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Autore: Ninechka    18/10/2014    3 recensioni
Eccovi una raccolta di sette one-shot in occasione della SouMako Week (dal 13 al 19 Ottobre), tutte con Prompt diversi ma con una trama di fondo~ ce n'è per tutti i gusti! (?)
(possibili accenni a RinHaru e ReiGisa)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Makoto Tachibana, Sosuke Yamazaki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Tra 13 e 14 (parte III)
Prompt: touch/sight
Altri personaggi: nessuno
Credits: immagine
Nina’s Corner: Lo avete atteso, ci avete sperato, e l’avete ottenuto: il cambio di rating! *inserire tono epico qui* Ebbene sì, per questa bella cosuccia scritta qui sotto, il rating passa da un verde mela ad un arancio camilla (???). Un cambiamento sostanziale, sì, ma non avevo idea di dove sarei arrivata con questa Week (e la mia idea iniziale era pure quella di scrivere una raccolta di one-shot a tutti gli effetti. Ma no, perchè se non ci metto una storia di fondo non sono io B’’’D). Non sapevo avrei costruito una storia, e non sapevo quanto sarebbe stata travolgente...e non aspettatevi i minimi dettagli: anzitutto non parliamo di roba rossa (?), e poi mi vergogno troppo ad usare determinati termini, manco se chi facesse certe cose sono io X’’’ infine, ringrazio la mia amica Kaze per avermi “fornito materiale” ed Eternal Summer, che con la sua fic “Egao” mi ha inconsapevolmente dato informazioni che userò qui. Qui trovate il solito post e scusate lo sproloquione enorme, ma boh, oggi ho voglia di parlare. Buona lettura~

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A Makoto non era chiaro il motivo per il quale Sousuke stava insistendo perchè lui lo seguisse, tanto meno sapeva dove lo stesse portando. “Seguimi” aveva detto una volta che entrambi si furono alzati dalla panchina, e si era limitato a “Poi vedrai” ed affini per rispondere alle varie richieste di spiegazioni; e di nuovo, Tachibana era trascinato dal volere dell’altro senza uno straccio d’idea per le possibili conseguenze.
Ma se c’era una cosa che lo rassicurava e compensava la lieve tensione provocata da tutti questi segreti, era la propria mano, stretta forte dall’altro; che sia chiaro, Sousuke l’aveva afferrata “solo per essere seguito”, ma Makoto non ne era così sicuro: che bisogno aveva d’intrecciare le dita alle proprie, dunque?

