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Autore: aflame roxas    23/10/2014    0 recensioni
E se in Frozen ci fossero stati dei personaggi provenienti da un altro mondo? dei viaggiatori che cercano di aggiustare i mali dell'universo, accompagnati da improbabili personaggi? Se ci fosse stato un vero cattivo? Se non fosse solo la magia ad essere di ghiaccio?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Max si aggirava per la cabina di pilotaggio perplesso, guardando i volti perplessi e sperduti di Peach, Hap e Val, mentre Xam e Alex davano gli ultimi aggiornamenti dei comandi per la rotta da seguire in automatico.
  • Da quando Viki si è trasformata in un tardis? – chiese Max premendo una sequenza di tasti su un pannello di controllo.
  • Da quando Alex è un fan di doctor who. Un momento, come fai a sapere cos’è un tardis? – disse Xam completando la sequenza per inserire il pilota automatico.
  • Bè anche io sono un fan di doctor who –
  • Oh che bellezza! Finalmente qualcuno con cui parlane! Smith vero? – disse Alex tutto eccitato dalla notizia, facendo  finta di aggiustarsi un cravattino immaginario.
  • Tennant idiota. –
Xam diede un’occhiata alle ragazze e indicato i due disse:
  • Voi ci capite qualcosa? –
  • Io sì, ma mi dissocio completamente – rispose Peach facendo un sguardo schifato
  • Brava ragazza, tu si che mi stai simpatica, e tu invece tesoro? – Xam  diede una pacca sulla testa a Peach mentre il suo sguardo si posava su Hap e con due dita le afferrò il piccolo mento sollevando lo il volto della ragazza così che i loro occhi si incrociassero, ma Max spinse la sua controparte allontanandolo dalle tre ragazze
  • Assolutamente no. Stalle lontano. Comunque loro sono: la mia ragazza, la mia bambina e beh la sorella della mia bambina – disse Max indicando da Peach a Hap a Val.
  • Una figlia? Un’altra? E anche lei è grande quanto te? – chiese Xam grattandosi i capelli, mentre il viso di Peach diveniva paonazzo.
  • Cosa? – disse
  • E’ complicato. Tecnicamente parlando non è mia l’ho adottata, cioè non l’ho adottata ufficialmente e un gioco tra di noi, va beh non è importante. Che poi neanche Nate in realtà è mio figlio comunque, è complicato. Volete vedere una magia ragazze? – disse Max cercando di distogliere l’attenzione dalle affermazioni di Xam.
  • Dunque, se sono tornato mi sembra più che giusto che tornino anche i miei poteri, avanti dolcezza, bip bop bip – premette alcuni numeri su un'altra tastiera e dopodiché fece tre lunghi passi indietro contandoli, fece schioccare le dita con la mano sinistra mentre il palmo della destra era aperto in attesa, allo schiocco si aprì una botola dal soffitto dal quale cadde un anello, che finì in terra a circa tre metri dalla posizione presa da Max.
  • Ma maledizione! Viki perché hai spostato la botola? –
  • Non è mai stata spostata – rispose l’interfaccia della navetta, mentre Max si chinava a raccogliere il gioiello, non appena si avvicinò, l’anello sprigionò una strana luminosità, quasi si fosse acceso grazie alla sola presenza del ragazzo.
  • Sì ma, toglimi una curiosità... – disse Xam interrompendo lo studio di Max verso l’anello.
  • Perché te le sei portate dietro? Senza offesa eh? E che di solito i posti dove andiamo non sono luoghi adatti a tenere fanciulle come voi – sorrise cercando di far smorzare la tensione accumulatasi nella stanza provocata dal silenzio generale delle ragazze a bordo della navetta.
  • Bè il mondo in cui siamo diretti ha una classificazione molto bassa, il che lo rende poco pericoloso e loro sono importanti per me, volevo mostrargli il vero me. Quindi tornando a noi, “un anello per domarli tutti”-
Max mise l’anello e la luce che proveniva da esso lo pervase, attraversandogli tutto il corpo, rendendolo quasi una torcia umana. Tutto avvenne in un attimo, dopodiché l’anello era scomparso e il ragazzo era tornato quello di sempre. Fece un profondo respiro, e spalancò i palmi delle mani e due lingue di fuoco guizzarono da queste e sembravano rispondere ai suoi comandi quasi che danzassero.
  • Sono tornato – disse con il suo solito ghigno.
  • Sì ma per poco, il mondo in cui andiamo è poco pericoloso quindi i nostri poteri saranno limitati, che razza di fregatura –  disse Alex che nel vedere la perplessità nel volto delle  giovani si accinse a spiegare:
  • Io e Max, e indirettamente anche Xam… - -Ehi! – si intromise Xam – Sta’ zitto. Dicevo, noi siamo quelli che vengono considerati i guardiani dell’universo, siamo quelli che devono controllare e mantenere un determinato equilibrio nei mondi, quando questo viene corrotto - - Il che avviene fin troppo spesso – si intromise stavolta Max – La smettete di interrompermi? Dunque quando questo equilibrio viene corrotto, noi interveniamo e cerchiamo di risolvere e ristabilire l’ordine che è stato guastato – spiegò sorridente Alex mentre Max e Xam si guardarono pronti a ribattere a quell’affermazione
  • Ma veramente non è proprio così, cioè di solito sì risolviamo il problema, ma ne creiamo qualche altro di relativa importanza –
  • Come ai vecchi tempi insomma – disse Max dando una pacca sulla spalla al suo doppio e scambiandosi un sorriso.
  • Bene – esclamò Alex sbuffando – siamo arrivati finalmente, ragazze mettetevi queste giacche fuori si gela. Ehi ce ne sono anche per voi – disse porgendo gentilmente alle ragazze delle giacche pesanti con cappuccio molto colorate, e indicandone un paio anche per i due, che in tutta risposta lo guardarono stizzito.
  • Giacche? Noi? Tsk! – si diedero un pugno contro pugno ed uscirono nel nuovo mondo, ammantato da una coltre di neve, con cristalli di ghiaccio che cadevano come una lenta pioggerellina. Appena usciti Max scaldò la propria temperatura corporea per resistere al freddo che li circondava, ma la neve sulla quale poggiò il piede era ancora fresca e al contatto con il calore emanato del ragazzo si sciolse rapidamente facendo capitombolare il malcapitato in un buca scavata da lui stesso.
  • Tirami fuori di qui! – sbraitò Max raffreddandosi e tendendo una mano verso Xam.
  • Sei veramente scemo, è chimica elementare che un corpo fin troppo caldo a contatto con la neve la scioglie abbastanza in fretta. – lo afferrò per la collottola con un micino spelacchiato, fradicio d’acqua della neve ormai sciolta intorno a lui.
  • Se se lo so, non c’è bisogno di essere pignoli – si scaldò facendo evaporare l’acqua da i suoi vestiti, ma mantenendo una temperatura sufficiente da non provocare un’altra fossa.
  • Facciamo uno scherzo ad Alex? –
  • Mentre tu lo pensi io sono già all’opera fratellino – Xam stava appallottolando dei piccoli mucchi di neve pronti per essere scagliati verso la loro cabina, pronti a colpire il malcapitato all’uscita. In pochi minuti i due ragazzi avevano preparato due cumuli di palle di palle, mentre all’interno della navetta a forma di cabina blu si sentivano i risolini della ragazze, e anche quelli di Alex. La porta si aprì e in seguito al comando – FUOCO – urlato da Xam i due scagliarono quanto più velocemente possibile le palle di neve che colpirono due bersagli: Peach e Hap.
  • Fermo! Stop. Cessate il fuoco! – esclamò Max con un gesto della mano interrompendo la scarica di proiettili di Xam, infatti accortosi anch’egli dell’errore commesso si catapultarono subito in soccorso delle due ragazze.
  • Ragazze scusate tantissimo non è colpa nostra! – Disse Max
  • E’ vero! E’ tutta colpa di Alex! Perché non sei uscito tu per primo? – continuò Xam
  • Perché sono un gentiluomo e faccio sempre andare avanti le ragazze  - Replicò Alex stizzito, fortunatamente le due era ben coperte, ecco il perché tardavano tanto l’uscita e i colpi non erano stati così violenti.
  • Dove siamo? – chiese Val rimasta nelle retrovie riuscendo ad evitare la scarica di neve. Tutti si guardarono attorno, ma non videro altro che la neve che cadeva lenta su di loro, in lontananza si poteva vedere una cittadina, anch’essa completamente ricoperta da un manto bianco, tant’era il freddo della tempesta che le navi del porto erano rimaste incagliate nel ghiaccio superficiale che le circondava.
  • Beh, andiamo a chiedere no? –
  • Fin laggiù? E come ci arriviamo? – domandò Peach stringendosi nei suoi capi, mentre il naso le si faceva rosso per il freddo.
