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Autore: koorime    26/10/2014    2 recensioni
A un anno dalla sparizione della Nogistune e della fine definitiva di Kate 2.0, il branco si ritrova a dover affrontare una nuova emergenza: qualcosa blocca Derek e Malia nelle loro forme animali e proprio quando gli omicidi rituali ricominciano.
(Partecipa alla I edizione del Big Bang Teen Wolf Italia)
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Sceriffo Stilinski, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Titolo:  Beyond the wolf
Fandom: Teen Wolf
Pairing/Personaggi: Sterek (♥) ,  stiles/OMC, Scott McCall, Sceriffo Stilinski, un po’ tutti
Rating: R
Charapter: 1/8
Beta: Nykyo
Genere: future!fic a partire dalla 3B, circa
Warning: slash stuff, magical stuff, avventura, azione, one side!Derek, pomiciamento più o meno spinto.
Summary: A un anno dalla sparizione della Nogistune e della fine definitiva di Kate 2.0, il branco si ritrova a dover affrontare una nuova emergenza: qualcosa blocca Derek e Malia nelle loro forme animali e proprio quando gli omicidi rituali ricominciano.
Note: Questa storia è stata scritta durante la pausa tra la 3B e la 4 stagione e durante la 4 stagione, ma prende una discreta distanza dagli avvenimenti di quest'ultima.
È, in pratica, un enorme pov Derek, ed è nata per prendere in giro un'amica e il suo odio per le tirate chilometriche sugli occhi che ogni tanto si trovano in certe fic. Quindi, lasciatemela dedicare a Nadia: è stato divertentissimo vedere come da una sciocchezza sia nata una storia che mi ha accompagnato per mesi, mi ha fatta dannare e mandare al diavolo la stupidità di Derek
La storia, inoltre, partecipa alla prima edizione del Teen Wolf Big Bang Italia e si avvale, quindi, di gift bellerrimi da parte di due fanciulle adorabili. Lasciatemi quindi ringraziare dal più profondo del cuore AlexCoffeegirl per questa bellissima art Phoenix Bellamy per questa bellezza di fanmix  Sono state bravissime e le devo un grazie dal cuore per aver scelto la mia storia e fattomi emozionare con i loro lavori
And last but not least, fatemi dare un grosso bacio e dire un enorme grazie a Nykyo per aver betato e seguito questa storia con amore e attenzione

DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Derek, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Stiles, no *sigh*

 

 

 

 

 

Capitolo 1

 

Derek non si era mai reso conto di una cosa, riguardo a Stiles.

«Niente, il libro è chiaro: la maledizione viene spezzata solo da un vero atto d’amore.»

Non avrebbe mai creduto di non rendersi conto di una cosa così semplice e invece era passato oltre senza un secondo sguardo, nonostante nell’ultimo anno avessero trascorso insieme molte più ore di quante ne avessero accumulate Stiles e Scott.

«Ma! Ecco, ovviamente c’è l’inghippo! Ed è... uhm»

«Cosa?» incalzò Scott, allungandosi per sbirciare oltre la sua spalla.

«C’è tempo fino a quando l’ultimo petalo non appassirà.»

«Quale petalo?»

«Quello della rosa che gli ha dato la strega, ovviamente.» Stiles gli indicò col dito la riga sul vecchio libro impolverato. Scott ammiccò, aggrottò le sopracciglia e tornò a leggere, spintonandolo poi quando si rese conto di cosa stava leggendo.

«Amico, questa è La Bella e La Bestia

Stiles aveva gli occhi castani più belli che Derek avesse mai visto. Era ridicolo come non se ne fosse mai reso conto, in tutto quel tempo passato a parlare, di giorno e di notte, spalla contro spalla, ma ora che poteva osservarlo bene, che poteva permettersi di guardarlo davvero, senza che questo dicesse troppo di lui, poteva ammettere che erano più belli di quanto non sembrassero a una prima impressione. Non c’erano paragoni, erano belli, luminosi come stelle, limpidi e pieni di una vivacità che a lui faceva venir voglia di saltare e scodinzolare.

