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Autore: bik90    06/11/2014    5 recensioni
Eleonora gemette mentre chiudeva la conversazione. Non poteva credere che fosse accaduto davvero. Lentamente scivolò per terra e iniziò a piangere sotto gli occhi di Martina.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Sentì Eleonora accendere il computer e sorrise guardando l’ora. L’immancabile collegamento Skype con Serena. Era un po’ il loro rito da quando la maggiore si era trasferita a Parigi per lavoro e tornava in Italia sempre meno.
<< Ele >> disse uscendo dalla stanza e avvicinandosi allo studio << Non dimenticarti dell’aperitivo che abbiamo con Jean e Robert! >>.
Ma Eleonora non le rispose intenta com’era a chiacchierare con la sorella più piccola.
<< Allora pulce, com’è andata? >>.
<< Dovresti smetterla di chiamarmi così, sai? Ora ho ventidue anni! >> rispose Serena mettendo un finto broncio.
<< Ah, scusa! >> scoppiò a ridere la più grande alzando le mani << Allora sei un’adulta! >>.
<< Sere, allora? >> s’intromise Martina apparendo sullo schermo della più piccola << L’esame? >>.
<< Infatti, non stai rispondendo! >>.
<< Ventinove! Il voto più alto di tutto l’appello! >>.
<< Ah, grande pulce! >> esclamò contenta Eleonora afferrando l’altra ragazza per la vita e stringendola << Lo sapevo che sei un mito >>.
<< Adesso non esagerare, Ele! >> fece Serena arrossendo.
<< Stasera vai a festeggiare fino all’alba! >>.
<< Se non avessi altri due esami da preparare, lo farei volentieri! >> disse la più piccola << A proposito, voi dove ve ne andate vestite in quel modo? >>.
Eleonora guardò con la coda dell'occhio il vestito di Martina pensando che le stesse benissimo.
<< Abbiamo un aperitivo con Jean, il collega di Marty, e il suo compagno >> rispose la più grande alzando gli occhi al cielo.
<< E dobbiamo sbrigarci >> aggiunse la ventottenne baciando la guancia di Eleonora << Mi spiace rimanere così poco su Skype, Sere >>.
<< Ti prego, salvami pulce! >> esclamò l'altra << Jean è una donna isterica! >>.
<< Ele! >> urlò Martina contrariata mentre Serena rideva.
<< È vero, sembra che abbia perennemente il ciclo >>.
Sua sorella alzò le mani cercando di smettere ma senza il successo sperato.
<< Non crederle, è sempre la solita esagerata! >>.
Eleonora sbuffò guardando Serena e si mise in piedi. Solo allora la più piccola poté notare il vestito dell’altra.
<< Stai benissimo >> commentò osservandola attraverso la telecamera.
Involontariamente si domandò se fosse mai riuscita a uguagliare la bellezza della sorella. Tra le quattro, le pareva di essere il suddetto brutto anatroccolo della famiglia. Eleonora le sorrise strizzandole l’occhio con aria complice.
<< Scusa Sere ma dobbiamo proprio scappare >> fece Martina.
<< Tranquille ragazze >> rispose la ventiduenne abbozzando un sorriso << Ci sentiamo domani. Attente solo a non divertirvi troppo con questo Jean! >>.
<< Oh, ma fammi il favore! >> esclamò Eleonora prima di chiudere la conversazione.
Spense il suo portatile e si voltò verso Martina. La giovane indossava già le scarpe e in mano aveva le chiavi di casa.
<< Okay, okay >> mormorò la più grande.
<< E dai, Ele! Me lo avevi promesso >>.
<< Mi sembra di essere quasi pronta, no? >>.
<< Quasi! Arriveremo in ritardo ancora una volta! Ed è sempre colpa tua! >>.
Eleonora scoppiò a ridere spostandosi dallo studio alla camera da letto. Estrasse dall’armadio un elegante cardigan che si abbinava al suo vestito e richiuse entrambe le ante mentre gli occhi le cadevano sulle foto disseminate nella stanza. Aveva trent’anni e da quattro viveva a Parigi. Quando era trascorso tutto quel tempo? Le era sfuggito dalle mani. La maturità, la laurea triennale, la laurea magistrale, l’offerta di tirocinio in Francia e infine un lavoro vero. Era riuscita in tutto, ma quello era abbastanza prevedibile; quello che ancora adesso la faceva sorridere come un’ebete era la presenza di Martina. Era rimasta al suo fianco per dodici anni; tra litigi, pianti, gioie, imprevisti e tutte le difficoltà che una giovane coppia omosessuale come loro poteva affrontare. A partire dal rifiuto deciso di sua madre. Sospirò un solo momento pensandoci e posò la mano sulla cornice di una foto che ritraeva lei in compagnia delle sue sorelle e ovviamente di Federico. Ormai per lei era suo fratello a tutti gli effetti, non le importava che condividessero solo metà patrimonio genetico. Anzi, se ripensava ai tempi del liceo, si dava ancora della stupida per essersi comportata in modo tanto sciocco con lui. Le braccia della più piccola che le cingevano la vita la riscossero dai suoi pensieri.