  • Tranquilla picci a quello ci pensiamo noi – rispose Max dandole un bacio sul naso per scaldarla. E in un guizzo di fiamme provocate dalla sua mano Max evocò un magnifico palafreno bianco.
  • Peach questa è Vita. Il mio cavallo – Vita a sentire quell’esclamazione emise un nitrito e batté uno zoccolo sulla neve fresca.
  • Ok ok. La mia bellissima cavalcatura. – Disse Max e andò da lei per accarezzarle il muso e porgendole uno zuccherino.
  • E noi? – chiese Hap
  • Adesso ci penso io – disse Xam e con un gesto della mano a imitazione di Max anch’egli attraverso un guizzo di fiamme evocò la sua cavalcatura, ma questa volta non si trattava di un cavallo, bensì di una renna, dal pelo scuro e fitto mentre sul capo portava due possenti corna.
  • Molto più fico, penso anche alla tua Alex – una nuova invocazione, questa volta però venne fuori un piccolo pony chiazzato, tra gli sghignazzamenti di Max e Xam.
  • E quello dovrebbe essere il mio destriero? –
  • Il tuo nobile destriero – Lo corresse Max aiutando Peach  a salire su Vita mentre Xam aiutava Hap a montare la renna.
  • Forza andiamo! Allons-y! -  E facendo impennare Vita, mentre Peach si teneva stretta a lui Max sì lanciò al galoppo verso la città vicina seguito da Xam e Hap a bordo della renna.
  • Oh ma andiamo – Sbraitò Alex facendo scorrere il suo sguardo dal pony a Val.
  • Scusami, di solito non sono così, cioè non è vero sono sempre così però sono dei bravi ragazzi, credo, in fondo. Molto in fondo. – Val rispose con un risolino e Alex le rispose di rimando aiutandola a montare sulla loro cavalcatura. In breve raggiunsero gli altri che si erano fermati ad aspettarli, così tutti insieme ripresero il cammino verso la cittadella. Max e Xam per cercare di tenere al caldo le loro compagne avevano generato una piccola fiammella che stava posta proprio di fronte a loro così da scaldarle, Val invece sopportava abbastanza bene il freddo, di fronte a quella sconfinata distesa di neve gli occhi di Val si spalancarono per lo stupore e l’infinita bellezza del regno di ghiaccio. Le piacque a tal punot che le venne da cantare, non una canzone specifica ma semplici note che lasciava libere nell’aria, che sembravano volare come i fiocchi di neve che li circondavano, accompagnando così con quella voce soave e forte al tempo stesso, il viaggio della compagnia avvolgendolinel tepore del suo canto. Ad un certo punto le fiamme dei due alla testa del gruppo non ebbero un strano sbalzo e si infiammarono eccessivamente fino a creare due potenti fiammate che prontamente vennero estinte dai loro creatori.
  • Che è successo? – Chiese Alex scendendo dal pony e avvicinandosi alle due ragazze per accertarsi che non fossero state colpite dalla fiamma.
  • Non ne ho proprio idea, all’improvviso non ho più avuto il controllo sulla fiamma –
  • Già lo stesso vale per me –
  • Forse è perché ci stiamo avvicinando alla cittadina, sarebbe meglio non mostrare i nostri poteri, specie se qualcosa li disturba. – espresse Alex e i due annuirono.
In poco tempo raggiungessero la cittadina “Arendelle” portava un’insegna posta sul confine, una volta entrati in città videro che le strade erano deserte, ma un forte vociare proveniva dalla direzione di un immenso palazzo. Raggiunsero la piazza e videro delle magnifiche fontane d’acqua che però avevano subito la stessa sorte dell’acqua del porto, completamente congelata, diverse persone tenevano delle fiaccole e parlavano con un uomo a cavallo, probabilmente il re o un principe.
  • Salve – esordì Alex rivolto al cavaliere
  • Noi non siamo di qui, sapreste dirmi cosa sta succedendo? – mentre il cavaliere scendeva dal proprio destriero per porgere i saluti agli stranieri con un largo sorriso, un uomo anziano, vestito come un generale con medaglie appuntate sulla giacca che mostrava mentre camminava tronfio verso la compagnia.
  • Ve lo dico io cosa sta succedendo! – disse agitando un dito scheletrico in un bianco guanto di velluto.
  • Questa città è stata maledetta! Un mostro! Un mostro ha maledetto questa città, si tratta di una strega, che ha fatto congelare questa posto e ci impedisce di fuggire! Oltre ad aver attentato alla mia vita! –
  • Si calmi duca di Weselton , - il giovane cavaliere cercò di calmare il duca portandolo dalle sue guardie distinguibili dalle altre per le loro uniforme scarlatte, mentre tornava a volgere uno smagliante sorriso ai giovani.
  • Scusate il duca è un po’ suscettibile. La verità è che la regina di questo posto possiede una magia molto potente, ed ha congelato la città, sua sorella, la mia fidanzata, è partita per chiedere di porre fine a questo inverno illusorio. Dal momento che non ha fatto ritorno ho deciso di andare io stesso, insieme ad un manipolo di volontari per andare dalla regina. Io sono il principe Hans delle isole del Sud, e nominato da Anna la principessa, protettore di Arendelle. Cosa vi porta qui giovani forestieri? Non sarete di qui, ma almeno avete un abbigliamento adeguato, anche se non tutti… -disse il principe volgendo lo sguardo a Max e Xam
  • Se avete bisogno di vestiti seguitemi pure, posso capire il vostro disagio, se avete bisogno di qualsiasi cosa, potrete entrare nel castello per rifugiarvi e nutrirvi, anche se i viveri che possediamo già scarseggiano non possiamo darvi molto –
  • Bè – intervenne Max facendo scendere Peach da Vita
  • Per ringraziarvi dell’ospitalità e della vostra generosità, vi accompagneremo da questa regina che ha creato il sortilegio –
  • Non potrei mai chiedervi una cosa del genere. Siete solo dei ragazzi, e i poteri della regina vanno ben oltre la vostra immaginazione – disse Hans il più cortesemente possibile mettendo le mani avanti avvicinandosi a Vita, che però sbuffò e fece allontanare il principe.
  • Innanzitutto, la mia immaginazione non ha un limite. E in secondo luogo: una regina cattiva, un sortilegio, una principessa da salvare è un nostro classico giovedì –
  • Oggi è mercoledì – lo rimbeccò Xam
  • E allora partiamo domani! -  rispose sorridendo.
  • Affidiamo le ragazze alle cure del castello, e in cambio vi aiuteremo a porre fine a questo rigido inverno – con un sospiro di rassegnazione Hans si convinse e così i tre giovani una volta fatte scendere le proprie compagne si accodarono al gruppo del principe, non prima che Max scese dal proprio destriero per stringere in un caldo abbraccio Peach
  • Non preoccuparti torno presto – disse facendole l’occhiolino, a cui lei in maniera scherzosa cercò di imitarlo ma non vi riuscì chiudendo entrambi gli occhi, scoppiando a ridere entrambi. Poi si rivolse alle due sorelle, ponendo una mano sul capo di Hap a mo’ di protezione
  • Mi raccomando stai attenta paperella e diffida dagli sconosciuti mi raccomando –
  • Sì papi! –
  • E tu tienila d’occhio – porse un sorriso a Val e si diresse verso la colonna, mentre Xam lo aveva raggiunto
  • Ehi nessuna vuole darmi un bacio d’addio? –
  • Sta’ zitto e cammina – lo afferrò per un orecchio e lo portò a forza via dalle ragazze che salutarono con un gesto.
  • Arrivederci anche a lei duca di Wimbledon! – disse Max all’attempato duca, che nel sentir storpiare il nome della sua terra natia si riscosse così tanto con il giovane da far sobbalzare il parrucchino in testa scoprendo una fin troppo diffusa calvizie, che scatenò l’ilarità di Xam
  • Stia attento al parrucchino! – gli strillò – Wimbledon, troppo forte –
 
Così la compagnia si avviò verso quella che era la dimora della regina di ghiaccio, un castello che a detta di Hans, la regina aveva creato dal nulla con la propria magia, un castello interamente di ghiaccio, partirono in pochi: il principe, i tre giovani e quattro cavalieri, due dei quali trainavano una carrozza dove avevano stipato i viveri per il viaggio e qualsiasi altro oggetto utile durante la tempesta. Nonostante la tempesta continuasse a imperversare nel giro di poche ore si arrivarono quasi a destinazione effettuando solo un paio di soste più per le cavalcature che per i cavalieri. Nell’avvicinarsi Max non poteva non restare ammaliato dalla bellezza del castello, anche solo in lontananza ammirava la maestosità dell’opera, la ricchezza dei dettagli, le decorazioni presenti nelle arcate e nelle vetrate, per non parlare della maestosa e magnifica scalinata di ghiaccio che li avrebbe condotti all’immenso portone, e lì sulla soglia vi era una ragazza, con un vestito azzurro pallido quasi a rispecchiare i colori tenui del castello circostante, aveva dei capelli biondo platino, quasi bianchi, lunghi che terminavano in una lunga treccia.
