PROLOGO

Sono Christopher Davies. La mia non è una storia come tante, o perlomeno non una di quelle che si ascoltano tutti i giorni. Non sto parlando di un racconto immaginario in cui il principe salva la principessa o cose simili, anche se lo vorrei tanto. Mi piacerebbe aver vissuto una storia così, e diciamocelo, chi non lo vorrebbe? Chi non vorrebbe vivere una favola in cui tutto alla fine andrà per il verso giusto?

Ho passato la mia infanzia cullato dalla dolce voce di mia madre, da favole meravigliose e racconti d’amore, pensando che un giorno anche la mia vita sarebbe andata così. Ma non avevo ancora capito che la vita non è tutta rose e fiori. Forse solo ora capisco a cosa servono le favole: a farci vivere un’infanzia spensierata, ignari dei problemi di cui la vita è fitta. Ci aiutano a crescere come rinchiusi in una teca di cristallo, protetti dalle intemperie.

Ma dopotutto non possiamo rimanere per sempre chiusi lì dentro; arriva il momento in cui bisogna crescere, fare esperienze. Arrivano i problemi, sferzando il cristallo come un gelido vento, e non sappiamo bene come trattarli, dato che non ne avevamo mai affrontato nessuno. La barriera non riesce a resistere alla bufera, si rompe, ed è allora che la raffica ci travolge, ferendoci. E così la nostra vita inizia a cambiare, non sembrando più come ce la immaginavamo. Le favole ci illudono. Ci danno qualcosa in cui credere e poi tutte le nostre aspettative crollano, infrangendosi sul terreno in tanti piccoli frammenti.

Eppure,  continuo ad esserne affascinato, perché ci aiutano ad essere più forti e a capire che la vita è perfetta solo se abbiamo il coraggio di superare qualsiasi ostacolo si presenti sulla strada per il nostro lieto fine. Ecco, ho vissuto la mia vita nel perseguimento di questo principio. Volevo che la mia vita continuasse a sembrare una favola, cercavo di ricostruire quella che pensavo fosse la mia ormai distrutta teca di cristallo, e in qualche modo sembrava ci stessi riuscendo. Ma mi sbagliavo. Non sapevo che in realtà la mia barriera fosse ancora intatta, perché la tempesta non era ancora arrivata. Il peggio doveva ancora avvenire.