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Autore: suni    22/10/2008    12 recensioni
“Cosa…ci fai qui, Sas’ke?” balbetta, incredulo.
L’altro si imbroncia lievemente, bizzoso.
“Sono tornato da Iwa. Non era previsto che ci restassi per sempre, sai, anche se sospetto che quando mi hanno proposto per l’incarico i consiglieri di Tsunade hime lo sperassero,” commenta ironico.
Naruto scrolla ancora la testa, senza riuscire a mettere insieme pensieri logici. Spalanca le braccia e inspira a vuoto.
“Sì, beh…cosa ci fai qui, davanti a casa mia?” riesce a chiedere, con un certo sforzo.

Raccolta di momenti della vita di Naruto e Sasuke in un ipotetico futuro post-Shippuuden. Tra dipendenze reciproche, problemi di vista e improbabili ANBU.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Konoha, mattina' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Konoha, notte

Ed eccoci qui.

Quarta scena della raccolta, resa dei conti.

Vi ringrazio per aver seguito finora e prometto – che le vogliate o meno, precisiamolo – nuove parti della raccolta suddetta prossimamente sui vostri schermi. Yo.

Come sempre, le vostre opinioni saranno gradite.

A presto.

Suni

 

 

 

Konoha, notte

 

 

Naruto

 

 

“Allora ci vediamo domani all’assemblea plenaria,” conclude svogliatamente Shikamaru, incamminandosi per allontanarsi.

Ple…?” borbotta Naruto, con una smorfia perplessa.

“Generale, scemo,” lo riprende Sakura a denti stretti, con uno strattone. “L’assemblea generale.”

Ino ridacchia apertamente, mentre Sai sorride silenzioso, socchiudendo gli occhi.

“Oltre al pisello hai anche il cervello piccolino, senpai,” commenta poi, pacifico.

Kiba sghignazza di gusto, mentre Naruto, imbronciato, spintona l’amico.

Akamaru, andiamo,” esclama poi l’Inuzuka, mettendosi in marcia scortato dal cane. “Ah… Per Naruto Hokage hip, hip, hip…” si sgola poi, con entusiasmo.

“Urrà!” grida tutto il gruppetto. Anche Shikamaru, ormai dall’altro lato della piazza, si unisce al coro, poi si mettono tutti a ridere. Naruto compreso, che si passa la mano tra i capelli con imbarazzo.

Tsunade hime ha annunciato pubblicamente che rinuncerà all’incarico alla fine del mese e a quel punto nominerà il suo successore: forse tra due settimane Uzumaki Naruto, a ventisette anni di età, sarà il Rokudaime Hokage del villaggio di Konoha.

E i suoi amici, ovviamente, non perdono un’occasione per riderci su.

“Buffoni…” borbotta a disagio, senza tuttavia smettere di sorridere.

“Senti chi parla!” trilla Ino, fingendosi scandalizzata.

“Io vado,” annuncia poi Sakura, ridacchiando. “Buonanotte a tutti!” continua, prima di allontanarsi.

“Ciao, fronte spaziosa!” scherza l’amica, afferrando poi un braccio di Sai. “Andiamo anche noi, sono un po’ stanca,” continua dolcemente. “A domani, Naruto.”

“Ciao a tutti, buonanotte,” risponde lui, voltandosi a sua volta per tornare verso casa. “E ricordatevi che io sono Uzumaki Naruto, e diventerò Hokage!” conclude, quasi minaccioso, scatenando qualche ultima risata prima di imboccare la via laterale.

Hanno dovuto rimanere tutti e sei al quartier generale fino a tardissimo e hanno finito per mangiare un boccone insieme alla veloce, troppo stanchi, tutti quanti, per pensare di dover cucinare una volta arrivati a casa. Lui, comunque, mangia quasi sempre fuori, al chiosco di Ichiraku o inventandosi qualcosa alla meglio.