  • E’ lei! Presto prendiamola! – urlò uno dei cavalieri
  • Andate via! – replicò la ragazza con voce tremante correndo a nascondersi dietro il portone e chiudendo il battente, a sentire quella voce, il corpo di Max ebbe un brivido, non per il freddo, un dubbio che iniziava ad attanagliarlo già da quando Vita gli ha dato unsegnale prima della partenza. Ma mentre alcuni cavalieri galoppavano verso la scalinata un enorme golem di ghiaccio e neve si frappose tra la compagnia e il castello, Hans si gettò in prima linea ad affrontare il mostro e sia Xam che Alex si lanciarono al suo fianco, mentre il golem iniziava a scagliare stalattiti di ghiaccio che si diffondevano tutto intorno a loro, fortunatamente, due cavalieri, che portavano degli abiti scarlatti come quelli del seguito del duce di Weselton  riuscirono a superare il gigante di neve e a raggiungere il palazzo, Max li seguì.
Il principe nel frattempo menava fendenti contro la creatura con la sua spada mentre i due giovani tenevano occupata la magia del golem, Hans infatti trafisse una gamba del mostro riuscendo a trapassarla da parte a parte tagliandola di netto, e approfittando dello sbandamento della bestia Hans e i due riuscirono a superarlo e a raggiungere la scalinata, ma un ultimo gesto prima di cadere fu quello di colpire la scalinata frantumandone una gran parte e causando la caduta del principe che riusciva a tenersi a stento su ciò che rimane del corrimano di ghiaccio, e mentre la sua presa iniziava a vacillare a causa del ghiaccio scivoloso Alex riuscì ad afferrarlo prima per la manica, poi per il bavero della giacca così da riportarlo sul ponte pronti a raggiungere gli altri.
Max perse di vista i due cavalieri e la regina, ma gli bastò seguire le urla per ritrovarli e vide come la ragazza sembrasse terrorizzata da i due uomini che gli brandivano ognuno la propria balestra contro, ma nonostante la paura,  grazie a i poteri di cui era dotata riuscì a sopraffare i due uomini bloccando i loro dardi, intrappolandone uno e impedendo a un altro di muoversi. Troppo sicura di sé forse non si accorse di quello che era riuscito a intrappolare che era rientrato in possesso della sua balestra pronto  a scoccare una freccia alla regina di spalle intenta con il suo secondo assalitore, la balestra produsse uno sciocco secco ma il dardo non raggiunse il suo obiettivo, Max afferrò il dardo al volo proprio poco prima che colpisse le spalle della strega, lei fu tanto sorpresa che fissò il giovane con enorme stupore, mentre all’incrociarsi dei loro sguardi videro entrare il principe e i due ragazzi.
  • Regina Elsa vogliamo soltanto parlarvi! Non passate per il mostro che non siete! – proruppe Hans gettando a terra la sua spada.
  • Quei due non erano molto in vena di chiacchiere – Rispose Max indicando i due uomini bloccati da una parte all’altra della sala grande.
  • Non sono miei uomini, loro non lo avrebbero mai permesso, Elsa credimi torna a casa e rompi questo maleficio –
  • Io… io non posso! – strillò Elsa e si rannicchiò in un angolo della sala scoppiando in lacrime.
  • Regina Elsa… -
  • Adesso mi sa che è meglio che tu stia un po’ zitto. –
  • Ehi – Max gli tese dolcemente la sua mano
  • Io e i miei amici non siamo qui per farti del male, e posso capire cosa vuol dire non controllare i propri poteri, guarda – con un rapido gioco di mani, Max fece saettare da una mano all’altra dei fiocchi di ghiaccio, facendo calmare la giovane regina che a poco a poco stava aprendosi dal guscio che si era creata.
  • Anche tu hai dei poteri? – gli chiese avvicinandosi a lui ancora carponi.
  • Sì e anche quei due tipi laggiù – indicò Xam e Alex e continuò
  • Ma io sono il più figo di tutti – le rivolse un sorriso smagliante
  • Fidati di me, prendi la mia mano – Elsa presasi di coraggio afferrò la mano del ragazzo e un nuovo brivido attraversò Max così fortemente da fallo cadere in ginocchio.
  • Che succede?! – chiese Elsa spaventata.
  • Nulla, e solo che… Wow hai un potere così grande, più grande del mio per alcuni aspetti – rispose sorridendo.
  • Ehi principe, hai fatto bene a far portare una carrozza, io e la regina viaggeremo lì per il ritorno, mentre questi due, voglio che tornino con noi, con i loro cavalli, ma con le mani legate e trainati da essi, così ci penseranno più di una volta prima di attaccare la loro regina alle spalle. – E così fecero, legarono i due uomini del duca ai loro cavalli mentre Alex e Xam li tenevano d’occhio, e la regina e Max si sistemarono invece nella carrozza, che dopo le due brevi pause si era molto alleggerita del carico che portava.
  • Allora dunque iniziamo dalle basi fammi vedere che sai fare –
  • Non voglio farti del male –
  • Non me ne farai – gli rispose afferrandole entrambe le mani, erano gelate come il ghiaccio che controllava.
  • Sei così caldo.. .-
  • Sì lo so, sono un tipo caloroso – le disse ammiccando
  • Mostrami la tua magia – in un rapido gesto Elsa scagliò un raggio di ghiaccio verso la parete della carrozza, ma non controllò il suo potere e il ghiaccio in un attimo si diffuse quasi a tutta la struttura.
  • Woooa. Vacci piano tesoro, ok vediamo qualcosa di meno complicato, guardami e cerca di imitarmi – giungendo le mani come una coppa, Max generò un piccolo vortice di ghiaccio e a poco a poco, tra gli occhi stupefatti della regina vide la creazione di una piccola rosa di ghiaccio.
  • Ecco qua –
  • E’… E’ bellissima – commentò Elsa rigirandosela tra le mani
  • Puoi farla anche tu coraggio prova – allora Elsa imitando il suo maestro improvvisato cercò di copiare nel minimo dettaglio il gesto di Max riunì le mani, invocò il ghiaccio creando un piccolo vortice, che iniziò a vorticare sempre più velocemente, così forte da far schizzare qualche scaglia dalle mani di Elsa alle pareti della carrozza, il volta della ragazza divenne paonazzo, mentre la fronte le si imperlava di sudore.
  • Puoi farcela concentrati – le disse e mise le sue mani sotto quelle della regina, come a sostenerla, mettendo anche un po’ della sua magia, riuscì a farla stabilizzare, Elsa non creò una rosa perfetta ma almeno riuscì a creare una sorta di sfera, un piccolo contenitore al cui interno Max aveva piazzato prima del suo completamento un piccolo pupazzetto di ghiaccio
  • Grazie – disse lei arrossendo, prima di finirgli addosso a causa di uno sobbalzo improvviso della carrozza, e ad una conseguente fermata, Max scese afferrò Elsa chiedendole se fosse tutto a posto, dopodiché uscì per vedere quello che era successo. La compagnia si era fermata guardando in direzione del castello ormai lasciato alle spalle. Vi erano strane figure, tante figure che si muovevano verso di loro, differenti dal golem di ghiaccio posto a custodia della porta.
  • Elsa cosa sono quelli? – gli chiese Max mentre la regina porgeva lo sguardo verso quelle creature.
  • Non lo so! Non le ho create io! – Max la guardò sbigottito
  • Cosa? Ok non preoccuparti, tu resta nella carrozza, qui ci pensiamo noi –
  • Ma –
  • Niente ma – si diresse verso Hans
  • Scortala fino a palazzo, mi raccomando, non farle accadere niente – disse in tono fermo e deciso, tant’è che il principe si fermò a deglutire prima di rispondere.
  • Certo, viaggerò io stesso con lei per assicurarmi della sua protezione – Max annuì e insieme a i suoi due compagni vedevano la compagnia ripartire senza di loro.
  • Piano? – chiese Xam.
  • Voliamo? – rispose Max
  • Tu non sai volare –
  • Sì, mi basta mettere il mio costumino da iron man. Lucifer. – a quelle parole, gli occhi di Max divennero rosso rubino come quelli del suo doppio e fiamme nere circondarono il suo corpo, che in un attimo si consolidavano, saldandosi al suo corpo, irrigidendosi addirittura, fino a diventare un’armatura.
  • Modello Max VII e ora nova- attraverso alcune piccole fenditure lasciate sull’armatura di fuoco e il nucleo al centro si illuminarono fortemente all’improvviso
  • E via! – dai palmi delle mani e dei piedi alcune fiamme partirono permettendo al ragazzo di librarsi in volo, seppur con un po’ di instabilità
  • Questo è barare. – sentenziò Xam mentre dalle sue fiamme comparivano le sue ali da demone pronto a farlo spiccare in volo più cha facilmente grazie alla grande apertura alare di cui era dotato.
