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Autore: tinebrella    14/10/2008    5 recensioni
--- Questa fanfiction partecipa al Contest 100 Prompts indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 } ---
Perché rimanda ad un rapporto di causa-effetto. Un rapporto di causa-effetto, che spesso è stabilito a posteriori. Ed è quindi ingannevole. Bevo perché ho sete, ad esempio. Fermatevi un istante ad analizzare la frase. Prima viene bevo. Poi, e solo poi, viene perché ho sete. Non il contrario, e quest'ordine è significativo. Il linguaggio esprime il movimento del pensiero, non credete?
- Spoiler! dal quinto volume del manga -
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ritsuka Aoyagi, Seimei Aoyagi, Soubi Agatsuma
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Loveless2
Somewhere just left of the point of nowhere.


Tre.
Could've been easier by three, our old friend fear and you and me. 

« Perché? »
Seimei rideva. Rideva piano, con garbo.
« Perché, Seimei? »
Soubi, in un angolo, guardava in basso, muovendo le labbra come se masticasse aria.
Aria. Ritsuka si impose di respirare.
« Perché, otouto? » chiese a sua volta, fissandolo divertito, « Ti interessa davvero?»
« Sì, » sputò con rabbia, « vorrei davvero, davvero sapere perché. Perché, Seimei.»
Respirò. Deglutì a vuoto.
« Perché ci hai mentito? Perché ci hai fatto credere che eri morto, Seimei? »
L'ultima, ora. La più difficile.
« Perché ci hai abbandonati? »
Soubi rialzò gli occhi, per un istante. Ma non sembrava vederli. Piuttosto... avvertirli. Avvertire la domanda, il suono della domanda.
Avvertire la loro presenza, la loro sagoma nel suo buio privato.
« Perché. » Seimei pronunciò quelle due sillabe come un oltraggio.
« Perché. Non è curioso? » sorrise. Prima che Ritsuka potesse replicare, continuò.
« Tutti chiedono perché. Come se fosse l'unica domanda di cui valga la pena conoscere la risposta. Perché. »
« Nessuno si preoccupa di chiedere "Come ti sei sentito, Seimei?", o "Dove sei stato, Seimei?" »
Il suo sguardo era assente, o lontano, quando proseguì: « O... "Quanto ti è costato separarti dalla persona più importante della tua vita, Seimei?" »
Ritsuka intuì di non essere l'unico in quella stanza a interrogarsi su chi - dei due - fosse quella persona.
Sbirciò di sottecchi alla sua destra, ma il volto di Soubi era inespressivo.
« E' una domanda che non implica una scelta. Perché. Perché esige un motivo. E il più delle volte non si accontenta di un motivo plausibile.»
« Chi chiede perché pretende il motivo. La ragione. Non una ragione verosimile. La ragione. Perché.»
« Seimei... dove vuoi arrivare con -»
« Lasciami finire, vuoi? In passato ti piaceva ascoltarmi, non è vero? »
Tacque.
« E quante volte, credendomi morto, hai invocato il mio nome sperando di ascoltare la mia voce, anche solo una volta, ascoltarla per l'ultima volta, pregando chissà quali dèi a cui non hai mai creduto? »
Annuì, suo malgrado. Suo fratello aveva sempre avuto la facoltà di leggergli dentro.
« Perché, »  continuò, come se non fosse mai stato interrotto, « è una domanda poco interessante. Che implica una risposta poco interessante.  Ci sono domande che portano a risposte molto, molto più interessanti. Ma ci arriveremo tra un minuto o due, otouto. »
« Sedete, » fece cenno verso le sedie, attorno al tavolo al centro della stanza, « vi servirò la ragione che tanto cercate su un vassoio d'argento, assieme al tè e ai biscotti. »
