Cose
preziose
Un
giorno non troppo lontano nel tempo, vicino ad una splendida foresta
in un bellissimo paese delle nostre Alpi, viveva una dolcissima
bambina che si chiamava Luigina.
Luigina era una bambina come tutte le altre, infatti aveva una casa che
per lei era bellissima, una mamma e un papà che le volevano molto
bene e una sorellina che, anche se a volte le faceva dei dispetti,
non era poi così malvagia.
Anzi...
diciamo che le andava a genio!
E
c'erano anche due fratelloni che la difendevano ogni volta che era
necessario.
Non
le mancava proprio nulla...
Ed
invece no, qualcosa le mancava... qualcuno anzi.
Un
cucciolo da crescere, un cucciolo tutto per lei, che non fosse il
classico gattino, visto che ne aveva già sei!
Forse
era proprio per quello che il suo papà non ne voleva sapere di
prendergliene un'altro.
Non
è che lei avesse troppe pretese eh... le bastava un cucciolo
qualunque, non necessariamente un cagnolino, ma anche uno dei
tantissimi animali che popolavano la "sua" foresta,
peccato che sia papà che mamma non ci sentivano più, da
quell'orecchio.
E
nemmeno dall'altro se era per quello!
Ma
arrivò anche per lei il giorno in cui compì 10 anni e diventò,
ufficialmente, "quasi grande".
Ebbe
il permesso di andare a fare passeggiate da sola nella foresta.
Chiaramente
non poteva inoltrarsi molto e doveva tornare a casa quando la mamma
la chiamava, ma comunque questa era già, di per se, una splendida
notizia.
E
fu durante una di queste passeggiate che incontrò colui che divenne
il suo migliore amico.
Ma
andiamo con ordine... dunque... Luigina stava camminando, felice e
contenta, osservando tutto quanto e conservando ogni cosa nel suo
cuore, per non perdere nulla di quella sua prima passeggiata da
quasi-adulta quando, in una piccola radura, riparata da un
grandissimo albero le cui fronde arrivavano fin quasi a terra, trovò
un piccolo cerbiatto.
Era
meraviglioso, aveva due occhioni immensi ed era semi sepolto dalle
foglie e dai rami.
Era
solo, la sua mamma non c'era perché, e questo Luigina non poteva
saperlo, era stata uccisa da un cacciatore (anche se la caccia era
ancora chiusa ).
La
nostra piccola amica se ne innamorò immediatamente e lui, il nostro
cerbiatto, invece di scappare terrorizzato, restò li accanto a lei,
fidandosi di quella bambina dall'espressione così dolce e dal
profumo buonissimo.
Luigina
le portò vicino un po' di erba ed un po' di muschio per farlo
mangiare e stette li con lui fino a che, la voce della mamma, non la
chiamò.
Visto
che non voleva farsi scoprire corse subito a casa, prima che
venissero a cercarla, con la gioia nel cuore.
E
questa gioia durò a lungo, per tutta l'estate e parte dell'autunno.
Lei
diventò la sua mamma adottiva, in pratica.
Lo
curava, lo puliva, gli portava da mangiare e teneva la sua tana in
ordine.
In
cambio il cerbiatto, che lei aveva chiamato Manu, l'aspettava ai
margini della foresta ogni giorno, le correva incontro e "sfregava"
il musetto sul suo collo, per poi correre insieme a lei, felice.
Ma
tutto questo, un triste giorno, terminò.
Perché
arrivò l'Inverno e, con esso, la prima neve che ricoprì tutto con
la sua coltre bianca.
A
Luigina piaceva tantissimo l'Inverno con la sua meravigliosa neve,
come a tutti i bambini-quasi grandi ( e piccoli...) ma, purtroppo,
quest'anno la
neve voleva dire niente passeggiate nel bosco, perché il suo papà
non le avrebbe permesso mai e poi mai di mettere piede nella foresta
con tutta quella neve e quel freddo.
E
così fu.
La
sua disperazione fu grandissima, quasi come tutta la neve che era
caduta quell'anno.
Anche
se voleva disubbidire ( cosa che lei non faceva mai...) ( hem...
quasi mai...) quella volta era impensabile.
Troppa
neve e lei non era ancora così grande da poterla affrontare.