  • Ma non perdiamo tempo e andiamo, dividiamoci, l’ultimo che li finisce offre da bere – disse Alex circondandosi di un campo elettrostatico che gli permetteva di staccarsi da terra e lanciarsi verso i nemici.
  • Ma sentilo, io sono l’unico che beve seriamente, anche se perdo con una cola ho saldato il mio debito – ridacchiò Xam e anch’egli si scagliò nella bufera verso i soldati di ghiaccio.
  • Ehi aspettatemi! – Max ancora senza un pieno controllo della sua armatura improvvisata cercò di seguire i due che però erano già scomparsi in mezzo alla tormenta.
 
Rimasti nella carrozza, Hans ed Elsa ac scompagnati dalla scorto e aventi al seguito i prigionieri si rivolsero verso la cittadella.
Con un sorriso smagliante il principe delle isole del sud estrasse una bottiglia di vino dalla cesta dei rifornimenti e preso due bicchieri ne versò il contenuto porgendone uno alla regina.
  • Prego, regina. Deve essere scossa da tutto quello che sta succedendo, le aiuterà a sciogliere i nervi e insieme troveremo una soluzione per fermare questa tempesta. –
  • Grazie, ma non mi piace il vino – rispose Elsa declinando l’invito.
  • Oh ma questo non è vino, è una lavorazione di frutti rossi provenienti direttamente dalle mie isole, la prego lo assaggi, mi offenderei se non lo provasse –
  • D’accordo va bene – la regina prese il calice e ne annusò il contenuto, sentendo insieme all’odore fruttato di cui si vantava tanto Hans. Anche una nota d’alcool. Dopo averlo rigirato un po’ tra le dita vide il principe in attesa di un suo commento, così si convinse a prenderne un sorso.
  • E’ veramente molto buono – disse Elsa e il principe le rispose sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi smaglianti, ma subito dopo aver commentato la ragazza ebbe un capogiro, scivolando lungo il sedile
  • Cosa... mi succede? –
  • Non dovreste fidarvi di uno sconosciuto che vi offre da bere – rispose Hans ridendo mentre vedeva Elsa rantolare sul pavimento della carrozza, cercò di raggiungerne l’uscita ma l’anestetico messo nella bevanda faceva effetto, e in un attimo il mondo della ragazza divenne buio, lasciando soltanto in lontananza il sorriso soddisfatto del principe.
 
Quando si risvegliò, Elsa aveva delle strane manette che le bloccavano le mani, incatenata alla parete, si ritrovò ad essere prigioniera nel suo stesso castello. La porta si aprì ed entrò Hans con ancora un sorriso soddisfatto stampato in volto.
  • Perché non liberi Arendelle da questa maledizione? –
  • Non posso! Non ci riesco! –
  • Bene allora, resterai qui finché non troverai una soluzione – il principe se ne andò abbandonando Elsa nell’oscurità della sua prigione, impossibilitata ad usare la sua magia.
Tornato nelle sale private, Hans predispose una mappa della città per vedere le sue risorse, finché un incessante bussare alla porta non lo scosse, era Anna accompagnata da i suoi servi, i capelli le erano diventati bianchi la neve.
  • Anna! – strillò Hans preoccupato mentre la principessa le cadeva tra le braccia sfinita, il suo corpo era terribilmente gelido e scosso da tremiti
  • Anna cosa è successo? –
  • E’ stata Elsa, ma non importa adesso, solo tu puoi aiutarmi. Devi darmi il bacio del vero amore, solo così sarò salva. – un sorriso sempre più largo andava disegnandosi sul volto del principe.
  • Lasciateci soli! – intimò alla servitù che con aria preoccupata si congedarono da i promessi sposi. Hans adagiò Anna sul divano poggiandole sopra il proprio mantello, si protese verso lei per baciarla, lei fece lo stesso, ma si interruppe emettendo una fragorosa risata.
  • Il bacio del vero amore? Mi sa’ che ti sei proprio sbagliata mia ingenua e stupida principessa –
  • Hans, co... cosa stai dicendo. Tu non mi ami? –
  • Amarti? Una ragazza così credulona? Ma per favore, io sono l’ultimo di dodici fratelli, e di conseguenza non avrei mai potuto aspirare al trono del mio regno, ma qui – disse indicando la mappa di Arendelle
  • Qui, sono già il sovrano, tu stessa mi hai lasciato il potere di governare.. .-
  • Elsa non te lo permetterà mai! – Hans si perse in una sguagliata risata.
  • Elsa? E’ già mia prigioniera, e tra poco gli uomini di del duca che sono stati attaccati da tua sorella, riusciranno fortuitamente a liberarsi e ottenere la loro vendetta prendendo la testa della tua amata sorellina –
  • Cosa? Ma perché fai tutto questo? –
  • E ancora non capisci come qualcuno possa mai amare una così stupida ragazzina? – le disse scompigliandole i capelli, levandole il mantello, ormai le sue labbra stavano diventando violacee per il gelo.
  • Il potere! E’ l’unica cosa che conta! – spalancò le finestre permettendo alla bufera di entrare nella camera, spense anche il fuoco, mentre Anna ruzzolata sul pavimento si muoveva carponi cercando aiuto.
  • E dopo che tu e tua sorella non ci sarete più e io sarò re di Arendelle, convolerò a nozze con la donna che ha permesso tutto questo – i fiocchi di neve penetrati dalla finestra iniziarono a vorticare di fronte al principe e in un attimo si materializzò una donna in un lungo abito bianco, aderente, quasi trasparente che non nascondevano le sue forme, lunghi capelli azzurri tra cui vi erano intrecciati dei cristalli di ghiaccio che brillavano quasi emettessero una luce propria. Tese una mano a Hans il quale la prese dolcemente inginocchiandosi a baciarla.
  • Mia regina –
  • Ci sono dei ragazzi che potrebbero ostacolare il nostro piano dolce caro, stanno sconfiggendo le mie truppe, è giunto il momento che tu scenda in campo contro di loro -  lo fece alzare e premendo una mano verso il suo petto emise un getto di ghiaccio che lo avvolse in principio e successivamente assorbito dal corpo del principe.
  • Oh sì, potere – aprì un palmo ed emise un guizzo di ghiaccio e si rivolse ad Anna
  • Vedi? Questo è potere! E tu sei solo una piccola, stupida ragazzina . Addio mia cara – e mentre la regina di ghiaccio scompariva dalla neve da cui era giunta Hans se ne andò chiudendo la porta a chiave, lasciando la principessa a terra nel gelo della stanza.
 
Elsa rimasta bloccata in cella, cercava in tutti modi di tirarsi via quelle manette, ma il suo potere era limitato da esse, sentì delle voci provenire dall’altra parte della cella, e le riconobbe subito: erano quei due tizi che avevano cercato di ucciderla al castello, anche loro erano in combutta con il principe. Elsa si sedette, trasse un respiro profondo, e ripensando all’unica lezione impartitole da Max per quanto riguarda i suoi poteri, si concentrò, il freddo iniziò a circondarla, finché  non sentì la magia scorrerle in tutto il corpo, decisa riuscì a congelare le manette e battendole contro la parete riuscì a liberarsene. Gli uomini dietro di lei armeggiavano con la serratura, per sicurezza congelò le mura e la porta impedendo agli uomini di entrare, mentre un altro raggio di ghiaccio era rivolto alla parete alle sue spalle, unendo la sua magia al potere incontrollato che aveva lasciato libero sulla città riuscì a divellere la parete di legno divenuta estremamente fragile, mentre i suoi esecutori rompevano a sprangate la porta per lanciarsi al suo inseguimento, la regina creò un’altra parete di ghiaccio per ostacolarli e si lancio all’esterno nella bufera.
 
Alex e Xam, nonostante combattessero a pochi metri gli uni dagli altri riuscivano a vedersi a malapena, sconfiggevano le orde dei guerrieri di ghiaccio ma sembrava che più ne abbattessero più ne ritornassero. Il livello della neve sotto i loro piedi continuava ad aumentare ogni secondo che passava, rendendo sempre più difficili i movimenti, le ali di Xam erano pressoché congelate, inutilizzabili tanto da doverle rimuovere. Alex fulminava chiunque si avvicinasse troppo, mentre bloccava i loro colpi con un semplice bastone fabbricatosi dal ramo di un albero, mentre continuava ad abbattere nemici, sentì un profondo rombo, gettando lo sguardo verso Xam che continuava imperterrito a combattere senza essersi accorto di nulla.
