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Autore: Yoan Seiyryu    05/11/2014    0 recensioni
[ Mad Beauty - Red Hook ]
Le vite di Jefferson e di Killian Jones si incontreranno su una strada difficile, entrambi pedine del Signore Oscuro e della Regina Cattiva. Impareranno a conoscere se stessi e a compiere le scelte giuste, vivendo secondo la loro volontà. Jefferson avrà occasione di incontrare Belle al Castello Oscuro, la quale gli insegnerà a vedere più chiaramente in se stesso. Killian verrà salvato da Red Hood nella Foresta Incantata dopo esser stato ingannato dal suo nuovo nemico. Le vicende continueranno a Storybrooke in cui i personaggi riusciranno a trovare se stessi e a compiere il passo che li porterà sulla scelta più giusta da fare.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Belle, Jefferson/Cappellaio Matto, Killian Jones/Capitan Uncino, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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VII 

Freedom





Gli occhi azzurri di Hook erano sinceri, aveva sofferto e il suo volto ne portava le cicatrici, con l’espressione simile ad un’anima disperata. Belle non desiderava mancare di rispetto a Tremotino, per tutto quel tempo l’aveva trattata non come una domestica ma come una vera e propria ospite. Certo, aveva perso la sua libertà, ma sapeva adattarsi in qualunque luogo, soprattutto grazie alla consapevolezza che il suo Regno non avrebbe più patito la morte dei soldati.
Guardare quell’uomo a cui era stato portato via il Vero Amore, che sarebbe stato torturato il giorno dopo, la convinse a fare un passo molto importante. Per un istante pensò a quale reazione Jefferson avrebbe potuto avere di fronte alla futura rivelazione, ma scacciò immediatamente quell’idea, non le importava che cosa ne sarebbe stato di lei e del giudizio che avrebbe attratto su di sé.
“Vi libererò  così potrete fuggire. Cercate di non farvi trovare, Tremotino conosce ogni mezzo per ottenere ciò che desidera e voi non meritate di morire” disse lei in tono perentorio.
Il Capitano sollevò lo sguardo su di lei per essere certo di aver capito bene.
“E cosa accadrà a voi se mi lascerete andare? Vi scoprirà e non potrete tornare indietro, si accanirà su di voi. No, non posso permetterlo” rispose Hook quasi in un sussurro.
In realtà non gli importava affatto del destino di quella giovane e bella ragazza, desiderava andare via per mettersi alla ricerca della chiave per uccidere il Coccodrillo. Belle ebbe la conferma di avere davanti a sé un uomo che era in grado di esternare buoni sentimenti, nonostante ciò che aveva dovuto sopportare.
“Non può farmi nulla di peggio che tenermi segregata per sempre nel suo Castello” aggiunse Belle prima di rompere le catene con un martello di modo che il pirata fosse libero. Quest’ultimo cadde a terra, le braccia erano indolenzite e probabilmente non sarebbe riuscito ad affrontare uno scontro di qualunque tipo. Doveva trovare il modo più veloce per uscire da quel posto.
“Allora venite via con me, possiamo fuggire insieme” provò a chiederle di modo che lo scortasse direttamente verso l’uscita più semplice da raggiungere.
Non conosceva il Castello e non l’aveva mai visto, poiché si era svegliato in cella dopo che vi era stato lasciato dal Cappellaio.
“No, io e Tremotino abbiamo un accordo e non posso romperlo. Voi andate: meritate di essere felice” gli sorrise con dolcezza.
Hook sollevò un sopracciglio, si domandò per quale motivo lei fosse così desiderosa di rimanere.
“I vostri occhi sono eloquenti. Siete legata a qualcuno che abita in questo luogo oscuro?” desiderava una risposta precisa poiché una determinata idea si fece strada nella sua testa.
Come poteva voler rimanere al Castello come prigioniera per l’eternità? Una donna che non fugge è una donna innamorata.
Belle non ebbe il coraggio di rispondere poiché ammettere ad alta voce qualcosa di cui non era certa la faceva sentire fragile e poco sicura di sé. A quella domanda però il volto di Jefferson si fece strada nella sua testa e fu costretta a scacciarlo via immediatamente.
“C’è qualcuno che vorrei salvare dalla sua oscurità” ammise in tutta sincerità.
Il Capitano comprese che Belle dovesse essere affezionata al Coccodrillo, altrimenti non avrebbe avuto motivo per restare. Strinse i pugni delle mani con vigore,  molto presto avrebbe agito, lasciando sprofondare lei e il suo padrone. Non gli importava affatto della ragazza che lo stava aiutando ad evadere poiché il suo desiderio era quello di uccidere il nemico di una vita e di farlo soffrire come lui stesso aveva sofferto.
“Mi auguro che riusciate nell’intento” le afferrò una mano per portarsela alle labbra e depositare un lieve bacio “nonostante temo che il vostro amore potrebbe essere calpestato. Ora vi chiederei un ultimo favore, qual è la strada più veloce da prendere per uscire di qui?”.
Belle si sentì quasi soffocare dal suo sguardo azzurro, le ferite che riportava sul viso e sul collo lo rendevano sofferente ma vi era molto di più dietro quegli occhi pieni di determinazione. Aveva preso la scelta migliore decidendo di aiutarlo, non poteva meritare una fine così triste e non avrebbe permesso né a Tremotino né a Jefferson di fargli del male.
“Vi accompagnerò fino all’uscita” si propose ancora una volta di mettere a rischio la propria incolumità.
Così fece, afferrò una delle fiaccole appese sulle pareti dei sotterranei e lo condusse all’esterno di quel luogo oscuro e pieno di ombre.




