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Autore: Charly_92    30/10/2014    5 recensioni
[Masters of Sex]
Una parabola sulla prima stagione. MastersxVirginia.
Perché la scienza non può spiegare tutto. Non i moti del cuore.
Dal testo: Il “miracolo Masters” usavano chiamarlo le donne che, una volta scoperto di essere rimaste incinte grazie alle sue cure per la fertilità, lo ringraziavano commosse e, nel caso delle più ardite, lo abbracciavano. Ma Masters, che era un uomo razionale, dedito alle misurazioni, ai numeri, a tutto ciò che poteva essere catalogato, incasellato, etichettato, rispondeva semplicemente: “Oh no signora, è la scienza. É tutto grazie alla scienza.”
Genere: Erotico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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The scientist
 
Come up to meet you,
tell you I’m sorry,
You don’t know how lovely you are.
I had to find you, tell you I need you,
Tell you I set you apart.
Il Dottor William “Bill” Masters era il ginecologo più rinomato di tutto l'Ohio.
Stimato dai colleghi del Memorial Hospital di St. Louis e amato dalle numerose pazienti che si affidavano ciecamente a lui, profondamente convinte che il dottore avrebbe fatto nascere i loro figli nel miglior modo possibile, persino quando vi erano difficoltà nel concepimento.
Il “miracolo Masters” usavano chiamarlo le donne che, una volta scoperto di essere rimaste incinte grazie alle sue cure per la fertilità, lo ringraziavano commosse e, nel caso delle più ardite, lo abbracciavano. Ma Masters, che era un uomo razionale, dedito alle misurazioni, ai numeri, a tutto ciò che poteva essere catalogato, incasellato, etichettato, rispondeva semplicemente: “Oh no signora, è la scienza. É tutto grazie alla scienza.”

Sarebbe stato il colmo se quelle donne avessero saputo che chi aveva difficoltà col concepimento erano proprio Masters e la moglie Elizabeth, per tutti Libby. Erano anni che ci provavano, senza risultati, nonostante le conoscenze mediche del dottore li ponessero in una posizione di vantaggio: Bill sapeva perfettamente quali posizioni risultavano più adatte durante il sesso, anche se questo voleva dire non guardare Libby in faccia durante il rapporto e, una volta concluso, intimarle di stare a gambe all'aria perché gli spermatozoi potessero raggiungere più facilmente l'ovulo e, finalmente, fecondarlo.
Ma nemmeno tutti questi accorgimenti bastavano. E sua moglie non riusciva a darsi pace.
Non sapeva del peccato di superbia del marito: dalle analisi cui entrambi si erano sottoposti, ovviamente sotto supervisione di Masters stesso, era risultato che gli spermatozoi dell'uomo fossero particolarmente... Lenti. Delle piccole lumache che non riuscivano mai a raggiungere la propria casa.
E come poteva accettare un verdetto simile proprio l'uomo che era così apprezzato in campo medico e femminile per la sua professionalità nel dare figli a qualsiasi coppia glielo chiedesse? Semplice, non poteva.
Non senza rimorsi, aveva fatto a intuire a Libby che era la causa di quel bambino che non arrivava e lei, così dolce e delicata, così dedita alla casa, al marito, all'idea di famiglia, come conveniva a ogni donna rispettabile, ne soffriva enormemente.

Prigioniero di quella maternità infelice e di mille cene di gala noiose e ripetitive, Masters si rifugiava nel lavoro.
In particolare, da tempo rimuginava riguardo uno studio sulla sessualità umana. Gli sembrava ieri quando, studente universitario, studiava l'accoppiamento grazie all'ausilio di animali. Ma si trattava di scoperte limitate. Il rapporto di coppia era ben più ricco di sfumature.
Quanto c'era di scientifico in quell'annusarsi a vicenda, il quel groviglio di labbra, sudore, gemiti, nudità? Cosa c'era ancora da scoprire? Quali aspetti sarebbe stato possibile mettere su carta? La curiosità, fondamentale per uno scienziato di valore, attanagliava Masters.
Trovare fondi e l'approvazione del consiglio dell'ospedale su un argomento considerato ancora scottante e pruriginoso per i tanti timorati di Dio sparsi nell'America protestante degli anni Cinquanta non era certo facile. Ma Bill sapeva essere spaventosamente testardo e arrogante quando era convinto delle sue idee, il che accadeva praticamente sempre.
Lo sapeva bene Barton Scully, medico non che finanziatore del Memorial, amico e mentore di Masters da quando quest'ultimo osservava dei conigli intenti a copulare. Dopo un braccio di ferro estenuante, per Barton, ma soddisfacente, per Masters, il ginecologo aveva avuto il benestare per svolgere la sua ricerca tra le mura dell'ospedale, se pur a tarda sera in assoluta segretezza.
Almeno non sarebbe stato costretto a osservare le coppie nel bel mezzo dell'atto sessuale nascosto in un armadio di una stanza di bordello.

