Anime & Manga > Pokemon
Ricorda la storia  |      
Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    05/11/2014    3 recensioni
(Erika x Sabrina)
Sabrina non si scompose, rimase ad osservarla per un lungo ed interminabile attimo: nulla traspariva dal suo volto, nulla al di fuori dell'indifferenza… ma allora perché sentiva le mani tremarle? Perché non aveva ancora mosso un muscolo da quando quella feroce battaglia era iniziata, quasi avesse atteso soltanto quel momento?
Erika era veramente il suo ostacolo più grande?
La dolce Capopalestra di Azzurropoli non le diede il tempo di risolvere questi interrogativi, estrasse dalla cintura una Pokéball e la tenne premurosamente con ambedue le mani, senza distogliere lo sguardo dall’altra.
«Sai che non te lo permetterò, vero?» Fu tutto ciò che disse prima di liberare una maestosa Vileplume, fedele compagna di una vita.
Non le avrebbe permesso di lasciarsi andare a tutto quel male, ed era disposta anche a lottare pur di fermarla.
Non le avrebbe permesso di distruggersi.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Erika, Sabrina
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
- Questa storia fa parte della serie '~ I fiori del male'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note Autrice:
Terza One Shot (Assieme a "Camelia" e "Ambrosia") che racchiude qualche momento Erika x Sabrina, con questa personale reinterpretazione della Capopalestra Psico. Ringrazio Aiacos per avermi forse involontariamente dato l’idea dell’ambientazione: ho ipotizzato un momento in cui, appena prima della sconfitta dei Rocket alla Torre (di cui Sabrina faceva parte, nella storia originale del manga), le due si scontrano dopo mesi che erano rimaste separate, proprio perché di due “fazioni” diverse.
Anche in questo caso farò uso di flash back (in corsivo) per rendere meglio il loro rapporto e la sua complessità.
Enjoy it!
Ps. Il titolo, Anemone, ha ancora una volta un significato propizio alla fanfic: per la sua caducità simboleggia i sentimenti effimeri, il senso di abbandono e l'amore tradito, ma anche la speranza e l'attesa. Da regalare per dire: mi trascuri, torna da me. Non solo ad un amore ma anche ad un amico e un parente.
Pps. Ne approfitto per invitare a votare per l'inserimento di Sabrina ed Erika come personaggi del fandom!


 
Anemone
                                                                                                                


Era letteralmente distrutta, i muscoli le dolevano, il kimono giallo ocra con vaghe decorazioni floreali era strappato in più punti – non aveva rinunciato a lui nemmeno il giorno di una battaglia tanto importante, dove la criminalità e la giustizia si sarebbero scontrate ed affrontate a spada tratta.
Ma non si arrendeva, avanzava tra le macerie di quella torre minacciosa, sforzandosi di proseguire e stando attenta a non inciampare da qualche parte, onde evitare di tagliarsi o ferirsi più di quanto non lo fosse già.
Era stata una follia penetrare nella Torre Rocket, ma lei ed i pochi Capopalestra rimasti schierati contro quella banda di folli non avevano esitato a gettarsi nel rischio pur di difendere ciò che più ritenevano giusto… contro chiunque.
Non aveva esitato, la dolce e graziosa Erika, nemmeno con la consapevolezza che, prima o poi, avrebbe visto quel volto proprio davanti a sé, freddo e gelido, dall’altra parte del fronte.
L’avrebbe vista combattere contro di lei.
Stringeva i denti ed avanzava, scacciando quel pensiero e concentrandosi sul risultato: Red ce l’aveva fatta, la regione era in salvo e quella maledetta organizzazione non avrebbe più fatto il suo ritorno.
Questo era sempre stato il loro obiettivo e, date le condizioni della Torre, l’avevano raggiunto perfettamente… ma cosa ne era stato di lei?