Naruto sbadiglia in faccia alla strada deserta, grattandosi un fianco pigramente. Sta già sognando di sprofondare tra le coperte, nella morbidezza del suo letto, per perdere conoscenza e recuperare un po’ di energie. Anche se, come al solito, l’idea della casa vuota che lo aspetta gli regala una leggera tristezza. È sempre stato così, e da quando Sasuke se n’è andato di nuovo, un anno e mezzo fa, la cosa si è leggermente amplificata.

“Naruto,” lo riscuote un bisbiglio d’urgenza, dalle sue spalle. “Psst, Naruto!”

Si volta, corrugando la fronte, per poi sorridere alla sagoma parzialmente occultata dietro l’angolo del palazzo.

Konohamaru!” esclama perplesso. “Che ci fai in giro a quest’ora?”

Il ragazzo si avvicina, guardingo.

“Stavo venendo a cercarti,” annuncia serio. “Per avvertirti.”

Naruto lo osserva scettico, storce le labbra.

“Avvertirmi di cosa?” domanda condiscendente.

“C’è qualcuno a casa tua! Stavo passando lì davanti e ho visto uno shinobi arrivare molto velocemente. Credo ti stia facendo la posta,” afferma Konohamaru, con tono cospiratorio. Torna a guardarsi intorno, prudente. “Hai nemici da qualche parte?”

Naruto incrocia le braccia, sbuffando.

“No. Solo amici che non mi lasciano andare a dormire,” afferma asciutto, prima di sorridere. “Sarà stato qualcuno che passava di lì, Konohamaru.”

“No, ti dico!” protesta l’altro indignato. “Ti sta tendendo un’imboscata! Chiamiamo gli ANBU, oppure andiamo…”

“Io sono un ANBU,” gli ricorda Naruto, sostenuto. Poi sospira stancamente, assonnato. “Non ti preoccupare, Konohamaru. Se un mostro mi sta aspettando me lo mangio con le tagliatelle,” afferma, con un sorriso sbruffone.

“Vengo con te?” propone il più giovane, titubante.

“No, grazie, sono già accompagnato,” scherza Naruto battendosi la mano sulla pancia, dove dorme Kyuubi. “A domani, Konohamaru,” conclude, prima di rimettersi in marcia. Ridacchia tra sé, divertito dal bizzarro rivale. A volte è più strano di lui.

Salendo le scale sospira, rabbuiandosi. Il momento di andare a dormire è sempre il più difficile della giornata, quello in cui la mancanza di Sasuke si fa sentire con più intensità. Può passare la notte soltanto a ripensare alle tante trascorse con lui, amandosi o non facendo niente di particolare, solo scambiando qualche frase e sonnecchiando. Lo rivede nitidamente, al momento di mettersi a letto, avvilupparsi nelle lenzuola stretto come faceva sempre e allungare il braccio per cercare lui lasciandogli la mano sul fianco o sulla schiena, come se fosse finita lì per caso. E gli manca, sempre, ogni giorno, ogni notte. Costantemente. È come dover rinunciare a un pezzo di sé, ma uno troppo importante per farne a meno.

Ha pensato un’infinità di volte di cercarlo, mandargli un messaggio, contattarlo in qualche modo, ma è sempre riuscito a trattenersi. Ha sperato che fosse il genio a dargli un segno, ma da quando è partito Sasuke non gli ha mai fatto avere sue notizie. Quel poco che sa – che è stato relativamente bene accolto, che sta svolgendo ottimamente l’incarico, che mesi fa c’è stata una brutta vicenda di rivolte e insurrezioni nella regione di Iwa e che anche lui è stato coinvolto, cosa che ha sprofondato Naruto nell’angoscia fino a quando non è arrivata la conferma che l’ambasciatore di Konoha era in ottima salute – è stata Tsunade a dirglielo, di propria iniziativa. Ma succede raramente e al jinchuuriki non riesce di fare domande dirette su di lui.

Ma gli manca immensamente.

Imbocca l’ultima rampa frugandosi le tasche per cercare le chiavi, con un altro sbadiglio insopprimibile. È così che s’immobilizza, con le fauci spalancate e la mano a mezz’aria, folgorato dall’apparizione.