 
Tell me your secrets and ask me your questions,
Oh, lets go back to the start.
Running in circles, coming in tales,
Heads are a science apart.
 
Masters aveva bisogno di una nuova segretaria. L'ultima era stata licenziata dopo anni di onorata carriera: se avesse dovuto porre mano ai documenti del suo studio, raccogliere candidati, catalogare informazioni, aveva bisogno di una donna sveglia, professionale, ma di mente aperta e il più lontano possibile da essere impressionabile o portatrice di pregiudizi.
Così Virginia Johnson era entrata nella sua vita. La donna si era trasferita da poco, pluridivorziata, due figli a carico, un passato da cantante nei night club. Non certo un modello di donna ideale. Virginia non aveva un titolo di studio, non aveva nemmeno mai concluso le superiori, ma era sveglia, sagace, con spirito pratico e capacità d'organizzazione. Era anche una donna affascinante e di bella presenza, il che non guastava mai.

Masters l'aveva osservata attentamente dall'alto della sua posizione: camice bianco, papillon d'ordinanza, occhiali da lettura, espressione corrucciata che tradiva, se non disgusto, almeno un certo disprezzo verso le relazioni interpersonali e una scarsa empatia. Non aveva tempo per sciocchezze del genere, era un uomo di scienza. Ma Johnson non si era mai particolarmente scomposta verso i suoi modi di fare burberi al limite della scontrosità.
Era sempre precisa nei suoi compiti, diligente, attenta, arrivava addirittura ad anticipare le richieste di Bill.
Se non fosse stato per la scarsa attitudine alla puntualità che lo seccava enormemente e un rigore che non gli permetteva certo particolari slanci emotivi, si sarebbe complimentato con la donna per il suo operato.
Lo fece presto, ma a modo suo: gli propose di assisterlo direttamente nello studio che stava intraprendendo. Si aspettava stupore da parte di Virginia, se non addirittura un rifiuto netto dato il particolare ambito d'indagine, ma la sua risposta lo sorprese. Disse semplicemente: “Sì, con piacere”.
E Masters non era certo il tipo d'uomo che si lascia sorprendere facilmente.
 
Avevano iniziato quel percorso a due, non senza qualche screzio, Masters era tanto misurato quanto Johnson istintiva, ma col tempo avevano trovato un equilibrio: Bill le insegnava i termini tecnici, la procedura, la catalogazione dei dati, la compilazione dei questionari, mentre lasciava a Virginia la parte “umana” della faccenda, ossia il colloquio coi volontari, il dover sciogliere i dubbi e le reticenze di ognuno di loro, il metterli a proprio agio. Johnson aveva la particolare abilità di predisporre le persone a suo favore. Dote encomiabile, data la freddezza del dottore.
La osservava, con occhio clinico e indagatore: per non appartenere al mondo scientifico, Virginia si dimostrava curiosa, attenta, affascinata da ogni singola scoperta, appassionata eppure precisa, arrivava persino ad anticipare teorie che poi si rivelavano buonissime intuizioni, e aveva un modo discreto e per niente puerile di trattare i fenomeni sessuali, assistendo a sedute di masturbazione o copula senza battere ciglio. Masters non glielo avrebbe mai confessato, ma, ogni giorno, più la guardava, e più si sentiva profondamente ammirato.
L'affiatamento tra i due era sempre più palpabile e le ore rinchiusi in totale segretezza in quel laboratorio a osservare amanti con elettrodi attaccati al corpo erano sempre più numerose.
Nobody said it was easy,
It's such a shame for us to part.
Nobody said it was easy,
No-one ever said it would be this hard,
Oh take me back to the start.
 
La macchina ben oliata Masters&Johnson venne ben presto messa a dura prova dallo stesso Bill: una sera, non senza un filo di imbarazzo, comunicò alla sua collega che anche loro come coppia avrebbero dovuto partecipare allo studio, per evitare il rischio di perdere l'oggettività di tutto il loro lavoro e poter prendere di prima mano i dati. “Mi dia un giorno per pensarci” Mormorò lei.
Non passò molto tempo che la paziente nuda con un accappatoio azzurro addosso, sdraiata sul lettino, gli elettrodi posizionati, pronta per la seduta di masturbazione, era proprio Virginia. Al cuore di Masters mancò un battito nel vedere con quale disinvoltura la donna era pronta a darsi piacere da sola, a mostrare il suo corpo, senza essere volgare, anzi... Risultava estremamente sensuale.
L'uomo si ritrovò a tremare impercettibilmente quando lei, senza esitazione, gli afferrò la mano per posarla sul suo seno.
“Capezzoli turgidi” Si appuntò mentalmente, ma non gli era mai riuscito così difficile restare presente a se stesso.
Per quanto cercasse di soffocare le emozioni, il dottor Masters era sempre più in balia di quella donna dagli occhi azzurri e le labbra piene.
Era così... Diversa da qualsiasi altra. Si sorprendeva a cercare di risultare simpatico nei suoi confronti, arrivava persino ad accennare sorrisi, a fargli le richieste più puerili solo per trovare un pretesto per non farla andare via e abbandonarlo in quel mucchio di scartoffie. Si agitava più del dovuto quando non si faceva trovare in orario, ma gli bastava vederla apparire per ritrovare l'equilibrio.

Non poteva accettarlo. Era stato cresciuto con la boxe, le percosse del padre, i libri di scienza, tabelle, numeri, teorie basate sulla razionalità, tutto ciò che potesse risultare oggettivo e misurabile. Ma non c'era unità di misura per la morsa allo stomaco che prendeva l'uomo ogni volta che incrociava lo sguardo con Virginia. Così, mentre cercava di mantenere un controllo, si sentì spaventosamente vulnerabile quando si ritrovò nudo di fronte a lei, così perfetta, così bella, così sicura di sé. E rimase senza fiato quando, uno dentro l'altra, sempre più vicini al punto di non ritorno, lei, ansimante, si fermò.
“Co.. Cosa c'è?” Gli chiese con affanno. “Ti aspetto” Sussurrò lei.
Quale altra donna l'avrebbe fatto? Ma d'altronde il suo ex marito gliel'aveva confidato: “Mi creda dottore, quella donna è pura magia”.
Una magia di cui Bill si ritrovava suo malgrado sempre più schiavo.
L'aveva filmata come gli altri pazienti, ma aveva trasgredito alla regola più importante: le aveva ripreso il volto. Di nascosto, guardava e riguardava quei brevi minuti di Virginia che si toccava, eccitandosi, arrivava all'orgasmo e poi riapriva gli occhi, si voltava verso di lui e, con una naturalezza disarmante, sorrideva.
Il senso di colpa verso la moglie in Masters veniva quasi subito taciuto da una sensazione di calore indescrivibile che gli pervadeva tutto il corpo. Era come cercare di toccare il fuoco e, allo stesso tempo, evitare di scottarsi. Inevitabile ed estremamente affascinante.
 
I was just guessing at numbers and figures,
Pulling your puzzles apart.
Questions of science, science and progress,
Do not speak as loud as my heart.
 
Capì che tutto era precipitato quando dovette operare Libby e farle partorire la loro bambina morta.
Rimase lucido per tutto il tempo, apparentemente impassibile, come se tutto questo non lo toccasse. Come se riguardasse qualcun altro.
Ma poi, una volta rimasto solo con Virginia, era stato sovrastato dal dolore: i sentimenti ambivalenti verso la bambina e poi la perdita, il tradimento verso Libby, la sua incapacità di starle vicino e quel sentimento, sempre più grande, più forte ed inevitabile verso la sua assistente che non sapeva più come tenere per sé. Aveva pianto Bill, come non faceva da tanto tempo, tanto da non ricordarsene più. Un pianto liberatorio e disperato.
Scosso dai singhiozzi, aveva pregato Virginia con voce tremante di non guardarlo, le aveva chiuso gli occhi, implorandola, gridando, mentre sentiva lo sgomento e la vergogna divorarlo da dentro. Il dottor Masters, sempre così irreprensibile, rigido, freddo, stava crollando davanti a una donna, e non poteva permetterselo, non così, non davanti a lei.
Si era sentito sprofondare, ma in un certo senso anche sollevato, quando per uno strano scherzo del destino Virginia aveva letto ad alta voce, con anche sua madre presente, la sua scheda di valutazione: la descriveva come una persona preziosa, indispensabile, di cui non avrebbe mai più potuto fare a meno. Quelle parole erano inequivocabili e lei l'aveva guardato negli occhi come a volergli scavare l'anima e scoprire se era tutto vero.
And tell me you love me,
come back and haunt me,
Oh and I rush to the start.
Running in circles, chasing tails,
And coming back as we are.
 
Per queste e mille altri ragioni inesprimibili a parole, Masters ora si trovava davanti a casa di Virginia, sotto alla pioggia battente, che però lui neanche avvertiva. L'aveva allontanata, per dare un'ultima, disperata possibilità a un ritorno a una vita normale, con Libby, il bambino in arrivo e nient'altro. Ma, per quanto si fosse sforzato, non era servito a nulla, e doveva sempre correggersi quando si trattava di chiamare la nuova segretaria, Jane.
Il nome della Johnson gli veniva alle labbra come qualcosa di spaventosamente, inevitabilmente famigliare.
Era andato avanti, aveva preparato ogni cosa per il Congresso, cercando di mantenere la calma, di non fare errori, di non perdere l'occasione.
Ma si era sentito totalmente padrone di sé solamente quando Virginia aveva fatto l'ingresso in quell'aula magna già gremita.
Senza di lei, la ricerca non sarebbe mai stata la stessa, probabilmente non avrebbe mai visto nemmeno al luce. E di questo Bill era certo, tanto da avere espressamente chiesto che ci fosse anche il nome di lei sulle cento copie dello studio che aveva fatto preparare.
Ma tutto era precipitato: colpevole di aver mostrato troppo, incluso il corpo di Virginia preda degli spasmi dell'eccitazione, Masters era stato fischiato dagli stessi colleghi che tanto lo idolatravano, disgustati dall'immoralità del suo studio. Era stato licenziato, evitando per un pelo che Scully non subisse la stessa sorte. Era tutto andato perduto, il suo sogno, la sua più grande ambizione, distrutto per sempre.
“É finita.” Mormorò con voce spezzata. E ora che gli sembrava di non avere più nulla, quello sembrò a Bill il momento più adatto per offrire a Virginia la parte migliore di se stesso: la verità. Al diavolo la scienza, i numeri, le misurazioni, le statistiche, al diavolo tutto quanto.
Con il cuore in gola, ma con una sicurezza che solo la certezza di quel che provava era in grado di offrirgli, prese un bel respiro e disse:
“L'unica cosa che veramente non voglio perdere è.. Te.”

The Author's corner:
Amo questa serie, ho divorato due stagioni in brevissimo tempo, e ora non so come fare senza questi due protagonisti meravigliosi.
Masters/Sheen è fantastico, pieno di sfumature, un dottore atipico da come non se ne vedevano dai tempi del Dr. House.
La canzone dei Coldplay, "The scientist", l'ho trovata adattissima a descrivere lui e la sua evoluzione nell'incontrare Virginia, altro personaggio che trovo riuscito alla perfezione. Spero che piaccia, che qualcuno legga questa fic in questo sperduto antro denominato "Altro" e che ci siano altre fic su questa serie meravigliosa. Gradirei le recensioni, è sempre bello sapere cosa ne pensano gli altri di quel che scrivo e anche di come lo scrivo. Positivo o negativo che sia.
Ma ho già detto troppo, per cui, buona lettura.
PS: Potrebbero esserci delle piccole incongruenze con la serie tv, nei rapporti tra i due, chiamiamole licenze poetiche. 
Per il resto, ho cercato di essere il più fedele possibile.
  
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