«Che c’è? È divertente, dai!» Stiles fece spallucce e ghignò, posando il libro di fiabe sul letto e accovacciandosi davanti a lui. «Quindi, sentito, Derek? Dobbiamo aspettare che una qualche popolana si innamori di te. O una cagnolina» disse e Derek uggiolò. Stiles e Scott si guardarono e poi il primo tentò un sorriso e gli lasciò una carezza tra le orecchie pelose. «Ehi, tranquillo, resterai qui per tutto il tempo necessario. Dopotutto non possiamo certo lasciarti alle cure di Peter, no?»

Derek sbuffò e poggiò il muso sulle zampe, ma la sua coda spazzò quietamente il pavimento della camera di Stiles, che sorrise più convinto.

 

 

***

 

Scott se ne andò due ore dopo, con la promessa che il giorno dopo avrebbe portato altri libri per proseguire la ricerca. Stiles aveva continuato a leggere e a indagare su internet, spulciando tutti i siti possibili e in qualcuno anche probabilmente illegale, la matita che batteva ritmicamente su ogni superficie a portata di mano.

Derek, doveva ammetterlo, gli era grato. Aveva sempre saputo che Stiles era uno stacanovista, che quando c’era da studiare un piano d’azione o trovare una soluzione al problema lui era il più adatto. Stiles non si fermava mai, non si arrendeva finché ogni singola strada possibile non era stata percorsa e poi, se non bastava, semplicemente ne creava di nuove. Vederlo girare pagina su pagina, circondato di libri e appunti, sfregarsi la testa stanco e borbottare tra sé quando credeva di essere vicino alla soluzione era quasi divertente – quasi, se non fosse stato che Derek era bloccato in forma di lupo, senza alcuna certezza sul se e sul quando sarebbe tornato umano, e per quella patina di stanchezza sul viso di Stiles. Non avrebbe mai dovuto stancarsi così tanto, non dopo quello che era successo con la nogitsune. Ormai era fuori pericolo, ma il suo fisico era ancora debilitato e nonostante la demenza fosse sparita, a volte a Derek gli era capitato di beccarlo a contarsi ancora le dita, e Derek... Derek non voleva che qualcosa, qualsiasi cosa, potesse turbarlo. Ci avevano messo un anno per arrivare al quel punto di quasi normalità e lui non voleva che una stupida maledizione rovinasse ogni cosa. Soprattutto se fosse accaduto per causa sua, non se lo sarebbe mai perdonato.

Derek saltò sul letto e così facendo causò il crollo di una pila di libri in bilico e fece quindi scappare la matita dalle dita di Stiles.

«Ehi! Ti dispiace fare attenzione? Qui stiamo lavorando per te» borbottò Stiles, recuperando il materiale perso. Derek poteva annusare il nervosismo e l’ansia sui suoi vestiti e sulla sua pelle, il velo di tensione che stava facendo accelerare il battito del cuore e che lo spingeva ad aprire e chiudere i pugni. Stiles era preoccupato per lui e per Malia e, se Derek lo conosceva bene – e lo conosceva più che bene – avrebbe continuato a cercare una soluzione, a costo di sacrificare il sonno e la salute. Stiles era un cretino e Derek doveva prendersi cura di lui.

Quindi Derek ignorò le sue proteste e si acciambellò accanto a lui, poggiandogli il muso sulle gambe incrociate. Per un attimo, Stiles lo guardò sorpreso, poi arricciò un angolo della bocca e lo grattò tra gli occhi, facendoglieli socchiudere con uno sbuffò d’apprezzamento.

«Ammettilo, ormai sei dipendente dai miei grattini» lo prese in giro Stiles – e aveva ragione, ma Derek non l’avrebbe mai ammesso, in qualsiasi forma si fosse trovato.