<< Devo aprire il balcone? >> le chiese riferendosi a un piccolo gioco di parole che faceva quando la vedeva meditare << Così la tristezza volerà via >>.
Le baciò il collo gentilmente attendendo una risposta.
<< Non sono triste >> disse Eleonora sorridendo anche se non poteva vederla.
Martina avrebbe voluto contraddirla facendole presente che sapeva perfettamente che stava pensando a Fulvia ma preferì limitarsi a stringerla di più.
<< Andiamo? >> domandò dopo qualche secondo la più grande voltandosi e baciandola.
L’altra annuì e prima di chiudere la porta di casa pensò che aveva tutto quello che aveva desiderato.
Tutto tranne una cosa.
 
<< Scusate il ritardo! >> esclamò Martina << Tutta colpa di Eleonora! >>.
<< Non trovavamo parcheggio >> rispose l'altra prendendo posto accanto alla sua ragazza e di fronte a una giovane coppia di uomini di cui uno palesemente gay.
<< Oh tesoro, ma stai tranquilla! >> esclamò Jean alzandosi per baciarla sulla guancia << Lo abbiamo pensato anche noi, vero Robert? Poi in questo quartiere...oddio! Sarebbe insopportabile vivere qui >>.
Eleonora lo fissò e subito dopo guardò l'altro che stava alzando gli occhi al cielo. La scena la fece sorridere mentre Martina le posava una mano sul ginocchio scoperto e con l'altra apriva il menù sfogliandolo. Pochi attimi dopo un cameriere arrivò per prendere le loro ordinazioni e furono lasciati liberi di chiacchierare nell'attesa.
<< Come sta andando lo studio, Robert? >> chiese la ragazza dai capelli biondi.
<< Direi molto bene per essere aperto da sole due settimane >> rispose l'uomo annuendo con soddisfazione << Non me l’aspettavo >>.
<< Ma se sei il miglior avvocato di tutta Parigi! >> enfatizzò il suo compagno ruotando la mano davanti agli occhi di tutti << Sei straordinario >>.
Robert arrossì abbassando gli occhi sul tavolino proprio nel momento in cui arrivarono i drink. Martina rise leggermente nel notarlo. Sotto alcuni punti di vista l’uomo le ricordava Eleonora; entrambi arrossivano di fronte ai complimenti, erano davvero a loro agio solo con poche persone, avevano gusti simili.
<< Ne sono lieta >> fece Eleonora con un sorriso sorseggiando il suo margarita.
Continuarono a chiacchierare del più e del meno, della loro quotidianità ridendo e facendo battute all’occorrenza. Martina e Jean erano colleghi di lavoro, lavoravano entrambi in un istituto privato molto esclusivo e avevano legato fin da subito. L’uomo aveva fatto il possibile per farla sentire a suo agio nel nuovo ambiente lavorativo, diverso da quello universitario, e in pochi mesi la ragazza si era inserita bene lavorando in modo eccellente con i bambini ai quali insegnava italiano.
<< Allora >> disse ad un certo punto Martina << Per telefono Jean mi aveva detto di avere una notizia grandiosa da comunicarci ma ancora non ci avete detto niente! Cos’è? >>.
Robert guardò il compagno con aria di rimprovero e sospirò.
<< Non sei capace di mantenere un segreto >> mormorò finendo il suo scotch.
<< Oh, Robert! >> esclamò Jean dandogli un bacio sulla guancia << Ma è una notizia così bella che dobbiamo condividerla! >>.
Eleonora e Martina si lanciarono una breve occhiata interrogativa.
<< Abbiamo adottato un bambino! Finalmente saremo una famiglia completa! >>.
Mentre parlava, aveva preso in mano il cellulare sbloccandolo e scorse velocemente le varie foto prima di trovare quella del piccolo. La mostrò con orgoglio alla ventottenne che prese in mano l’iphone.
