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Autore: namary    03/11/2014    4 recensioni
San Giovanni d'Acri, 1291
La notte prima dell'assedio che spazzerà via definitivamente il regno crociato di Outremer in Terra Santa, un uomo e una donna incrociano i propri sguardi e i loro destini, imparando ad amarsi nell'oscurità. Una sola notte... eppure così tante notti racchiuse in essa. Mille diamanti pronti a brillare ognuno di luce diversa.
Dal III° capitolo:
Incrociammo di nuovo gli sguardi, e anche stavolta mi trovai a trattenere il respiro.
Non c'erano dolcezza, né malizia nei suoi occhi, diversamente da ciò che le sue compagne avevano mostrato ai soldati affamati d'amore.
Quegli occhi sembravano ossidiana liquida, lava bollente che bruciava pericolosa nel fondo delle sue iridi...
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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San Giovanni d'Acri, 27 Maggio 1291

 

L'aria calda della sera mi accolse all'uscita dell'ospitaleria.
Inspirai sollevato l'odore della terra a pieni polmoni, cercando di dimenticare quello nauseante del piscio e del sangue dei malati.
Mi tastai le bende sulla coscia destra con un po' di riluttanza, temendo il dolore. La carne era ancora gonfia e dura, ma mi sentivo già molto meglio rispetto a ieri.
Ero stato fortunato, a quanto pare.
Padre Albert mi aveva dimesso con una certa urgenza, segno che la mia ferita non doveva essere poi così grave. Almeno, lo speravo.
Mi incamminai verso la solita taverna, dove speravo di trovarci Frederik.
Di lui non avevo notizie dal giorno prima, e visto che le ostilità si erano interrotte solo verso mezzodì, c'era la possibilità, neanche troppo lontana, che fosse crepato nel frattempo.
Zoppicavo un po', ma tutto sommato la ferita non mi dava grandi noie, quindi a poco a poco cominciai a rilassarmi e a procedere con un passo più spedito.
Da lì alla fontana dei tre gigli non incontrai anima viva, fatta eccezione per un paio di diavolacci che ronfavano tra il fieno e la merda dei cavalli.
Dopo l'ultimo attacco e il crollo della torre nord, Acri era silenziosa e spettrale. Sembrava più un ammasso di rovine destinato ad essere abbandonato, che non una città.
Svoltai l'angolo verso il quartiere dei genovesi, quando in fondo alla strada scorsi due persone coperte da un lungo mantello. Avevano tutta l'aria di essere coinvolti in una conversazione molto intima. Feci finta di non vederli, ma quelli al contrario si accorsero subito di me, e decisero di levare le tende quasi all'istante.
Quando poi raggiunsi l'incrocio, mi fermai.
Qualcosa a terra aveva attirato la mia attenzione: somigliava vagamente a una perla, o una moneta.
La gamba mi diede qualche difficoltà, ma la curiosità era troppa, così alla fine raccolsi l'oggetto e lo pulii dalla polvere sul palmo della mano.
Era una conchiglia di madreperla, con un piccolo foro al centro. Me la misi in tasca.
Apparteneva sicuramente ad una donna... dunque avevo visto giusto. Le due figure incappucciate erano amanti, che cercavano un po' di sollievo dopo l'orrore della guerra.
Il pensiero mi fece sorridere. C'era ancora spazio per l'amore in quella città fantasma.
Dopo aver passato le pene dell'inferno, anch'io avrei voluto rilassarmi tra i morbidi seni di una donna... da quanto tempo era che non ne stringevo una a me?
La risposta risuonò pesante nel mio cuore: da quando avevo violentato Rakka a Damasco.
 
Allora ero più giovane, e l'esaltazione dei primi combattimenti mi aveva trasformato in una bestia… ma come potevo esserne sicuro? Non c’è forse un diavolo in ogni uomo, pronto ad uscire allo scoperto e a tentarne la carne quando si fa debole?
 