Derek doveva essersi addormentato perché non ci fu altro che calore e quiete, intervallati da carezze distratte sul suo pelo, finché lo scricchiolio dei gradini – il terzo in cima? No, forse il quarto – non lo destò di colpo. Alzò il muso verso la porta, prima ancora che il pomello girasse. Quando lo fece e la porta si aprì, lo sceriffo fece capolino, sbattendo le palpebre sorpreso alla sua vista.

«È un lupo? Perché c’è un lupo in camera tua?»

Stiles tergiversò, grattandosi il mento – lo faceva da un po’, giocherellando con i tre peletti che avevano iniziato a spuntare. «Perché è Derek?» rispose. Lo sceriffo aprì la bocca, la richiuse e aggrottò la fronte.

«Non voglio sapere, vero?»

«Non vuoi, decisamente.»

«Okay» lo sceriffo uscì chiudendo la porta. La riaprì l’istante dopo, prima ancora che la serratura facesse lo scatto. «Solo... state attenti, okay?»

Derek abbaiò in assenso.

 

 

***

 

Derek non aveva nulla contro Lucas, davvero. Era un bravo ragazzo, simpatico e assolutamente normale. Ci aveva parlato un paio di volte, quando, un mese dopo essersi trasferito a Beacon Hills, era stato attaccato da quello che, ufficialmente, era un coyote. Stiles e Lydia, che si erano trovati a passare fortuitamente da quelle parti, lo avevano fatto salire sulla jeep e avevano denunciato l’attacco di un animale selvaggio. Scott e Derek erano arrivati pochi minuti dopo la pattuglia, come assistenti del veterinario il primo e del cacciatore richiesto dallo sceriffo il secondo. Lo avevano ascoltato raccontare come, dopo la fine del turno serale di lavoro alla caffetteria, stava tornando a casa in bicicletta quando questo animale era sbucato dal buio degli alberi, tagliandogli la strada. Lui era caduto, rotolando sul confine del bosco e lo aveva visto piantarsi a pochi metri dalla sua bicicletta abbandonata. Aveva avuto appena il tempo di pensare che sarebbe morto sbranato, da solo, al buio, a poco più di diciotto anni, che la luce di due fari li aveva investiti e un clacson suonato con forza aveva spezzato il silenzio attonito e terrorizzato. L’animale era sparito un istante prima che la jeep si fermasse accanto a lui e Lydia Martin aprisse la portiera, intimandogli di alzarsi e di salire.

Ciò che era successo davvero era che qualcosa o qualcuno aveva bloccato Malia nella sua forma animale, facendole perdere il contatto con la sua parte umana. Era sparita per giorni nel bosco e, per tutto il tempo, Derek e il resto del gruppo l’avevano cercata invano. Né Scott né Derek, né tantomeno Peter, erano stati in grado di trovarla, finendo sempre per perdere le sue tracce di punto in bianco. Poi Lydia aveva sentito la morte imminente di Lucas e lei e Stiles erano corsi sul posto, mentre Scott e Derek tentavano di rintracciare Malia con l’aiuto di Chris Argent e del resto del branco.

Quindi davvero, Derek non aveva niente contro Lucas, era un bravo ragazzo, intelligente e potenzialmente simpatico, eppure lui non riusciva a farselo piacere come avrebbe voluto. Non sapeva perché, non riusciva a sorridere alle sue battute – oggettivamente divertenti – né a guardarlo in modo meno ostile. Forse era per la tensione che percepiva in lui?

«Così... ora hai un lupo?»

«Così sembra.»

Lucas ammiccò sorpreso, nella cornice della porta, fissando il folto pelo nero del lupo steso sul copriletto, mentre Stiles impilava i libri con tutta la nonchalance di cui era in possesso – e non era molta, ad essere sinceri. Derek avrebbe potuto dire che stava cercando di nascondere qualcosa anche solo a giudicare dal sorriso assolutamente falso che stava regalando all’altro ragazzo o dal fatto che avesse rischiato di spezzarsi una gamba due volte in meno di un minuto per recuperare un paio di libri, quando si era reso conto che a bussare non era stato suo padre, bensì Lucas. Derek apprezzava lo sforzo di Stiles di voler tenere nascosto il problema del soprannaturale infestante lì a Beacon Hills ma sarebbe stato meno sospetto tappezzando la città con il resoconto degli ultimi due anni circa della loro vita comune.

