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Autore: mattmurvdock    16/10/2014    3 recensioni
"Marco si sedette sul divano, vicino a Michael, mentre prendeva un'altro sorso di cioccolata calda, offerta dall'altro.
- "vivi qua da solo?"disse, non appena aveva staccato le labbra arrossate dalla tazza di ceramica. Il suo fu un sussurro, c'era un atmosfera quasi magica in quella stanza, e il ragazzo non voleva di certo rovinarla."
||Coppia: Mirko.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Marco Mengoni
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Con questa mia storia non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo. Detto questo, buona lettura c:


Marco si sedette sul divano, vicino a Michael, mentre prendeva un'altro sorso di cioccolata calda, offerta dall'altro.

- "vivi qua da solo?"disse, non appena aveva staccato le labbra arrossate dalla tazza di ceramica. Il suo fu un sussurro, c'era un atmosfera quasi magica in quella stanza, e il ragazzo non voleva di certo rovinarla.

- "già." fu una risposta secca ed evasiva. Fissava un punto indeterminato davanti a se.

Marco, allora, spostò lo sguardo sul riccio. Prima di parlare ancora, si soffermò ad osservare il suo profilo. Era proprio bello, dovette farsi scappare un piccolo sorriso. Poi, finalmente, parlò.
- "e i tuoi genitori?" non sapeva dove stesse trovando il coraggio per fare tutte quelle domande così personali -infondo si "conoscevano" da solo pochi giorni-.

Solo ad allora Michael si girò a guardare Marco. Lo guardò negli occhi immergendosi in quelle iridi color cioccolato -di cui la stanza emanava l'odore-

- "i miei non mi vogliono accettare.. continuano a dire.. che sono una delusione. Per loro e per il 'nome della famiglia'.." fissava il punto nel vuoto davanti a se. Immerso nei suoi pensieri.
Appena finì di pronunciare quella frase guardò verso il ragazzo dai capelli corvini. Incastrò di nuovo lo sguardo nel suo, come per poter riuscire a comunicare anche senza le inutili e stupide parole che avevano già riempito da troppo tempo la stanza.

Marco non disse niente. Il profumo di cioccolato aveva già inebriato entrambi.
Il ragazzo avvicinò il viso a quello del riccio, lentamente, senza troppa esitazione.

Erano sempre più vicini, erano in un spazio loro, dove non esistevano i problemi con la scuola o con i genitori.

Si poteva quasi toccare con mano la tensione che c'era in quel momento.

Fu Michael, però, ad azzerare definitivamente la distanza fra i due. Le loro labbra si toccarono. Tanto avevano bramato quel momento;

Non fu un bacio casto, entrambi avevano bisogno di sentirsi, e, in quel momento tutti i dubbi e le incertezze sparirono. Si dissolsero nell'aria come vapore. Una mano del ragazzo dai capelli corvini andò a posarsi sulla guancia del riccio come per creare un'altra barriera fra loro e il modo esterno. La pioggia batteva insistente in quel pomeriggio d'autunno dai colori primari. Il blu tempestoso dell'esterno contrastava l'arancione caldo emanato dal fuoco. Il rosso sulle guance di entrambi i ragazzi completava il trio dei colori.

In quel momento erano l'essenziale e l'origine di un amore inaspettato quanto profondo.
Quando si staccarono, si guardarono negli occhi. Comunicando, a modo loro, le sensazioni e le emozioni.

Le loro labbra erano dello stesso colore delle loro guance. Sorrisero, nel modo piu semplice e innocente possibile. Come bambini.

Un "Ti Amo, Marco." uscì flebile e titubante dalla bocca di Michael. Sussurrò quelle tre parole come se fossero il suo tesoro più immenso, conservato per una persona soltanto. E finalmente, l'aveva trovata.
L'altro, di rimando, sorrise.
- "Ti Amo anche io." fu la sua risposta.
Poi, come per sigillare quella promessa, i due si strinsero in un'abbraccio, erano come bambini che giocavano ad amarsi, solo che, il loro, era un'amore vero.
 

Era.

Passarono i mesi.

I due amanti continuavano a far rimanere il loro amore nascosto. Nessuno sapeva niente. Forse non erano ancora pronti per renderlo pubblico. O forse volevano lasciare il loro piccolo segreto incustodito.

 

Passarono i mesi.
Il nodo alla cravatta era stretto. Troppo stretto per chi è obbligatp a portare un nodo al collo e sta per piangere. Non era pronto per tutto questo. Le giornate non erano autunnali come quella che diede inizio a tutto. Ma i colori si .

Michael li poteva distinguere da ogni parte girasse lo sguardo. Il blu tempestoso era tornato, solo che adesso faceva più paura, ora che era solo. I giallo e l'arancione c'erano. Erano nei piccoli fiori che, erroneamente, crescevano in piccoli gruppi, sul prato del cimitero cittadino. Anche il rosso era presente. Michael lo l'aveva negli occhi, arrossati, dopo aver pianto per tanti giorni. C'era anche nel sangue all'ospedale. Quello che aveva visto sul corpo del suo ragazzo. Non voleva piangere ancora, lì davanti a tutti, ma ne aveva bisogno. Ne aveva bisogno perche gli mancava il suo Marco, dopo che, quasi una settimana prima, un incidente con la moto gli aveva portato via la sua unica ragione. Il suo essenziale.

Adesso era solo. Di nuovo.
Il dolore è solo un grande buco nero, che, man mano che il tempo scorre, trascina via con se sempre più cose.
Adesso non poteva far altro che osservare quella lapide nera. La guardava, come se potesse rimediare al vuoto che aveva dentro.
 

Passarono i mesi.

Il nodo al collo era stretto. Forse troppo stretto, ma non importava. Adesso, quel vuoto che aveva dentro stava per essere riempito. A dividerlo da Marco c'era solo un piccolo sgabello di legno, tolto quello tutto si sarebbe risolto. La vita non andava avanti senza di lui. Aveva lasciato un piccolo biglietto, Michael, solo quello;

Lo sgabello cadde e, poi, il buio.

 

-il messaggio diceva:
"adesso sono felice, lasciatemi qui. Sto tornando dal mio ragazzo dai capelli corvini, adesso, siamo di nuovo insieme, per sempre." -M

  
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