Il funerale andava avanti da giorni, sette per esattezza.
Lui era venuto solo all’inizio per poi andarsene quasi subito:
l’aveva vista, eccome se l’aveva vista.
Era dentro quella bara, la bellezza non era mutata.
Il figlio di lei piangeva, il padre che lo consolava invano:
sembra ieri che Regina lo tenesse in grembo stretto stretto.
S’erano rivisti vent’anni prima e qualcosa era pur cambiato:
le pareti ad esempio, erano più verdi e più accoglienti.
Non c’era più nulla di commemorativo, nulla di più drammatico – i volti sfigurati, piangono.
La tranquillità si è presa l’ultimo spiraglio di libertà, Regina.
Regina era morta e cazzo quanto dolore provocava ciò!
Le si avvicinò accorto e le sussurrò: “Salutami gli angeli, d’accordo?”