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Autore: Kary91    17/10/2014    6 recensioni
[ Post-Mockingjay| Posy/nuovo personaggio (Dru) | Gale/Johanna | Partecipa al contest a turni “1 su 24 ce la fa” di ManuFury ]
"E loro li lasciamo a casa?” chiese Rory, indicando Posy e Dru con un cenno del capo. “Da soli?”
Dru arrossì e distolse subito lo sguardo.
“Se non vogliono venire non li possiamo mica costringere” replicò Gale. Rory non sembrava convinto.
“Stai tranquillo, Hawthorne-scemo, ti risolvo io il problema” esclamò a quel punto Johanna, alzando gli occhi al cielo. “I preservativi sono in camera nostra, nel secondo cassetto del comodino” aggiunse poi, rivolgendosi ai due adolescenti.
“Ma brava, incoraggiali!” sbottò Rory, passandosi una mano fra i capelli. “Adesso sì che starò tranquillo.”

Questa storia partecipa al contest "This is silly" indetto da Chappy_
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason, Nuovo personaggio, Posy Hawthorne, Rory Hawthorne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Figli del Giacimento - The Hawthorne Family.'
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Premessa. La storia è ambientata circa undici anni dopo la rivolta. Posy ha più o meno sedici anni, ed è fidanzata con un ragazzo di nome Dru, mentre  Gale vive nel Distretto 2 assieme al suo figlioletto di quattro anni, Joel, e a Johanna Mason.

 

Lo strano caso della ghiandaia Rory Hawthorne

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Il tamburellare insistente dei polpastrelli di Rory sul tavolo era l’unico rumore che riempiva il soggiorno. Posy scoccò un’occhiata irritata al fratello maggiore, infastidita da quel suo tic: lei e Dru avevano già dovuto sopportare il picchiettio frenetico delle sue mani contro il finestrino durante l’intero tragitto in treno.

Rory roteò gli occhi, ma smise di agitare le dita e la ragazza lo ringraziò con un sorriso. Il fratello tornò a fissare Dru, senza curarsi del fatto che il giovane sembrasse già particolarmente nervoso; continuava ad agitarsi sulla sedia e, inizialmente, Posy aveva ipotizzato che fosse così inquieto perché si trovava in mezzo a persone che non conosceva bene. Erano arrivati al Distretto 2 intorno all’ora di pranzo, per trascorrere il resto del fine settimana a casa di Gale e Johanna. Posy sognava da tempo di far conoscere a Dru il fratello maggiore e il nipotino - il piccolo Joel - ed era contenta che il fidanzato avesse finalmente acconsentito a venire con lei. Tuttavia, le dispiaceva vederlo così in difficoltà. Le fu sufficiente notare un altro paio di occhiate scoccate da Rory in direzione di Dru per intuire a cosa fosse dovuto il suo nervosismo. Non era la prima volta, ricordò, che il fidanzato si sentiva a disagio in presenza del mezzano dei tre maschi Hawthorne.

“Tuo fratello mi odia” aveva mormorato, in imbarazzo, dopo aver partecipato alla prima cena di famiglia a casa di Posy: Rory, generalmente amichevole e scherzoso con tutti, aveva continuato a rivolgersi a lui in tono insolitamente distaccato.

“Ma no che non ti odia…” aveva replicato con convinzione la ragazza, arruffandogli i capelli. “…È solo un po’ geloso. Da quando Gale si è trasferito è diventato lui l’uomo di casa, ed è molto protettivo con me e Vick. Tutto qui” aveva minimizzato, alzandosi sulle punte dei piedi per posargli un bacio sulle labbra.

In quel momento, tuttavia, Posy faticava a sentirsi così indulgente con il fratello maggiore: Rory aveva ripreso a tamburellare con le dita sul tavolo e le sue occhiate indagatrici si erano fatte più insistenti.

Gale spezzò il momento di silenzio, incominciando ad avanzare proposte per il pomeriggio.

“Volete fare una passeggiata?” chiese, arruffando i capelli di Joel. Il bimbo sorrise, continuando a rimirare la copertina del libro che teneva sulle ginocchia.

