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Autore: Cara Jaime    23/10/2014    0 recensioni
In una dimensione parallela, nel Regno delle Ombre Danzanti, Lilin è una succubus, una creatura demoniaca dell'oscurità di sesso femminile, al servizio di Fatuus, un incubus anziano, creatura demoniaca dell'oscurità di sesso maschile. Il suo lavoro è raccogliere il seme di maschi umani e fecondare le femmine non fertili della propria razza. A una schiava come lei non è concesso di provare sentimenti per alcun maschio, nemmeno della propria specie. E' qui che inizia il viaggio della nostra protagonista, quando il suo cuore viene inconsapevolmente rubato da un umano.
(Mi riservo la possibilità di rivedere il testo e modificarlo successivamente.)
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Il prescelto




Aleggiavo leggera nella notte, come una nebbia invisibile che attraversa l’etere, i lunghi capelli corvini galleggiavano intorno al mio lunare viso sottile. Ero considerata una bellezza naturale presso la mia razza, creature demoniache dell'oscurità provenienti dalla dimensione delle Ombre Danzanti. Eppure non avevo un compagno né una famiglia. No, perché io ero una schiava. Il mio padrone, Fatuus, un maschio anziano, mi aveva assoldata per servirlo vita natural durante. Era un mestiere come un altro nel nostro regno. E la mia scelta era stata tra la guerra o la schiavitù.

Diretta verso la capanna del prescelto di quella sera, pregustavo le sensazioni di cui presto avrei goduto con il giovane. La sua carne fresca, morbida, i suoi muscoli induriti dal lavoro nei campi. Il prescelto era sempre un maschio umano giovane e fertile, destinato a provvedere il seme che avrebbe fecondato il ventre delle nostre femmine che non potevano avere figli. Ancora ci era sconosciuto il motivo, eppure il seme di un umano poteva attecchire dove quello di un incubus, maschio della nostra razza, non riusciva.

Mi avvicinai all'abitazione rustica. Le ante della finestra del piano superiore si scostarono da sole per lasciarmi entrare, richiudendosi subito dopo dietro di me. Posai i miei piedi felini sul pavimento di assi senza produrre alcun rumore. Mi avvicinai ai letto dove lui dormiva beato. Gli posai una mano sul cuore e parlai alla parte più profonda della sua mente.

“Apri gli occhi.” Lui mi fissò, le sue iridi come pugnali di ghiaccio. Avvertii una fitta nel petto. Constatai che era davvero un bel ragazzo.

“Questo è un sogno e tu sei in pace,” ordinai suadente. Il giovane assentì con un cenno del capo. Le sue palpebre si richiusero lentamente. Potevo iniziare il mio lavoro.

Esposi il suo muscolo del ventre facendo scivolare in basso la vita delle brache di tela che indossava. Ricontattai la mente profonda del giovane e gli indussi un sogno.

Giacevamo sotto gli alberi di un bosco zampillante di luce solare. I miei capelli erano biondi e folti e ricadevano sulla mia pelle chiara. Lui giocherellava con il mio seno mentre sotto gli abiti intravedevo i primi sintomi dell’eccitazione del suo corpo. Candidamente la sua mente fece scivolare nella mia il suo nome, come una melodia di flauto che dolcemente s’insinua nell’anima. Connor…

Osservai la mia mano bianca dalle dita sottili, così diversa dalla mia, appoggiarsi sul suo ventre e accarezzarlo, mentre un brivido mi scivolava lungo la schiena. Era la prima volta che mi accadeva e non sapevo bene come interpretarlo.

Convogliai la mia concentrazione sulle carezze, che ora dispensavo anche con sapienti gesti della lingua, ascoltando il suo respiro che si affrettava e il suo corpo che veniva scosso da tremori. Provai l’impulso erotico di affondare le mie unghie affilate nella sua carne e lacerarla, saggiandone la rossa linfa, ma i miei ordini erano chiari; mai lasciare tracce.

Il prescelto di stanotte mi piaceva, la vibrazione della sua anima era potente e cristallina. Ritrovai le nostre labbra a contatto, mentre lui era dentro di me e ringraziai l’Oscurità per quell’incarico così piacevole. Mi accorsi di desiderare per la prima volta che quel momento non finisse mai, a desiderare davvero qualcosa per la prima volta nella mia lunghissima vita.
Stretti in quell’intimo atto fisico e avvolti da un sogno, lui cinse le mie natiche con le sue grandi mani, sorprendentemente morbide e calde per essere quelle di un lavoratore della terra.

Cavalcavo il suo membro eretto, nascosto tra le pieghe del mio corpo, provando un piacere nuovo, un godimento intenso che mi fece gemere con la mia vera voce. Mentre scivolava dentro e fuori dal mio corpo inducendomi un orgasmo incredibile, il suo seme riempì violento il mio ventre, caldo e liquido; venni scossa da un tremito. Era paura quella che stavo provando? Riflettei incerta, non avendo mai provato emozioni così… umane.

Giacqui sul corpo caldo del giovane Connor, guardandolo dormire, un’espressione di sollievo e beatitudine sul bel viso mascolino.

Improvvisamente il freddo mi avvolse e recepii la chiamata del mio padrone. Era ora di rientrare, ma la mia anima oscura anelava a rimanere dov’ero, stesa con il prescelto di quella notte.

Non ricordavo di essermi mai sentita così bene vicino ad una creatura vivente. Proprio io che rifuggivo ogni contatto. Io che provavo repulsione verso la compagnia di ogni essere vivente. Io che vivevo la mia vita una notte alla volta senza pormi domande, senza obiettare ad alcun ordine o incarico che mi veniva impartito. In quel momento realizzai di non avere alcuna voglia di staccarmi da quel tepore e da quegli occhi che riposavano al buio.
La chiamata del mio padrone giunse più acuta di prima, come se un nugolo di stiletti di ghiaccio mi fosse improvvisamente penetrato nel corpo. Mi strappai dallo squallido giaciglio e provai una fitta acuta al petto, mentre indietreggiavo verso la finestra da cui ero entrata poche ore prima, lo sguardo fisso sul giovane Connor. Con l’amaro nel cuore, mi voltai di scatto feci un balzo verso la notte.
   
 
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