Ha lo zaino abbandonato a fianco, la divisa da jonin regolamentare sgualcita, sporca di terra e polvere, e il coprifronte scheggiato - quello che alla cascata gli aveva lasciato accanto quando era partito abbandonandolo esanime - ben allacciato sulla fronte. Dorme accoccolato a terra, la testa appoggiata di lato allo stipite della porta. Sasuke.

Naruto avverte per un istante la certezza che non sia reale, che sia un’immagine partorita dalla sua mente ossessionata. Scuote vigorosamente la testa e si precipita in avanti, esitando solo per un istante prima di toccarlo per vedere se è vero. E lo è, la sua spalla è solida e morbida sotto le dita dell’ANBU.

A quel tocco lo shinobi addormentato si riscuote, aprendo faticosamente gli occhi. Per un secondo sembra disorientato, poi il suo viso torna al sussiegoso contegno che gli è proprio.

Yo, Naruto.”

Il futuro Hokage di Konoha lo guarda a bocca aperta, senza nemmeno pensare di mantenere un fare distaccato e indifferente. Abbandona le braccia lungo i fianchi e lo fissa allucinato, con il cuore che rimbomba in testa.

“Cosa…ci fai qui, Sas’ke?” balbetta, incredulo.

L’altro si imbroncia lievemente, bizzoso.

“Sono tornato da Iwa. Non era previsto che ci restassi per sempre, sai, anche se sospetto che quando mi hanno proposto per l’incarico i consiglieri di Tsunade hime lo sperassero,” commenta ironico.

Naruto scrolla ancora la testa, senza riuscire a mettere insieme pensieri logici. Spalanca le braccia e inspira a vuoto.

“Sì, beh…cosa ci fai qui, davanti a casa mia?” riesce a chiedere, con un certo sforzo.

È Sasuke a non parlare, adesso. China lo sguardo e giocherella con il lato di un sandalo, stringendosi nelle spalle.

“La gente quando torna da un lungo viaggio va a salutare i familiari, no?” borbotta infine, a disagio.

Naruto spalanca leggermente gli occhi, trattenendo un insensato sorriso. Non dice altro, prolungando quel silenzio imbarazzante finché, non potendone più, si lascia scivolare lentamente a terra accanto all’altro, osservando il cielo nella speranza che questo gli riporti la lucidità. C’è Uchiha Sasuke, seduto di fianco a lui di sua spontanea volontà, che lo aspetta forse da ore.

“Sei arrivato da molto?” chiede, serrando la gola per sembrare noncurante.

“Ho varcato i cancelli di Konoha che era già buio,” risponde l’altro, spiccio. “Volevo esordire con adesso distruggerò il villaggio ma non sapevo se i chunin di guardia avrebbero colto l’ironia,” continua, distratto. Ha appoggiato di nuovo la testa indietro contro il legno della porta e guarda  fisso avanti. Naruto lo conosce troppo bene per non sapere che si sente impacciato quanto lui.

Ridacchia forzatamente, annuendo.

“E a Iwa com’è andata?” aggiunge, tamburellando inconsciamente una mano a terra. Sasuke segue il muoversi delle sue dita spostando soltanto la direzione dello sguardo, ancora senza muovere un solo altro muscolo.

“Sono riuscito a non litigare quasi che non nessuno. Beh, con non molte persone,” annuncia, soddisfatto. “Sono famoso persino lì, sai?” aggiunge con un sorriso aspro. “Non ho fatto in tempo a presentarmi che già sussurravano Orochimaru.”

“Perché sei un idiota, teme. Ti sta bene.”

È una bella parola, teme, che lo fa sorridere mentre la pronuncia.

“E qui?” aggiunge Sasuke incerto.

Naruto solleva il capo, baldanzoso.

“E’ quasi il momento, forse,” annuncia contento. Sasuke lo guarda con un sopracciglio sollevato, senza capire. “Tsunade hime si ritira a fine mese,” continua lui con un ampio sorriso.