Era riuscita a salvarsi, sottraendosi al crollo? Sì, sicuramente grazie ai propri poteri e Pokémon ne era uscita indenne, contrariamente alla Capopalestra Erba che pareva piuttosto provata.
Eppure il suo animo rimaneva preoccupato, istintivamente legato a quella premurosità che tanto la caratterizzava – almeno quanto il coraggio e la costanza di battersi per ciò che riteneva giusto.
Una parte del kimono rimase impigliata in una lastra di metallo spezzata, così si sforzò di tirarlo per liberarsene, col risultato che la stoffa si strappò dopo qualche attimo e lei ricadde a terra a causa del contraccolpo.
Ansimò ma si rialzò immediatamente, facendo leva prima sui gomiti e poi sulle ginocchia, una delle quali scoperta a causa di un lungo strappo che si era formato sulla veste, quasi a farle da spacco.
Tossì e si pulì appena il volto candido dalla polvere, i capelli scuri erano completamente liberi, segno che il classico cerchietto rosso fosse andato disperso molte battaglie prima.
Si guardò indietro, nella speranza di scorgere una figura – qualsiasi figura -, sin quando una voce gelida e tagliente non le giunse alle orecchie, proveniente proprio dalla parte opposta.
«Ciao, Biancaneve
Il cuore perse un battito, il respirò accelerò per un attimo.
Si voltò lentamente, le profonde iridi scure non faticarono ad identificare una voce proveniente dalla cima di un grosso cumulo di macerie: pelle pallidissima, capelli lunghi e liberi, occhi rossi che avrebbero gelato il sangue nelle vene a chiunque.
«Sei… sei viva.» Bisbigliò flebilmente, una speranza fin troppo sincera che veniva esplicata senza esitazione, come ogni volta.
Mille pensieri e sentimenti avrebbero potuto invaderla, mille sensazioni ed istinti verso colei che l’aveva tradita avrebbero potuto avere il sopravvento sulla dolce Erika… eppure tutto ciò che riuscì a sentire fu un’immensa gioia nel vedere che stesse bene.
Possibile che quell’animo fosse veramente tanto buono da perdonare anche il più terribile dei crimini?
O era forse una consapevolezza ben più lungimirante a guidare il suo cuore, complice un sentimento ancora più profondo?
Sabrina non si scompose, rimase ad osservarla per un lungo ed interminabile attimo: nulla traspariva dal suo volto, nulla al di fuori dell'indifferenza… ma allora perché sentiva le mani tremarle? Perché non aveva ancora mosso un muscolo da quando quella feroce battaglia era iniziata, quasi avesse atteso soltanto quel momento?
Erika era veramente il suo ostacolo più grande?
La dolce Capopalestra di Azzurropoli non le diede il tempo di risolvere questi interrogativi, estrasse dalla cintura una Pokéball e la tenne premurosamente con ambedue le mani, senza distogliere lo sguardo dall’altra.
«Sai che non te lo permetterò, vero?» Fu tutto ciò che disse prima di liberare una maestosa Vileplume, fedele compagna di una vita.
Ancora una volta Sabrina non disse nulla, un Alakazam si materializzò a pochi metri dal Pokémon avversario, pronto alla lotta.
Non disse nulla, sì, ma la sua espressione si contrasse in modo appena percepibile: non sapeva leggere nel pensiero, ma sapeva benissimo cosa intendesse dire Erika, la conosceva troppo bene.
«Vileplume, paralizzante.»
Non le avrebbe permesso di lasciarsi andare a tutto quel male, ed era disposta anche a lottare pur di fermarla.
Non le avrebbe permesso di distruggersi.


Un dolce profumo di tisana calda proveniva dalla cucina, dove un tavolino era stato allestito per una merenda piuttosto corposa. Seduta a terra, su di un morbido tappetino, Misty mangiucchiava qualche biscotto, senza distogliere gli occhioni azzurri dall’amica che stava terminando di preparare l’infuso.