“Pensavo più che altro a un mini giretto aereo” rispose il mezzano dei fratelli Hawthorne, mettendosi a braccia conserte. “È fattibile?”

“Noi passiamo” annunciò in quel momento Posy, indirizzando una rapida occhiata a Dru. “Sono ancora stravolta per il viaggio.”

Sorrise candidamente a Rory che, al contrario, la squadrò accigliato. Il fidanzato esitò per un istante, prima di annuire.

“Perché no?” commentò Gale, stringendosi nelle spalle. “Ho noleggiato un hovercraft ed è da un po’ che non porto Joey a fare un giro[1].”

Lo sguardo del figlioletto s’illuminò all’istante.

“E loro li lasciamo a casa?” chiese il fratello minore, indicando i due adolescenti con un cenno del capo.

“Se non vogliono venire non li possiamo mica costringere” replicò Gale, sedendosi di fianco a Johanna.

Rory non sembrava convinto.

“Da soli?” enfatizzò, scoccando una seconda, rapida occhiata in direzione di Dru. Il ragazzo arrossì e distolse subito lo sguardo.

“Dubito che abbiano bisogno di un baby-sitter” ribatté Gale, abbozzando un sorrisetto.

“Potreste smetterla di parlare di noi come se non ci fossimo?” li rimbeccò Posy.

Rory fece per replicare, ma Johanna fu più veloce.

“Stai tranquillo, Hawthorne-scemo, ti risolvo io il problema” esclamò, alzando gli occhi al cielo. “I preservativi sono in camera nostra, nel secondo cassetto del comodino” aggiunse poi, rivolgendosi ai due adolescenti. “Guai a voi se mi sporcate le lenzuola, però, o potrei decidere di usarle per strozzarvi.”

Dru arrossì violentemente, mentre la fidanzata si affrettava a coprire le orecchie di Joel. Il bambino la guardò confuso, prima di rivolgere uno sguardo ansioso allo zio, nel notare la sua espressione furibonda.

“Ma brava, incoraggiali!” sbottò Rory, passandosi una mano fra i capelli. “Adesso sì che starò tranquillo.”

Johanna gli rivolse un sorrisetto beffardo, visibilmente soddisfatta dalla sua reazione. Lei e il mezzano dei fratelli Hawthorne erano come cane e gatto e ben poche cose la divertivano di più del vederlo in difficoltà.

Gale cercò di cambiare discorso, incominciando a programmare la breve gita in hovercraft.

Mentre lui e Rory ne parlavano, Posy incrociò lo sguardo di Dru e si sorprese ad arrossire, nel ricambiare sbarazzina il suo sorriso; il pensiero di un intero pomeriggio con la casa a loro disposizione e i parenti fuori tiro agitava le farfalle nel suo stomaco. La settimana precedente aveva fatto l’amore con lui per la prima volta e le emozioni provate in quell’occasione riaffioravano ancora a ogni carezza o bacio di Dru, spingendola a sorridere imbarazzata. Si sentiva in subbuglio, le volte in cui si soffermava a sostenere il suo sguardo un istante di troppo. Nel corso dell’ultima settimana non aveva fatto altro che desiderare di poterlo sentire ancora una volta così vicino; il bisogno di un contatto più intimo fra i loro corpi la sorprendeva di continuo, ma trovare un momento tutto per loro sembrava impossibile. Rory era diventato ancora più circospetto del solito, quasi avesse intuito la piega che aveva preso la relazione fra i due adolescenti. Trovava sempre il modo di disturbarli, specialmente le volte in cui riuscivano a ritagliarsi un momento per rimanere soli. Quel pomeriggio, però, non ne avrebbe avuto modo.

Posy sorrise fra sé, beandosi del disappunto ancora marcato sul volto del fratello maggiore. Pregustò a mente il paio d’ore che lei e Dru avrebbero potuto trascorrere per conto loro quel giorno e si sorprese ancora una volta ad arrossire.

