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Autore: ALE_87    25/10/2014    2 recensioni
Mamoru Chiba. Un dottore. Ma prima ancora un uomo. Un uomo che sembra essere senza amore. Un uomo con il freddo nel cuore. Un ujomo che sembra destinato a rimanere glaciale per sempre.
Ma sarà davvero così?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Un po' tutti, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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The Ice Man.

Capitolo 1. Con il freddo nel cuore

Dicono che le persone orgogliose non esprimano mai realmente i loro sentimenti. Che non sentano le emozioni. Che vivano in maniera totalmente programmata. Che non abbiano pentimenti. Né ripensamenti.

Dicono che le persone con un grande dolore si comportino in questo modo. Per riuscire ad avere un po’ di pace nella loro vita. Per cercare di non arrendersi ad essa.

Io non credo accada in questa maniera. Ogni vita è diversa da un’altra.

Dal canto mio, posso dire con consapevolezza che la mia esistenza è circondata da freddezza e indifferenza.  Non a causa di stupide convenzioni sociali o psicologiche.

Io sono davvero fatto così.

A dir la verità, sono nato e cresciuto in questo modo. Non è stata una mia scelta. O almeno voglio credere che sia così. Non mi sono mai sentito amato da nessuno. I miei genitori non so nemmeno che faccia abbiano avuto. All’epoca della mia infanzia, mi dissero che erano morti.

“La tua famiglia siamo noi!”

La suora dell’orfanotrofio dove sono cresciuto me lo ripeteva sempre. Lei credo mi volesse bene. Forse, era l’unica a provare un sentimento per me. Eppure, non l’ho mai considerata una persona importante. Anzi la disprezzavo al pari dei miei genitori.

Con gli altri ospiti della struttura le cose non erano migliori. Non c’era un bambino con cui volessi giocare o piangere nei momenti di tristezza. Non mi interessavano, loro.

In realtà, non mi interessava nessuno. L’unica cosa a cui pensavo era sopravvivere. Sopravvivere ad una vita che non mi aveva mai regalato l’allegria tipica di un bambino. Era qualcosa che non conoscevo, la felicità.

Vidi solo un barlume di speranza non appena fui adottato.

“Da oggi ti chiamerai Chiba. Mamoru Chiba.”, mi disse quell’uomo che sarebbe diventato subito dopo mio padre. Era una persona distinta, fredda un tantino. Il perché lo capii dopo. A causa della sua professione, doveva essere molto razionale. Era un medico d’altronde.

Sua moglie, ossia la mia nuova madre, era tutt’altro che razionale. Era un tantino troppo irrazionale. O meglio, molto frizzante.

“Che bel bambino è mio figlio! Ti farò diventare un figo da grande!”

Mi prendeva, abbracciava e baciava ripetutamente. Tutta questa affettuosità era esagerata per i miei gusti.

Anche mio padre sembrava disgustato da una moglie così. Lei davvero non sapeva cosa fosse la vergogna.

Avevo solo 9 anni quando misi piede nella nuova casa. Quella abitazione, così lussuosa, sarebbe diventata la mia casa.

Di questo ero loro grato. Non avevo mai visto così tanta magnificenza. Ero abituato sin dalla nascita all’ambiente povero di un orfanotrofio. Ora avrei dormito finalmente in un vero letto.

In quei momenti, pensai davvero che il tempo mi avrebbe permesso di trovare un po’ di amore.

Non fu così. Questi genitori, che mi stavano accudendo e crescendo, io non li amavo. Li ringraziavo per avermi salvato, ma non provavo quell’affetto tipico di un figlio.

Non riuscivo proprio a staccarmi dal mio essere indifferente.

“E’ glaciale.”

Glaciale. Questa parola la sentivo pronunciare ogni volta che qualcuno incrociava i suoi occhi con i miei.

I miei parenti ogni volta che venivano a trovarmi, i miei compagni di classe e i miei professori a scuola.. le ragazze che rifiutavo.

“Non mi interessi”, rispondevo seccamente ad ogni dichiarazione. Non mi stupii di essere denominato “The Ice man”.

Anzi, mi faceva quasi piacere che nessuno osava avvicinarsi a me, ma si limitasse ad insultarmi con le parole.

Solo uno stupido ragazzino, quel Motoki, mi stava appiccicato. Dice che gli ricordavo il suo defunto fratello.

Mi dava davvero fastidio, ma non potevo farci nulla. Ignorare era la mia filosofia. Lo era stata e lo era diventata lentamente. Lo è tuttora. Da sempre.

Sono un uomo freddo. Glaciale. Razionale. Vado dritto al punto. Orgoglioso. Senza mezze misure. Senza amore. Non provo tenerezza quando vedo un bambino sorridere. Non provo cordoglio quando muore una persona. Niente mi fa paura. Non ho mai versato una lacrima.

Sarà per questo che sono diventato un dottore.

“The Ice doctor”. Anche in ospedale mi chiamarono così.

Non che mi importasse. Non avevo bisogno mica delle lodi dei colleghi o del personale sanitario. Nientemeno quelle dei pazienti.

In generale, non mi servono le persone. Sono un tipo solitario, io.

Molti dicono che con il mio comportamento voglio coprire il dolore che provo nei confronti della vita. Non credo sia così.

Io sono davvero fatto così.

Nessuno potrà cambiare il mio modo di essere. Nessuno davvero.

   
 
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