 
**



Il suo mantello era andato perduto, il Capitano della Jolly Roger altrettanto era andato perduto. Red vagava nella foresta quasi con disperazione, la notte si era inoltrata da un pezzo ma fortunatamente i giorni del lupo erano terminati e non doveva più preoccuparsi di se stessa. Killian l’aveva salvata, le aveva dato la possibilità di fuggire e lei aveva colto l’occasione senza tornare indietro. Come aveva potuto abbandonarlo? Una volta uscita dalla locanda si era trasformata in lupo ed era corsa via per allontanarsi da quel luogo e dal Cappellaio che era stato mandato a prenderla. Si pentì amaramente di aver lasciato il pirata da solo con un nemico che forse non sarebbe riuscito a battere. Così tornò sui suoi passi e si fece raccontare di come Killian fu trascinato via, secondo le informazioni ricevute doveva trovarsi al Castello Oscuro di Tremotino, il Coccodrillo di cui il pirata parlava sempre. Red si era messa in viaggio per poterlo salvare, non si sarebbe mai perdonata se avesse scoperto che ormai era troppo tardi. Inoltre senza il suo mantello si sentiva perduta e aveva bisogno di rifoderarsi di quell’armatura che non voleva lasciare. La sua sicurezza risiedeva tutta in quell’unico manufatto.
Perché non era fuggita e basta? Perché era tornata indietro? Aveva già salvato una volta il pirata, salvarlo di nuovo avrebbe significato legarsi a lui con un filo sottile che difficilmente sarebbe riuscita a spezzare. Eppure non poteva fare a meno di pensare che fosse un suo dovere quello di prendersi cura di lui. Che cosa sciocca, non era in grado di preoccuparsi di se stessa, come poteva fare lo stesso per un’altra persona?
Quando sopraggiunse nelle vicinanze del Castello si fermò ai margini della foresta per gettare uno sguardo davanti a sé, alla ricerca di un modo per entrare. Era talmente grande la dimora di Tremotino che avrebbe impiegato giorni a trovare il pirata ma arrendersi in un momento simile sarebbe stato inutile, non poteva più tirarsi indietro. Appoggiò le mani al tronco di un albero per poi far uscire la testa di lato e cercare una possibile entrata, ma in quel momento qualcuno le avvolse i fianchi con un braccio e la sospinse verso di sé. Red ebbe timore di esser stata trovata ma avrebbe riconosciuto quell’odore anche tra mille persone. Lasciò sciogliere la tensione e riuscì a voltarsi per incontrare gli occhi del Capitano che l’aveva salvata.
“Sei arrivata fin qui per immolarti al posto mio?” le domandò in un sussurro.
Red era talmente lieta di rivederlo che gli avrebbe gettato le braccia al collo ma evitò di farlo e rimase al proprio posto, con la gola che andava in fiamme.
“Credevo che ti avessero catturato e volevo salvarti” rispose facendo un passo indietro per tornare a distanza.
“Infatti sono stato chiuso in cella, il Cappellaio mi ha addormentato ed è riuscito a trascinarmi al Castello. Red, perché volevi salvarmi?” fece un passo avanti e lei fu costretta a tenere la schiena addossata al tronco di un albero.
Fece per sistemare il mantello sulle spalle ma si rese conto di non averne più alcuno, avvertì un lungo brivido di freddo percorrerle la schiena.
“Mi hai aiutata a fuggire e non potevo lasciarti nelle grinfie del Coccodrillo. Lui non può morire e tu non sai ancora se esiste un modo per ucciderlo. Avevo timore che potesse farti del male” sussurrò a denti stretti, rendendosi conto solo ora delle ferite che il pirata riportava sul viso e all’altezza del collo.
Inoltre la sua postura non era alta ed elegante, ma appena curvata e fiacca, le braccia erano appesantite e rimanevano ferma accanto ai fianchi.
“E cosa ti importa se muoio?” provò ad insistere con curiosità.
Non aveva pensato a lei durante la prigionia. Bugiardo, in realtà ci aveva pensato e si era chiesto se fosse riuscita a scappare senza che il Cappellaio potesse arrivare da lei. Nonostante questo non si era posto il problema di ritrovarla, ciò che sperava era solo che si fosse messa in salvo, rincontrarla non faceva parte dei suoi piani.