Gli occhi neri del genio si spalancano leggermente per la sorpresa, fissandosi finalmente su di lui. Naruto li sente puntati addosso e sa che era l’unica cosa di cui avesse veramente bisogno, da mesi.

“Ci siamo, allora,” mormora l’altro. “Stai per diventare Hokage.”

“Non è detto,” si schernisce Naruto, senza davvero crederci ma non osando ancora festeggiarsi. “Potrebbe scegliere qualcun altro, magari il sensei. Potrei essere il prossimo ancora, o…”

“Dacci un taglio, dobe,” lo interrompe Sasuke netto. “Sappiamo tutti che sei tu.”

Naruto si lascia ad andare ad un sogghigno vittorioso, la mano tra i capelli.

“D’accordo, sono io,” ammette, mettendosi a ridere senza motivo. Soltanto adesso che anche Sasuke è lì riesce a sentire la scarica di euforia del pensiero di stare finalmente per vedere il proprio sogno che si avvera. Soltanto adesso che gli occhi dell’Uchiha lo osservano percepisce finalmente la gioia assoluta di quel pensiero glorioso. E ride, di cuore, senza riuscire a fermarsi.

“Che ti prende, idiota?” lo apostrofa Sasuke, mostrandosi distaccato come lui non riuscirebbe a fare. “Guarda che non ti nominano se fai capire che sei matto. Non ci posso credere che Konoha stia veramente per avere un Hokage del genere.”

Naruto sgrana gli occhi indignato, allungando istintivamente un braccio verso di lui in un cazzotto misto spintone.

“Dannatissima testa quadra!” bercia, ignorando bellamente il sonno dei vicini di casa. “Io sarò il migliore di tutti gli Hokage!”

“Ma per favore… Un dobe come te non potrà mai nem…” replica Sasuke, impermeabile alla sua animosità.

“Sas’ke!” starnazza Naruto offeso, dandogli un’altra spinta. “Ti farò rimangiare ogni parola a calci!”

Ed è strano, ma bello, stare a battibeccare in quel modo tanto consueto che risale all’infanzia, come se il tempo non fosse mai passato e la vita non li avesse allontanati. Ma forse non l’ha mai fatto veramente perché, sospetta Naruto assaporando quell’intatta familiarità, la cosa che c’è tra lui e Sasuke è immutabile e resistente a qualunque colpo, perfetta e eterna nella sua staticità. È splendido e terrificante al tempo stesso sapere che, ovunque lo condurrà la sua vita, con chiunque, quella reciproca appartenenza non potrà dissolversi.

“Ho fame,” annuncia intanto Sasuke, apparentemente distante anni luce da quel genere di pensieri e per nulla impressionato dalle sue proclamazioni.

Naruto lo osserva di nuovo, è impolverato e stanco, probabilmente ha viaggiato tutto il giorno. Inclina la testa, pensoso.

“Devo avere qualcosa in dispensa,” afferma incerto.

“Sarà tutta roba scaduta,” commenta il genio con sufficienza.

“Così vedremo se il tuo stomaco è resistente come il mio,” replica Naruto con un sorrisetto vittorioso. Sasuke solleva un sopracciglio, guardandolo storto.

“E’ una sfida?” domanda serio, come se si trattasse di una prova di infinito valore.

“Io non l’ho detto,” sogghigna Naruto, incrociando le mani dietro la nuca con fare innocente.

“Va bene, dobe, l’hai voluta tu,” afferma l’altro dopo un secondo di silenzio, per poi scattare in piedi.

“Stai per mostrarmi l’abilità innata dell’apparato digerente del clan Uchiha?” domanda Naruto scherzoso, imitando il suo movimento. “Ho già avuto qualche dimostrazione quando eravamo genin,” aggiunge, aprendo la porta.

Sasuke non è entrato spesso lì. Anche durante la loro relazione era piuttosto lui a recarsi nella grande magione degli Uchiha e, riflettendoci, gli pare che l’altro non abbia mai nemmeno trascorso una notte intera a casa sua. È strano vederlo adesso varcare la soglia, senza sembrare minimamente intimidito da quel fatto.

