

Avvampo sotto quello sguardo così chiaro e profondo.

Dura solo un secondo, forse anche meno, poi la sua mano lascia la mia, i suoi occhi rimangono per un attimo ad osservare il mio volto, le sue labbra sorridono e si allontana dalla mia vista.

 

***

 

Salve!

Come definire questa storia…Uhm...Mesi fa, scrissi una shot su Ben e Liv, la shot lasciava intravedere il loro passato e in due o tre recensioni mi era stato chiesto un prequel. Ho pensato spesso a cosa avrei potuto scrivere, avevo pensato ad un’altra shot, ma scrivendo c’erano troppe cose che avrei voluto dire e quindi ho optato per dividere in tre (?) capitoli + la shot che ho scritto come finale, quindi alla fine penso che farò una raccolta (se riesco a capire come funzionano visto che non le ho mai fatte qui su EFP).

Volevo dire un paio di cose molto molto importanti:

1)      Non voglio danneggiare nessun personaggio famoso con questa mia storia, quindi mi scuso con David, Billie e Ben e tutti i loro fans se si sentiranno offesi per questa mia opera

2)      Sì, David è David Tennant e la ff è ambientata nel 2013, quando il piccolo Wilfred non era ancora nato.

 

Forse era meglio se invertivo le note, ma vabbé.

Non so quando continuerò la storia, perché l’ispirazione è una stronza va e viene.

Fatemi sapere, se continuare o no… Accetto suggerimenti, critiche (purché costruttive) e appunti. Tutto.

Ultimo ma non ultimo, vi lascio il link del gruppo FB che tengo insieme alla mia migliore amica sulle nostre storie, lì troverete informazioni, spoiler e tutte le cose che stanno dietro alle nostre creazioni. Blame it on the words

A presto (?)

Cos

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                    

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Benedict Cumberbatch / Vai alla pagina dell'autore: Cocchi