Me, myself and I
Ah,
l’autunno…che magnifica stagione…
La
temperatura fresca che va a sostituirsi con quella afosa dell’estate, tenuta
viva da leggeri venticelli… il colore dorato delle foglie che si staccano
delicatamente dai rami degli alberi spogli andando a creare tappeti dai colori
caldi… le castagne! La loro morbida consistenza e il loro inconfondibile dolce
sapore… tutti ottimi presupposti per starmene distesa in un verde prato a
contemplare il cielo e rilassarmi…
-
NONOMURA!!!!
-.
…
se qualcuno non venisse puntualmente a rompermi le scatole.
-
Sì?
– chiedo indifferente e diplomatica al mio interlocutore, senza curarmi di
vedere di chi si tratti, continuando a starmene
distesa sull’erba con gli occhi chiusi.
-
Ti
sarei grato se perlomeno mi degnassi di uno sguardo… - mi dice dopo aver
sospirato ed essersi avvicinato, al che io apro un occhio, lo guardo e sbuffo
infastidita. Molto infastidita.
-
Che
vuoi? – gli faccio, alzandomi e mettendomi seduta, pronta ad una parola di
troppo per allontanarmi e rimanerlo imbambolato come la mattina precedente.
Lui
non mi risponde ed infila una mano nella tasca dei pantaloni, estraendone
subito dopo una scatolina quadrata dal rivestimento in velluto turchese, ponendomela
davanti, pronto ad aprirla. Di nuovo.
Mi
alzo, batto le mani sui pantaloni blu per liberarli dai fili d’erba rimasti impigliativi
e scuoto i lunghi capelli neri per fare lo stesso. Sapete, avere i capelli
ricci a volte può essere davvero irritante. Riuscita nel mio intento, mi
allontano, volgendo le spalle all’idiota di turno e dirigendomi verso il centro
della città, sentendolo subito dopo corrermi incontro.
-
Reiko!
– urla, afferrandomi per un braccio costringendomi a girarmi.
-
Cosa
vuoi, Sakada? – chiedo paziente, inarcando leggermente un sopracciglio per
sottolineare quanto mi stia trattenendo per non
riempirlo d’insulti.
-
Una
risposta! – mi risponde con ovvietà, come se gli avessi chiesto la cosa più
scontata del mondo.
-
Di
nuovo? – gli chiedo, roteando gli occhi e liberandomi dalla sua presa, tornando
poi a dirigermi verso il centro cittadino che pullula di gente. Sento di nuovo
afferrami il braccio. Questa volta lo faccio fuori.
-
Toglimi-le-mani-di-dosso… SUBITO! – gli ordino, incenerendolo
coi miei occhi scuri, sperando di ottenere l’effetto desiderato. Ma lui scoppia
a ridere.
-
Sei
adorabile quando fai così…- mi dice con un tono che
credo voglia risultare suadente ma che invece alle mie orecchie è apparso come
ridicolo, prendendo poi ad avvicinare il suo volto al mio.
Lo
spingo con forza, finendo con l’allontanarlo. Lui allora alza un braccio, con
sguardo offeso, e fa per colpirmi.
Ecco
cosa aspettavo.
In
un attimo l’albero che era alle sue spalle perde tutte le sue foglie. Il corpo
dell’imbecille scivola lentamente contro il tronco, arrivando poi a toccare
terra con le ginocchia.
-
MA
SEI IMPAZZITA??? – urla fuori di se, con gli occhi
iniettati di sangue.
-
Rompimi
di nuovo l’anima e giuro che ti rompo la testa – .
Tronco così la conversazione e riprendo a camminare, questa volta senza più
voltarmi verso il biondo.
-
STUPIDA
RAGAZZINA!!! – sento urlare Sakada, ma io ormai sono
lontana e lo lascio sbraitare. – TE
Trattengo
una risata e mi volatilizzo tra la folla che popola la strada principale della
città, che ormai è stata attirata dalle urla del principe.
Sento
mormorare di me… tsk! Ma quanto sono ridicoli! Come
se non li sentissi…
Giungo
di fronte alle scale che conducono al tempio e le faccio tutte di corsa, superando
gli allievi che ogni mattina si allenano percorrendole in salita e discesa più
volte, e salutandoli con un gesto della mano quando li supero.
-
Reiko!
– mi saluta Yami, l’allievo più giovane del maestro
Shin. Mi limito a salutarlo a mia volta, inchinando leggermente la testa per
non dargli modo di parlare ancora e sprecare fiato.