  • Xam! – cercò di chiamarlo, ma la tormenta fischiava così forte che la sua voce si disperse nel vento. Cercò allora di guardare l’origine del rumore e vide una valanga che viaggiava ad un velocità sorprendente verso di loro. Distratto dalla montagna che stava per abbattersi su di loro, per poco non si accorse dell’affondo di un guerriero che riuscì a schivare all’ultimo minuto ma venne ugualmente colpito alla spalla, non trattenendo un urlo di dolore. Abbatté il guerriero e si fece largo tra gli altri cercando di arrivare a Xam che continuava a mietere vittime ininterrottamente, le braccia avvolte nel fuoco demoniaco fino ai gomiti, il volto tirato dalla fatica, stava per essere aggredito da un nemico alle spalle se non fosse intervenuto Alex a soccorrerlo, ma il ragazzo si volse di scatto sferrando un pugno in pieno viso ad Alex facendolo cadere nella neve.
  • Scusa! Che cazzo fai qua? – con una mano a tamponare il naso sanguinante, con l’altra indicò il lato della montagna da cui si era  staccata la valanga, ma Xam si guardò intorno non riuscendo a vedere niente, la tempesta si era fatta ancora più fitta riducendo la visibilità al minimo, con uno scatto Alex afferrò Xam per la maglietta e lo trascinò cercando di volare in mezzo alla tormenta alzandosi il più possibile per evitare la valanga, che però li investì, anche se in maniera superficiale, vennero travolti e trasportati insieme ai guerrieri che giacevano sul fondo del cumulo di neve.
 
Max, rimasto separato dagli altri  suoi compagni si ritrovò da solo a fronteggiare un esercito di guerrieri di ghiaccio, che però non opposero una così ferrea resistenza.
Neanche Xam e Alex avranno avuto difficoltà ad abbattere questi cosi. Pensò il ragazzo mentre abbatteva i guerrieri, ma ad ogni suo colpo i guerrieri diventavano più resistenti e pronti a ricominciare. I colpi di Max invece diventavano più lenti e imprecisi, mentre un lieve strato di ghiaccio iniziava a ricoprirgli l’armatura, cercò di scrollarsela di dosso aumentando la propria temperatura ma riusciva a liberarsene solo di una parte, mentre la tormenta continuava a imperversare, tanto che il ragazzo non riusciva a più a vedere i nemici menando colpi alla cieca, venendo però colpito più volte fino a finire in ginocchio. Circondato ormai dai nemici decise di liberarsi dall’armatura di fuoco scagliandola intorno a sé attaccando qualsiasi cosa di solido, esplodendo al solo contatto. Riuscì a prendere un minuto di respiro,  la tempesta ormai lo tormentava più dei suoi avversari, sentì un rombo in lontananza, ma la vista era così limitata che non riusciva neanche a vedere i propri piedi, continuò a combattere abbattendo guerrieri uno dopo l’altro, le schegge di ghiaccio dei suoi nemici in frantumi lo frustavano come proiettili portati dal vento, fino a che non sentì più il terreno sotto i piedi, venne investito da un colpo violentissimo che gli fece espellere tutta l’aria dai polmoni, neve, neve ovunque, lo trascinava schiacciandolo, non lasciandogli nessuna via di scampo.
 
Rimaste al castello, le tre ragazze si sedettero in uno dei suntuosissimi tavoli che riempivano il grande salone, gran parte della popolazione di Arendelle vi era lì dentro, tutti, in cerca di un pasto caldo e riparo dal freddo. Hap si avvicinò al buffet cercando qualcosa di buono da mettere sotto i denti, quando vide degli anelli di calamari fritti, si avvicinò, ma un ragazzo le rubò il posto servendosi per primo.
  • Oh scusami, non ti avevo proprio vista – disse il ragazzo scusandosi
  • Prego serviti pure, questi calamari sono freschissimi li hanno presi stamattina provocando dei fori nel ghiaccio sono veramente ottimi – le porse il vassoio ricco di cibarie e se ne ficcò un paio in bocca gustandoseli
  • Tu non sei di qui vero? –
  • No, vengo da molto lontano rispetto a qui –
  • Oh molto lontano né ho sentito parlare! Non è quella città dove l’orco stava per essere nominato re? Che curioso il mondo non è vero?!  Comunque se non hai niente da fare mi piacerebbe mostrarti il castello, sì il buffet è una cosa meravigliosa ma altre meraviglie sono celate in questo castello e mi piacerebbe mostartele. E io sono Rob piacere di conoscerti principessa – le disse indicando sia altri manicaretti del buffet che gli immensi quadri che ricoprivano le mura della sala.
  • Perché no. Io sono Hap piacere mio – le rispose sorridendo e si diresse verso il tavolo con Peach e Val seguita dal ragazzo
  • Ehi ragazze! Rob ha detto che ci mostrerà le meraviglie del castello, non è fantastico? –
  • Veramente io.. .intendevo... – cercò di dire Rob ma le ragazze erano allegre di potersi distrarre un po’ e sbuffando annuì salutando e presentandosi a tutte.
  • Splendore! Dove eri finita credevo di averti persa per sempre e il mio cuore ne piangeva la perdita – disse uno dei camerieri di servizio rivolto a Hap porgendole una coppa di gelato con diversi gusti di cioccolato, la ragazza, colta di sopresa arrossì senza rispondere.
  • E i nostri gelati dove sono? – chiese Rob scontroso.
  • Non so’ chi tu sia, ma gli altri gelati per le ragazze sono qui – gli rispose il cameriere porgendo due coppette piccole alle altre e se ne andò facendo l’occhiolino a Hap e lanciando un’occhiata velenosa al nuovo venuto.
Una volta finita la loro coppa di gelato i quattro si incamminarono verso l’interno del castello, ammirando quadri, armature e diversi oggetti antichi e sembrava che Rob li conoscesse alla perfezione descrivendoli nel minimo dettaglio per cercare di farsi bello agli occhi delle ragazze, finché Val non scorse in un’ala del palazzo un pupazzo di neve che si aggirava per il castello.
  • Psst, Hap – attirò l’attenzione della sorella tirandola per la manica mentre Rob era perso nel raccontare le vestigia del palazzo.
  • Abbandoni questo tizio e andiamo a vedere quel pucciolopucciolossissimo di pupazzo di  neve? – le chiese facendole degli occhioni dolci a cui era impossibile dire di no
  • Ma come facciamo? E poi è interessante e non vorrei ci restasse male–
  • In caso noi possiamo andare a vedere e tu restare con lui – suggerì Peach
  • No, che mi volete lasciare da sola con questo qua, chi lo conosce chissà che gli potrebbe passare per la testa! –
  • Ragazze! Ma che fate su’ venite – le incalzò Rob vedendole confabulare
  • Mmm sì Rob solo che, mi sono un po’ accaldata ad andare in giro potresti portarci qualcosa da bere? –
  • Ma certo tesorina, anche se mi rattrista lasciarti anche solo per un momento, mi mancherai. Io ti mancherò? Mi vuoi bene vero? – Hap lo guardò disorientata e a disagio, ma gli sorrise facendogli un cenno con il capo e il ragazzo se ne andò sorridente.
  • Siamo state cattive secondo me –
  • Ma no vedrai che gli passa, dov’è finita Val? – disse Peach avendo perso di vista la ragazza, trovandola a chiacchierare con il piccolo pupazzo di neve materializzatosi nel corridoio.
  • Ciao ragazze, io mi chiamo Olaf e amo i caldi abbracci. E siete tanto carine e simpatiche venite qui – si presentò il pupazzo e si lanciò ad abbracciare le tre ragazze, le quali risposero all’unisono con un sonoro e tenero “aaaaaaaaaaaawwwwwww”.
  • Cosa fai qui Olaf? – gli chiese Val
  • Ho accompagnato la mia amica Anna, lei è stata colpita da una maledizione ma il suo vero amore la salverà dalla maledizione perché è vero amore, oh oh che buffo ho detto vero amore due volte nella stessa frase, oh l’ho detto ancora – disse il Olaf sghignazzando.
  • Solo che è da un po’ che non la vedo, e non riesco ad aprire la porta- provò a girare la maniglia di una porta ma era chiusa a chiave e non voleva avere ragione di aprirsi.
  • Un momento! Secondo me se spingiamo tutti insieme riusciremo ad aprire la porta! – disse entusiasta e Val si accodò a lui festeggiando lasciando Hap e Peach dubbiose poco più indietro. I quattro si misero a spingere la porta senza alcun esito però.
  • Non si sposta di un millimetro – si lamentò Val sbuffando, allora ad Hap venne un idea utilizzando una forcina per capelli riuscì a far scattare il meccanismo della serratura e aprendo finalmente la porta.
  • Visto? Gli oggetti di una donna sono sempre pronti ad aiutare in mille modi – esultò la ragazza entrando nella camera, quando un vento freddo li investì, la stanza era completamente gelata e una ragazza con i capelli come la neve giaceva prona sul pavimento.
  • Anna – urlò Olaf e si lanciò a vedere le sue condizioni, mentre le ragazze chiudevano le finestre e accendevano il fuoco, coprendo la principessa con una coperta.
  • Olaf non puoi stare vicino al fuoco ti scioglierai! – disse Val cercando di allontanare il pupazzo di neve dal camino.