Ritsuka prese posto e poco dopo lo raggiunse anche Soubi. Notò che evitava di incrociare lo sguardo di entrambi, mantenendo il suo prudentemente fisso a terra, o di lato.
Seimei sembrava soddisfatto.
Versò il tè nelle tazze e si sedette a sua volta.
« Permettetemi un'altra breve riflessione. »
Avvicinò la tazza alle labbra e Ritsuka lo imitò, sovrappensiero.
« Perché rimanda ad un rapporto di causa-effetto. Un rapporto di causa-effetto, che spesso è stabilito a posteriori. Ed è quindi ingannevole. Bevo perché ho sete, ad esempio. Fermatevi un istante ad analizzare la frase. Prima viene bevo. Poi, e solo poi, viene perché ho sete. Non il contrario, e quest'ordine è significativo. Il linguaggio esprime il movimento del pensiero, non credete? »
Erano smarriti.
Si concesse un sorriso.
« E se quest'inversione è valida per un gesto semplice come il bere... una necessità fisiologica, come il bere... non pensate che possa essere altrettanto valida per comportamenti più complessi, azioni meno elementari e fisiologiche? »
« Possiamo ritornare alla tua domanda adesso, otouto. Perché vi ho abbandonati. »
« Bada bene. E bada bene anche tu, Soubi, ché la questione riguarda anche te. La ragione per cui vi ho abbandonati, è posteriore alla scelta di abbandonarvi. »
« Prima ho deciso di abbandonarvi. Poi, e soltanto poi, ho capito che poteva esserci una ragione, per cui vi avevo abbandonati. »
Soubi, immobile, non aveva nemmeno toccato la tazza che aveva davanti. Forse non l'aveva nemmeno vista.
Ritsuka aspettava la conclusione del fratello, in silenzio.
Seimei sorseggiava il tè. E sorrideva.
« Torniamo indietro nel tempo. Prima della mia... morte. »
« Tu, Soubi, eri il mio Combattente. La mia parola per te era - ed è tutt'ora, se non sbaglio - assoluta. Non esisteva nessuno al di fuori di me. »
« E tu, otouto. Non ero forse tutto anche per te? Un fratello, un amico... un rifugio. Un punto di riferimento. »
Non era più un sorriso. Cos'era quello? Non un sorriso, non più.
« Ma non era una scelta, la vostra. Avevate solo me. »
« No. »
Ritsuka ebbe un sussulto. Era un ghigno, quello. Non un sorriso, un ghigno.
« No. »
Soubi sembrava profondamente scosso.
« No. », ripeté.
« Soubi, hai già capito, non è così? »
« No. No. No.»
Quella sillaba ripetuta con voce monocorde suonava come il segnale di occupato.
No. No. No.
Tu. Tu. Tu.
Non importa in che momento tu mi telefoni, risponderò sempre alle tue chiamate.
Sempre?
Sì. Sempre.
Stupido, Soubi! E stupido pure lui, a pensare a una cosa del genere in un momento simile.
Eppure Ritsuka era pronto a scommettere che se l'avesse chiamato per nome, in quel momento, Soubi non avrebbe risposto.
Era irraggiungibile.
« Sì, sono sicuro che hai capito. Ma vorrei spiegarlo al mio otouto... se non ti dispiace. »
« No. »
« No, certo che no. », rise con garbo. Di nuovo.
« Vedi, Ritsuka. Tu avevi me. E Soubi, anche Soubi aveva me, anche se è più esatto dire che era lui ad appartenermi, ma non complichiamo inutilmente le cose. Entrambi avevate solo me. »
« Una sola scelta, equivale a non avere scelta. Mi segui? »
Lo seguiva. Annuì, atterrito.
« Invece adesso, adesso la situazione si è evoluta. Tu hai me. E Soubi. Soubi ha me. E te. Ed ecco la scelta. »
« Ed ecco, allo stesso tempo,  aprirsi un ventaglio di domande interessanti. Non i soliti perché, decisamente sopravvalutati. »
Fece una pausa. Nei suoi occhi brillava il trionfo, e forse qualcos'altro.
« Chi sceglierai, otouto? E tu, Soubi? O se preferite: a chi rinuncerete? Quanto vi costerà compiere questa scelta? »
 
 
Uno.
With infinite regret, but negligible hesitation.
 