<< Ma è una notizia fantastica! >> rispose Martina sorridendo << Oddio, è bellissimo! Avrà un paio d’anni, vero? Guarda Ele, non è meraviglioso? >>.
L’altra si limitò ad annuire e a complimentarsi con la coppia.
<< Il mese prossimo compirà due anni >> precisò Robert << Si chiama Paul e il tribunale ci ha ritenuti idonei, per il momento, all’affido >>.
<< Che diventerà sicuramente adozione! >> enfatizzò Jean.
<< E’ orfano? >> domandò Eleonora giocherellando svogliatamente con il ciondolo a forma di fede che aveva al collo.
Robert annuì.
<< Entrambi i suoi genitori sono morti in un incidente d’auto tre mesi fa. Adesso vive in una casa famiglia >>.
<< Non aveva altri parenti? >> chiese Martina con una nota triste nella voce.
<< Una zia, sorella della madre >> rispose Jean << Ma ha rifiutato la custodia del nipote >>.
<< È una cosa terribile! Pensa come si sentirà il piccolo quando sarà abbastanza grande da capire! >>.
<< Noi faremo il possibile affinché cresca sereno >> affermò seriamente Robert.
<< Se si fosse trattato del figlio di mia sorella, Alice, mi sarei fatta in quattro per tenerlo con me >> affermò risolutamente Martina finendo di bere il suo martini.
<< Non tutti sono tagliati per fare i genitori >> rispose Eleonora << Certe volte la cosa migliore che si possa fare è proprio lasciarli andare >>.
Aveva appena finito di parlare quando il cameriere si avvicinò al tavolo per consegnare un secondo margarita alla trentenne.
<< Ci deve essere un errore >> disse titubante << Non ho ordinato nulla >>.
<< Questo drink è stato gentilmente offerto da quel signore laggiù >> rispose il ragazzo voltandosi e indicando con la testa un uomo seduto da solo << E c’è anche questo biglietto >>.
Eleonora si sporse per vedere chi fosse mentre il volto di Martina prendeva fuoco. Lo sconosciuto alzò il suo bicchiere di vino a mo’ di brindisi e ne fece un sorso. Era vestito in modo molto elegante, giacca e cravatta, e aveva un anello d’oro al mignolo sinistro. I capelli brizzolati e gli occhi azzurri gli conferivano un certo fascino. Sorrise amabilmente ad Eleonora che prese incerta il pezzo di carta e quel gesto per poco non fece scattare su tutte le furie la più piccola.
<< Calmati >> fece prontamente la sua ragazza posandole una mano sul ginocchio mentre leggeva << Può riferire al signore che non conosco che è stato davvero molto gentile ma che non posso accettare >> aggiunse riferendosi al cameriere e poggiando sul vassoio il biglietto accuratamente ripiegato.
Ancor prima di riuscire a fermarla, Martina allungò il braccio per afferrarlo. A mala pena sopportava le sottili avances che gli uomini avevano nei confronti di Eleonora, figurarsi di rimanere all’oscuro di qualcosa.
Sei bella da togliere il fiato. Sam, lesse è un moto di stizza la attraversò.
<< E riferisca anche che la signorina è impegnata >> disse con una nota dura nella voce << Con me >>.
Il cameriere si allontanò e per diversi secondi nessuno parlò; poi Jean fece una battuta e la situazione parve tornare alla normalità.
 
<< A cosa pensi? >> domandò Eleonora notando quanto fosse silenziosa Martina da quando avevano salutato gli amici.
L’altra la guardò abbozzando un semplice sorriso e subito dopo tornò a guardare fuori dal finestrino.
<< Quel Sam >> iniziò arricciando leggermente il naso senza guardarla << Ti piaceva? >>.
<< Cosa? >> esclamò Eleonora con una nota divertita nella voce.
<< In fondo, avrà avuto...quanti anni? Trentasei? Trentasette? >> continuò Martina.
La ragazza che guidava scoppiò in una sonora risata rallentando di fronte ad un semaforo rosso.
<< Ma che domande fai? Mi sembra d’aver garbatamente rifiutato. Ma quanto sei gelosa? Eppure stiamo insieme da dodici anni! >>.
Martina si voltò per poterla guardare negli occhi ed Eleonora deglutì di fronte a quel verde così intenso.