Chiacchieravano spensieratamente, ridevano, scherzavano, quel loro pomeriggio divenuto ormai quotidiano trascorreva sempre piacevolmente e la Capopalestra Acqua non poteva che gradire ogni giorno di più la compagnia della collega.
Era sempre così ospitale, Erika, così dolce, così piacevole… era un fiore che ad ogni sorriso sbocciava come a primavera.
La padrona di casa le versò della tisana nella tazza e si sedette davanti a lei, riprendendo la loro piacevole conversazione.
Tutto pareva proseguire nel migliore dei modi, sin quando una presenza non si palesò d’improvviso proprio alle spalle della Capopalestra di Azzurropoli: capelli lunghissimi e scuri, figura snella e maledettamente alta, un gelo ed un buio che di colpo invasero l’intera stanza.
«Ah. Bene. Benissimo. Allora te la spassi bene anche quando non ci sono, eh?»
Affermò acida, lanciando un’occhiata gelida a Misty mentre teneva le braccia incrociate sul petto. La Capopalestra Acqua era rimasta letteralmente allibita, tanto da tenere la tazza di tè immobile a mezz’aria, incapace di capire come comportarsi dinnanzi ad un individuo come lei… come Sabrina.
Erika, al contrario, non si era scomposta – forse fin troppo abituata a quelle improvvise apparizioni.
Posò delicatamente la tazzina sul tavolino e sospirò, mentre l’amica ancora terrorizzata si chiedeva come diavolo facesse a non essere influenzata o oppressa da una simile aura nera.
«Misty, ti spiace lasciarci sole?» Domandò dolcemente Erika, volgendole un’espressione dispiaciuta. La rossa non se lo fece ripetere due volte, lasciando rapidamente la stanza senza avere il coraggio di guardare veramente Sabrina: lo sapeva, lo sapeva benissimo perché quella strega fosse tanto rabbiosa ed irritata.
Lo sapeva perché tutti lo sapevano, era tanto evidente che persino uno straniero lo avrebbe capito: era pericolosa, quando si arrabbiava. E lo era perennemente quando non c’era Erika.
La cosiddetta Biancaneve si avvicinò all’amata con il solito garbo, un sorriso dolce dipinto sulle labbra, quell’espressione perennemente paziente e sincera che mai Sabrina si sarebbe stancata di guardare.
Perché ogni volta si perdeva in quello sguardo maledettamente profondo?
«Io ti amo, Sabrina, ti amo più di qualsiasi cosa al mondo.» Le fecero perdere un battito, quelle parole, ma nonostante questo si impose di rimanere ferma ed arrabbiata, immobile nella sua posizione.
Era gelosa. Maledettamente gelosa e possessiva: l’idea di condividere ciò che di più prezioso aveva, ovvero Erika, non le andava a genio per niente.
Ed il fatto che si fidasse di quella morettina non implicava che la sua misantropia fosse scomparsa, tutt’altro.
«Ma non puoi chiudermi in gabbia.» E quelle parole furono, al contrario, una affilatissima lama, dritta dritta al cuore.
Lo sapeva, che Erika non sarebbe mai stata completamente sua, che mai avrebbe potuto chiuderla in una campana di vetro affinché solo lei potesse ammirarla e beneficare del suo amore.
Lo sapeva e lo aveva sempre saputo, ma sino a quel momento si era illusa che sarebbe potuto essere diverso: aveva sempre amato solo se stessa, e l’idea di non poter amare in modo esclusivo la persona che aveva così dolcemente sradicato il suo egoismo ed ogni suo lato peggiore la disorientava e la frustrava fortemente.
Indietreggiò di un passo, pallida come non mai, l’ansia che aveva cominciato a prenderla dal profondo stringendole mortalmente il cuore.
Indietreggiò ancora ed in un battito di ciglia sparì nel nulla.


Erano centinaia, forse migliaia quei petali affilati che roteavano sopra le loro teste, in un vortice dalla pericolosità e al contempo dalla bellezza senza eguali.