Ci misero un pò a raggiungere un quartiere residenziale delle zone “alte” di Iwatobi - quelle più facoltose, per intenderci - e lì faceva meno fresco: complice la lontananza del mare.
« Ma che ci facciamo qui? » chiese un’ultima volta Makoto guardandosi in giro: per quanto fosse nato e cresciuto ad Iwatobi, non era per niente pratico della zona; anzitutto, per arrivarci solitamente si usa il treno, e poi lui non conosceva nessuno di quelle zone. Tranne Nagisa, ma all’epoca non sapeva che abitasse da quelle zone.
« Certo che sei insistente, eh? » sospirò l’altro, leggermente infastidito. « Comunque siamo arrivati, sta’ tranquillo. » aggiunse poco dopo, continuando imperterrito a lasciare l’altro con un pugno di mosche: non aveva comunque risposto.
Il bruno puntò una casa tra quelle a schiera e, estratto un mazzo di chiavi dalla tasca, aprì la porta, trascinandosi l’altro dentro la casa buia. Fu a questo punto che Makoto cominciò a preoccuparsi: che intenzioni aveva Sousuke..? Solo una sembrava la risposta esatta, e ciò lo fece arrossire oltre ogni dire.
« Fa freddino qui. » commentò Yamazaki, ignaro di cosa stesse pensando il castano, mentre cercava l’interruttore della luce. E quando lo trovò, Tachibana quasi sobbalzò: la casa era quasi deserta, se non per la cucina, un divano, un tavolo e due sedie.
« Ora puoi chiedermi dove siamo. » annuì Sousuke, osservando il castano che fissava l’ambiente.
« ...dove siamo? » chiese Makoto, quasi stanco di dovergli reggere il gioco.
« A casa mia. Non c’è niente perchè i miei sono rimasti a Tokyo e io sto nel dormitorio della Samezuka. » spiegò il più alto, mentre si voltava a chiudere la porta d’ingresso a chiave.
« E a che scopo continuate a tenerla? » chiese il castano, smarrito.
« Domanda errata. Ritenta. » rispose l’altro imperturbabile, mentre si toglieva tranquillamente le scarpe. « Chiedimi perchè siamo qui. » suggerì, una punta di scherno ben celata.
« ...perchè siamo qui? » sospirò Tachibana, contrariato.
« Per consumare. » rispose Yamazaki in tono assolutamente serio, alzando anche il viso per fissare quello dell’altro. E Makoto ci mise un pò per capire cos’intendesse dire con quella frase.
« C-C-C-C-CHE COSA?! » urlò il castano, il volto in fiamme mentre cercava a tentoni la maniglia della porta per fuggire di corsa. E a quel punto Sousuke non potè che scoppiare a ridere di cuore.
« Calmati, calmati!! Non sono mica uno stupratore seriale! » continuò a ridere il bruno, mentre si rimetteva in piedi e gli mostrava il mazzo di chiavi in mano sua. « E mi dispiace, ma ho il brutto vizio di togliere le chiavi dalle serrature. » ghignò. Makoto s’appiattì alla porta, il panico dipinto in viso.
« I-io non c-c-credo di essere...a-ancora pronto..! » biascicò tra imbarazzo e panico più totali. Sousuke, intascate nuovamente le chiavi, sospirò lievemente, e all’improvviso scattò verso l’altro, causandogli un mezzo urlo strozzato. Gli prese i polsi ed avvicinò il viso a quello dell’altro, l’espressione seria alla distanza di un soffio da quella spaventata. E fu solo allora che Sousuke lasciò andare un piccolo sorriso mentre lo baciava a fior di labbra.
« Makoto, la smetti di essere tanto credulone? » rise, per poi lasciarlo e incamminarsi verso la cucina. « Volevo solo stare di più con te, ma fuori fa troppo freddo. » spiegò semplicemente, intanto che Makoto si sciolse con un sospiro. « Vieni, su, dovrebbe esserci del tè. Magari ti calmi. »
Il castano si prese un pò di tempo per tranquillizzarsi, usando il doversi togliere le scarpe come scusa. La cosa che gli dava da pensare non fu che il viso di Sousuke fosse troppo serio per essere una presa in giro, o che quella sua “proposta” gli aveva fatto provare qualcosa mai sentito prima, bensì che in cuor suo quasi sperasse sarebbe andato fino in fondo.
Scosse la testa, alzandosi e seguendo il bruno verso la cucina, dove stava aprendo ogni anta dei mobili con espressione infastidita. E si prese un momento per guardarlo dall’uscio: quella schiena così grande era sempre stata tanto attraente..? O meglio, da quando il suo corpo fremeva al desiderio di essere anche solo sfiorato dalle mani dell’altro?
« Non voglio il tè. » borbottò avvicinandoglisi, e Sousuke non fece in tempo a voltarsi che se lo ritrovò tra le braccia.
« Tutto bene? » chiese Yamazaki, leggermente sorpreso.
« Domanda errata. Ritenta. » mormorò l’altro in risposta, usando le sue stesse parole, stringendolo più forte. « Chiedimi cosa voglio. » suggerì come lui, alzando il viso dall’incavo del collo dell’altro. Ma Sousuke si limitò a guardarlo negli occhi con espressione apparentemente indifferente, in cerca di una nota insicura in quegli splendidi occhi verdi, brillanti nonostante sul suo viso non ci fosse traccia del solito sorriso. E non trovandola, si decise.
« Non ho bisogno di chiedertelo. » rispose secco, per poi buttarsi sulle sue labbra con voracità mai usata prima - almeno non con lui -, gioendo segretamente nel sentire Makoto ricambiare con la stessa foga.

