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Autore: _Carol_    19/10/2014    1 recensioni
[Wadanohara and the Great Blue Sea]
"Uno, due, tre. La ragazza volteggiò leggiadra sullo scuro pavimento, canticchiando serenamente dolci filastrocche per bambini. Uno, due, tre, una piroetta. Sembrava divertirsi, in mezzo a quel crudo scenario che la circondava, che stranamente parve assorbire la sua danza come se non sembrasse un gesto strambo. Potevo vederlo benissimo, dalle sbarre della mia prigione. Le sue treccine sospese a mezz’aria durante i suoi movimenti, le sue gambe che si muovevano a ritmo con la melodia della sua voce- i suoi occhi rossi. Crudeli, malvagi, ma mai quanto quell’armonia che rimbombava all’interno della mia testa."
Oneshot ispirata alla End 1 con il punto di vista di Samekichi.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uno, due, tre. La ragazza volteggiò leggiadra sullo scuro pavimento, canticchiando serenamente dolci filastrocche per bambini. Uno, due, tre, una piroetta. Sembrava divertirsi, in mezzo a quel crudo scenario che la circondava, che stranamente parve assorbire la sua danza come se non sembrasse un gesto strambo. Potevo vederlo benissimo, dalle sbarre della mia prigione. Le sue treccine sospese a mezz’aria durante i suoi movimenti, le sue gambe che si muovevano a ritmo con la melodia della sua voce- i suoi occhi rossi. Crudeli, malvagi, ma mai quanto quell’armonia che rimbombava all’interno della mia testa.
Mi guardò. Deglutii, il sapore di ferro nella mia bocca che detestavo con tutto me stesso ma che con il passare del tempo ho imparato a farmi piacere, forse per l’abitudine. Mi sforzai di sorriderle: nonostante tutto questo, la amavo ancora. Oh, se la amavo ancora, più di quanto potessero mai pensare quei mostri, la amavo così tanto da far male.
Sorrise. Rabbrividii. Chissà se l’aveva fatto per me o per il pensiero di torturarmi.
«Oh! Le mie scarpe si sono sporcate.»
Mugugnò, alzando il suo delicato piedino: gocce di sangue che colavano dalla sua calzatura. Il mio.
«Wadanohara.»
La voce divertita del tiranno si fece più vicina. Non mi sorprenderei se fosse stato tutto il tempo a guardarmi godendo del mio dolore, quel pezzo di merda. Lo odio, lo odio, lo odio, lo detesto per ogni cosa.
«Che ne dici di lasciar riposare il tuo amichetto~?»
No.
No. No. Non voglio essere solo con lui. Per favore. Per favore. Ti prego, non-
Si girò, mi fissò, mi sorrise. Era brutto non poter capire il motivo dietro quell’espressione. Chi sei davvero, cosa ti ha fatto diventare?
Gli altri cadaveri erano tutti dalla mia parte. “Mi guardarono”, non potevano vedere quella disperazione che mi nascose.
Quella danza così veloce, mi manca, eri magnifica. Da solo non ci riuscivo- iniziavano gli urli. Dove sei? Dove sei? Perché non sei qui?
Lui mi sorrise. Mi piegai sulle ginocchia, voleva sentire la mia voce, perché non capiva?
Voglio vederti, ho il bisogno di vederti, devo vederti. Cosa ti ha fatto…?
Perché eri andata? Perché lui era così vicino?
Tirò le catene collegate al mio collo; lui voleva che parlassi, ma non ci riuscivo più. Dicendo che lui non era te, cosa dovevo fare?
Disteso da solo, avrei dovuto sapere che te ne saresti andata. Mi sorrise, non capivo perché era al tuo posto.
Mi colpì; sangue, lacrime e disperazione nel solito miscuglio di ogni giorno. Assetato, ero assetato, bevvi le mie stesse lacrime, volevo gridare e piangere ancora di più, ma sarebbe stato superfluo.
Gli altri abitanti della prigione non sapevano dire il perché ci hai detto “addio”. Memoca e Dolphi, quelle due ragazze erano così divertenti, perché se ne sono andate anche loro?
Ruggisse contro di me, mi piegai sulle ginocchia, cosa stava succedendo? Ti sentivo cantare, ti vedrò ancora? Devo vederti.
Andai nel panico, si gettò sopra di me, caddi a terra, non riuscivo a sentire nessun suono; alzai lo sguardo e vidi che non eri con me, il sorriso distorto del mostro era l’unica cosa che mi faceva compagnia.
Le forze mi abbandonarono. Chiusi gli occhi, in uno sconsolato sorriso di rassegnazione.
Cantando una misera sinfonia di tristezza, giacevo intrappolato nel mio stesso incubo.
Lasciai andare una preghiera, perché ho dovuto lasciarla tutta sola?
Lui era un tiranno, un inutile mostro, ci vedeva costantemente, ci disprezzava, lo odiavo.
Disteso così, inutile, egli cominciò a gridare.
«Ehy, alzati, inutile marionetta da compagnia!!»

Questa fic è stata fatta per la 100 Writing Prompts Challenge, ma ho deciso di pubblicarla su EFP perché, sinceramente, credo di andarne fiera.
Adoro il macabro, adoro il sangue, adoro scrivere su questo tipo di cose. Il Red Sea mi è sembrato un ottima idea per mettere in atto il primo giorno di fic, Dance.
Detto questo, spero tanto vi sia piaciuta e, se volete, lasciate pure una recensione, mi farebbe tanto piacere!
A presto!
_Carol_

  
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