Ritsuka era impietrito.
Come poteva Seimei imporre loro una scelta del genere? Aveva senso?
Perché scegliere tra due opzioni, quando queste potevano semplicemente coesistere?
Non poteva avere entrambi? Rifiutare di scegliere era una possibilità da considerare?
No. Non lo era. Era vile, e soprattutto sarebbe stato controproducente.
Rifiutare di scegliere aveva due declinazioni. Rifiutare di scegliere Soubi. Rifiutare di scegliere Seimei.
Iniziava ad afferrare l'inganno. Lo stesso inganno che Soubi doveva aver intuito molto prima di lui.
« Non abbiamo scelta. Non è vero, Seimei? Non l'avevamo prima. Non l'abbiamo adesso. »
Gli angoli della bocca del fratello si piegarono in una smorfia compiaciuta. Attese che Ritsuka continuasse.
« La vera scelta, non è tra le opzioni che ci hai proposto tu. E a dirla tutta, non è neanche una scelta. Non nostra, per lo meno. »
« Apparentemente, Soubi ed io abbiamo due opzioni a testa, per un totale di quattro scenari possibili. »
Li elencò, meccanicamente.
« Entrambi scegliamo te, Seimei. »
« Entrambi rinunciamo a te. »
« Soubi sceglie te, io scelgo Soubi. »
« Io scelgo te, Soubi sceglie me. »
« Apparentemente. Ma stiamo escludendo una variabile. » sospirò, « Tu. »
« Nel primo caso, la scelta finale è tua. Potrai persino avere tutti e due. »
« Nel secondo, ordinerai a Soubi di uccidermi. Pur di non obbedire, si toglierà la vita. Rimarrò io - solo io - e mi aggrapperò a te pur di non perdere tutto. »
« Nel terzo, ti comporterai alla stessa maniera del caso precedente. Il risultato sarà il medesimo. »
« Nell'ultimo caso, avrai comunque me. E potrai continuare ad imporre il tuo dominio su Soubi. La tua parola per lui è assoluta. Avrai di nuovo entrambi. »
Aveva la voce incrinata e gli occhi lucidi, quando concluse.
« Non condannerò Soubi a morire per me. Lo sai bene. Sceglierò te. E Soubi farà altrettanto. »
« Analisi impeccabile, otouto. Impeccabile. »
Era crudeltà. Era la crudeltà ad agitarsi nelle iridi di Seimei, malcelata dal trionfo.
Ritsuka non riuscì a trattenersi.
« Perché? » rantolò, tra i singhiozzi, « Perché, Seimei? »
L'altro sbuffò.
« Perché, » replicò con voce flautata, « è una domanda poco interessante, Ritsuka. »

****

Note.

1. Somewhere just left of the point of nowhere.
E' un prompt della Writing Community 31days. L'ho scelto perché l'ambientazione non è chiara, nemmeno a me. Potrebbe essere dovunque, persino nella testa di Ritsuka.
2. Could've been easier by three, our old friend fear and you and me.
E' un verso di Glycerine, dei Bush.
3. With infinite regret, but negligible hesitation.
Altro prompt di 31days.

Questa fanfiction, insieme a Look, it breaks so easily, è tutto quello che avevo da dire su Loveless. Tutto quello che volevo, dovevo dire. Forse scriverò qualcos'altro su Loveless, ma questo era il necessario.

Dedicata a Chiara, che mi ha assistito in questo parto mentale. Grazie. (L)

Grazie a chi ha commentato Look, it breaks so easily. (L)

Val.

EDIT!
Questa fanfiction partecipa al Contest 100 prompts indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 }.

  
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