So
per esperienza quanto possa essere faticoso parlare e
moderare il fiato per fare gli esercizi… se s’insiste col fare entrambe le cose
si rischia col spalmarsi sugli scalini prima di aver completato l’allenamento…
Aumento la velocità per trovarmi finalmente di
fronte al tempio, di cui spalanco le porte di legno, assaporando a pieno
l’odore d’incenso che m’invade le narici non appena sono dentro.
Trovo
il maestro in meditazione di fronte all’enorme statua del Buddha
posta in fondo alla sala.
Resto
in silenzio per non disturbarlo, togliendomi silenziosamente le scarpe e apprestandomi
a sedermi sul parquet di legno chiaro, che scricchiola appena sotto i miei
passi.
-
Reiko…
- . La voce del maestro Shin è appena udibile, roca, per via della veneranda età, ma vellutata, allo stesso tempo, come quella di un
genitore che si rivolge ad un figlio. Nonostante non abbia utilizzato un tono
particolare, riesco a scorgere nella pronuncia del mio nome un velo di rimprovero…
-
Maestro
Shin… - rispondo, ma non finisco la mia frase che il maestro si gira e apre gli
occhi, precedentemente chiusi per la concentrazione, lasciando intravedere uno
sguardo grave.
-
Sai
cos’hai fatto? – mi chiede con lo stesso tono usato in precedenza, alzandosi e
venendomi incontro.
-
Ehm…
- cerco di temporeggiare. – No? – chiedo ingenuamente, sperando di non
affrontare di nuovo l’argomento che è stato trattato nei giorni scorsi,
assumendo poi la mia classica espressione da bambina che sa di aver combinato
un pasticcio, sperando di passarla liscia come al
solito.
Non
è facile essere donna in un ambiente di uomini in cui vige una mentalità
prettamente maschilista secondo la quale le donne devono “solo” limitarsi a sposarsi
e ad allevare i figli.
É
dunque ancor meno facile essere una donna che ha mandato al diavolo questi
preconcetti del cavolo e che si è rifiutata per ben tre volte di prender marito
per
continuare ad allenarsi.
Sì,
signori. Reiko Nonomura, una donna, badate! si allena. E, badate! è anche
l’allieva migliore del migliore maestro di arti marziali d’India. Che quindi i
preconcetti nei confronti del cosiddetto “sesso debole” siano infondati?
È
anche vero che sono l’eccezione alla regola… qui intorno, nel raggio di chilometri
e chilometri, non c’è una sola donna che svolga una
vita simile alla mia che, anziché alzarsi di buon’ora
ogni mattina solo e unicamente per badare alle faccende di casa come una brava
domestica, si alza praticamente all’alba per fare degli esercizi che la tengano
impegnata per tutta la giornata.
Dalla
meditazione alle arti marziali, o, come direbbe il maestro Shin, “dalla cura
dell’anima alla cura del corpo”.
Però
in effetti… questa volta… donna emancipata o donna non emancipata… l’ho fatta un tantino grossa.
Il
maestro Shin continua a guardarmi con aria grave, al che io abbasso lo sguardo sconfitta, mettendomi poi seduta sul parquet con
le gambe incrociate, continuando a tenere il viso basso e aspettando la
paternale.
Lo
sento sospirare, alzarsi e avvicinarsi, sedendosi subito dopo di fronte a me.
-
Rei…
- .
-
PERCHÉ
AVREI DOVUTO ACCETTARE
So
fin troppo bene di aver esagerato… ma l’idea di essere
rimproverata per non aver fatto qualcosa che invece “sarebbe stato il caso
fare” mi dà sui nervi!
-
Non
si tratta di non aver fatto qualcosa che invece avresti
dovuto fare… ma il contrario - mi risponde il maestro, facendosi d’un
tratto pensieroso, iniziando a lisciarsi la lunga barba bianca con una mano,
richiudendo gli occhi.
Odio
quando mi legge nel pensiero!!!
-
Ma
sa che è stata la terza volta?? – continuo
imperterrita a sfogarmi, per evitare che lui possa comunque trovare un
modo per farmi la paternale.
-
Ciò
non ti autorizzava ad usare la psicocinesi… -.
Merda.
L’ha avvertito.
Mi
fermo di scatto, imponendomi d’impedirmi di continuare a sbraitare.