Cercò di distrarsi da quel pensiero, spostando l’attenzione verso il suo nipotino. Joel avrebbe presto compiuto quattro anni e, ai suoi occhi di zia sedicenne, era il bambino più carino ed educato di tutta Panem. In quel momento stava sfogliando le pagine di un manuale di aeronautica per adulti e sembrava particolarmente concentrato. Soldier, la volpe di peluche che il bambino portava con sé ovunque, era stata adagiata sul divano di fianco a lui.

“Guardi le figure?” chiese Posy, accarezzando i capelli del nipotino. Joel esitò, prima di annuire.

“Sì.”

“Ci sei mai stato su un aeroplano, ometto?”

Il bimbo, questa volta, scosse la testa.

“No. Solo sugli hovercraft” spiegò, “Ma un giorno papà mi ci porta.”

“E poi tu porti me, facciamo così?” gli chiese la zia.

Joel annuì convinto, prima di voltare pagina: osservò quelle nuove con attenzione, come le precedenti, nonostante - Posy si sorprese nel realizzarlo - non ci fossero figure.

“Da grande imparerò a guidare gli hovercraft, gli elicotteri e gli aerei” snocciolò poi il bambino, prima di indirizzare una rapida occhiata al padre; anche Gale lo stava fissando, con un mezzo sorriso ad arricciargli le labbra. La ragazza non riuscì a fare a meno di notare che ci fosse una punta di apprensione nello sguardo del fratello. Guardava spesso così suo figlio, con un misto di orgoglio e senso di colpa costantemente ancorato negli occhi. Per cosa provasse rimorso, Posy non lo sapeva. Forse per il fatto che Joel non avesse una madre o perché lo stava crescendo lontano dal resto della sua famiglia.

“Vuoi diventare un pilota anche tu?” chiese a quel punto la giovane, tornando a rivolgersi al ragazzino. Joel gonfiò un po’ il petto e annuì energicamente.

“Sì, un pilota soldato come il mio papà!” annunciò, sorridendo orgoglioso a Gale.

Posy gli rivolse un’occhiata intenerita, prima di stringerlo a sé.

“Ma lo sai che sei il nipotino più bello e dolce del mondo?” cinguettò, posandogli un bacio sui capelli. Il bambino sorrise timidamente, lasciandosi coccolare: il suo sguardo si era spostato dal padre a Johanna, che aveva roteato gli occhi, infastidita da tutte quelle moine. Posy la sentì borbottare qualcosa di terribilmente simile a “Non è un cacchio di bambolotto”, ma a stento ci fece caso; Johanna vegliava sul figlioletto del suo fidanzato nella stessa maniera rozza e possessiva con cui una mamma lupo badava ai propri cuccioli. Poteva spesso sembrare indifferente e distaccata, con lui, ma s’infastidiva quando le persone gli stavano troppo addosso. A modo suo gli era affezionata ed era evidente che anche Joel tenesse molto alla donna.

Posy lasciò andare il nipotino con un’ultima arruffata di capelli e si voltò verso il fidanzato; Dru li stava osservando con espressione divertita, ma nel suo sguardo era anche presente una punta d’imbarazzo. La sua evidente agitazione non era dovuta solo alla timidezza: Rory non aveva ancora messo di scoccargli occhiate guardinghe.

La ragazza sbuffò; era sul punto di dire al fratello di darci un taglio, quando una voce femminile parlò dalla cucina, catturando l’attenzione dei presenti.

“Te lo dico io, il moccioso sa leggere” esordì, in un tono che a Posy suonò incredibilmente familiare.

Gale e Johanna si scambiarono un’occhiata perplessa.

“Hai lasciato il televisore acceso?” le chiese lui, prima di sgranare gli occhi: una seconda voce si frappose alla precedente e Posy la riconobbe all’istante come quella del fratello maggiore.

“Ha quattro anni” replicò dalla cucina, riproducendo in tutto e per tutto il timbro di Gale. “Non va nemmeno ancora a scuola”.

Joel sembrò sentirsi preso in causa, perché rizzò la testa e scoccò un’occhiata confusa al padre.

“E allora? Hai visto come fissa quel libro?” ribatté ancora la prima voce che, Posy ne era ormai certa, sembrava essere quella di Johanna.

“Dio, non di nuovo…” bofonchiò la donna, dirigendosi verso la cucina.

