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Autore: Cara Jaime    20/10/2014    0 recensioni
Una semplice avventura erotica molto calda durante un'estate torrida dell'Istria...
"Ha il porto d'armi?" "Come scusi?" La sua voce si abbassò a un sussurro. Avvicinò le labbra al mio orecchio. "Ha il porto d'armi per questa?"
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi svegliai nella penombra umida della mia camera. Dormivo in un bungalow di legno in un centro estivo della Croazia. Mi sedetti sul letto. Le lenzuola stropicciate incorniciavano il letto. La borsa per la spiaggia era pronta ai piedi del letto. La luce del sole mattutino filtrava dalle persiane formando sottili strisce di luce. Feci una doccia, mangiai una brioche del giorno prima, che avevo lasciato sul tavolino, e indossai il bikini rosa che mi aveva regalato mio cugino. Infilai una canotta bianca e un paio di jeans, ciabatte infradito e via. Buttai la borsa sul sedile posteriore della mia decapottabile e mi misi alla guida. Sentire il vento in faccia era bellissimo. I capelli svolazzanti, marciavo veloce con la mia auto lungo una strada diritta che sembrava infinita. La spiaggia dove andavo io era un poco appartata. Un posto splendido, circondato da rocce, non un’anima in giro.

Paletta. Merda. Forse correvo troppo. Non ci stavo facendo caso. Il paesaggio di alberi e cespugli intorno a me rallentò mentre pigiavo il freno. Misi la freccia e accostai. Un giovane poliziotto si avvicinò alla mia portiera e domandò patente e libretto.

"Certo." Aprii il vano del cruscotto e presi il libretto dell'auto. Estrassi il portafoglio dalla mia pochette nera e lo aprii. Consegnai i documenti. Nel frattempo percepivo lo sguardo fisso dell'agente sul mio generoso decolleté. Mentre scrutava i miei documenti, lo osservai. Era biondo, la pelle chiara, giovane. Gli occhi azzurri lampeggiavano al sole. Mi chiesi cos'avesse sotto quella divisa, mentre inumidivo le labbra con la lingua. 

"Può scendere, per favore, signorina Belli?" 

"C'è qualcosa che non va, agente?" 

"No, signorina, ho bisogno che mi comunichi alcuni dati." 

"D'accordo." Andammo verso la sua auto. C'era un suo collega seduto in macchina. La sua pelle luccicava vagamente di sudore. 

"Lei è di qui, signorina Belli?" 

"Sono nata in Italia, ma ora vivo a Umago." 

"Mi fa piacere. Si poggi alla macchina per piacere." Mi voltai e poggiai i palmi sulla portiera posteriore. 

"Le piace il nostro paese, signorina?" Iniziò a perquisirmi, esagerando con la pressione delle mani. Anche se la situazione mi sembrava strana, mi sentivo tranquilla. Dopotutto non avevo niente da nascondere. Documenti e pagamenti della macchina tutti a posto. 

"Sì, molto." 

"Ha il porto d'armi?" 

"Come scusi?" Spostò le mani sul mio inguine. La sua voce si abbassò a un sussurro. Avvicinò le labbra al mio orecchio.  

"Ha il porto d'armi per questa?" Il suo pacco premeva contro il mio sedere. 

"Nossignore." Il mio battito e il respiro accelerarono. Mi mise una mano tra le gambe e la strofinava. Puntellai le braccia per reggermi. 

"Bè, dovrebbe perché è un'arma molto pericolosa..." M’infilò la lingua nell'orecchio. Mi vennero i brividi sul collo. Mi sbottonò i pantaloni e infilò una mano nel costume. L'aria bruciava. Mi strofinò il clitoride fino a farmi bagnare. Sentivo la voglia salire prepotente. Il suo pene premeva duro sul mio sedere. Mi voltai e gli infilai la lingua in bocca. Aprii la portiera della sua auto. Mi spinse dentro e caddi sul sedile, supina. Mi strappò i pantaloni e sciolse le stringhe del costume. Poi si avventò sul mio clitoride con la lingua. Gemetti di piacere mentre mi accarezzava con la lingua. Poi la infilò nella fica facendomi venire una volta. Si calò i pantaloni. Il suo pene era dritto e rigido negli slip. Si calò anche gli slip e mi penetrò appoggiando le mani sul sedile. Sentivo il suo membro dentro di me che pulsava e strofinava contro le pareti della mia fica. Sincronizzai i miei movimenti con i suoi, puntando i piedi sulla parete dell'auto, con le mani gli afferrai le natiche. Il suo collega davanti sbirciava dallo specchietto. Si voltò, aveva l'eccitazione negli occhi. Mi sollevò la maglietta e il costume e mi succhiò un capezzolo. Scese e arrivò di corsa dietro e mi mise il suo pene in bocca. Era grosso e caldo. Il piacere salì alle stelle. Usai la lingua massaggiandolo tutto. Lo succhiai con tutta la foga che avevo in corpo, tenendolo con una mano, mentre con l'altra gli accarezzavo le palle. Sentii l'altro che mi veniva dentro, caldo e umido, mentre un'auto sfrecciava per la strada proprio dietro di lui. Lo tirò fuori e si abbassò a succhiarmi i capezzoli. 

"Sei una dea." Si chinò a leccarmela ancora una volta, fino a farmi venire. Una cascata di piacere sgorgò dalla mia passera. Chiusi gli occhi e sentii che lui mi baciava. 

"Voglio che tu sia la mia ragazza." Aprii gli occhi sorpresa. Sorrisi. Gli dissi di sì e lo baciai.
   
 
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