Una smorfia le uscì spontanea sulle labbra sottili: non era cambiata di una virgola, in quei mesi, rimaneva sempre troppo delicata e troppo elegante anche nelle battaglie.
Era sempre Erika, la sua Erika.
Quella violenta Fiortempesta venne letteralmente scaraventata contro il Pokémon psico avversario, il quale socchiuse appena gli occhi tendendo ambedue le mani in avanti: i petali così precisamente lanciati vennero bloccati da un’aurea violacea, la quale si estese per un lungo raggio sino a renderle completamente innocue.
Vileplume ansimava, Alakazam invece pareva ancora piuttosto in forma.
Un Pokémon Psico contro un Pokémon Erba: a Sabrina era sempre piaciuto vincere, dopotutto.
La guardava combattere, la guardava tirare fuori grinta ed energie che sarebbero dovute venirle meno parecchie ore prima, ma che ora sembravano animarla anche più del solito.
La guardava e delle mille cose a cui aveva pensato, nelle sue notti insonni, non riusciva a spiccicare parola.
L’ondata di Psicoshock venne bloccata da una Protezione impeccabile, mentre un attacco Assillo partiva nell’istante successivo.
Alakazam si teletrasportò alle spalle del Pokémon fiore, evitando l’attacco e pronto a coglierlo alla sprovvista, ma venne automaticamente investito dalle spore paralizzanti lasciate solo qualche istante prima.
Si era distratta. Lei, padrona della psiche e della memoria, aveva compiuto un errore tanto banale.
Si morse istintivamente un labbro.
«Non serve mentire a te stessa, Sabrina.» E poi arrivava lei, con quella sua voce perennemente rassicurante e quel faccino che non si sarebbe mai stancata di baciare e toccare.
Quante stronzate e cattiverie aveva fatto senza che quel suo angelo custode le fosse affianco?
Ma soprattutto, quante ne avrebbe ancora fatte, continuando a convincersi che quel mondo di merda andasse solo spazzato via?
Un Gengar si palesò d’improvviso affianco alla Vileplume, colpendola violentemente e al contempo ferendo se stesso sino allo sfinimento.
Maledizione.
«Questo è ciò che accade a chi si ostina a non vedere il mondo per quella merda che è.»
Dolore, sofferenza.
«Questa è la conseguenza della tua ottusità, piccola sciocca.»
Rabbia, risentimento.
«Questa è al fine di tutte le tue belle favole. Dei tuoi stupidi sogni e delle tue inutili speranze. Di tutti quei sorrisi del cazzo che ti ostini ad elogiare agli altri come se ne fossero minimamente degni!»
Disperazione.


«Io e te partiamo. Ora. Subito. Immediatamente. Muovi il culo, non accetto obiezioni.»
Quella fu la sentenza, mentre Erika se ne stava ancora seduta ai piedi di un grosso albero a leggere un libro.
Spostò i suoi occhioni scuri e luminosi verso l’alta figura palesatasi d’improvviso davanti a lei, e Sabrina perse l’orientamento per una frazione di secondo.
«E… dove andiamo?» Fu la sola domanda che le pose, con quello sguardo così genuino e curioso da sembrare ancora quello di un bambino.
Chiuse il libro, mentre l’amica si abbassava lentamente su di lei, senza interrompere la connessione dei loro sguardi.
Era bella, sempre maledettamente bella, tanto da aver timore di ferirla o rovinarla soltanto guardandola.
«Ovunque. E da nessuna parte in particolare.» Fu la sua risposta parziale, arrivando sino a toccare la fronte con quella di Erika, costringendola in quel piccolo spazio visivo dove esistevano soltanto loro due.
Era sempre stato così: se da un lato Erika apriva le porte al mondo, Sabrina rinchiudeva se stessa e chi amava in uno spazio isolato.