“All’epoca le mie capacità non erano ancora al massimo del loro sviluppo,” lo informa Sasuke con alterigia. Avanza spedito al suo seguito, senza nemmeno guardarsi intorno. Si direbbe quasi che abbia passato la sua vita a percorrere quel pavimento, tanto che, raggiunto l’angolo della cucina, si siede al tavolo senza attendere di essere invitato.

“Allora, cosa mangio?” domanda spiccio.

“La tua dannata presunzione, sacco di boria,” borbotta Naruto rassegnato, avvicinandosi alla dispensa per mettersi in caccia di qualcosa di commestibile. Gli volta le spalle, spalancando le antine e mettendosi a frugare.

Cucinare non è mai stato e mai sarà il tuo forte, ma dopo due giorni di viaggio probabilmente Sasuke non ha voglia di cibo in scatola. Così si dedica alacremente alla delicata missione di mettere dell’acqua a scaldare e far cuocere un po’ di riso con qualche verdura.

“Un momento, eh,” esclama, nel bel mezzo della complessa manovra. “Non è semplice.”

Mh-mh,” bofonchia Sasuke, con quello che potrebbe essere disinteresse o scherno indifferentemente. Naruto la prende per una risposta affermativa e solo quando, dopo un paio di minuti, si volta indietro e lo trova col busto piegato in avanti e la testa appoggiata sul tavolo realizza che probabilmente Sasuke ha mugugnato perché si stava addormentando. Gli si avvicina con un mezzo sorriso, studiando il profilo elegante del suo volto e quell’irritante naso all’aria. Ha il respiro profondo, regolare; dev’essere davvero stanco. Conoscendolo, irrequieto com’è, avrà percorso il lungo tragitto da Iwa in una frettolosa tirata, senza quasi fare soste.

“Sas’ke,” chiama a bassa voce, chinandosi verso di lui. “Teme, non volevi mangiare?”

Sasuke inspira rumorosamente, muovendo la testa.

Sssì,” borbotta, sbattendo le palpebre prima di raddrizzarsi. “Ma forse ho più sonno che fame,” ammette trattenendo uno sbadiglio.

“Vai a casa e dormi,” suggerisce Naruto, senza convinzione.

Sasuke tace per qualche istante, fissando intorpidito il tavolo.

“Dormo qui,” annuncia, come se la decisione spettasse a lui solo. “Sul tatami andrà benissimo,” puntualizza, per negare ogni implicazione. Ma è una finta, Naruto lo sa ed è certo che l’altro è consapevole anche di questo.

Trattiene il fiato per un istante, poi scuote la testa.

“Non mi sembra una buona idea, teme,” commenta, a fatica. “Se…se dormi qui non dormirai sul tatami e lo sappiamo tutti e due,” continua, recuperando la sua franchezza abituale.

Sasuke sposta lo sguardo su di lui, calmo.

“E sarebbe un male?” domanda serio.

Per un momento Naruto non ha nemmeno il fiato per respirare, riesce solo a guardarlo: il contorno allungato degli occhi neri, gli zigomi alti e raffinati, la linea decisa del mento e quella slanciata del collo chiaro. E no, non sarebbe un male.

Si tormenta le mani per qualche secondo, prima di fare l’unica cosa che al momento gli sembri avere un senso: piegarsi in avanti e baciarlo, infilando una mano nel nero dei suoi capelli. L’altra, che appoggia sul tavolo per mantenere l’equilibrio, finisce avvolta in quella leggera del genio, che piega la testa per lasciargli approfondire il bacio, dischiudendo le labbra.