  • Ma è così beeeeeeeeeello – rispose Olaf che con sguardo stupefatto ammirava il fuoco che scoppiettava.
  • Olaf cosa ci fai qui? – disse Anna ripresasi qualche minuto dopo le cure delle ragazze e del pupazzo di neve
  • Come cosa ci faccio, siamo venuti a salvarti! – disse tutto allegro
  • Ma dov’è Hans? Non doveva spezzare la maledizione? –
  • No, lui... non mi amava, sono sola ormai, non ho più.. .Elsa! Devo salvare Elsa è in pericolo, Hans cercherà di ucciderla! Devo andare! – cercò di alzarsi, ma ancora era troppo debole per reggersi in piedi.
  • Ferma Anna non puoi muoverti in queste condizioni – le disse dolcemente Val cercando di rimetterla a sedere.
  • Non posso abbandonarla, è mia sorella. Vi prego, aiutatemi a salvarla. –
  • Sìììììììììììììììììììììììì noi ti aiuteremo -  esultò Olaf prendendo insieme a Val, Anna sottobraccio aiutandola a muoversi mentre intorno a loro la temperatura della stanza calò drasticamente spalancando le finestre e spegnendo il fuoco. Peach si sostituì a Olaf per trasportare Anna, il pupazzo di neve era pieno di buona volontà ma non aveva forza a sufficienza, né il fatto che fosse fatto di neve non era adatto ad accompagnare una persona che stava gelando. Dopo qualche passo di indecisione, la principessa riuscì a camminare da sola, sentirono un gran fracasso provenire dall’ala ovest del castello, il luogo delle prigioni, Anna pensò subito a sua sorella e affacciandosi vide Elsa che scappava nella tormenta, seppur ancora con movimenti incerti, accompagnata dalla ragazze e dal pupazzo di neve, uscirono dal castello in cerca di raggiungere la regina.
 
Max si risvegliò sotto un cumulo di neve, era stato travolto in pieno dalla valanga. Cercò di alzarsi ma si rivelò uno sforzo immane, si tastò il costato, alcune costole erano incrinate altre rotte, tutto il corpo pieno di graffi e tagli scosso da tremiti per il freddo, il suo fattore di guarigione era molto più lento rispetto al normale in questo mondo, lo stesso valeva per l’innalzamento della temperatura del suo corpo. Si costrinse a tirarsi su, zoppicando si diresse verso il castello che vedeva in lontananza mentre sembrava che la tempesta iniziasse a scemare.
 
Anna, riuscita a riprendersi un po’ e capace di muoversi da sola, si staccò dal gruppo cercando di urlare il nome della sorella, ma il vento la sovrastava coprendo ogni suono, solo un’immagine riuscì a colpire il suo sguardo, Elsa che veniva travolta dal vento della bufera e atterrita, e Hans, l’uomo che l’aveva ingannata che si protendeva verso di lei con la spada sguainata pronto ad abbattersi su sua sorella...
 
Elsa riuscita ad allontanarsi dai suoi inseguitori cercò di tornare al suo castello di ghiaccio, ma un’ondata della bufera la investì in pieno facendola scivolare sulla banchina fino a sbattere sulla chiglia di una nave bloccata nel ghiaccio. Non riusciva a capacitarsi di come fosse possibile, poi vide Hans avvicinarsi a lei e la tempesta che si apriva al suo passaggio, all’istante capì che fosse stata opera sua la folata di vento. Come è possibile che abbia il mio stesso potere? Pensò Elsa cercando di rimettersi in piedi, non accortasi che aveva le gambe gelate al terreno, altra opera del principe, cercò di liberarsi dal ghiaccio ma ormai Hans era di fronte a lei con la spada in pugno e quel sorriso di soddisfazione che non riusciva più a sopportare, sollevò una mano pronta a difendersi mentre con l’altra cercava di abbattere il ghiaccio che la teneva ferma.
  • E’ finita “regina”. Il tuo potere ha ucciso tua sorella, sei solo un mostro che va’ fermato, nel modo meno umano possibile – disse Hans sollevando la spada sopra la testa pronta a fendere il colpo mortale, mentre Elsa calava la mano, in lacrime.
  • Anna.. .morta, per colpa mia -  balbettò mentre la spada calava su di lei.
Con un tintinnio sonoro, la spada di Hans si abbatté sulla mano di Anna che si era tramutata in ghiaccio, provocando un’onda d’urto che scagliò il principe sulla lastra di ghiaccio facendolo scivolare di schiena, mentre il corpo di Anna seguiva il destino della sua mano trasformandola in una statua di ghiaccio. Elsa riuscita a liberarsi ancora in lacrime piangeva su ciò che restava della sorella
  • Anna! E’ tutta colpa mia, mi dispiace! –
  • Un gesto di vero amore – disse Olaf che vide uno strano luccichio provenire dalla statua di Anna, la quale improvvisamente si sciolse lasciando libera la ragazza.
  • Ma come è possibile? – chiese Anna guardandosi intorno mentre Elsa le si lanciò contro stringendola in un forte abbraccio.
  • E’ tutto merito tuo, mi hai protetta, tu stesso hai fatto un gesto di vero amore! – le rispose allegra sua sorella, prima che Anna le si afflosciasse svenuta tra le braccia.
  • Credete che finisca così? – urlò Hans rimessosi in piedi, gettò la spada spezzata, si ripulì il labbro spaccato da un rivolo di sangue ed evocò la magia che la regina di ghiaccio gli aveva donato, pronto a scagliarla verso le due sorelle, ma il getto venne investito da un’altra raffica di ghiaccio che si materializzò in forma di palizzata a difesa delle principesse di Arendelle.
Max ancora sofferente si frappose tra le ragazze e il loro antagonista.
  • Tu! chi diavolo ti credi di essere? Sapevo di non potermi fidare di te! Vita si è accorta subito che eri marcio avrei dovuto staccarti la testa appena ti ho visto. Che c’è ora che hai un minimo di potere di senti come un dio? Beh sappi che anche gli dei cadono, ne ho visti fin abbastanza e contribuito fin troppo alla loro caduta, cosa vuoi che sia uno che si crede un dio? – Hans urlando tutta la sua furia scagliò un altro getto di ghiaccio verso Max, a cui però gli contrappose con un suo getto così potente, non solo da fermarlo, ma da respingere e colpire in pieno Hans trasformandolo all’istante in una statua di ghiaccio.
  • Ehi cosa sono questi scricchiolii? Forse sei hai un cuore un po’ troppo gelido – Max scagliò un altro raggio e la statua di Hans andò in frantumi sgretolandosi in migliaia di cristalli di neve che si dispersero nel vento.
  • E’ finita. – disse Max sospirando, il vento era cessato ma il freddo era ancora tanto intenso che il suo respiro si condensava in piccole nuvolette che gli uscivano dalla bocca.
 
Rientrati tutti nel castello, Anna venne lasciata alle cure del medico nella sua stanza tenuta sotto osservazione da Kristoff e Sven, un venditore di ghiaccio e le sua renna, divenuti amici della principessa, insieme al piccolo pupazzo di neve. Elsa si offrì di accompagnare Max alla ricerca dei suoi amici ancora scomparsi, forse dispersi a causa della valanga, il ragazzo rifiutò dolcemente l’invito, ma prima che potesse uscire alla ricerca dei due ragazzi una tremenda folata di vento gelido spalanco il grande portone, una nuova tempesta aveva avuto inizio.
  • Elsa? Cosa succede? – chiese Max
  • Non lo so, non sono io. – una risata riecheggiò nelle mura del castello, e Max ebbe un terribile presentimento e prendendo per mano la regina si diresse verso la stanza della principessa. La tormenta ormai riecheggiava in tutto il palazzo, Max ed Elsa incontrarono le tre compagne di Max
  • Cosa succede qui? – disse Peach cercando di coprirsi il più possibile dal forte vento
  • Non lo sappiamo, non è Elsa a provocare questa tempesta –
  • Non intendevo quello – disse rivolgendo lo sguardo alle mani di Max e Elsa intrecciate.
  • Ah... non è come credi.. .- ancora quella risata che riecheggiava, una nuova folata di vento li spinse a rifugiarsi nella camera più vicina, una camera ovale, sulle cui pareti erano appesi diversi specchi come a circondarne l’intera sala.
  • Perché pensi che chiunque stia facendo questo voglia prendersela con Anna? –
  • Non lo so, però è un’idea – una nuova folata e la porta si spalancò per un attimo, neve e gelo li circondarono offuscando la vista dei ragazzi ma dopo un attimo la tempesta si era come placata, la neve ricopriva il pavimento e gli abiti di Max e Elsa mentre il ghiaccio aveva intaccato tutti gli specchi della sala, terrorizzato, Max si guardò intorno
  • Peach! – urlò, ma non udì alcuna risposta, la ragazza insieme alle due sorelle erano come scomparse, portate via da quella folata di vento.