«Dobbiamo diventare allenatrici di Pokémon. Vere allenatrici. Dobbiamo diventare forti e cambiare questo mondo di merda. Non importa come o dove, partiamo.» Continuò imperterrita, mentre le labbra carnose di Erika si aprivano in un sorriso: aveva capito.
«Insieme.» Aggiunse alla fine, nel caso in cui non fosse stato abbastanza chiaro – ogni tanto dubitava che l’altra la ascoltasse veramente.
La dolce allenatrice erba si sporse appena di più, alzando il capo quanto bastava per sfiorarle la punta del naso con le labbra.
«Insieme.»


Anche l’ultimo dei suoi Pokémon cadde esanime a terra, i tre batuffoli di cotone si afflosciarono senza che nulla potesse ravvivarli.
La stessa sorte era toccata alla Pokémon volpe di Sabrina, il bel manto color lilla ora sporco di polvere e fatica.
Erano rimaste solo loro due, ora. Loro due ed il silenzio, mentre si udiva il rumore di qualche altro combattimento che ancora imperversava.
Erika ansimava, reggeva un braccio ferito ma non accennava minimamente ad abbassare lo sguardo, ancora concentrata sulla figura impassibile della sua avversaria.
Un volto che non diceva nulla, assolutamente nulla, ma non per chi lo conosceva meglio di qualsiasi altra cosa al mondo: sconfitta.
E no, non era della battaglia di Pokèmon in sé che si trattava – finita in parità tra l’altro – ma di quella dannata morettina che ancora non si era arresa.
Perché continuava a stare là, davanti a lei, fissandola in quel modo?
Perché non era semplicemente scappata?
Perché non si era arresa?
Fremeva, Sabrina, fremeva e non pareva più in grado di controllarsi.
Da quanto tempo era rimasta nel gelo? Da quanto tempo non avvertiva più niente?
Da quanto, soprattutto, si era resa conto di non essere più capace di provarlo, quel niente?
Mentiva, dannazione, mentiva spudoratamente a se stessa… e persino i millemila muri che aveva eretto fra se stessa ed il mondo parevano fragili come cristalli dinnanzi a quegli occhi così profondi.
Occhi in cui non si sarebbe mai stancata di perdersi.

Fu questione di un attimo, anche se stanca e provata scomparve e riapparve proprio lì, davanti a lei.
Poteva sentire il suo profumo di fiori, anche se era appena caduta nella polvere.
Poteva sentire il suo respiro che si era fatto così piacevolmente accelerato non appena aveva quasi azzerato le distanze.
Palesò una smorfia: era sempre così ingenuamente emotiva, quella Biancaneve.
Avrebbe potuto farle qualsiasi cosa e sapeva che non si sarebbe opposta: picchiarla, spingerla via, maledirla, insultarla, persino ucciderla…
Poteva davvero fare tutto questo, ne aveva il potere, Erika glielo aveva sempre lasciato.
Erika si era sempre fidata, e non aveva mai chiesto nulla in cambio.
Quando cominciò a sentirsi soffocare ed il cuore a farle troppo male non resistette, prese quel volto delicato fra le mani e la baciò, così, di punto in bianco, senza nascondere il proprio trasporto né tantomeno il bisogno esasperato che aveva di quel contatto.
Sentì le mani dell’altra appoggiarsi sul suo petto, delicatamente, ed una sensazione di calore invaderla dal cuore sino a pacificarle ogni senso.
Ora, dopo quella battaglia, dopo quelle brutalità commesse e quel perdono immeritato, finalmente aveva capito: Erika non era disposta a rinunciare al suo amore per gli altri, ma avrebbe dato la vita per non rinunciare a Sabrina – alla sua Sabrina.
L’aveva salvata.
L’aveva salvata di nuovo, da se stessa… e probabilmente l’avrebbe fatto per sempre.
La Torre Rocket alle loro spalle crollò definitivamente.


 
-.-.-.-.-.-.-
Messaggio No Profit
Dona l'8% del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly