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Autore: Dorobestiola    26/10/2014    0 recensioni
Le dita di Nice tremano.
Ne sopprime il fremito posandole sulle proprie ginocchia, e socchiude le labbra per lasciarne uscire un sospiro.
«Sei vivo» sussurra, e il suo tono ha una variazione appena – vibra, rigirandosi quella parola fra le labbra. Vivo. Si è sempre sentito vivo, quando le labbra di Art sfioravano le sue.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Art, Nice
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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«La luna è bellissima, stasera, non trovi?»
— healing
(was it a goodbye kiss?)

Le dita di Nice tremano.
Sopprime il fremito posandole sulle proprie ginocchia, e socchiude le labbra per lasciarne uscire un sospiro.
«Sei vivo» sussurra, e il suo tono ha una variazione appena – vibra, rigirandosi quella parola fra le labbra. Vivo. Si è sempre sentito vivo, quando le labbra di Art sfioravano le sue.

( «Uh?»
Nice continua ad osservare un punto perso oltre la balaustra. Art accenna un sorriso, sfiorando l'acciaio gelido con un dito.
«Nice?»
Il minore non si gira, ma sospira in risposta.)

«... ne sono felice.»
È davvero felice che Art sia qui. Anche se Art non avrebbe mai sparato ad un uomo inerme, anche se Art non dovrebbe esserci.
Moral ha detto di averlo ucciso, sì. Non può averlo immaginato, e se anche avesse frainteso (fra il battito del proprio sangue contro le tempie, lo scroscio della pioggia; il rumore dei fili del pensiero che cercavano di cucirsi insieme senza un ago, formando goffi, piccoli nodi che ne intralciavano le trame) sarebbe un grossolano errore, l'aver compreso una cosa simile. Perciò sospira di nuovo, facendo per alzarsi.

( «Ho sempre pensato che, nella vita, molte cose fossero superflue.»
A quelle parole ha un brivido, ma non apre bocca. Lascia che la visione della schiena di Nice, fin troppo chiara e delineata nel buio della notte, sia l'unico elemento a stonare nell'equilibrio di quella situazione illogica.
«Credo di essermi reso conto troppo tardi che stavo sbagliando.»
Art fa un passo avanti, finalmente. Posa i gomiti sulla balaustra, per scongiurarne il lieve tremito, e chiude gli occhi.
«C'è sempre il tempo per ricredersi.»
Quella notte, Nice si addormenta con Art accanto. Come quando erano bambini.
Ma con le labbra gonfie e rosse, incurvate in un sorriso.)

Qualcosa lo blocca.
Mozza il suo gesto nel suo normale svolgersi, e persino la bocca resta aperta, come se le parole che voleva pronunciare fossero ricadute in fondo alla sua gola.
Il metallo della canna della pistola brucia gelido contro il suo cranio.
«Scusa se sono arrivato tardi.»

Non è lui.
Non è la sua voce.
L'ennesimo inganno si sta compiendo, esatto. Art non—

«Nice.»

( «Da quanto?»
«Non ricordo.» )

bang.

(Il pensiero non si conclude. Fluttua spezzato, reciso e sanguinante verso il luogo ameno che gli spetta occupare.)
   
 
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