  • Mi diverti ragazzino. – disse la voce proprietaria della risata inquietante
  • Per te è stato piuttosto facile sconfiggere quel giovane sciocco delle isole del sud, ma il suo potere non era niente in confronto al mio. Un po’ come il tuo, mia piccola Elsa, vedo come il potere che ti ho donato sia cresciuto in te, ma ancora vedo numerose pecche nel suo utilizzo. – continuò ridacchiando alla fine di ogni frase.
  • Mostrati! Chi diavolo sei? –
  • Puoi chiamarmi la legittima regina. E penso che più che a me tu sia interessato a vedere cosa c’è di fronte ai tuoi occhi –
  • Che cos… ? – Max guardò dritto nello specchio dinnanzi a lui e sgomento, vide le tre ragazze intrappolate dall’altra parte dello specchio. Si lanciò verso lo specchio cercando un’entrata, pensò anche di romperlo ma aveva timore delle conseguenze se lo avesse fatto.
Talmente rapida da non rendersene conto, una figura di bianco ammantata uscì da un altro specchio e scagliò un raggio di ghiaccio verso Max colpendolo al braccio che si gelò all’istante.
  • Ma che… - ancora stupefatto infiammò entrambe le braccia, cercando di liberare quello congelato mentre con quello libero scagliò una palla di fuoco verso la regina, che per risposta si rifugiò dentro lo specchio. Liberatosi dalla morsa di ghiaccio vedeva come la donna dai capelli blu passava da uno specchio all’altro senza alcuna sequenza precisa, si prendeva gioco di lui
  • Bene, vuoi giocare? Giochiamo! – fece saettare dei globi incandescenti contro gli specchi spaccandoli tutti solo in parte, escludendo quello in cui vi erano le ragazze, mentre la risata della regina continuava a riecheggiare, Elsa invece restava immobile fissando il ragazzo che si muoveva in circolo per colpire tutti gli specchi ponendosi di fronte a lei una volta terminato il lavoro. Max muoveva gli occhi rapidamente, cercava di scorgere la regina in ogni riflesso, ma appena la inquadrava, gli sfuggiva di nuovo, fino al momento in cui non sentì un gelido tocco alle spalle. La regina era riuscita a trafiggerlo con una lancia di ghiaccio trapassandolo da parte a parte, la ragazza di fronte a lui si sentiva inerme mentre un rivolo di sangue iniziava a colargli dalle labbra, allora la regina si mosse mettendolo in ginocchio lasciando la lancia conficcata pronta a finire il lavoro, ma a quel punto Max si rialzò colpendo in viso la donna che cercò di ritirarsi nello specchio, ma non vi riuscì dal momento che il ragazzo la aveva afferrata dalla chioma azzurra, dimenandosi provò a liberarsi dalla presa, ma Max non mollava, la assecondò però spingendola dentro lo specchio riuscendo a entrare lui stesso. Oltre lo specchio non vide altro che una sconfinata distesa di bianco, un po’ come quando erano appena arrivati ad Arendelle, ma il freddo era diverso, quasi come se ti penetrasse nell’animo, finalmente vide le tre ragazze intrappolate insieme a lui adesso nel mondo dello specchio.
  • L’hai fatto di proposito! Ti sei fatto colpire solo perché potessi essere alla tua portata! – strillò la regina come impazzita mentre cristalli di ghiaccio la circondavano, furiosa gettò un’ondata verso le ragazze ma Max si frappose con una colonna di fuoco generando un muro di vapore. Uscito dall’esplosione dei due colpi il ragazzo era rivestito dall’armatura di fiamme nere per resistere al freddo del posto, mentre le ragazze alle sue spalle si stringevano tra loro per cercare di scaldarsi, ma le loro labbra iniziavano a diventare cianotiche. Grazie all’armatura i fasci di fuoco gettati da Max divenivano più intensi e precisi facendo allontanare la regina dalle ragazze così che la sua furia di ghiaccio, più intensa intorno a lei, non peggiori la situazione. Il ragazzo cercò di avvicinarsi il più possibile alla regina per poterla colpire direttamente, ma più si avvicinava, più veniva travolto da sempre più violente raffiche di gelo. Continuando a scaldarsi per difendersi il ragazzo in armatura riuscì ad attaccare direttamente la regina colpendola in pieno viso con un fascio di luce atterrandola. Ripresasi subito, il volto della regina era praticamente vuoto nella parte colpita, ma rievocando subito il ghiaccio a circondarla il suo viso tornò alla normalità attaccando con più violenza il ragazzo rallentando notevolmente i movimenti dell’armatura bloccando qualsiasi attacco di fuoco, i colpi di ghiaccio presto ricoprirono del tutto l’armatura che appesantita dal ghiaccio si costrinse in ginocchio in balia della sua avversaria.
  • Tutto qui? Grande guerriero? Cos’è non hai più niente da dire? Finora non ti ho visto fare altro – disse la regina afferrando il casco ormai gelato, pronto a frantumarsi sotto la presa della donna, ma nel vedere il suo interno la regina rimase stupita nello scoprire che l’armatura altro non era che un guscio vuoto.
  • Mi dispiace dolcezza... – disse Max mentre teneva Peach tra le braccia, mentre le altre due ragazze erano scomparse alla vista.
  • Ma avevo bisogno di un po’ di tempo per sistemare queste piccole principesse, ed è vero, è stata durissima restare in silenzio per tanto tempo! – sorrise attraversando il portale dello specchio lasciando la regina dall’altra parte, furiosa e urlante.
  • Adesso Elsa! – a quel comando la ragazza rilasciò getti di ghiaccio su tutti i frammenti di specchi rimasti interi frantumandoli completamente impedendo una fuga della regina.
Immediatamente non prestando attenzione all’operato di Elsa, Max mise vicine le tre ragazze e dalla sua mano emanò un’onda di calore per scaldarle, avevano perso i sensi e un lieve strato di ghiaccio ricopriva i loro volti e gli abiti.
  • Non puoi scaldarti più in fretta? – chiese Elsa notando che l’onda prodotta da Max emanava un calore abbastanza tenue
  • Sì potrei, ma se si scaldano troppo in fretta il sangue potrebbe affluire al cuore tutto in una volta provocandole un arresto cardiaco –
  • Oh... non lo sapevo – pian piano il colorito tornava sulle guance delle ragazze e l’unica ripresasi abbastanza da aprire gli occhi fu Val,  una volta che le ragazze avevano raggiunto una temperatura normale Max smise di trasmettere il suo calore pronto a trasportarle in un’ala più comoda del castello, quando venne sbattuto violentemente contro il muro da un ciclone di neve scaturito dalla stanza, rimase immobilizzato a causa di paletti di ghiaccio creati dal terreno che gli si conficcavano in corpo congelando a poco a poco il corpo del ragazzo.
  • Maledizione –
  • Credevi davvero che potessi restare intrappolata nel mondo creato da me? Sei veramente sciocco! – disse la regina di ghiaccio manifestandosi in un turbinio di cristalli di neve attaccando subito Elsa che cercava di controbattere ma la sua magia era nettamente più debole e non riusciva in nessun modo a reagire. Val l’unica in grado di muoversi si mise a protezione delle sue ragazze ancora prive di coscienza, in risposta la regina la schernì con un sorrisetto circondandole da una palizzata di ghiaccio.
  • Se pensi che tu o le tue amiche mi interessiate un minimo ti sbagli tesorina, voglio solo il potere che ho fatto maturare nella mia piccola Elsa –
  • Cosa intendi dire? –
  • Oh che teneri, i tuoi genitori non te lo hanno mai raccontato? Da piccola ancor prima che nascesse Anna hai avuto un piccolo incidente sulla neve. Le tue condizioni erano critiche, ma i tuoi genitori si rivolsero a me per salvarti e io nella mia immensa bontà ti ho concesso una piccola perla del mio potere, così che crescesse insieme a te e ti difendesse dai pericoli, come ha fatto finora dopotutto! –
  • Tu? Tu mi hai donato questi poteri? –
  • Certo piccola mia – le disse afferrandola una guancia tra due dita
  • E come hanno pensato bene di ringraziarmi i tuoi genitori? Abbandonando il mio culto, in favore di quegli stupido troll delle rocce, mi hanno costretto loro a ucciderli... – nel sentire la confessione della regina, le guance di Elsa divennero paonazze dalla rabbia
  • Tu hai ucciso i miei genitori? – urlò Elsa liberandosi dalla presa della regina allontanandola con un raggio gelante.