Poi è una corsa affannosa, frenetica. Gli strattoni pieni d’urgenza verso il letto, respirando uno nell’altro, i vestiti di Sasuke strappati via bruscamente che atterrano dappertutto – “dovrei lavarmi,” prova a mormorare il genio con un ansito, prima di precipitare sul materasso sotto la sua spinta – scoprendo la sua pelle chiara, il torace agile e la vita sinuosa. La sua lingua sul corpo, le sue mani ovunque, il suo sesso che sembra illuminarlo dall’interno e i suoi gemiti, la sua voce profonda e roca che mormora spezzata una sola parola, che stranamente non è dobe né idiota ma soltanto Naruto, soffiando contro il suo orecchio. Naruto, Naruto, Naruto, non è mai sembrato un nome così bello come nel momento in cui Sasuke quasi lo urla per poi abbandonarsi a un lungo gemito mentre si svuota dentro di lui, prima che la sua mano lo porti lassù in alto, facendolo gridare mentre viene a sua volta.

Le braccia di Sasuke che gli si stringono intorno, nel silenzio turbato solo dall’affanno dei loro respiri mischiati, lo serrano con decisione e la sua testa scura si annida contro il suo collo.

Naruto sospira, chiudendo gli occhi per qualche secondo. Poi le parole gli premono contro il palato, scivolando fuori stentatamente.

“Sas’ke,” mormora pianissimo, “non te ne andare più.”

Il genio rimane in silenzio, poi gli strofina impercettibilmente la guancia contro.

“No,” risponde infine, sicuro. “Non me ne vado più.”

 

 

 

Sasuke

 

 

“Non me ne vado più.”

È un riscontro, più che una rassicurazione. Lì, con Naruto e il suo odore addosso, risulta un dato di fatto più chiaro e evidente che mai. Perché può negare, può chiudersi nella sua corazza solitaria di superstite e proclamare il suo non avere davvero bisogno di lui, andandosene lontano, ma ogni volta è da Naruto che ritorna. Sempre. E non ha senso nemmeno affermare di non essere disposto a fare sacrifici e correre rischi per il loro legame perché, alla fine, è l’unica cosa che davvero conti.

Lo ascolta respirare sotto di sé, senza smettere di stringerlo. Anche se gli pesa sui polsi e diamine, forse dovrebbe decidersi a smettere di strafogarsi con quel suo ramen. Sorride tra sé all’immagine, che si forma in mente, del jinchuuriki con la sua amata ciotola di tagliatelle.

“Qualcuno dovrebbe spegnere la luce,” fa Naruto, biascicando. Lui solleva la testa e lo osserva, con tutto il fastidio che riesce a mettere insieme in questo momento in cui avrebbe solo voglia di baciarlo ancora.

“E dovrei farlo io?” chiede secco.

“Io non posso, sono bloccato!” si difende Naruto con innocenza. Lui lo scruta scettico, con condiscendenza, poi sbuffa sollevandosi sui gomiti.

“Sei una scocciatura, dobe,” osserva annoiato. Naruto sogghigna, sornione.

“Ti piace che lo sia,” afferma con baldanza.

Sasuke aggrotta la fronte, fosco e pronto a esternare una risposta tagliente, però quell’idiota è li che se la ride, con quegli occhi enormi e enormemente azzurri illuminati e la sua faccia da schiaffi e stupidamente, forse, quello che invece fa è coprire le sue labbra con le proprie, per un istante solo.

“Idiota,” mormora, con una dolcezza che quasi lo nausea. Poi allunga un braccio verso l’esterno, producendosi in uno dei suoi tanto efficaci sorrisetti maligni, e inizia a concentrare il chakra per il chidori, aspettando la sicura reazione di Naruto. E difatti il jinchuuriki, nel vedere le scariche elettriche, lancia una sorta di raglio che quasi lo fa scoppiare a ridere e si aggrappa bruscamente al suo braccio.

“Cosa stai facendo?” urla allibito, aggrappandosi a lui.

“Spengo la luce,” risponde Sasuke mantenendosi impassibile.

“Devi premere l’interruttore, non tirare giù tutta la parete!” starnazza Naruto, afferrando la sua mano. Sasuke gliela lascia tenere, docilmente, perché gli mancava quella stretta.

