Misi
velocemente in ordine le provette di sangue
conservate in laboratorio: per un medico erano campioni importanti, ma
per me
consistevano in qualcosa di ben più prezioso, essendo parte della mia
amata bambola.
Posai lo sguardo verso la destra della lucente scrivania datami da Toue
al
prezzo di una semplice riparazione:
bulbi oculari dalle iridi castano chiaro guardavano i loro gemelli nel
contenitore pieno d’acqua, gelosi della loro condizione agiata che non
li
rendeva sporchi di sangue. Un braccio faceva capolino a sinistra,
ancora
macchiato di quel liquido scarlatto; sarà perché l’avevo tagliato da
poco,
pensavo che la mia creazione avrebbe
potuto benissimo fare a meno di tutte quelle cose superflue che le
impedivano
di mostrare la sua bellezza. Ah, che bella che era… quei lunghi capelli
color
mare che ricadevano dalla sedia del laboratorio, priva di quegli occhi
che le
mostravano solo impurità, priva di quegli arti che limitavano la sua
libertà.
Adesso era libera e felice, no? No?
Una gamba cadde per terra: la poggiai altrove, pur se ormai inutile,
non potevo
danneggiarli, perché appartenenti a lei. Presi il mio fazzoletto, lo
odorai:
sangue, odore di sangue e di libertà. Il suo. Era stupendo, era tutto
stupendo
come lei...! Leccai il liquido, lo gustai, l’ebbrezza del piacere che
iniziava
a consumare il mio corpo. Ansimai, il suono dei miei respiri affannati
che
diventava sempre più acuto. Risi, risi fino a scoppiare; una risata
perversa e
malata fuoriusciva dalle mie labbra coperte di rosso. Quant’era bella
quella
follia, quell’adrenalina irrefrenabile al suo solo pensiero. Dovrei
andare a
farle visita, giusto?
Indossai i miei guanti usati, asciugai le lacrime che iniziavano a
scivolare
dalle mie gote ancora rossastre dall’ eccitazione. Mi succedeva spesso,
non
riuscivo a capire cosa fosse. Perché piangevo? Eh? Perché piangevo?
Afferrai la borsa e chiusi la porta della sala delle ricerche. Avevo
uno
splendido regalo per lei, una sorpresa che non poteva non renderla
felice! Le
piacerà, non è così? Oh, sicuramente le piacerà..!
Entrai nel laboratorio. Lei era sempre lì, distesa, aspettando una mia
visita:
non che potesse andare da qualche altra parte, non che avesse altri con
cui
parlare, non che potesse parlare. Ahah.
Girò il capo, come se avesse sentito i miei passi. Riesci a vedermi,
angelo
mio, riesci a vedermi? Era adorabile, era davvero adorabile.
Ridacchiai, sedendomi vicino al suo debole corpicino: riuscivo ad
intravederne
le costole, povera creatura. Mi fa venire
voglia di toccarla ancora di più fino a consumarla.
«Aoba-san.»
Accarezzai dolcemente la palla di pelo nelle mie mani, il contenuto
della mia
borsa, il regalo che avevo in mente. Lo avvicinai al suo volto,
riusciva a
vedere il suo caro amico, no?
Sorrisi, inclinando il capo.
«Qui c’è qualcuno che voleva vederti.»
Allora, questa era la fic per il giorno due del 100 Writing Prompts Challenge! Quella cosa è brutta. (?)
Dato che comunque riguardava un fandom, e dato che mi piaceva particolarmente- beh, ho deciso di pubblicarla su efp. ewe
Ringrazio due persone belle che me l’hanno betata, e, se volete, lasciate pure una recensione, che mi farebbe tanto piacere!
Alla prossima!
_Carol_