-
M-ma…
l-lui… -. Non riesco a farmi uscire le parole di bocca, è troppo imbarazzante.
-
Cosa?
– mi chiede il maestro, facendosi attento.
-
Solo
perché ha un titolo nobiliare non era autorizzato a
mancarmi di rispetto! – mi decido a dire, anche se so che l’ultima frase è un
po’ esagerata.
Vedo
il maestro aggrottare la fronte… per poi sorridere, finendo col ridere sommessamente.
Mi
ha letto di nuovo nel pensiero!!!
-
Capisco…
- dice, ignorando il mio volto in fiamme su cui padroneggia un’
espressione seccata. – La terza volta? – mi chiede poi, per cambiare di
poco il discorso.
-
Esattamente
– rispondo sbuffando e volgendo il volto seccato su un punto a caso del
parquet.
-
A
quanto pare,
promesse di ricchezze e corone non sono serviti a farti innamorare… -. E ride
di nuovo.
Mi
limito a guardarlo ridere, non sapendo cosa rispondergli, e scoppio a ridere
anch’io per l’ennesima situazione assurda in cui mi sono ritrovata.
Sakada
è stato il terzo ragazzo che mi abbia chiesto di sposarlo, solo che lui non si
è limitato a chiedermelo una sola volta. Credo che lo abbiate ormai capito, me
l’ha chiesto per ben tre volte! E come se ciò non bastasse…
Per
voi è normale chiedere la mano ad una perfetta sconosciuta di cui si è venuto a
sapere il nome tramite dei conoscenti e a cui si dice
di amarla solo perché la si considera “bella”??? Io dico di no… solo che,
sapete, dopo il terzo che mi chiede la mano per lo stesso motivo, comincio seriamente
a pensare di essere io l’anormale.
-
E
se provassi a non lavarmi, a tagliarmi i capelli e andar in
giro vestita di stracci?? Secondo lei, risolverei? -.
-
Mmmm…
potresti provare – mi risponde lui, riprendendo a ridere.
Se
non ci fosse il maestro Shin…
-
Reiko
– dice poi, tornando serio. – Ad ogni modo, che lui sia stato insistente o che
sia stato poco rispettoso… - .
-
Lo
so – lo anticipo. – Non devo usare la psicocinesi… - .
-
Anche
perché credo che Mu ti abbia elencato questa regola prima ancora di insegnarti
a svilupparla - .
-
Già!
– rispondo con più enfasi del dovuto, ricordandomi del giovane eremita del
Jamir. Tra due giorni dovrò ritornare da lui… non oso immaginare la strigliata
che mi darà…
-
Riesce
a incutere terrore, eh? – mi chiede il maestro, ridendo sotto i baffi.
-
Terrore
no… anzi… la sua persona è così gentile e delicata che non gli si potrebbe mai
far andare a pennello questo termine… ma il luogo di addestramento
ne incute, eccome! Lui si limita semplicemente a raddoppiarmi o a triplicarmi
gli esercizi… -.
E
come si diverte! Il maestro Shin ha tanti amichetti sadici, e Mu è fra questi…
FLASH BACK…
-
Devi piegare di più le ginocchia per
sorreggere meglio la schiena! Di questo passo non arriverai a farne nemmeno
dieci… e devi averne concluse cinquecento entro il calar del sole! - .
Di
addominali.
Appesa
a testa in giù al ramo di un albero.
Ma
mica un ramo qualsiasi… quello che sporge di più sopra
l’immensa voragine che costeggia il ponte che conduce al suo palazzo.
Ovviamente
con un peso da venti chili tra le mani.
Sì…
effettivamente se ripenso agli anni addietro che mi hanno vista sua allieva, il
termine “terrore” è perfetto per indicare la sensazione che provavo
quando Mu apriva la bocca per informarmi sui “programmi per la
giornata”.
Improvvisamente
Miki, una delle domestiche che si occupano della
pulizia del tempio, viene ad annunciare l’arrivo del mio simpaticone preferito.
-
Maestro
Shin, il maestro Shaka è arrivato – dice con la sua voce sottile, inchinandosi
con reverenza davanti all’anziano, facendo cadere davanti le lunghe trecce di
capelli castani.
-
Fallo
entrare – le chiede il maestro, mentre io mi appresto ad alzarmi e a togliere
il disturbo.
-
Sai
benissimo che non disturbi, figliola – mi dice tempestivamente lui, avendo
ascoltato i miei pensieri.
-
Lo
so, maestro… ma temo possa disturbare qualcun altro –
gli rispondo mentre il portone principale viene aperto da due allievi, che
s’inchinano fino a toccare terra con la testa di fronte alla figura del
simpaticone. – E onde evitare spiacevoli inconvenienti – dico, mentre il biondo
ossigenato è ormai a pochi passi da noi. – Vado ad allenarmi – concludo,
facendo un inchino e congedandomi, ignorando completamente lo stangone alto più
di un metro e ottanta che si è ormai avvicinato.
-
Buongiorno,
maestro Shin – dice, inchinandosi anche lui.
Perfino
la sua voce mi è antipatica.
Non
c’è un motivo particolare… o meglio, lui in particolar modo non mi ha fatto
niente, solo che le persone che si danno delle arie e che sprizzano superbia da
tutti i pori non le ho mai potute digerire.
Se
poi non ti guardano nemmeno in faccia quando, colta da
un improvviso rimorso, credendo di essere tu la causa di tanta ostilità, li
degni di un saluto, allora la guerra dell’indifferenza è dichiarata.
Sono
diciassette anni che conosco Shaka, da tutta la mia vita insomma, il maestro
usava recarsi spesso nel tempio che lo ospitava per parlare con lui perché lo
considerava una specie di fenomeno da baraccone… da premettere che non ho mai
capito cos’è che vedesse in lui il maestro… solo che tutte le volte che provava
a farmelo capire usava sempre le parole “comunicazione” “spiritualità” e “Buddha”… boh.
Non
c’ho mai capito nulla e nulla me ne importa sinceramente, soprattutto se il
discorso verte sulle divinità, a cui non credo nella
maniera più assoluta.
Ecco.
Ho perso il filo del discorso… ah, sì! Il simpaticone.
Dicevo,
lo conosco da tutta la vita… e mai una volta che abbia avuto
“l’onore” di vedere di che cavolo di colore avesse gli occhi.
Mai
una volta che li abbia aperti, o meglio, che li abbia aperti davanti a me! Per
“la concentrazione”! È così complicato concentrarsi e tenere allo stesso tempo
gli occhi aperti?? …misteri della vita…
Devo
aver pensato di nuovo “troppo forte” perché adesso il maestro Shin sembra
essere particolarmente imbarazzato.
Shaka
è come sempre impassibile, anche se comunque credo che, per essere stati
avvertiti dal maestro Shin, i miei pensieri siano stati
avvertiti anche da lui.
Improvvisamente
accade il miracolo.
Shaka…
molto lentamente… udite, udite… apre gli occhi.
Con
la stessa lentezza delle sue palpebre, la mia bocca si apre, arrivando al risultato
che quando lui ha aperto completamente gli occhi, la mia mandibola ha toccato
completamente terra.
Meglio
se non l’avesse mai fatto… adesso mi trovo a fissare
come una rincoglionita quei due pozzi turchesi che si ritrova al posto delle
pupille.
Già,
turchesi, ma mica un turchese qualsiasi! Un turchese che va tra l’azzurro e il
blu… di un’intensità tale da farmi accapponare la pelle.
-
Contenta?
– mi chiede con la sua voce. Superba pure quella. E al diavolo gli occhi belli,
se devi continuare a sprizzare antipatia!!!
Sentitelo!! Sembra che mi abbia fatto un favore.
-
Non
ce n’era bisogno – rispondo secca, riprendendo il pieno controllo della mia
mandibola e utilizzandola per articolare frecciatine.
– Anzi, richiudili… non vorrei che venisse a mancarti la concentrazione! - .
-
REIKO!
– urla il maestro, spalancando anche i suoi di occhi, solo che di un grigio
scuro.
Mi
mordo la lingua. È l’unico modo che ho per tenerla a freno.
-
Perdonatela,
nobile Shaka… - .
Nobile?
-
È
piuttosto insolente da quel che avrete potuto notare –
gli fa notare il maestro, facendomi mordere ancora di più la lingua.
Ma
questo va bene. Finché si tratta del maestro Shin… “insolente” può anche andare.
-
Ho
notato – risponde Shaka, sempre con espressione impassibile.
Giuro
che prima o poi lo uccido.
Ma
prima che potessi formularne il modo, il portone principale da cui siamo entrati
io e il simpaticone si spalanca di botto, mostrando uno Yami
impietrito alle spalle di un omaccione grasso… grosso e…
No.
Addirittura portarsi dietro il padre??? Patetico!
-
MAESTRO
NONOMURA!!!!! – urla l’orso appena entrato, facendo
echeggiare il suo vocione tra le pareti porpora del tempio.
Già,
l’orso. Ergo, il padre di quell’insetto di Sakada, nonché il sovrano di un
paese vicino che un giorno, per mia sfortuna, venne a visitare l’India.
Altro
discorso che avevo lasciato in sospeso… ecco perché vi dicevo di averla
combinata “un tantino grossa”…non tanto perché avessi usato la psicocinesi su
qualcuno… ma perché quel qualcuno era nientepocodimenoche
sua maestà il principe!
E
qui ci starebbe bene un bel conato di vomito. Solo che in questo preciso momento
non mi viene, aspetto di avere di fronte il figlio, anziché il padre. Ammesso
che sia venuto anche lui, ovvio.
E infatti eccolo sbucare da dietro il padre, facendo
irruzione nella sala urtando con una tal violenza Yami
da togliermelo dalla visuale.
Dopo
gli faccio pagare anche quella.
-
Eccellenza!
– esclama il maestro Shin senza scomporsi. Probabilmente se lo aspettava. –
Quale onore! – dice alzandosi in piedi, imitato da Shaka che guarda, attraverso
le palpebre chiuse naturalmente, primo l’uno e poi
l’altro, incapace di capire cosa stia succedendo.
-
Sa
perché sono qui?! – sbraita ancora l’orso, avanzando
di un passo, imitato dall’insetto, che mi lancia occhiate di fuoco.
Che
paura!
-
No…
- risponde con voce mesta il maestro Shin. – Ma se si fosse fatto annunciare
come conveniva avrei potuto far preparare del the anche per lei… - .
Grande!
Poi mi chiedono perché adoro quell’uomo. Volete far irritare particolarmente
qualcuno? Chiedete al maestro Shin! Oltre ad essere un maestro di arti
marziali, vanta anche di possedere lodevoli doti di prese per il culo. Solo che
riesce a rifilarle in maniere molto diplomatica...
ecco il motivo per cui ve lo consiglio. Credetemi, è una garanzia!
Ecco.. infatti! “Sua maestà” ha assunto un colorito più tendente
al nero. Meglio che mi prepari al meglio… dove ho messo la katana?
Shaka,
oltre ad essere superbo fino alla nausea, manca anche di senso dell’umorismo.
Infatti mi ha appena incenerita con uno
sguardo che definire “freddo” è riduttivo.
Che
emozione… ho visto i suoi occhi due volte in un sol giorno… se andiamo avanti
così mi commuovo sul serio!
Ma
lui m’incenerisce di nuovo con lo sguardo… uff… devo ricordarmi di chiedere a
Mu di darmi un ripasso sul come si alzano le barriere mentali. Così evito di emozionarmi
in una giornata così tante volte!
-
Non
sa cos’ha fatto la sua allieva?! – urla di nuovo
l’orso, facendo un altro passo avanti, imitato di nuovo dall’erede.
Ah…
cosa mi tocca vedere…
-
Maestà
– dico, stampandomi in faccia un bel sorriso innocente e avanzando verso di lui
tranquillamente. – Il maestro Shin è impegnato con un ospite, come Sua Signorìa avrà certamente notato… - indico Shaka, che inarca
un sopracciglio perplesso.
-
Mi
stai cacciando, mocciosa? – mi urla contro la bestia, rivolgendosi a me
finalmente in prima persona.
-
Assolutamente
no! – gli rispondo, continuando a mantenere inalterata la mia espressione
facciale. – La sto solo invitando a venire al dunque… sa, questo è un tempio… e
in quanto luogo sacro un comportamento consono prevederebbe
il silenzio e il rispetto… - .
La
bestia si blocca improvvisamente, incapace di rispondermi a tono. Non deve aver
capito dove stia l’offesa.
Deve
averci pensato su, perché adesso è paonazzo… manca solo che cacci il fumo dalle
orecchie.
-
Come
osi rivolgerti così a mio padre?!? - .
Uh.
L’insetto ha ricordato di avere la lingua. Ma deve essersi scordato il fegato,
perché non appena l’ho guardato ha indietreggiato di un passo.
Mi
sbagliavo. Non è un insetto, è un coniglio… oppure un incrocio tra le due razze,
chissà.
-
Come
hai osato usare la psicocinesi su mio figlio?!? - .