“Tanto non ti serve più, la casa,” commenta sibillino, sperando che il filo di nervosismo nella sua voce sia sfuggito a Naruto. Apparentemente sì, perché questi, penzolante nella stretta con cui ha cercato di bloccarlo, lo osserva sconcertato.

Sasuke vorrebbe quasi scappare, adesso. Non è affatto sicuro di quello che sta per dire e probabilmente è un errore madornale, ma comunque non può fare altrimenti; perché tutta la sua vita è un percorso fatto di passi che l’hanno portato, inevitabilmente, qui e adesso, con Naruto. Anche volendo è impossibile fermarsi, dopo una vita a cercarsi uno nell’altro: se non fosse stato così, se Naruto non fosse la voce e il viso che ha sovrastato ogni suo gesto, anche quando voleva credere di considerare importante solo tutt’altro, forse adesso potrebbe continuare ad essere Uchiha Sasuke com’è sempre stato. Ma il tragitto compiuto fin’ora punta in un’altra direzione.

“Mi è peggiorata la vista,” mormora, grave.

Naruto sgrana gli occhi, abbandonandosi sul materasso.

“Cosa? Perché?” chiede allarmato.

Lui scrolla le spalle, sbrigativo.

“Ho dovuto usare il mangekyou,” spiega spiccio. “Ci sono stati dei problemi a Iwa l’anno scorso, non so se vi è arrivata la notizia,” continua, sapendo che è arrivata e che sicuramente Naruto ha avuto paura, vera, perché lui era lì.

“Non avresti…” inizia il jinchuuriki inquieto.

“Lo so, ma non c’è stata molta scelta,” lo interrompe lui, brusco. “Non ha importanza, non è grave. Però…” continua, ma è costretto a fare una pausa per riprendere fiato, e cercare di rimanere impassibile ancora per quanto difficile sia. “Però secondo i loro medici nella mia condizione non è consigliabile che viva da solo. Suppongo che Sakura sarà dello stesso parere.”

E si ferma lì. Non può dire nient’altro, perché tanto non c’è niente da dire. E perché si è già scoperto abbastanza e gli trema la mano con cui si sorregge sul letto, ma non per lo sforzo fisico.

È sufficiente, comunque, e lo spettacolo del volto di Naruto che da perplesso si illumina d’improvvisa comprensione, d’incredulità e di euforia in un susseguirsi velocissimo e cristallino, riverberando nei suoi occhi celesti ogni fremito delle emozioni, vale quella resa indecorosa e non solo.

Non ce la fa: sorride, apertamente, nel vedere le labbra del jinchuuriki che tremano debolmente, andando a sfiorarle con un dito.

“Respira, dobe,” sussurra, distogliendo lo sguardo con imbarazzo.

“Io…io…” Naruto boccheggia ancora per un momento, scuote la testa come se dovesse svegliarsi e poi, d’improvviso, scatta a sedere buttandolo quasi per terra. “Quando posso portare le mie cose da te?” strilla, euforico.

Sasuke incassa leggermente le spalle, storce il naso un po’ a disagio e lo guarda di nuovo. E’ una felicità, quella di Naruto, che lo riempie di riflesso come una sorta di osmosi. Tutta quella vivacità che c’è nel compagno è la linfa da cui anche lui ha ripreso a vivere e non saprebbe comunque farne a meno. Ha rinunciato a molte cose, nella vita, a lungo: ha rinunciato all’infanzia, perché aveva un obiettivo; ha rinunciato alla spensieratezza che un ragazzino avrebbe dovuto avere, ha rinunciato all’affetto, all’onore, anche al privilegio dell’innocenza. Ha detto addio ai suoi cari, tutti, guardando con occhi offuscati il corpo senza vita di Itachi e al rispetto di se stesso indossando la cappa dell’Akatsuki. Ha fatto a meno della luce della sua vista superiore per fermare Kyuubi e dell’orgoglio piegandosi ai provvedimenti dell’Hokage per il suo tradimento. Naruto è la sua debolezza, l’unica cosa a cui non è riuscito e non riesce a rinunciare. Lo sa e non ha più senso nasconderlo.

“Domani?” borbotta vago.