“Prendo qualcosa per scacciarla” annunciò a quel punto Gale, sparendo in corridoio.

“Siete voi che parlate” osservò Rory, sbirciando oltre la porta aperta.

“Acuta osservazione, Hawthorne!” lo schernì Johanna, dalla stanza accanto. “La tua intelligenza mi stupisce ogni giorno di più. Qualcuno può venire a darmi una mano con questo dannato pennuto?”

Dru rivolse un’occhiata esitante a Posy, ma poi si alzò, seguito a ruota dalla fidanzata. Quando raggiunsero la cucina trovarono Rory intento a sventolare una tovaglia blu, mentre Johanna spalancava la finestra. La voce di Gale proveniva da un punto imprecisato sotto al tavolo, ma quando i due adolescenti si chinarono per cercare di capire cosa stesse succedendo, spalancarono gli occhi, sorpresi. Un frullio improvviso all’altezza delle gambe spinse Posy a sobbalzare: un uccello nero stava zampettando poco distante dai suoi piedi, sbattendo le ali di tanto in tanto.

“Te lo dico io, il moccioso sa leggere.”

La voce di Johanna riempì la cucina ancora una volta e, con stupore, la ragazza si rese conto che il suono proveniva proprio dal becco dell’animale.

“Ghiandaia chiacchierona” esclamò Gale in quel momento, facendo ingresso in cucina. Aveva in mano una scopa, che utilizzò per scacciare la creatura in direzione della finestra.

Joel si sistemò sulla porta e distese le braccia, come a voler ostruire il passaggio per impedire che l’animale s’infilasse in soggiorno.

“Pensavo si fossero estinte” osservò in quel momento Dru, attivandosi a sua volta per cercare di far uscire la ghiandaia.

Rory cercò di catturarla con la tovaglia, ma mancò la mira e ottenne solo il risultato di agitarla ulteriormente.

“Che diavolo fai?” gli gridò dietro Johanna, alzando gli occhi al cielo. “È un uccello, non un toro!”

“Anni fa hanno trovato una cinquantina di esemplari nei laboratori di Capitol City” spiegò Gale, agitando la scopa sul pavimento: la ghiandaia esordì in un irritatissimo “Che diavolo fai?” e svolazzò dall’altra parte della stanza.

“La mia voce è più sexy, carina” la rimbeccò Johanna, rubando la tovaglia di mano a Rory, per agitarla dietro l’animale. “Sciò!”

“Dopo la rivolta li hanno liberati nei boschi dei vari distretti” proseguì con il discorso Gale, inseguendo la creatura con lo sguardo. L’uccello volò fuori dalla finestra e Posy si affrettò a chiuderla. “Sono animali cresciuti in cattività, quindi sono abituati a cercare cibo tra gli esseri umani. E, a quanto pare, hanno un debole per le voci. Quando sentono parlare si avvicinano e se fai l’errore di dar loro da mangiare, ti seguiranno ovunque.”

“Questa è la terza che ci piomba in casa nel giro di un mese” spiegò a quel punto Johanna. “Il bosco è proprio qua dietro e Hawthorne Junior ha avuto la brillante idea di distribuire pezzi di pane a metà dei pennuti che ci vivono” aggiunse, guardando Joel.

Il bambino chinò la testa, tormentando le zampe della sua volpe di peluche. Posy lo strinse a sé e gli fece una carezza sui capelli.

“Quindi basta parlargli o dargli da mangiare e loro ti seguono?” s’informò Rory, mentre il gruppetto si spostava in soggiorno.

Gale annuì, sovrappensiero; la sua espressione si era fatta tutto a un tratto distante, come se fosse impegnato a vedersela con qualche riflessione scomoda. Posy gli scoccò un’occhiata apprensiva: capitava spesso che lo sguardo di suo fratello si rabbuiasse all’improvviso, e non sempre riusciva a capire cosa avesse innescato quella reazione. Fortunatamente l’aria impensierita dell’uomo sfumò in fretta.

“Vado a preparare l’hovercraft per il giretto turistico” annunciò, prima di rivolgere la sua attenzione al figlioletto. Joel si era agganciato alla sua mano non appena aveva sentito pronunciare la parola ‘hovercraft’.