Bacio dopo bacio, Sousuke era riuscito a condurre Makoto al piano di sopra, in camera sua, sul suo letto, e lui sopra il bel castano. Le felpe erano venute via già da un pezzo, e le mani di entrambi correvano come impazzite ad esaminare ogni singolo muscolo dell’altro, attente a non dimenticarsi nemmeno un singolo millimetro di pelle disponibile. I pantaloni avrebbero fatto a breve la medesima fine, visto che ad entrambi stavano parecchio stretti.
A Tachibana non venne quasi lasciata possibilità di ricambiare le attenzioni ricevute, ma nemmeno la facoltà di respirare senz’affanno o mugolii altamente eccitanti per chi li ascolta ad ostacolarlo. Per Yamazaki tutto ciò era poesia: il loro calore, i versi affannati di Makoto, le sue mani che miracolosamente avevano subito capito dove e come toccarlo, i loro brevi ma intensi sguardi. “Ti adoro” dicevano gli occhi azzurri, “Adoro tutto questo” dicevano quelli verdi, e alle volte si ritrovavano anche a dire le stesse cose senza imbarazzi vari a fermarli: mi piaci, ti voglio, ti amo.
I pantaloni scivolarono via - così come l’intimo quasi in simultanea - come se non ci fossero mai effettivamente stati, e Sousuke si sarebbe pure messo ad ironizzare su quanto il partner - che prima era restio anche solo all’idea di farlo - fosse su di giri, se non fosse che sul suo viso si formò un’ombra imbarazzata non appena prese a dargli carezze. Yamazaki si chinò fino a quasi carezzargli un orecchio con le labbra.
« Avrai un bel ricordo della tua prima volta, promesso. » soffiò appena, e sentendosi avvolgere il collo dalle lunghe e nude braccia dell’altro, capì di avere il suo totale consenso a continuare.

La promessa fu più che mantenuta, e in un modo sorprendentemente dolce: Sousuke non si risparmiò, ma si comportò gentilmente, avendo l’accortezza di andarci piano all’inizio e man mano metterci sempre più forza. E contro le proprie aspettative, si sentì più che soddisfatto, oltre che stanco.
Non perse tempo, una volta terminato il rapporto, nell’aprire il letto e coprire entrambi sotto le coperte pesanti. E a Makoto non restò che stringersi all’altro mentre ritrovava il fiato, lasciando che le mani dessero carezze all’amato.
« Hai...mantenuto la promessa. » mormorò di punto in bianco, sorprendendo persino Yamazaki, che lo stringeva al petto, silezioso.
« Lo faccio sempre. » ghignò appena, facendo ridacchiare l’altro.
« Vero. Sono felice di essere con te, Sousuke. » sorrise il castano, alzando il viso arrossato verso l’altro, che non perse occasione per baciarlo con dolcezza.
« Anch’io, tanto. » gli sorrise appena, di rimando, mentre si prodigava nel dargli lievi carezze al viso e successivamente a riempirlo di baci. « Sai, questa è la prima volta che faccio l’amore. » buttò lì dopo un’altra manciata di silenziosi minuti.
« M-ma hai detto che-- » ribattè l’altro, le sopracciglia aggrottate, ma venne interrotto subito dall’altro.
« Ho detto “amore”, non sesso. » spiegò con aria di sufficienza, baciandogli poi la fronte e tornando a stringerlo al petto.
« S-Sousuke, hai detto una cosa dolcissima..! » sorrise radioso il castano, che venne trattenuto contro quel bel petto.
« Zitto. E dormi, che domani devi tornare a casa prima che se ne accorga qualcuno. » sbottò l’altro, lievemente arrossito mentre si dava mentalmente dello smielato deficiente: ma cos’è, Makoto con lui acquista fiducia, e lui con Makoto s’addolcisce..?!
« M-ma..! »
« Dormi, ho detto! »
E a Makoto non restò che rassegnarsi, sorridendo felice e tornando ad abbracciarlo. Avrebbe sempre ricordato quella bellissima notte tra il 13 e il 14 Novembre come la sua “notte più bella”, perchè non solo aveva avuto la sua prima esperienza, ma anche la possibilità di sperimentare cos’è un amore ricambiato.
   
 
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