  • Ho dovuto! Loro mi avevano abbandonata! Io avevo salvato loro figlia e mi hanno forse ringraziato? No, mi hanno dimenticata! Io che sarei dovuta essere la loro regina! –
  • Non ti permetterò di fare del male ai miei amici –
  • Credi di potermi fermare? –
  • Posso provarci –
Così iniziò lo scontro tra le due regine dei ghiacci, ma Elsa non poteva niente contro la donna che le aveva donato il potere e ad ogni suo attacco la ragazza era sempre più atterrita, i suoi colpi invece non riuscivano ad arrivare a destinazione, venivano bloccati con una velocità impressionante, Max cercò di liberarsi dal ghiaccio che lo trafiggeva, ma aveva usato gran parte dei suoi poteri il che rendeva estremamente difficile la sua liberazione, fino a che non ebbe un’epifania.
  • Val! – chiamò, notando che la ragazza volse lo sguardo verso di lui riprese.
  • Canta! Canta per Elsa! – la ragazza sembrò non capire, mentre le due regine continuavano a combattere senza esclusione di colpi, ma mentre Elsa si muoveva a fatica, la regina sembrava quasi danzare.
  • Canta! Come hai fatto mentre stavamo venendo qui, canta per lei. C’è della magia in te, sei l’unica che può aiutarla! –
D’improvviso Val ricordò ciò che era avvenuto durante il loro viaggio verso Arendelle, aveva iniziato a cantare e i fuochi creati da Xam e Max erano come esplosi facendogli perdere il controllo. Presasi di coraggio, guardò la sorella ancora priva di sensi, ma il viso pieno di colore, si era ripresa dal freddo ma doveva difenderla. Si concentrò e come allora iniziò a cantare pensando ad Elsa e le note le uscirono di voce quasi investendo la ragazza illuminandola, avvenne come l’ultima volta, la magia di Elsa si scatenò quasi impazzita, ma era anche diversa, non era il classico bianco glaciale, i cristalli avevano preso toni più accesi, quasi a manifestare un’aurora boreale scaturire dalle sue mani. Elsa dapprima si spaventò, ma capì all’istante che quella magia non era come quella che l’aveva accompagnata sin da quando era piccola, era più forte, più calda, e invece di spaventarla le dava sicurezza, la regina di ghiaccio si inorridì nel veder traviata la sua magia e cercò di porre fine al duello, ma Elsa con la sua neve arcobaleno riuscì a bloccare i suoi attacchi e fece iniziare a vorticare un turbine di neve intorno alla regina, che ben presto contagiò anche la neve creata dalla donna, ormai non ne aveva più il controllo.
  • Elsa! Concentrati, la regina non è una persona vera. È solo ghiaccio vivo, puoi bloccarla, cerca di ricordare quando hai creato quella sfera nella carrozza, fai lo stesso, intrappolala e impediscile di continuare a fare del male! – ringhiò Max libero dal ghiaccio della regina grazie alla magia della ragazza.
  • Perché? – le chiese Elsa, concentrata a far muovere sempre più veloce il vortice intorno alla regina quasi soffocandola.
  • Perché non puoi ucciderla! –
  • Lei ha ucciso i miei genitori! E tu prima hai ucciso Hans, perché dovrei risparmiarla? –
  • Perché tu sei migliore di lei, e io… io sono diverso, ormai lo faccio da così tanto che mi viene quasi naturale, ma tu… sei così immacolata, ancora così pura, non permetterti di macchiarti di un crimine del genere –
  • Ma se hai detto che non è una persona! –
  • Sai benissimo anche tu che nonostante tutto non cambierebbe ciò che faresti. Elsa, ascoltami.. .- le disse poggiando le mani sulle sue, mentre Val continuava a cantare circondandoli entrambi adesso
  • Puoi farcela, dimostra di essere migliore – la regina tese una mano verso i giovani con sguardo supplice in cerca di pietà, e la ebbe. Elsa continuò la sua magia e riuscì a creare come un piccolo vaso, un’urna interamente di ghiaccio attraverso il quale era possibile vedere il viso agonizzante della regina, restato immortalato come in una foto, per l’eternità.
  • Adesso è finita davvero – concluse Elsa mettendosi a sedere mentre lanciava a Max un sorrisino misto di stanchezza e felicità.
 
Alex e Xam rimasti travolti dalla valanga riuscirono a trovare la strada per il castello, erano tutti interi, la valanga li aveva appena sfiorati ma comunque colpiti. Arrivati al castello tutti si rifocillarono. Anna si era perfettamente ripresa e lo stesso valeva per Peach e Hap, mentre Val non smetteva di sorridere ed esultare per la scoperta di possedere una magia tutta sua. Elsa fece scomparire l’inverno che aveva provocato riportando l’estate sulla città e per salvare Olaf dallo scioglimento gli creò una nuvoletta personale che gli nevicava sopra, raccogliendo un profondo astio da parte di Max per il suo modo irritante di comportarsi, venne indetto un giorno di festa e tutta la popolazione di Arendelle era lì per festeggiare la sua ritrovata regina.
  • Ehi Olaf anche io ho un regalo per te – disse Max porgendo al pupazzo di neve una piccola candela
  • Oooooooooooh ma cos’è? Gli chiese con quella sua vocina stridula
  • Come cos’è? Un nuovo naso guarda che carino –
  • Sììììììììììì è troppo bello, ha pure un nome DY-NA-MI-TE! MA CHE CARINOOOOOO! Sono troppo felice, me lo metto subito come mi sta? – Max e Xam sghignazzavano mentre Olaf si metteva il candelotto in viso.
  • Una meraviglia! E non hai visto la parte più bella, si illumina in punta, vuoi vedere? –
  • Oh sì sì certo! Ma che meraviglia mi si illumina il naso – Max accese il candelotto, ma Olaf corse da Elsa per mostrarle il suo nuovo naso e lanciando uno sguardo glaciale al ragazzo spense la miccia.
  • Ma l’hai spenta.. .- disse Olaf triste toccandosi il naso, per poi scoppiare a ridere.
  • Guarda Max sembra che ho il raffreddore. ETCI’ mi è caduto tutto il moccio oh no oh no ehehehe –
  • O mio dio è peggio di quanto pensassi –
  • Dovrei punirti ragazzaccio –
  • Non mi dispiacerebbe – le rispose sollevando un sopracciglio.
  • Prego?- sentì alle sue spalle
  • Arrivo tesoro! – disse Max scattando in piedi volgendosi verso Peach, afferrandola tra le braccia.
La festa continuò per tutta la sera, ma per la compagnia era arrivato il momento di partire, Alex portò il tardis nelle vicinanze del castello entrarono tutti tranne Max, vide che Elsa li guardava dal grande salone, lo raggiunse.
  • E così partite, senza salutare? –
  • Più o meno è sempre così… perché non vieni con noi? – gli propose e Elsa rimase un po’ sconcertata da quella proposta.
  • Non posso.. . ho un regno da mandare avanti –
  • Non è vero, c’è tua sorella e il suo nuovo fidanzato sembra un tipo apposto, c’è un grande talento in te, vorrei ti unissi alla nostra squadra – Elsa senza rispondere si diresse di nuovo al salone, per poi vederla sfrecciare verso la cabina
  • Certo che vengo con voi! – salutati da tutto il popolo di Arendelle i ragazzi ripartirono per far tornare le loro ragazze al mondo a cui appartenevano, tutte tranne Peach, mentre Alex mostrava a Elsa quella che sarebbe diventata la sua camera sulla navetta. Dopo averne visitato una parte, si liberò di Alex per girare un po’ sulla navetta vedendo Max e Peach sulla balconata della stazione spaziale.
  • Ehi – gli disse
  • Ehi – rispose
  • Curioso come funziona? – disse indicando la spazio aperto in cui si trovavano riuscendo a respirare in tutta tranquillità
  • E’ tipo una bolla, che circonda l’interna navetta e abbiamo un sistema di riciclaggio dell’aria, per ogni evenienza non si sa mai – risero, ma Max teneva lo sguardo basso restando pensieroso.
  • Cosa c’è? Alla festa eri turbato, sembravi un po’ giù. Escludendo il fatto che ci provavi palesemente con Elsa –
  • Solo perché tutte le ragazze che mi adorano, comunque non è niente.. .è solo che, pensavo che se non riesci a condividere il tuo mondo con qualcuno, qualcuno che ami è come se la negassi una parte di te, ma se decidi di tenerla distante ti accorgi invece di come, non saprei, non lo senti più tuo, ti annoia, ti fa sentire triste e anche un po’ solo. Ecco perché voglio portarti sempre con me. Guarda le stelle, che cielo limpido che c’è –
  • Sì, è vero. Sono stupende. –
  • No, è guardarle con te che rende questo momento stupendo, rendi tutto stupendo. –
  • Che scemo. Io non ho bisogno di mostrarti il mio mondo –
  • Perché? –
  • Perché tu sei il mio mondo – gli disse e lo baciò a lungo mentre lui la teneva stretta tra le braccia.
  • Oggi ti ho messa in pericolo però –
  • Non ho mai dubitato di te – continuarono a baciarsi mentre Elsa, rimasta in disparte si ritirò nella sua stanza, in silenzio.
  
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