“Vuoi provare a pilotare tu o lo facciamo fare a Soldier?” gli chiese il padre, prendendolo in braccio. Joel rise, cercando di sfuggire al suo attacco di solletico.

“Io” rispose poi, abbandonando la testa sul suo petto. Si accorse che la zia lo stava osservando e tornò a sorriderle timidamente, aggrappandosi alla felpa dell’uomo. Posy non poté fare a meno di sorridere a sua volta, allungando la mano per stringere quella di Dru: non aveva mai visto un bambino più innamorato del proprio papà di suo nipote. Mentre Gale lo teneva in braccio, gli brillavano letteralmente gli occhi.

E anche i suoi si fecero più vispi, nel momento in cui la porta d’ingresso si chiuse dietro al resto della famiglia, lasciando lei e il suo fidanzato soli in casa per il resto del pomeriggio. Prima di andarsene, Rory aveva rifilato a Dru l’ennesima occhiata di ammonimento, ma a parte quel dettaglio si era mostrato insolitamente amichevole con lui. Forse, si disse la ragazza, vedere Gale e Johanna così tranquilli l’aveva convinto ad allentare la guardia.

Meno di un’ora più tardi, fu costretta a riconoscere di non essersi mai sbagliata così tanto.

 

*

“Sei sicura?”

Dru portò le mani sui fianchi della fidanzata e allontanò leggermente il volto per poterla guardare negli occhi. Lui e Posy si erano spostati sul letto in camera di Gale e Johanna, ma il ragazzo aveva iniziato a tentennare sin da quando le loro magliette erano finite sul pavimento.

“E se tuo fratello…”

“Mio fratello in questo momento sta svolazzando per il Distretto a parecchi metri da terra” rispose Posy, interrompendosi per baciargli il collo. “Fidati, non torneranno prima di stasera.”

Le sue parole sembrarono rassicurare Dru, che annuì. Si sistemò sopra di lei e scese a percorrerle il corpo con le labbra, strappandole un sospiro. Posy chiuse gli occhi, lasciando scivolare le mani lungo la schiena del ragazzo. Fare certe cose sul letto di suo fratello non era il massimo, ma non voleva sprecare la prima opportunità che aveva, da giorni, per restare sola con Dru.

Si sorprese a sorridere, quando lo vide indugiare, prima di convincersi a trafficare con i laccetti del suo reggiseno. Ripensò alla loro prima volta, a come lui l’aveva guardata ogni volta che le sue mani avevano osato un po’ di più lungo la sua pelle, come se le stesse chiedendo il permesso. Dru era più grande di lei, eppure c’era qualcosa nella sua gentilezza, nella delicatezza con lui la cercava e la toccava, che la inteneriva. Era il principe azzurro che tanto aveva sognato da bambina, un principe timido e con la testa un po’ fra le nuvole, le lentiggini e i capelli rossi.

Sorrise sbarazzina, quando il suo reggiseno finì a terra, per fare compagnia alle loro magliette: non poté fare a meno di pensare a Rory e all’espressione inorridita che avrebbe fatto, se avesse saputo cosa stavano facendo.

Si strinse ulteriormente a Dru e affondò il volto nell’incavo del suo collo, mentre le mani del ragazzo si stringevano attorno ai suoi seni. Alzò poi la testa per baciarlo e scese a sfiorargli il petto con le labbra, rincorrendo le lentiggini sulla sua pelle.

“Mi eri mancato…” ammise, quando il fidanzato sollevò la testa per incrociare il suo sguardo. Le dita di Posy risalirono ad accarezzargli la schiena, mentre quelle del giovane scendevano a sbottonarle i jeans. “Mi era mancato questo.”

Non sapeva come spiegarlo, a parole. Le era mancato non avere confini tracciati fra i loro corpi e la sensazione di calore provocata dal tocco delle labbra di Dru sulla sua pelle. Le era mancato sentirlo sospirare di piacere per lei e anche quel suo sorriso un po’ meno timido del solito, o l’aria serena che accarezzava il suo sguardo solo quando erano così vicini.