“Possiamo farlo adesso? Eh, eh, Sas’ke?”

Sasuke lo guarda indulgente. Ha alle spalle due giorni di viaggio ininterrotto, devono essere quasi le quattro di notte e non è certo il momento per un trasloco.

“Domani,” ripete, inspiegabilmente a malincuore. Naruto si imbroncia, per un attimo, poi sorride di nuovo e gli si getta addosso.

“Dormiamo subito, così possiamo alzarci al mattino presto,” intima euforico.

“E’ già mattino presto,” commenta lui con sufficienza.

“Non rompere, teme,” ribatte Naruto. “E’ ancora notte.”

Lo ha premuto sul letto e gli si è accoccolato addosso, quasi schiacciato contro di lui. Sasuke lo sente respirare ed è tiepido, i suoi capelli biondi gli solleticano il mento. È troppo tutto insieme, Naruto, per mettersi a dormire.

“Notte, mh? Sai,” sussurra, avvicinando le labbra al suo orecchio, “cosa si fa di notte, dobe?”

Naruto ridacchia contro di lui, facendogli scivolare la mano sul petto.

“Sono troppo stupido per indovinare. Dimmelo,” scherza, incrociando una gamba con la sua.

“Ti faccio un esempio pratico,” risponde Sasuke prima di ribaltarsi su di lui.

Naruto ride, e a lui va bene così. Affronteranno quello che verrà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ryanforever: gesù, quanta disperazione. Non volevo rattristarvi. Beh, circa. Ahm. Comunque, come vedi, la felice soluzione è giunta. Non so come mai, ma sono gli unici due al mondo per cui la mia mente si rifiuta di concepire un finale men che felice. Difatti sgocciolo romanticismo in modo rivoltante, ma è più forte di me. Beh, grazie mille.

chibimayu: ^__^ Hahahaha. Emo brodo! Bellissimo! Mi sono ribaltata sulla sedia dal ridere quando ho letto la recensione. Penso che userò quest’espressione nella mia prossima fic comica, se me lo consenti. Che altro… mi fa davvero molto piacere che stile e stesura siano di tuo gradimento. Spero che questa nuova parte non deluda le aspettative. Grazie per aver lasciato un segno, per giunta così lusinghiero, del tuo passaggio. Alla prossima.

nemesi06: mah, sai… Sasuke si tormenta inevitabilmente, credo che nemmeno Naruto possa farci molto. Ne conosco di gente così e, se devo essere sincerissima, qualche volta capita anche a me. Assolutamente non a questi livelli ossessivi, sia chiaro ^__^. Per il resto…mi trovi d’accordo sulle conclusioni da te tratte, e anzi forse la bellezza di questi due insieme sta nella profonda differenza della loro visione del mondo e nell’equilibrio che ne scaturisce. Dunque, per concludere, ti ringrazio molto. A presto.

retsu89: Non c’è bisogno che ti scusi…commentare non è mica un lavoro! ^__^ Quanto al resto, sai, trovo sempre affascinante questa capacità di Sasuke di far nascere nel prossimo una gran voglia di prenderlo a schiaffoni. Io quando leggo di lui nel manga alterno disperata compassione, frenetiche risate e questo insopprimibile desiderio di strangolarlo con il fiocco viola. Ahm. Comunque… Dai, rasserenati, si è risolto tutto per il meglio. Grazie, a presto.

krikka86: vai dalla parrucchiera, che poi finisci pettinata come Kakashi con i capelli dritti e poveri noi… ^__^ Finito tutto bene, visto? Per ora, voglio dire, perché di mio sono abbastanza sadica con i personaggi e li metto sempre nelle rogne. Hihi. Grazie dell’apprezzamento.

VavvyMalfoy91: ahm… ma no, dai, non piangere. Visto che va tutto bene? Non potrei lasciarli soffrire. Soprattutto Sasuke si fa già abbastanza del male da solo senza necessitare il mio contributo ^__^ Grazie, buona vacanza (o quel che è).

 

 

   
 
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