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Autore: Mary P_Stark    03/11/2014    4 recensioni
Cecily Fairchild è l'insegnante di Inglese nel piccolo paesino costiero di Falmouth, Cornovaglia. Sbrigativa, spigliata, sincera e per nulla vanitosa, è amata dai suoi studenti e apprezzata dai suoi colleghi. Ma, cosa più importante, è Fenrir del Clan di Cornovaglia, la licantropa più forte dell'intero branco. Licantropa che, però, si ritroverà ad affrontare qualcosa per lei del tutto nuovo e inaspettato, e un uomo che la lascerà senza parole per la prima volta in vita sua. Un uomo che, tra l'altro, sembra nascondere una marea di segreti, sotto la sua eleganza e le sue buone maniere. Amore e mistero li accompagneranno verso un'avventura ai limiti del mondo... e forse anche oltre. SPIN-OFF "TRILOGIA DELLA LUNA" - 4° RACCONTO (riferimenti alla storia presenti nei 3 racconti precedenti)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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Epilogo.
 
 
 
 

 

Era strano, per non dire assurdo, camminare su quattro zampe, avvertire l'umidore della terra sotto i cuscinetti, mentre le unghie affondavano nel terreno spugnoso.

L'aria calda dell'estate ormai prossima si incuneava tra i peli della sua livrea color cioccolato mentre, coi profondi occhi color whisky, sondava il profondo della foresta.

Tutto gli appariva chiaro, limpido, pulito, come mai era stato prima.

La prospettiva un po' schiacciata non gli dava poi così fastidio, una volta fatta l'abitudine con quella strana seconda forma.

Erano passate tre settimane, dal suo mutamento in licantropo e, da quel momento, Cecily non aveva fatto altro che condurlo nella foresta perché si abituasse al suo nuovo corpo.

Le esperienze che aveva vissuto in quei giorni, erano state a dir poco impressionanti.

Niente lo aveva preparato a una simile invasione dei sensi e, spesso e volentieri, si era accasciato a terra, coprendosi le orecchie con le zampe.

Cecily gli era stata al fianco per tutto il tempo, lupo enorme – molto più di lui – e dalla bianca livrea.

Si era prodigata anima e corpo per tranquillizzarlo, sia a parole che a gesti.

Gli aveva spiegato i rudimenti della lotta tra lupi, insegnato come sfruttare il pensiero per dialogare con i suoi simili e, da ultimo, gli aveva parlato della luna.

Del suo coinvolgimento con essa, del potere che avrebbe avuto su di lui, del richiamo del sangue che sarebbe scaturito con l'avvicinarsi del plenilunio.

Sulle prime, non le aveva creduto ma, con l'approssimarsi della luna piena, i suoi istinti predatori si erano acuiti sempre più.

E la sua vita come uomo normale era divenuta decisamente più difficile.

Resistere alla rabbia, si era rivelata la parte più complessa da affrontare, soprattutto in considerazione del fatto che lui non era mai stato un tipo propenso a irritarsi.

Cecily lo aveva preso in giro, per questo, e William aveva iniziato a comprendere cosa volesse dire, per lei, vivere in un mondo di normali.

Mantenere un contegno stoico, controllare in ogni momento la propria forza, i propri poteri, non reagire agli stimoli esterni.

Insomma, un autentico inferno.

In prossimità del lago che circondava l'isola della quercia sacra, William si fermò e lasciò perdere quei pensieri erranti per dedicarsi alla sua compagna.

Ferma accanto a lui, le zampe posteriori a terra e la lingua tra le zanne, Cecily appariva tranquilla come un gattino,... e letale come un cobra.

Sapeva ormai benissimo quanta forza vi fosse in quel concentrato di muscoli e zanne, lo aveva provato sulla sua pelle più di una volta.

E, ancora una volta, si chiese cosa volesse dire essere il capo di creature così potenti e ancestrali.

Quanta energia mentale sprecasse per tenere a bada più di millecinquecento licantropi, e quasi altrettanti neutri e normali, a conoscenza del loro segreto, era quasi impensabile.

“Credi che qualcuno chiederà l'Ordalia, domenica prossima?” le domandò William, sedendosi al pari suo, cercando di mettere un freno a tutti quei pensieri errabondi.

Da quando era mutato, la sua mente aveva preso a pensare senza freno, a ritmi che prima neppure si sarebbe immaginato.