Red strinse gli occhi a due fessure e scivolò via dal tronco dell’albero per sistemarsi al fianco di lui.
“Ho faticato molto per tenerti in vita e non volevo sprecare il tempo usato per guarirti, tutto qui”.
Il Capitano sorrise a mezza bocca ma quando udì lo scricchiolio di foglie secche accanto ad alberi accanto a loro, le afferrò la mano per poterla trascinare via ed allontanarsi da quel luogo. Non aveva ancora certezza che non si fossero accorti della sua fuga.
“Come hai fatto a liberarti? Nessuno può fuggire da Tremotino!” esclamò Red prima di seguirlo, stringendo la mano che aveva raccolto nella propria.
Hook accelerò il passo facendo attenzione a seguire il sentiero giusto per uscire da quel posto ed allontanarsi velocemente, non riusciva a camminare a dovere a causa dell’indolenzimento dei muscoli ma rischiare di essere catturato per una seconda volta non gli sembrava un’idea allettante.
“Non tutti in quel Castello hanno un animo oscuro, Red” preferì non aggiungere altro.
La ragazza si impuntò e fermò il passo, facendo arrestare anche lui allo stesso modo. Ora che  era salvo vi era un’altra questione da risolvere e non poteva andarsene via senza aver almeno fatto un tentativo.
“In questo caso devo approfittare per tornare lì, ho perso il mio mantello e ho il dubbio che l’abbia preso il Cappellaio” confessò lasciando la presa sulla sua mano.
Hook alzò gli occhi al cielo e si strinse nelle spalle.
“Se vai al Castello non uscirai di lì, il mio è stato un colpo di fortuna che difficilmente si ripeterà. Inoltre non credo che tu abbia davvero bisogno di indossare una cosa come quella, mi hai detto di saper controllare la tua trasformazione” la fretta che aveva era impellente e fermarsi non era di certo una grande idea.
Red si morse l’interno della guancia e strinse i pugni con vigore, abbassando la testa di lato per far ricadere i lunghi capelli davanti al viso.
“Sì, ma senza di esso non possiedo alcuna certezza. Lo rivoglio indietro” si impuntò stringendo le braccia al petto.
Il pirata corrugò la fronte e passò una mano sotto il labbro, come a voler riflettere sul da farsi.
“Se torni al Castello sarà la tua fine. E’ stato Tremotino a mandare il Cappellaio a prenderti, non sarebbe una buona idea consegnarsi al proprio nemico. Ti aiuterò a diventare più sicura, ma per stanotte vieni con me e lascia da parte le tue paure” questa volta volse in alto il palmo della mano perché potesse ricongiungere il legame che li aveva uniti fino a poco prima.
Red era tormentata dalla paura di non avere alcuna certezza, di rischiare di fare ancora del male, ma gli occhi di Killian la rendevano meno intimorita.
“Perché fai questo per me?” domandò in un sussurro, tenendosi ancora a distanza.
Hook aggrottò le sopracciglia e prese un lungo sospiro.
“Mi hai salvato una volta ed eri disposta a farlo di nuovo anche a discapito della tua vita. Non ti permetterò di comportarti in modo così sciocco solo per un capriccio. Devi credere in te guardando avanti e non gettando occhiate al tuo passato” rispose con la speranza di averla convinta.
Red fece un lungo sospiro e dopo qualche istante decise di afferrare la sua mano, stringendola come se fosse la sua ancora di salvezza. Gli sorrise come mai aveva fatto fino a quel momento poiché era difficile fidarsi di se stessi e dunque anche degli altri. Ma Killian aveva qualcosa di diverso, qualcosa che non aveva mai avuto occasione di incontrare.
Di rimando il Capitano della Jolly Roger si perse nei suoi occhi, cercando di coglierne l’essenza. Ricambiò il sorriso ed annuì per poi prendere ad incamminarsi nuovamente.
“Killian, dov’è l’uncino?” domandò lei dopo che si rese conto di quella mancanza.
Hook indicò la tasca del soprabito con il polso dalla mano mancante.
“Qui, sono riuscito a recuperarlo dopo che me lo avevano strappato via” disse con una certa soddisfazione, un giorno avrebbe strappato il cuore sia al Cappellaio che a Tremotino.