“Anche tu mi eri mancata” ammise il ragazzo, sfilandole una ciocca di capelli dal volto. Si chinò in avanti per baciarla, facendo scorrere le mani lungo le sue cosce.

In quel momento un’esclamazione improvvisa s’intrufolò nella stanza, facendoli sobbalzare.

“Tieni quelle mani a posto!” stava gridando una voce maschile che nessuno dei due ebbe problemi a riconoscere: era quella di Rory.

Posy si strinse al fidanzato, cercando di coprirsi, e cercò il fratello con lo sguardo; nella stanza, tuttavia, non sembrava esserci nessuno oltre a loro.

“Troppo vicini… siete troppo vicini!” li ammonì ancora il loro interlocutore invisibile, alimentando il rossore sulle guance di Dru; le sue orecchie erano ormai dello stesso colore dei suoi capelli.

“Non ci credo…” sbottò in quel momento Posy, chinandosi per recuperare la maglietta; la voce di suo fratello proveniva dall’armadio e l’adolescente non impiegò molto a capire cosa stesse succedendo. Si sentì attraversare da un moto d’irritazione.

“Ci ha infilato in camera quello stupido pennuto!” esplose, spalancando le ante del mobile.

L’ormai familiare frullio d’ali le riempì le orecchie e la giovane si lasciò sfuggire un gridolino, quando la ghiandaia chiacchierona svolazzò fuori, rimbeccandoli entrambi con un secondo: “Tieni quelle mani a posto!”

“Io lo uccido!” diede in escandescenze Posy, mentre il fidanzato spalancava la finestra.

L’animale volò in tondo un paio di volte sopra il letto, per nulla intenzionato a lasciarli stare.

“E tu rimettiti quella maglietta!” esclamò, con la voce che Rory gli aveva prestato.

Dru arrossì di nuovo, sentendosi preso in causa. Cercò la sua T-shirt con lo sguardo e si accorse che Posy la stava agitando per aria con fare furibondo, decisa a scacciare la ghiandaia. Il ragazzo fece lo stesso con un cuscino e, finalmente, riuscirono a spingere l’intrusa verso la finestra.

La giovane rivolse all’uccello un’occhiata astiosa, mentre l’osservava zampettare per il vialetto: in apparenza era una creatura graziosa e innocua, con quel piumaggio lucido e il modo un po’ goffo con cui si spostava quando non volava. Eppure, in quel momento, le avrebbe volentieri tirato dietro le sue ciabatte.

“Ti rendi conto fino a che punto siamo arrivati?” esclamò la ragazza, quando la stanza fu nuovamente libera dal fruscio d’ali dell’animale e dagli ammonimenti continui di Rory. “La prossima volta cercherà di incollarci direttamente i vestiti addosso. Perché deve sempre mettersi d’impegno per rovinarci i pomeriggi?”

Dru prese posto sul letto e attirò a sé la fidanzata per la vita, facendola sedere sulle sue ginocchia.

“È il fratello di mezzo” le ricordò poi, prima di posarle un bacio sui capelli. “Fa il protettivo, come fanno i maggiori, e rompe le scatole come quelli minori.”

“Anche tu sei il fratello di mezzo, ma non ti comporti così” replicò la giovane, stringendosi a lui.

Dru sorrise.

“Mia sorella, probabilmente, non la pensa allo stesso modo.”

Posy sospirò, prima di lasciarsi andare a sua volta a un sorriso.

“Non ci pensare più, finché non tornano” le suggerì l’adolescente, dandole un bacio a fior di labbra. L’espressione della fidanzata tornò ad animarsi.

“Hai in mente qualcosa che potrebbe distrarmi?” chiese, appoggiandogli una mano sul petto.

Il ragazzo giocherellò con un lembo della sua maglietta.

“Potresti contarmi le lentiggini…” rispose infine, sfilandogliela.

Posy si mise a ridere.

“D’accordo!” acconsentì, cingendogli il collo con le braccia. “Ma non quelle sul naso…”

Lo spinse contro il letto e si sistemò sopra di lui, percorrendo con le mani i puntini chiari che gli accarezzavano la pelle.

“Uno…” mormorò, sfiorandogli una spalla con le labbra. Scese ancora, baciandogli il torace.

“Due…”

*

“Secondo me sa leggere”.

Johanna si sdraiò sul letto e si girò su un fianco, per voltarsi verso il fidanzato.

Gale sospirò e gettò la sua maglietta sulla sedia. Non aveva voglia di riprendere quel discorso con lei, non quella sera. Si sentiva particolarmente rilassato, per via della bella giornata appena trascorsa in compagnia della sua famiglia. L’atmosfera in casa aveva continuato a sembrargli allegra e distesa perfino a cena e ne era rimasto sorpreso: era convinto che, prima di uscire, Rory avesse giocato qualche tiro mancino ai due adolescenti, ma Posy e Dru sembravano troppo sereni, perché potesse essere successo qualcosa di simile.

Si arrese comunque, perché sapeva che, se Johanna voleva parlare, non sarebbe riuscito facilmente a farla desistere.

“E anche se fosse?” rispose infine, sedendosi di fianco a lei. “È chiaro che per ora non ci voglia dire niente. Quindi, lascia stare.”

“Non vuole parlarne, perché non è scemo e ha capito che questa cosa a te non sta bene” replicò Johanna, intrecciando le dita dietro la nuca. Gale le rivolse un’occhiata perplessa.

“Non ho mai detto che non mi stia bene” ribatté, mettendosi a braccia conserte. “Io sono fiero di lui. So che è molto intelligente, ma ha solo quattro anni. Non voglio rischiare di dimenticarmene: non voglio che venga trattato come un adulto, solo perché è troppo sveglio per la sua età…”

Johanna roteò gli occhi, ma non disse nulla. Sapeva come mai Gale facesse quel genere di discorsi e, anche se non li condivideva del tutto, non aveva voglia di approfondire.

“A proposito di bambini che fanno cose da adulti …” incominciò con un ghigno, voltandosi dall’altra parte, per aprire il cassetto del suo comodino. “…Credo proprio che la tua adorata sorellina sia diventata grande. Sono piuttosto sicura che lei e il suo pel di carota abbiano usato uno dei nostri preservativi, questo pomeriggio.”

“Non parliamone, per favore...” mormorò Gale, passandosi una mano sugli occhi. “…Non voglio saperle, queste cose.”

Johanna lo squadrò con malizia.

“Va bene, non parliamo…” lo accontentò, mettendosi a cavalcioni su di lui. “…Facciamo altro.”

 

Si sfilò la maglietta - l’unica cosa che aveva addosso, oltre a un paio di boxer del fidanzato - e la accantonò sul letto. Gale la attirò a sé per baciarla, facendo scorrere le dita contro la sua pelle.

Johanna aveva appena incominciato a sbottonargli i pantaloni, quando la voce di Rory spezzò il silenzio.

“Tieni le mani a posto!” esclamò dall’armadio, disegnando un’espressione infastidita sul volto della donna. In risposta, Johanna si avvinghiò ulteriormente a Gale. Si udì un fruscio d’ali, dopodiché le ante del mobile vibrarono leggermente.

“È di nuovo una ghiandaia…” borbottò l’uomo, lasciandosi ricadere sul materasso.

“Troppo vicini… siete troppo vicini!” gli gridò contro la voce di Rory. L’espressione di Johanna si fece ancora più furente.

“E chi ce l’ha messa lì dentro, secondo te?” sbottò, infilandosi la maglietta e raggiungendo l’armadio, per dare una manata al legno dell’anta. “Fai le condoglianze a tua madre, Hawthorne, perché sto per uccidere brutalmente uno dei suoi due figli maschi!” proruppe poi, scacciando la ghiandaia con le mani.

“Veramente ne ha tre di figli maschi…” le ricordò il fidanzato.

“Fa lo stesso” ribatté la donna, prima di uscire dalla stanza, sbattendo la porta. Gale sorrise e chiuse gli occhi, intrecciando le dita dietro la nuca: non avrebbe mai voluto trovarsi al posto di suo fratello.

 

*

Hawthorne!”