<< Tu sei mia >> disse quasi con autorità << E tutto questo accade perché non vuoi indossare quella dannata fede al dito e la porti al collo! >>.
Istintivamente la più grande si portò la mano al ciondolo. Legalmente non erano sposate, Eleonora era sempre stata parecchio restia a riguardo ma, per far contenta l’altra, aveva accettato di comprare degli anelli simili alle fedine che avevano da ragazze e che ancora conservavano. Era stata, però, categorica sul non volerla mettere al dito e Martina aveva dovuto cedere anche se questo col tempo aveva iniziato a creare un po’ di confusione. Infatti, se per la più piccola era facile stare fuori da situazioni imbarazzanti proprio in virtù dell’anello che la catalogava come una donna sposata o solo fidanzata, Eleonora non indossava altro che il diamante lasciatele alla morte della nonna e solo in occasioni veramente importanti.
<< Mi sembra che ne avemmo già parlato a suo tempo >> sbuffò la maggiore parcheggiando.
<< Lo so ma non me ne hai mai spiegato il motivo! >>.
Eleonora sospirò spegnendo il motore e fissando un punto indefinito di fronte a lei. La verità, ciò che non aveva ancora trovato il coraggio di confessare all’altra, era che aveva una forte paura di una cosa del genere. Bastava guardare come era finito quello dei suoi genitori per scappare il più lontano possibile anche solo dalla parola matrimonio.
<< Vuoi davvero metterti a litigare? >> chiese girandosi.
Martina alzò le mani senza dire altro e uscì dall’auto diretta verso il loro appartamento. Eleonora la seguì in silenzio e sempre in silenzio presero l’ascensore per arrivare all’ultimo piano. Mentre attendevano, Martina si guardò allo specchio riflettendo sulla novità di Jean e Robert. Loro erano sposati da un paio d’anni e finalmente adesso erano riusciti ad ottenere un affido. Anche se in Francia era tutto perfettamente legale, c’era ancora chi aveva dei forti pregiudizi nei confronti degli omosessuali. Le porte scorrevoli che si aprivano la riportarono alla realtà. Entrarono in casa e la prima cosa che entrambe fecero fu quella di togliersi le scarpe. Eleonora si massaggiò i piedi e subito dopo guardò la sua ragazza. Martina avrebbe voluto baciarla ma si trattenne. Era ancora in un certo senso scottata dall’episodio precedente e voleva farle capire che, se fosse stato il contrario, lei avrebbe usato sicuramente termini diversi da rivolgere a quel Sam. E poi...a che voleva negarlo? A se stessa forse? Dopo dodici anni trascorsi insieme senza gravi problemi che mettessero in crisi il loro rapporto era piuttosto normale pensare a una famiglia, a un figlio. Perché lei un bambino lo voleva davvero e voleva anche che la più grande fosse al suo fianco in questa cosa. Ma per avere un bambino avrebbero dovuto sposarsi ed Eleonora era lontana anni luce da quella considerazione.
<< Sei ancora arrabbiata con me? >> le domandò la trentenne slacciando la zip del suo vestito.
Martina la fissò ipnotizzata. Sapeva che quella era la sua tattica per farle passare il broncio e troppo spesso funzionava.
<< Stasera non funziona >> rispose voltandosi.
<< Cosa? >> continuò la più grande con tono innocente.
Il frusciare della stoffa sulla pelle di Eleonora avvisò Martina che adesso era solo in intimo. Inghiottì un groppo di saliva e fremette nel sentire la mano dell’altra posarsi delicatamente sul suo bacino.
<< Sei…sei contenta per Jean e Robert? >> fece nel tentativo di cambiare argomento.
Non voleva dargliela vinta così presto.
Eleonora si fermò un attimo e inarcò il sopracciglio destro anche se non poteva essere vista.
<< Certo >> disse semplicemente.
<< Mi sei sembrata un po’ fredda prima >> rispose Martina voltandosi per poterla guardare negli occhi.
Alla luce argentea della luna, la sua pelle pareva quasi diafana.
<< Solo perché non ho mandato gridolini isterici come Jean non vuol dire che non sia felice per loro >>.
La più piccola rise sottovoce a quelle parole e la baciò portando entrambe le mani dietro il suo collo.
<< Ci pensi mai? >> chiese subito dopo << A come sarà? >>.
Eleonora la fissò con aria interrogativa senza comprendere.
<< Quando ne avremo uno tutto nostro >>.