Cecily scosse il muso, prima di replicare: “Non ne ho la più pallida idea. Tendenzialmente, ci sono sempre uno o due combattimenti, per il ruolo di Primo o Prima Lupa, ma tutto può essere.”

“Pensi che io sia in grado di portare a casa il titolo, con la mia scarsa conoscenza dei combattimenti corpo a corpo?”

Lei se ne uscì con una risata sgangherata, che scaturì dalle sue zanne simile a un pesante tossicchiare.

“Ne parli come se fosse un incontro di boxe. In realtà, c'è molto istinto predatorio e poca pretattica. E, se si parla di istinto predatorio, tu non dovresti avere problemi. L'amarmi dovrebbe renderti furioso a sufficienza per sconfiggere chiunque.”

“Questo è poco ma sicuro” ghignò William, snudando le zanne lucenti.

“Non preoccuparti, Darcy. Sono sicuro che riuscirai, nel caso in cui dovessero chiederti di combattere. Io sarò al tuo fianco, pronta a tifare per te.”

Si avvicinò per sfregare il muso contro la sua gorgiera, in corrispondenza delle terminazioni nervose più sensibili, e William ringhiò basso, roco.

“Torniamo a casa.”

“Non vuoi farlo così?” ridacchiò Cecily, azzannandolo debolmente al collo per gettarlo a terra.

William le abbaiò contro, replicando seccato: “Mi viene ancora in mente Keith, mi spiace.”

La donna allora scoppiò a ridere nella sua testa, si scostò e, dopo aver trotterellato via di qualche metro, lo fissò con i suoi profondi occhi verdi e mormorò: “Sei davvero adorabile, quando fai il geloso con me.”

 
§§§

La luna piena sembrava guardarli come un grande occhio bianco nel cielo, e stesse valutandoli tutti con imparzialità e rigore.

William, ritto in piedi accanto a Cecily, Hugh e Sabine, nel bel mezzo del Vigrond, attendeva impaziente che tutti i managarmr giungessero alla riunione.

L'aria frizzante della notte era ricca di profumi dolciastri, della vita vibrante che li circondava, del sentore salmastro del mare e dei gas combusti della città vicina.

Quando perdeva la concentrazione, era facile lasciarsi trascinare da tutte quelle informazioni dilaganti.

Cominciava a capire perché Cecily avesse rifiutato la mutazione a Tyler, a suo tempo.

Affrontare l'università con quel sovraccarico di informazioni, sarebbe stato impensabile.

Meglio lasciare che terminasse in santa pace gli studi, prima di dedicarsi a quell’ultima fatica.

Hugh, lanciata un'occhiata rassicurante a William, mormorò: “Smettila di pensare così! Sembri una pentola di fagioli in ebollizione. E non startene lì rigido come un bastone. Hai tutti i diritti di stare al fianco di Cecily.”

“Parli bene, tu. Non devi affrontare un esame che potrebbe, in linea teorica, tagliarti fuori da una parte della vita della tua donna” brontolò per diretta conseguenza Darcy, aggrottando la fronte.

Hugh rise sommessamente, gli dette una pacca sulla spalla, ma non replicò.

Sabine, nel sorridergli comprensiva, levò infine una mano e dichiarò la Riunione del Consiglio ufficialmente aperta.

Cecily, presa la parola, sorrise ai suoi alfa, riuniti attorno alle sponde del lago in forma umana e, a gran voce, esclamò: “Benvenuti a tutti voi, figli miei, e che la luna possa esservi benevola!”

I lupi risposero con eguale preghiera e lei, sorridendo per un istante a William, continuò dicendo: “Poiché so benissimo che il mio odore copre quello di Darcy, ve lo annuncerò io. Circa quattro settimane addietro, il mio compagno ha superato con successo la mutazione in licantropo e, a sorpresa, abbiamo scoperto che, oltre a mettere su pelo...” rise al pari di molti alfa, e anche William si ritrovò a ridacchiare. “... il suo essere in parte elfo ha comportato un cambiamento in più del normale.”

Un coro di sorpresa si sollevò tra i presenti e Cecily, con aria decisamente soddisfatta, terminò di dire: “A quanto pare, signori, abbiamo scoperto che, dopotutto, non esistono solo le wiccan, in grado di parlare con piante, animali e Madre Terra... ma anche lui.”

Ciò detto, indicò William con un cenno della mano, invitandolo ad affiancarla perché fosse ben visibile a tutti.