 
**
 
 
Una luce soffusa che veniva spenta al di là del roseto, le code degli abiti che si muovevano frettolosi verso l’uscita e la preoccupazione evidente di coloro che stavano fuggendo. Jefferson era confuso e non aveva idea di che cosa stesse accadendo, ma ebbe un presentimento che lo fece sussultare. In quel momento si trovava seduto su una poltrona, non riusciva a prendere sonno e si era deciso a leggere uno dei romanzi che Belle gli aveva consigliato, per quanto avesse preferito far ritorno a casa propria doveva ancora svolgere delle commissioni per Tremotino. Chiuse il volume e lo appoggiò dietro di sé per poi recarsi verso uno degli ingressi che lo avrebbe condotto alle segrete del Castello, lì dove avrebbe dovuto trovare un prigioniero molto importante. Quando si ritrovò davanti alla cella vuota, con la fiaccola che sorreggeva in avanti per scrutare l’ambiente, provò un moto di rabbia che gli fece stringere il pugno della mano. La serratura non era stata forzata e le catene erano state spezzate, qualcuno doveva averlo aiutato a mettersi in fuga. Risalì i sotterranei per poter tornare al piano superiore, l’idea che fosse stata lei a liberarlo iniziò a tormentarlo furiosamente nella sua testa. Si diresse subito verso le scale che conducevano agli altri piani della casa e con passo felpato percorse il corridoio che si trovò davanti, alla ricerca della stanza di Belle. Udì dei rumori verso la parte opposta e si costrinse ad addossare la schiena al muro, aveva lasciato la fiaccola nelle segrete dunque non aveva altro che il filtro della luce della luna a sua disposizione per poter vedere cosa vi fosse davanti. I respiri si fecero corti quando notarono la figura della giovane donna che teneva in mano un candelabro, era rivestita di un mantello verde e la testa era incappucciata perché non potesse vedersi. Nel momento in cui andò ad aprire la porta della sua stanza per poi richiuderla dietro di sé, Jefferson si fece avanti ed infilò un piede nel mezzo per poterla bloccare. Belle alzò lo sguardo e ritrovò i suoi occhi azzurri illuminati dalla luce della candela, il viso sprofondò in un’espressione turbata e poco incline ai sorrisi. Deglutì appena, non sapendo cosa fare.
“Vorrei un minuto per parlarvi” disse Jefferson  con tono perentorio ma senza attendere alcuna risposta si fece avanti, chiudendo la porta dietro di sé.
Belle fece un passo indietro, sciogliendo il mantello perché ricadesse a terra ai suoi piedi.
“Non sta bene trovarci nella mia camera privata, andiamo altrove” suggerì lei quasi per paura delle conseguenze.
Jefferson scattò in avanti e le afferrò il collo con una mano per farla cadere seduta sul letto, di modo che potesse controllarla senza che tentasse di fuggire.
“I privilegi che un tempo avevate non ci sono più. Siete una domestica ed io mi comporterò onorevolmente. Perciò, siete disposta a rispondere ad ogni mia domanda?” lasciò lentamente la presa su di lei, inginocchiandosi per poterla guardare negli occhi che possedevano un colore a dir poco spaventoso. Spaventoso, perché profondo e lui non era abituato a perdersi.
“Con i vostri modi di fare ho forse scelta?” rimbrottò lei portando una mano al collo, come se ancora non riuscisse a respirare “finireste per torturarmi pur di sapere che cosa desiderate”.