«E c’è un motivo particolare?» domandò il ragazzo, teso e nervoso. Era evidente che era incerto se seguire l’istinto e scappare dal grosso lupo potenzialmente cattivo, o fidarsi del fatto che il grosso lupo potenzialmente cattivo sembrava più che avvezzo alla presenza umana e, pur restando grosso, non pareva per nulla cattivo. 

Stiles guardò Derek, accucciato sulla sponda del letto, e poi Lucas che, incerto, spostava il proprio peso da un piede all’altro, in un balletto nervoso. Inspirò, stringendosi nelle spalle, in un tentativo di minimizzare la questione.

«L’hanno trovato l’altro giorno e Scott non può tenerlo perché… sua madre è allergica al pelo. E… e Deaton non c’è, quindi… eccolo qui»

«Eccolo qui» Lucas ammiccò confuso e Derek poteva capirlo, davvero. Era la scusa più stupida e debole che avesse mai sentito, e Lucas continuò a guardarlo poco convinto. «Questo non spiega davvero perché c’è un lupo in camera tua. O perché siamo ancora vivi» continuò. Derek voltò il muso verso Stiles, curioso di vedere come avrebbe risposto, e ritrovandosi a guardarlo allargare il sorriso – falso come quando aveva un incubo e cercava di nasconderlo – e scrollò di nuovo le spalle.

«È addomesticato. Più o meno. Forse era di qualche folle riccone che l’ha perso o è fuggito da qualche circo, chi lo sa. Papà sta facendo le dovute ricerche, non è che ci siano molti altri lupi in California. A ben vedere non ce ne sono. Nel frattempo è un ottimo scaldaletto» disse con un ghigno, e Lucas sorrise, facendo finalmente un passo in avanti. Sembrava che qualunque cosa Stiles dicesse andasse bene, per lui, anche quando puzzava di bugia da chilometri di distanza.

«Ce l’ha un nome?» domandò allora Lucas, liberandosi gli occhi da una fastidiosa ciocca di capelli biondo cenere. Sembrò intenzionato a sedersi sul letto, ma scartò l’idea e recuperò la sedia dalla scrivania. Stiles ammiccò, preso in contropiede dalla domanda e Derek si chiese perché avrebbe dovuto avere un nome, era un dannato lupo, non un cane.

«Mr. Fluffy» disse invece Stiles e Derek abbaiò, facendolo sussultare. Stiles gli tirò un orecchio e Derek ringhiò piano, scoprendo i denti. Lucas s’irrigidì e si allontanò scivolando un po’ indietro sulle rotelle, poco convinto.

«Non credo gli piaccia» mormorò e Stiles batté il muso di Derek con due dita, in ammonimento.

«È solo permaloso, ma è innocuo, davvero.»

Derek sbuffò contro le sue dita e voltò il muso, ripromettendosi di mordere Stiles appena si fosse addormentato. Lucas rise, più rilassato, ma Derek non riaprì gli occhi né prestò loro altra attenzione. Li sentì chiacchierare di Scott e Lydia e del ballo d’Inverno ormai prossimo, ma erano un quieto sottofondo, un basso ronzio fatto di risate e voci familiari. Poi qualcosa cambiò nella voce di Lucas – in tutta la sua persona – e Derek sentì chiaramente il nervosismo rovesciarsi su di lui come un secchio di acqua gelida. Le orecchie si rizzarono e il naso vibrò, annusando l’odore di ansia adolescenziale e di... desiderio.