“Abbiamo lavorato in molteplici direzioni, in queste settimane, per stabilire che limiti potesse avere la portata del suo potere e a quanto pare, con l'eccezione di Brianna che, come sappiamo, è un caso unico nel suo genere, Darcy è in grado di stare al passo con qualsiasi altra wicca di nostra conoscenza.”

“Ora non potranno più dire che sono solo le donne, a capire la Madre!” esclamò uno dei managarmr, fischiando all'indirizzo di William col pugno levato, in segno di completa solidarietà maschile.

Cecily rise sommessamente e Darcy, ammiccando all'indirizzo del licantropo, mormorò: “Troppo gentile, grazie.”

“Detto ciò, siate cortesi e non uscitevene con mezze verità, perché lui sarà in grado di percepirle” disse più seriamente Fenrir, tornando al nocciolo della questione. “Siamo qui per la sua investitura a Primo Lupo, e questo prevede anche una possibile Ordalia. Parlate ora, miei alfa, oppure prendete per buona la mia scelta.”

Le occhiate che si scambiarono i licantropi furono molte, vi furono alzate di spalle, risatine e capi scossi più volte.

Alla fine, fu il più anziano del gruppo, a parlare.

Avanzò tra la folla di baldi mannari e, sorridendo per un istante alla propria Fenrir, si inchinò rispettoso ed esclamò: “Non vi sarà Ordalia, Figlia della Luna, Signora dei Lupi, Guida Suprema. Fenrir, tu hai scelto con cuore aperto e fede immensa, lo abbiamo notato tutti e, anche se lieti che il tuo compagno abbia doti così inaspettate, siamo soprattutto contenti che lui ti ami così tanto da porsi dinanzi a noi, appena un cucciolo tra i licantropi, e sia pronto ad affrontarci tutti, pur di essere degno di te.”

“Grant...” mormorò commossa Cecily, accennando un sorriso grato.

“Accettiamo Fitzwilliam Darcy come Primo Lupo, e non vi saranno recriminazioni di nessun tipo. Anche se, probabilmente, a qualcuno verrà voglia di prenderlo un po' in giro per il nome. Non garantisco, in tal senso” dichiarò il licantropo anziano, strizzando l'occhio al compagno di Cecily, che scoppiò a ridere.

Anche i Tre Gerarchi si unirono alla risata e, quando l'ilarità si espanse a tutti gli alfa presenti, nel bosco si levò la gioia per quel momento condiviso.

Fu solo molto tempo dopo – e molte lacrime versate per il gran ridere – che Fenrir riprese la parola.

“Il riconoscimento potrà quindi avere luogo, grazie al vostro benestare” asserì dunque Cecily, volgendo lo sguardo verso la quercia sacra. “Madre-che-tutto-reggi, benedici questo tuo figlio, scelto per essere mio compagno e mia spalla.”

A un cenno di Fenrir, William si apprestò quindi a posare una mano sulla corteccia nodosa dell'albero che, letteralmente, si incendiò di luce dorata sotto i suoi occhi.

Benvenuto, figlio di due mondi. E' gradita la tua presenza al mio cospetto, questa notte.

“Sono onorato di poter omaggiarti come meriti, Signora dei Nove Regni.”

Oh... denoto in te sapienza elfica, giovane mezz’elfo. Hai dunque parlato con Syldar della mia reale identità?

“In parte con lui, in parte con Lady Fenrir. Le parole di Brianna sono state illuminanti.”

Gli elfi della luce sono da sempre miei sudditi fedeli e, anche se reputo le azioni di tuo zio tutto fuorché logiche, non me la sono sentita di interferire. E, a quanto pare, ve la siete cavata egregiamente anche da soli.

“Abbiamo ricevuto degno sostegno dai tuoi figli, Madre Yggdrasil.”

Porta con te la mia benedizione, figlio di due mondi, e recati spesso qui per parlare con me. Ho curiosità di conoscere questo mio nuovo figlio.

“Ne sarò oltremodo onorato, Signora.”

Ciò detto, lasciò che la mano si scostasse dalla quercia, e il bagliore di intenso splendore che la circondava si espanse a tutto il Vigrond come una marea benevola.

Era fatta. Tutto si era incastrato alla perfezione, tutto era compiuto.

Nessuno avrebbe più potuto dividerlo da Cecily e, insieme, avrebbero camminato verso lo splendido futuro che li attendeva.

Non vedeva l'ora di dirlo a suo padre e a sua madre, in attesa paziente a casa di Ceel.