Il pensiero era come sempre troppo amaro, così lo scacciai.
Raggiunsi la mia destinazione poco dopo.
La Vela Spezzata anche quella sera doveva essere piena di gente: la musica e le risate all'interno del locale si sentivano da lontano, e stranamente questo non faceva che aumentare la sensazione di squallore che avevo provato camminando per la città deserta.
Aprii la porta, e subito venni invaso da una potente zaffata di vita: sudore, sporco, carne, sugo, curry, cannella e incenso. Risate, canzoni, e il rumore di qualche boccale di terracotta ora in pezzi sul pavimento.
Quello strano miscuglio di suoni e profumi ebbe il potere di farmi venire l'acquolina in bocca e farmi tornare un minimo d'allegria. A ciò si aggiunse la vista di Frederik che, con un gran sorriso, mi fece cenno di raggiungere il suo tavolo.
"Eccoti qua, Lazzaro! Sei resuscitato, finalmente" mi accolse con una vigorosa stretta di mano.
"E tu sei ancora vivo, canaglia!"
"Ci puoi scommettere... neanche un intero esercito di saraceni può fermare Frederik il Conquistatore"
"Frederik l'Ubriaco, a giudicare dalla quantità di birra che devi esserti bevuto stasera"
"Cristo Santo Ardwin, non sono preso così male! Sono solo al terzo boccale. Tu piuttosto, avrai fame. Ehi!" fece schioccare le dita verso uno dei ragazzini "Porta qualcosa anche al mio amico" disse, indicandomi. Quello fece un lieve cenno del capo e sfrecciò nelle cucine.
"Allora, che mi racconti?" chiesi, impaziente di sentire le ultime novità.
Lui scosse la testa e fece una strana smorfia con le labbra.
"Niente di buono. La tua ferita invece? Dì, non sarai diventato storpio adesso?"
"No, per fortuna. Mi hanno lasciato riposare e fatto qualche impacco, ma Padre Albert mi ha punzecchiato un po' la carne e ha detto che non c'è cancrena. E' una ferita superficiale e dovrebbe richiudersi del tutto nel giro di qualche giorno"
"Sempre se saremo ancora vivi domani sera"
"Mi hai preceduto, fratello" sorrisi amaramente.
Il garzone ritornò con una scodella di zuppa fumante, pane, olive in salamoia e un boccale pieno di vino.
"Dimmi almeno cos'hanno deciso gli Ospitalieri"
"Bah!"
Frederik aprì la bocca in una smorfia così disgustata che vidi tutto ciò che c'era dentro.
"Beaujeau è uscito con qualcuno dei suoi per negoziare, ma non saprei dire per certo cos'hanno deciso. Metà delle voci che ho sentito dice che i mori ci concederanno una settimana di tregua, alcuni dicono addirittura che stanno contrattando la resa della città senza spargimento di sangue"
Frederik fece una pausa per bere, ma non lo vidi molto convinto.
"E l'altra metà che dice?"
"Che salveranno i loro bei culi pelosi e ingioiellati, e ci lasceranno qui a marcire. E io sono di quest'avviso"
"Fidati, non lo farà mai. Non lui. Ho servito sotto Beaujeau in questi ultimi 7 anni, e nemmeno una volta ci ha abbandonato. Ha sempre combattuto con noi in prima fila, e sai che ti dico? Se c'è qualcuno che può trattare la resa, quell'uomo è lui."
"Sì, ma devi capire che..."
Fu il battito profondo di un tamburo a zittirci.
Entrambi ci voltammo a sinistra: scoprimmo così che in fondo alla taverna era stato allestito uno spazio rialzato, dove ora un imponente nubiano e un esile ragazzino d'identico colore stavano sistemando alcuni strumenti, tra cui riconobbi un vecchio oud.
Improvvisamente il gigante nero provò una sequenza veloce, d'effetto.
L'impatto fu immediato: da quel momento in poi tutti ebbero occhi solo per lui, come fossero in preda a un incantesimo. 

   
 
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