Derek sapeva cosa stava per succedere, se lo aspettava da giorni, addirittura da settimane, ma ritrovarsi ad essere spettatore involontario di quel momento non era esattamente nei suoi piani, né nei suoi di desideri. Sapeva cosa stava per succedere perché l’aveva letto negli occhi di Lucas l’ultima volta che si erano parlati, due settimane prima. Aveva letto nella piega del sorriso di Lucas e nell’incertezza dei suoi gesti l’interesse timido appena nato, nelle domande strategiche e nella curiosità di testare il campo prima di provare ad avventurarsi. Quindi quando lo sentì chiedere a Stiles se aveva già qualcuno con cui andare al ballo, non si meravigliò più di tanto, davvero.

«Nah» rispose Stiles, scrollando le spalle. «Credo ci andrò da solo o con Scott, se non si deciderà a chiederlo a Kira. L’anno scorso era troppo presto, era passato troppo poco tempo dalla…» Stiles prese un respiro appena un po’ incerto, il suo cuore salto un battito e poi sorrise. Allison. «Potrei chiederlo a Lydia, siamo amici ormai, ma credo che continuerebbe a dirmi di no come ha fatto finora. Due anni fa ha accettato solo perché... non è importante. Tu?» domandò e allargò il sorriso in una di quelle smorfie inquietanti che Derek non credeva si rendesse conto di avere. E poi era Derek quello che metteva ansia alle persone.

«Ahem... no. Non ancora» disse l’altro e si grattò la testa, prendendo un respiro profondo. Si torturò le mani per un istante, poi guardò Stiles e Derek percepì che il suo cuore aveva perso di nuovo un battito «Quindi ti andrebbe di andarci insieme?» si decise finalmente a sputare fuori Lucas e Derek sentì il pelo rizzarsi appena. Avvertiva l’istinto di ringhiare che gli pizzicava la gola ma lo trattenne, imponendosi di non interferire. Lo sapeva che sarebbe arrivato quel giorno e sarebbe stato solo ipocrita da parte sua intromettersi in quel momento. La sua scelta l’aveva fatta, mesi prima, e ora poteva solo convivere con le conseguenze.

Stiles ammiccò sorpreso e aggrottò la fronte, inclinando un po’ il viso. «Certo?» disse dopo un attimo di esitazione. «Come amici?»

«Oh sì, certo, come amici!» si affrettò a mentire Lucas. Subito dopo si morse le labbra e aggiunse: «Oppure no?»

Stiles aprì la bocca, gli occhi sgranati e il fiato bloccato nel petto. Derek poteva sentire chiaramente il suo cuore accelerare la corsa del sangue, spingerlo e pomparlo nelle vene con forza, neanche stesse correndo a perdifiato. Vide il rossore risalirgli al viso e accendergli le guance, fino a rendere i suoi occhi lucidi. Balbettò e guardò più volte Derek, in cerca di aiuto – o solo in imbarazzo perché... beh, entrambi sapevano perché, non c’era bisogno di ripensarci. Derek non aveva alcuna intenzione di ripensarci.

«Ah... io... cosa?»

Lucas si agitò sul posto, slittando appena con le rotelle. «Ti andrebbe di venire al ballo d’Inverno con me? Come... uhm, non come amici?»

Stiles continuò a fissarlo a bocca spalancata, gli occhi che minacciavano di saltar fuori dalle orbite e rotolare sul copriletto. Derek si ripromise di mangiarli se fosse successo, solo per punirlo di star facendo venire un infarto all’altro ragazzo. Stiles avrebbe dovuto sapere cosa significava essere da quel lato della barricata, non avrebbe mai dovuto comportarsi così.

Lucas distolse lo sguardo e si schiarì la voce, strofinandosi le mani sudate sui jeans. Derek ringhiottò e diede un blando morso sulla coscia di Stiles, che sussultò e rimise a fuoco la stanza e Lucas giusto in tempo per sentirlo dire: «Sai cosa? Lascia stare, non è... non è importante.»

«Cosa? No! No, no, non puoi rimangiartelo!» scattò Stiles, alzandosi in piedi quando l’altro fece per andarsene e battere in ritirata. Lucas tentennò e fece un passo in avanti, le mani che si aprivano e chiudevano nervosamente.

«Perché?» domandò, leccandosi le labbra. Il cuore gli batteva all’impazzata nel petto e sulla nuca i capelli si arricciavano per il sudore che gli imperlava la pelle pallida. Aveva le guance rosse e le orecchie che sembravano pronte ad accendersi per combustione spontanea. Odorava di ormoni e di ansia e Derek non aveva bisogno di essere un lupo – o un licantropo – per capire che tutto ciò che voleva fare era baciare Stiles lì e subito. A dire la verità non si era aspettato tutto quel controllo. Stiles, invece, sembrava preda ai suoi soliti attacchi di iperattività, con le pupille dilatate, lo sguardo che vagava per la stanza e il respiro che gli ingolfava il petto, neanche fosse in overdose da caffeina.

«Perché... perché se te lo rimangi non posso... Cioè, immagino che potrei...» Stiles non terminò mai la frase, ma Derek non credeva ce ne fosse bisogno. Lucas sorrise timidamente e fece un altro passo in avanti, sfiorando con le mani quelle nervose dell’altro. A occhi bassi, fissi sulle lunghe dita di Stiles che si lasciavano prendere e stringere, Lucas si morse il labbro, un sorriso impossibile da nascondere stampato sul viso.

«Posso baciarti?» domandò e il cuore di Stiles minacciò seriamente di fermarsi. Il suo sguardo si poggiò per un attimo su Derek e poi tornò sul viso di Lucas, mentre Stiles accennava un sorriso.

«O-okay» gracchiò e Derek sviò la propria attenzione per lasciar loro un po’ di privacy. Voltò il muso verso la finestra e pensò a Malia e a Lydia, a Deaton, a Chris Argent e agli altri intenti a cercare un modo per farli tornare umani. Pensò a chi lo aveva ridotto in quello stato e si chiese se l’avesse fatto per impartirgli una lezione o solo perché, come Stiles ripeteva in continuazione, il mondo era pieno di pazzi annoiati. In ogni caso, stava riuscendo a fargli più male di quanto probabilmente avesse progettato all’inizio.

Pensò a qualunque cosa potesse distrarlo da ciò che stava succedendo alle sue spalle, dalle labbra di Lucas premute contro quelle di Stiles e dall’abbraccio timido della novità in cui erano stretti.

Non servì a molto. Sapeva esattamente cosa stavano facendo senza doverli guardare. Sapeva che Lucas avrebbe stretto Stiles a sé, magari uncinando i passanti dei jeans con le dita per tirarselo vicino, e che Stiles avrebbe risposto all’abbraccio in modo goffo e un po’ nervoso, molto imbarazzante, prendendo lunghi respiri col naso ad occhi chiusi per non smettere di baciarlo.

Era tutto sbagliato e Derek finse che non fosse importante, che non fosse quello il modo corretto di baciare Stiles o che lui non conoscesse la differenza.

Derek provò a ignorare lo scorrere dei minuti, per tutto il tempo in cui Lucas e Stiles restarono accanto al letto, abbracciati, ad esplorarsi per la prima volta, e fece anche finta di non notare quanto era grande il buco che si era aperto al centro del suo petto, istante dopo istante, ad un ritmo scandito dai loro respiri. E quando Lucas se ne andò, secoli dopo, Derek finse di non esserne sollevato.

Quando Stiles tornò in camera, dopo averlo accompagnato alla porta, aveva le guance di un rosso scarlatto e gli occhi più grandi e lucidi che Derek avesse mai visto. Era bellissimo in un modo che solo Stiles sapeva essere e che faceva male.

«Non una parola» gli intimò, puntandogli un dito contro. Derek scese dal letto, si stiracchiò, puntando le zampe anteriori e inarcando la schiena, e uscì senza degnarlo di uno sguardo. Finse, ancora una volta, di non avvertire che Stiles lo stava seguendo con gli occhi mentre attraversava il corridoio, né di sentire l’odore di Lucas su di lui quando gli passò accanto. Finse indifferenza – quasi noia – e scese le scale, in cerca d’acqua.

 

   
 
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