E
il suo amico Manu come avrebbe fatto senza di lei, con tutto quel
freddo?
Questo
pensiero non le diede tregua e, chiaramente, mamma e papà che
avevano intuito qualcosa, ebbero la conferma che la loro piccolina si
era messa nei guai.
Non
ci volle molto per farla parlare, a dire il vero, perché lei moriva
dalla voglia di confidarsi con un " grande" e farsi, così,
aiutare.
E
i " grandi" in questione furono fantastici con lei.
Perché,
invece di arrabbiarsi, visto che aveva nascosto una cosa così
importante, le assicurarono che madre natura non avrebbe abbandonato
il piccolo cerbiatto ( per sicurezza lei iniziò a pregare anche San
Francesco che, come tutti sanno, amava taaaanto gli animali) e poi le
promisero che, appena la neve si sarebbe sciolta, sarebbero andati
tutti insieme a cercarlo.
E
intanto i giorni e le settimane passavano e, come accade ogni anno,
anche l'Inverno se ne andò e lasciò spazio alla primavera.
Luigina
sapeva che sarebbe accaduto ma, questa volta, sembrava davvero che
l'Inverno dovesse durare in eterno.
Così
non fu per fortuna e, appena i primi caldi fecero sciogliere anche
l'ultima neve che resisteva, il papà accompagnò una scalpitante
Luigina a cercare il suo amico "quasi figlio adottivo".
Corse
alla loro tana con il fiato in gola per trovarla... vuota.
Lo
cercò nei dintorni e lo chiamò ma di lui non c'era traccia.
Il
papà si avvicinò a lei e l'abbraccio, cercando di consolarla e di
placare le lacrime che scendevano, copiose.
Ma
era come arginare un'oceano.
Impossibile.
Davvero?
... Eppure mentre era li, tra le braccia del papà e i singhiozzi la
scuotevano tutta, la voce calda del suo papà riuscì a penetrare
nella sua disperazione, in particolare le parole " cerbiatto"
che ripeteva, stupito.
Luigina
alzò la testa di scatto e cercò il suo amico cerbiatto... lo cercò
ma non lo vide... vide però, al suo posto, uno splendido cervo che
era fermo a pochi metri da loro e li osservava, attento.
Cosa
che stava facendo anche Luigina chiaramente.
C'era,
in quello splendido cervo, qualcosa che le suonava strano... ma che
non riusciva a capire.
Si
alzò lentamente, per non farlo scappare, e si avvicinò di qualche
passo per osservarlo meglio.
Le
sue corna non erano tanto grandi, questo voleva dire che era ancora
giovane.
E
poi aveva quel non so che di familiare che...
"Manu..."
sussurrò incredula quando notò una macchia sul petto.
Una
piccola macchia dalla forma particolare che aveva anche Manu.
Lo
chiamò di nuovo, più sicura questa volta, mentre il cuore, nel
petto, si metteva a fare le capriole e il cervo si avvicinò a lei
ulteriormente, fino a sfiorarla.
E
li Luigina gli mise le braccia al collo, stringendosi a lui e
piangendo di nuovo... dalla gioia questa volta.
Lo
aveva ritrovato.
Il
suo amico era tornato.
Manu
sfregò il muso nel suo collo, come faceva da cucciolo, e si mise a
correre intorno a lei. Iniziarono a giocare di nuovo e il papà se ne
andò piano piano, per non disturbarli.
Quel
giorno la lasciarono giocare un po' di più, ormai erano tranquilli,
sapevano che la loro bambina aveva un amico speciale, che l'avrebbe
sempre aspettata e difesa da ogni pericolo.
Perché
è quello che fanno gli amici.
Si
aspettano senza demoralizzarsi.
Hanno
fiducia l'un l'altro e si difendono a vicenda.
E
quando si ha la certezza di avere un amico non si può nasconderlo.
Bisogna
portarlo alla luce perchè tutti possano vederlo, affinché
illumini i cuori di chi vive in un perenne e freddo Inverno.
"Voi
siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può
rimaner nascosta; e non si accende una lampada per metterla sotto il
moggio; anzi la si mette sul candeliere ed ella fa lume a tutti
quelli che sono in casa. (Matteo 5:14-15) "