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Autore: Artemis- sama    20/10/2014    2 recensioni
Nel buio della notte le emozioni più dolorose emergono per fare del male.
Uno scorcio sulla vita di Hawke dopo la sconfitta di Meredith
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anders, Fenris, Hawke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era notte a Kirkwall. Pioveva incessantemente da una giornata, mentre il vento autunnale spazzava la città come a tentare di eliminare qualsiasi triste pensiero. Le mura della mia tenuta non mi erano mai parse tanto ostili, opprimenti, claustrofobiche... Mi alzai quasi sbuffando, ormai era un mese che mi destavo nell’oscurità più totale con quel peso sul cuore, non riuscivo quasi a vivere... Eppure forte dovevo rimanere per la gente che mi aveva eletto a Viscontessa, incrollabile e solida come la pietra delle montagne... Nella mia dimora, però, ero fragile come il cristallo, disperata e addolorata per la crudeltà mostratami dalla vita. Perdere una madre e una sorella erano impensabili.... Dover uccidere chi amavi per il bene comune... Quello distruggeva l’anima, la spazzava via e la disperdeva come cenere al vento. Mi accomodai al davanzale della finestra immaginando un tempo non troppo lontano in cui ero felice e sempre col sorriso stampato in volto. Allora c’eri tu, in quei giorni ti vedevo appoggiato alla balaustra di questo piccolo pianerottolo sorridendomi e allargando le braccia per accogliermi... Quante volte mi ero infranta contro il tuo petto? Ci sostenevamo a vicenda, fronteggiando le nostre rispettive maledizioni... Mi sono illusa di poterti salvare, di estirpare quel tarlo che giaceva in fondo al tuo cuore che alimentava una fiamma di vendetta letale. Mi imbattei in te durante una missione, un incontro fatale che mi segnò nel vivo nel momento in cui guardai i tuoi occhi dorati. Ti aiutai quando tutto il mondo sembrava volerti inghiottire e fosti tu stesso a dirmi che mi avresti spezzato il cuore... Ma a lui non si comanda, non potevo far nulla contro l’amore che avevo iniziato a provare per te. E persino i miei amici mi misero in guardia... Nulla, a nulla servì. Niente poteva portarmi indietro dalla strada che avevo deciso di seguire. Se veramente eravamo felici... Perché? Perché dopo tutto quello fatto per questa città, per le persone... Perché? Iniziai a piangere, a singhiozzare... Quasi urlai disperata nella notte, appoggiata a quel vetro consapevole che ormai tu non c’eri più... E le lacrime che pensavo di aver esaurito ricomparvero più prepotenti che mai. Anders, vissi così tanto per entrambi che ormai non ero più in grado di andare avanti da sola, seppur sola non fossi. Tutti erano accanto a me, ma nessuno poteva colmare quel vuoto che si nutriva di me lambendo le mie caviglie. Vi era un oblio di disperazione e dolore che attendeva solo di annegarmi in sé, che mi sussurrava all’orecchio parole di autolesionismo, che mi ricordava che avevo una facile strada da percorrere, bastava solo che mettessi fine alla mia vita. Per un attimo sorrisi amaramente rammentando le parole di Fenris. *Se solo non fossi stato tanto stupido da respingerti e rinnegarti quella notte... Non ti avrei spinto tra le braccia di quel mago, in parte é colpa mia* L’elfo aveva preso a cuore quella situazione, d’altronde lui era stato il primo per me, ma quando il dolore e i ricordi erano sopraggiunti era fuggito, lasciandomi da sola a fronteggiare un sentimento che non conoscevo. Allora ero innamorata di entrambi, così diversi eppure così indispensabili per me... *Per quello che vale, sono contento che sei tu. E 'stato bello essere felici ... per un po'* Risuonarono d’improvviso quelle parole.... Un urlo squarciò la notte mentre io mi accasciavo a terra sempre più preda del mio dolore. Sentii delle braccia sorreggermi, arti incisi con del lyrium... Fenris era lì di nuovo, viveva a casa mia da quando quel male mi aveva preso il cuore... Si sentiva responsabile, era ancora innamorato... Tutto era tangibile nel suo sguardo... Non mi lasciava mai sola, ma ormai io mi sentivo tale... Avevo perso tutto, la mia ragione di vita, l’uomo che amavo... E per quanto sapessi di avere vicino un elfo che mi avrebbe donato il mondo... Non riuscivo a dimenticare. Era passato poco tempo, sicuramente, ma come diceva un detto “le cicatrici dell’anima impiegano molto a saldarsi”. Quella notte piansi, piansi tra le braccia di colui che mi amava, colui che mi cullò per tutte le ore restanti all’inizio del nuovo giorno... E quando il sole brillò nel cielo, il dolore si nascose nuovamente in me, la mia maledizione, quella che forse mai avrei sconfitto.
   
 
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