Jefferson prese il candelabro dalle mani di lei per poterlo appoggiare su uno scrittoio, in qualche modo temeva la possibilità di lasciarle un’arma. Quando tornò lì chinò il viso in sua direzione, rimanendo in piedi.
“Avete un’idea così oscura di me, Belle. Credete che io sia senza cuore o che non abbia un minimo di morale. La vostra concezione di bene e male è banale, quasi infantile… non avete mai pensato all’esistenza dei punti di vista?” domandò con voce dolce e lui non aveva mai avuto in vita sua un tono simile, il suo sarcasmo si era perso all’improvviso e la serietà che giaceva sul suo volto era scura.
Belle si inumidì le labbra e andò a cercare riparo tra le pieghe della gonna che raccolse all’interno delle proprie mani, puntando lo sguardo dritto in quello di lui per dimostrargli di non avere paura.
“Io sono dell’idea che non ci siano vie di mezzo: o si è buoni o si è cattivi. Ma ho speranza che anche chi possieda un cuore oscuro possa risollevarsi ed abbracciare la luce”.
Jefferson roteò gli occhi al cielo e chinò la schiena per potersi avvicinare al suo viso e scrutarla a fondo, arrivando a metterla in difficoltà a causa di quella vicinanza che le impediva di respirare a dovere.
Era vestito solo con una camicia appena sbottonata e le occhiaie erano delineate sul viso, non dormiva spesso e quando accadeva i suoi sogni erano tormentati. Si leccò le labbra e poi iniziò a morderle come se stesse giocando.
“Il mondo non è in bianco e nero Belle, esistono miriadi di colori e sfumature che hanno bisogno di uno sguardo attento per essere notati. Ritenete di poter giudicare il cuore di una persona dalle azioni che compie ma non cercate di scoprirne le motivazioni, vi fermate alle apparenze, basandovi soltanto sulle vostre supposte idee di bontà” avanzò verso di lei finendo per sfiorarle la punta del naso con la propria.
Belle poteva sentire il suo respiro sul proprio, detestava il modo in cui lui riusciva ad avere tutto quel potere su di lei, tanto da farla arrossire. Le mani corsero a stringere maggiormente i lembi della gonna che già giacevano tra le dita e si tirò indietro con la schiena per allontanarsi dal suo viso e dal suo respiro.
“Non siete venuto sin qui per criticare il mio metro di giustizio. Cosa volete chiedermi?” domandò cercando di respirare.
Jefferson la lasciò stare e si risollevò portando le mani ai fianchi, non era il momento adatto per divertirsi ed effettivamente stava solo perdendo di vista il suo scopo.
“Il prigioniero non è nella sua cella. Voi ne sapete qualcosa?” finse di non ritenerla colpevole, almeno apparentemente.
Belle non era in grado di mentire, non ne aveva alcuna intenzione poiché si fidava del proprio cuore e delle scelte che andava compiendo. Dunque si alzò incrociando le braccia al petto e puntando uno sguardo serio su quello di lui.
“Certamente, sono stata io a lasciarlo andare. Non potevo permettere che…”
“Come?” la domanda retorica spezzò le parole di lei.
Jefferson non era sicuro che fosse stata Belle a tirarlo fuori dai sotterranei, aveva visto muoversi due ombre nel giardino ma non aveva riconosciuto quella di lei, nascosta dal manto della notte. Eppure vedendola tornare in camera comprese che non poteva essere altrimenti: dunque perché a quella conferma sembrava così adirato?
“Come avete potuto fare una cosa simile! Voi non vi rendete conto, quando Tremotino scoprirà cosa è accaduto si infurierà” portò le mani alla testa ed iniziò a vagare per la stanza “per quale motivo l’avete liberato?” domandò in un sussurro che gli spezzò la voce.