-
La
psicocinesi?? – chiede a quel punto Shaka, aprendo di
nuovo gli occhi e guardandomi stupefatto.
Non
te l’aspettavi eh, Adone??
Sto
per un attimo a guardarli tutt’e tre, poi sbuffo e mi allontano, dirigendomi
verso la porta.
-
Dove
credi di andare?? Porgi immediatamente le tue scuse!
-.
La
bestia mi ha afferrato un braccio, stringendomelo. Per la precisione me lo sta
stritolando.
Quando
ho deciso come agire, e cioè recidergli il braccio a partire dalla spalla, un
altro braccio fa la sua comparsa. Questa volta non a trattenere me, ma a trattenere
quello della bestia.
Oh…
ma che razza di giornata è questa??? L’Adone che mi difende??
Shaka
ha gli occhi completamente aperti, puntati in quelli dell’uomo, che continua a
trattenermi.
-
Sarebbe
il caso di parlare civilmente e risolvere la faccenda in modo altrettanto
civile, non crede? - .
Fermate il tempo. Questo non sta succedendo davvero!
Ha ragione quando il maestro Shin dice che sono una
calamita per gli eventi assurdi! In una giornata sono riuscita a: far arrabbiare
il figlio del re, far aprire gli occhi a Shaka, farglieli aprire una seconda
volta, farglieli aprire una terza, far incavolare il re e a farmi difendere Shaka
con gli occhi aperti, il che implica l’essere riuscita a farglieli aprire una
quarta volta… giornata più ricca di eventi di questa!
“Sua
maestà” sembra essere intimorito, perché mi ha appena lasciato il braccio.
Riusciamo
infine a metterci tutti seduti come dei bravi bambini a ragionare sulla
situazione.
La
seduta si scioglie dopo circa un paio d’ore, dopo varie minacce e diversi tentativi
indiretti, da parte dei due membri reali, di farmi cambiare idea sul matrimonio,
sancendo, finalmente, la mia mancata condanna a morte per aver rifiutato, o
meglio, “osato rifiutare”, di sposare il principe.
E
adesso anche Shaka sa come va la mia vita privata.
Altro
evento da aggiungere alla lista precedentemente compilata.
Avrei
preferito di gran lunga uccidere entrambi i coglioni
reali e farla finita non appena la zampa reale mi aveva afferrato il braccio.
Ma
non si può avere tutto dalla vita…
La
testa sta per scoppiarmi, il livello di tolleranza per le cose stupide questa
settimana ha raggiunto e superato il limite... credo proprio che anticiperò la
mia partenza per il Jamir.
Mi
congedo nuovamente dal maestro Shin, riservando un accenno di saluto anche a
Shaka… stavolta, nonostante tutto, credo proprio di doverglielo, in fondo ha
evitato una strage.
Esco
dal tempio e corro giù dalle scale, dirigendomi, sempre correndo, vero il centro,
precisamente al negozio di dolciumi di cui sono cliente fedele, pensando a cosa
portare allo scricciolo dagli occhioni verdi.
Angolo
dell’autrice…
Hola! Ebbene sì, ho deciso di realizzare
quel progetto di cui ho accennato nella precedente fan fiction, solo che non so
ancora con quale ritmo lo scriverò, avendo ancora il finale di un’altra fan
fiction che ancora bolle in pentola, e siccome sono una persona che detesta gli
“arrangiamenti”, preferisco prendermi più tempo, piuttosto che tirar fuori una
storia senza capo ne coda.
Perché
no, la storia non ce l’ho ancora scritta. Una parte
della trama è scritta ovviamente nella mia mente, solo che pensarla è un conto
e renderla viva su carta ne è un altro, e chi scrive sa di cosa parlo.
Beh…
fatta questa piccola premessa… non posso che augurarmi che qualche anima pia mi
segua in questo esperimento e che man mano mi dia i suoi pareri, i suoi consigli
e, perché no, mi faccia delle critiche, a patto che siano costruttive però.
Come
ho gia detto precedentemente (nell’altra ff) questa è
la prima storia che scrivo su Saint Seiya… quindi
abbiate bontà ç__ç
Detto
ciò vi lascio, ringraziando tutte le persone che hanno commentato, supportato,
o semplicemente letto la mia precedente ff. Ringrazio in particolar modo chi
l’ha messa tra i preferiti *inchino* e vi do appuntamento al prossimo capitolo,
sperando che la protagonista non venga subito e facilmente fraintesa.
HOPE87