 
§§§

Già sul punto di aprire il cancelletto della proprietà, i volti sorridenti e lieti per quella serata conclusasi nel migliore dei modi, Darcy si bloccò a metà di un passo e mugugnò: “Aspetta un momento...”

Anche Cecily storse il naso, guardò il compagno con aria sconcertata ed esalò: “No, non può essere...”

Fu in quel momento che, sulla porta d'ingresso di casa, bello come il sole e con le mani occupate da due calici di champagne, fece la sua comparsa Puck.

“Felicitazioni, miei cari! Dai vostri volti capisco che tutto deve essere andato per il meglio! O no? No, perché ora siete piuttosto accigliati, e non capisco bene perché.”

“Puck, che ci fai qui?!” esclamò Darcy, facendo a due a due le scale della veranda per raggiungerlo.

Il cugino non rispose, limitandosi ad abbracciarlo tutto contento.

Dietro di lui, Cordelia e Syldar sorrisero indulgenti e quest'ultimo, rivolto al figlio, chiosò: “Ce lo siamo trovati alla porta, e così...”

Cecily oltrepassò l'entrata senza dire nulla e, dopo aver guardato i futuri suoceri con aria affranta, esalò: “Non ditemi che è successo qualcos'altro!”

Fu Puck a rispondere.

Sospinse all'interno il cugino, consegnandogli una delle flûte che teneva in mano e, porgendo l'altra a Cecily, esplose in una risata deliziata.

“Niente di tutto questo, cara cugina! Ero solo stanco di sopportare gli strepiti dei miei genitori, così ho pensato di venire a trovarvi, come vi avevo promesso! E non potevo capitare in un momento migliore, visto quello che è successo!”

Batté le mani, lieto come un bambino la mattina di Natale e, raggiunto in poche falcate lo stereo, lo accese come se fosse stato a casa sua, lasciando che la musica avvolgesse tutti.

Con un inchino, rivolse poi un sorriso ai presenti e disse: “Lasciate che vi delizi con un'opera che ho scritto appositamente per voi! Non vedo modo migliore per festeggiare la promozione del mio amato cugino a ruolo di Principe Reggente della qui presente, e bellissima, Fenrir di Falmouth! Splendida cittadina di mare, tra l'altro...”

Il cicaleggio di Puck continuò imperterrito, senza che il giovane elfo si accorgesse del cipiglio di Cecily, o dell'aria rassegnata di Syldar.

Cordelia si limitò ad abbracciare il figlio, complimentandosi con lui mentre le prime strofe dell'opera di Puck venivano snocciolate con voce flautata.

“Non c'è modo di bloccarlo?” brontolò Cecily, quando l'elfo attaccò la seconda strofa.

Syldar la prese sottobraccio, accompagnandola al divano e, nell'accomodarsi con lei, brindò al figlio e mormorò: “O lo uccidiamo, oppure...”

La donna assentì con un sospiro e, quando William venne a sedersi vicino a lei, si appoggiò alla sua spalla e borbottò: “Buonanotte.”

“Non ascolti neppure un po'? Dopotutto, sono le nostre avventure” ironizzò Darcy, deponendo un bacetto sul suo capo.

“Credimi, ho ancora una memoria di ferro, e so bene che traversie abbiamo passato.”

“Insensibile” la prese in giro lui.

“Conosco i miei limiti, è ben diverso.”

Ciò detto, chiuse gli occhi e lasciò che la voce melodica di Puck la accompagnasse tra le braccia di Morfeo.

Poteva sopportare molte cose, e molte le aveva combattute strenuamente, vincendo ogni volta.

Ma un'opera lirica, proprio non poteva reggerla.





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N.d.A.: Ebbene, eccoci infine giunti al termine di questo Spin-Off, nato dall'amore di molte di voi per il personaggio di Cecily. Spero di aver accontentato la curiosità di quante si chiedevano come fosse la curiosa Fenrir di Falmouth, e di aver tolto anche dei dubbi sul futuro dei nostri antichi amici.
Con questo racconto, direi che ho detto (quasi) tutto su quel che riguarda il mondo dei miei licantropi, anche se torneranno, come crossover, in una storia che sto ultimando.
Per ora, penso mi prenderò una breve pausa riflessiva per sistemare quanto già scritto finora, e colgo l'occasione per ringraziare tutte/i per aver letto, commentato e vissuto questa esperienza assieme a me!
Grazie ancora!

 
  
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