“Non meritava di essere torturato, conosco la storia di quell’uomo e aveva diritto di vivere il suo lieto fine” rispose con cieca fermezza la ragazza che lo seguiva attentamente con gli occhi.
Jefferson alzò gli occhi al cielo e cercò di trattenere una risata sarcastica.
“Qualche volta dovreste ascoltarvi:  quell’uomo è un assassino, un pirata, un fuorilegge, ha un conto in sospeso con Tremotino e farà di tutto per ucciderlo! Se dovesse riuscirvi si trasformerà lui stesso nel Signore Oscuro e allora non vi sarà più nulla che lo fermerà” sbraitò Jefferson completamente accecato da quella situazione in cui si era ritrovato.
La scomparsa del Capitano della Jolly Roger avrebbe suscitato un enorme moto di rabbia nel padrone del Castello e a quel punto sarebbe potuto capitare qualcosa a Belle, qualcosa di spiacevole. Lui non poteva permettere nulla di simile, non aveva un buon motivo per pensarci ma in qualche modo si sentiva responsabile.
“No, non è così Jefferson!” esclamò Belle mentre si avvicinava a lui per afferrargli le mani e stringerle nelle proprie “io so che non accadrà nulla di simile. Ho visto del buono in lui e so che quest’occasione gli permetterà di rifarsi una vita. Tremotino voleva vendicarsi di lui, non il contrario”.
Jefferson si guardò le mani, assaporando quella stretta così intensa che gli fece provare quasi un capogiro. Perché Belle gli faceva quell’effetto? Perché starle accanto lo rendeva così vulnerabile e pieno di preoccupazioni?
“I libri che leggete sono veleno, Belle. Vi riempiono la testa di cose avulse, gli eroi che tanto amate non esistono” sibilò a denti stretti prima di lasciare la presa su di lei “dovreste aprire gli occhi e vedere la realtà per ciò che è. Voi non ascoltate, desiderate capire solo ciò che vi fa più comodo” così facendo fece un passo indietro e rivolse lo sguardo alla porta.
Belle non riuscì a pronunciare alcuna parola, si sentì profondamente ferita nell’animo per quelle parole così dure. Dunque era solo una sognatrice, ciò a cui credeva non era altro che un’idea del mondo diversa ed irreale rispetto a ciò che in realtà fosse? Jefferson rappresentava per lei qualcosa di diverso, di estremo, di irraggiungibile ed irrazionale. Troppo lontano dal suo mondo ma al tempo stesso non riusciva a starne lontana. Fu allora che lui uscì dalla sua stanza, senza nemmeno darle la buonanotte.


 


Note: 
- Killian crede che Belle sia innamorata del Coccodrillo, infatti a Storybrooke la perseguiterà per questo motivo, capendo solo dopo che in realtà lei sia attratta dal Cappellaio. 



NdA: 

Eccoci qui! 
Devo dire che fino ad ora questa long è tra le preferite che ho pubblicato - oltre a L'Orologio - perché mette insieme le mie due coppie crack preferite. E' un capitolo, questo, a cui tengo molto perché affronto un tema che mi sta molto a cuore riguardo a Belle e che ho fatto esporre a Jefferson, nella speranza che si riesca a capire cosa vorrei tirare fuori e che a Storybrooke tornerà eccome! 
Spero che la storia continui a interessare, nonostante la tempistica lunga degli aggiornamenti. 
Se vi va di seguire le pubblicazioni di queste e altre storie ho una pagina autrice su facebook
--->https://www.facebook.com/pages/Hello-Captain-Im-the-Mad-Hatter/694524527306828?ref=aymt_homepage_panel
   
 
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