Le palizzate si sfracellano
in milioni di detriti
mentre il vento tenebra stagliandosi in rei spazi infiniti.
Distorce l'alberi e le piante
chinando a lui il mondo terreno,
dal cupo argento che vigila
cancellando il sereno.
Limite invalicabile di sabbia
che vola oltre le siepi,
mentre tutto crolla e tace. Nichelini rollanti nel tavolo,
appartenenza persa
e riassestata in ogni luogo
tenuto vivo nei tendini dissestati di nubi autunnali.
Ulivi, pianti, lamenti
uomini in balia
nei propri venti come lenzuola e bandiere
lasciate al tempo radici strappate ancora acerbe
ed altre già rinsecchite.
Foglie plagiate dell'oro d'Autunno
e di ottoni jazz del dopoguerra
non tacciono più
ma lievi ed immortali
fuggono in raffiche sparse
salutando i rami impietriti dall'imponenza della natura.