Lost in the Echo
Il
sorriso ti piega le linee del viso accentuando le rughe del tuo nuovo volto
mentre la guardi uscire dal TARDIS. Continui a sorriderle quando si volta per
salutarti prima di chiudersi la porta alle spalle.
Non
appena sei solo, con le pareti del TARDIS a nasconderti da lei, lasci che le
tue labbra si rilassino piegandosi verso il basso, nell’espressione naturale
che il tuo volto ha deciso di avere nel momento della rigenerazione. Il tuo
sguardo si perde verso il pavimento poco sotto la console, mentre con lentezza
e distrazione schiacci un tasto giallo prima di muovere la leva del joystick di
comando verso il basso.
Nella
mente hai ancora il sorriso di Clara, il suo trotterellare da ragazzina
spensierata mentre si dirige velocemente verso l’uscita, quella luce negli
occhi che non sei più tu a donarle.
Non
lo accetti, non lo farai mai. Ma davanti a lei hai cominciato a fingere che
andasse bene, che non importa finchè l’elemento di disturbo del vostro rapporto
non si intromette nei vostri viaggi, nei momenti che sono solo tuoi e della tua
Ragazza Impossibile. Dopotutto la prima regola è: il Dottore mente? No?
Inutile
continuare a ripeterti che il limite lo avevi posto tu, nel momento in cui
avevi realizzato davvero quale fosse stato il tuo nuovo aspetto, così vecchio,
così distante dalla giovialità e freschezza di Clara, della tua Clara; perché se
l’età è solo un numero, l’aspetto è quello che conta e che permette agli altri
di accettarti; inutile ancora chiederti perché ‘Adrian’ sarebbe andato bene,
mentre Danny è così sbagliato; la risposta la conosci già, la vedi in quel
farfallino slegato chiuso in chissà quale cassettone dimenticato nel più remoto
angolo del TARDIS, nel ricordo di quello che eri, che avresti voluto essere per
lei. Era la conferma che amava te, che continuava a cercare te.
Non
Danny.
Lui
le da gli abbracci che tu le hai negato.
Lui
le da le parole di conforto che ricordano tanto quelle del tuo vecchio io col
farfallino.
Per
un attimo vedi il tuo riflesso nello schermo sulla console del TARDIS. Ancora
ti sembra estraneo e familiare allo stesso tempo, ancora non lo accetti mentre
con un rapido e nervoso gesto sposti lo schermo con la mano e lo porti lontano
dal tuo volto; scosti lo sguardo, sospiri, chiedendoti se le cose sarebbero
state diverse nel caso non ti fossi rigenerato.
Magari
a quest’ora, a guardare un film sul divano di casa di Clara, accanto a lei, ci
saresti stato tu.
Cerchi
di reprimere quel pensiero, cerchi di reprimere ciò che senti ed ignorare la
voragine oscura che ti opprime lo stomaco ed il petto. Altre emozioni che
sotterri sotto le macerie della tua anima millenaria, nell’eco di te stesso, ad
imprimersi in quelle ‘sopracciglia da guerra’ che ancora continui a chiederti
da dove provengano!
Un
nuovo profondo respiro. Nell’aria c’è ancora il profumo di Clara, l’unica cosa
che in quello spazio immenso, forse infinito, ti resta di lei.