Il grido di Johanna impregnò il silenzio del soggiorno, facendo rabbrividire Dru. D’istinto, il ragazzo ritirò il braccio che aveva sistemato attorno alle spalle della fidanzata. Tornò a rilassarsi solo quando la donna si fiondò in corridoio, senza degnarli di uno sguardo.

Posy ridacchiò fra sé, prima di chinarsi su di Joel, per controllare che la sfuriata di Johanna non l’avesse svegliato: si era addormentato sul divano mentre stavano guardando un film tutti e tre assieme. Continuò a dormire anche quando le esclamazioni di un confuso Rory - quello vero, questa volta - riempirono il corridoio, alternate alle minacce di Johanna e a dei tonfi preoccupanti.

“Non credi di essere stata un po’ troppo cattivella, con lui?” sussurrò Dru all’orecchio di Posy, senza riuscire a trattenere un sorrisetto. La ragazza scosse la testa.

“Se lo meritava” rispose, appoggiando la testa contro la spalla del fidanzato. “E poi, se lui è il figlio di mezzo, io sono la più piccola. E il compito dei fratelli minori è quello di rompere le scatole, no?”

Sorrise sbarazzina e Dru scosse il capo con espressione rassegnata, prima di darle un bacio sulla fronte.

Posy tornò a seguire il film, senza riuscire a concentrarsi del tutto. Il pensiero dell’imminente ritorno a casa le sembrò tutto a un tratto meno triste: non vedeva l’ora di raccontare al resto della famiglia la strana storia della ghiandaia Rory Hawthorne.

 



 

Note conclusive.

Questa storia, tanto per cambiare, è un po’ stramba (nonché incredibilmente lunga L ) , ma questo turno mi ha messa particolarmente in crisi! Dovevamo descrivere l’incontro del nostro personaggio con un ibrido ed essendo il mio personaggio una bimba di quattro anni, non sapevo più che pesci pigliare xD Non amo molto le what-if? e mi dispiaceva scrivere di una Posy piccola che vede in tv  - o magari in un incubo - qualche ibrido e si prende paura, perciò ho cercato di interpretare la traccia in maniera diversa.  So che le ghiandaie chiacchierone sono tecnicamente estinte (o, meglio, essendo esemplari solo maschi si sono accoppiate con gli uccelli mimo e alla fine sono rimaste solo più le ghiandaie imitatrici), per questo Gale accenna agli esemplari tenuti nei laboratori di Capitol City. Le ghiandaie non sono esattamente l’emblema dell’originalità, lo so,  ma ci tenevo a scrivere di qualche ibrido in una chiave più positiva e un po’ meno paurosa xD

E poi… Lo ammetto, avevo la nostalgia della Principessa Rory dai lunghi capelli rosa u_u E dei suoi battibecchi con Johanna. E di Joellino. E di… tutti.

Rory l’ho sempre immaginato un po’ un gelosone con la sorellina, forse perché da quando Gale si è trasferito nel Distretto 12 è diventato un po’ l’uomo di casa e quindi si sente responsabile di Hazelle e dei fratellini.

Joel è molto piccolo in questa storia, ma è un bambino particolarmente dotato, e lo si noterà poi soprattutto quando è un po’ più grandicello. E in questo periodo sta effettivamente cercando di imparare a leggere. Gale è un po’ in apprensione per via dell’inconsueta maturità del figlioletto, perché ci tiene a fargli vivere a pieno la sua infanzia, visto che lui e i suoi fratelli, avendo vissuto in un contesto completamente diverso, sono stati costretti a crescere troppo in fretta.

Ok, ho detto tutto, credo. Non mi sento particolarmente ottimista nei confronti di questa storia, perché so che è troppo lunga e chiunque si fermerà a praticamente subito, ma se siete fra quei pochi coraggiosi che sono arrivati fino a qui vi ringrazio infinitamente, significa davvero tanto per me <3

Un abbraccio e a presto!

Laura

 

 

 

 

 

 



[1] Gale nel mio head-canon personale è diventato pilota. Ha prima frequentato un’accademia di aeronautica per diventare pilota militare e poi, dopo gli anni obbligatori di servizio, è passato a essere pilota di linea.

   
 
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