La ragazza dai capelli chiari non rispose per non far capire quanto fosse turbata da quella frase preferendo abbracciarla e baciarle il collo. Con due dita le abbassò la zip del vestito cercando subito dopo il gancetto del reggiseno. Martina sospirò nella sua bocca e questo la fece sorridere.
<< Lasciati amare da me adesso >> le soffiò in un orecchio << Fa l'amore con me >>.
 
Il locale era pieno, forse perché era il primo giorno di apertura. Spesso funzionava così; per circa un anno dall’apertura non si parlava d’altro e non si andava da nessun’altra parte, poi lentamente l’interesse scemava fino ad arrivare alla chiusura dello stesso. E i ragazzi si riversavano in altri posti, in altri locali per comportarsi esattamente nell’identico modo. Ilaria sorrise nel leggere l’insegna luminosa prima di entrare, Radio Conga, e le venne in mente una vecchia canzone dei Negrita che a lei piaceva molto. All’interno le luci erano soffuse e, come aveva immaginato, dallo stereo si espandevano le note di Un giorno di ordinaria magia. Non era per niente musica da discoteca, del genere che faceva diventare autistici, e dal suo punto di vista il locale stava acquisendo molti punti. Si voltò verso l’amica con la quale era arrivata e cercò con lo sguardo le altre due ragazze che, tramite messaggio, le avevano comunicato d’essersi sedute a un tavolo. Le individuò quasi subito e alzò la mano indicandole subito dopo a Sonia.
<< Ciao ragazze! >> esclamò la venticinquenne baciando sia Giulia che Aida.
Giulia indicò il vestito che l’altra ragazza indossava con un grido estasiato.
<< Oh, questo è il vestito di Boutique 95? >> domandò << E’ bellissimo! >>.
<< E’ un regalo di Riccardo? >> chiese Aida << Come sei fortunata! >> aggiunse vedendola annuire.
<< Beh, conosce perfettamente i tuoi gusti >> disse Giulia alzando il pollice in alto.
<< Se non li conoscesse dopo cinque anni che stiamo insieme, sarebbe un grosso problema! >> esclamò Ilaria ridendo << Come vanno le cose invece con Luigi? >>.
<< Ne dobbiamo proprio parlare? >> fece l’altra scostando lo sguardo verso l’entrata e passandosi una mano tra i corti capelli.
Lei e Luigi stavano insieme da un anno circa e da quasi un mese non facevano altro che litigare. La ragazza ne aveva parlato con le sue migliori amiche ricevendone supporto ma la situazione non migliorava. A pesare molto nelle continue discussioni era la differenza d’età che legava i due; Giulia era una venticinquenne che lavorava come commessa in un negozio di elettronica mentre Luigi era un trentunenne maresciallo della finanza. Lui voleva seriamente pensare a mettere su famiglia, lei non era pronta. Ilaria allungò una mano per stringere quella dell’amica e le sorrise.
<< Stai tranquilla >> le disse semplicemente.
Anche Giulia abbozzò un sorriso prima di voltarsi verso Aida.
<< Ma non avevamo qualcosa da festeggiare? >> domandò con ironia riferendosi agli esami terminati dell’altra ragazza.
Delle quattro, solo Aida si era iscritta all’università una volta terminate le scuole superiori e finalmente le mancava solo la tesi alla tanto agognata laurea in giurisprudenza.
<< Dobbiamo assolutamente brindare! >> affermò Sonia chiamando il cameriere << A proposito >> aggiunse subito dopo << Complimenti anche a tua sorella, ho letto su Facebook il suo post sull’esame >>.
<< Sì, l’ho letto anch’io >> rispose Ilaria.
Era sempre a disagio quando si trattava di parlare di meriti scolastici e universitari delle sorelle e del fratello. Nella sua famiglia, era l’unica ad aver deciso di lavorare subito dopo il diploma e non iscriversi a nessuna facoltà. Sua madre era sempre stata contrariata dalla sua scelta ma c’era stato ben poco da fare, aveva visto quanti sacrifici avevano fatto Eleonora, Federico e Claudia per portare a termine gli studi e lei aveva deciso di cambiare rotta. Non era tagliata per lo studio, l’alzarsi presto per andare a lezione, i disagi vari che avevano vissuto le sue due sorelle. E lentamente aveva iniziato a sentirsi, anche con le sue cugine, come la pecora nera della famiglia. Non ovviamente come Eleonora; da quando era venuta a galla la sua relazione con Martina tutti i Domenghi avevano iniziato a escluderla tranne loro, ma c’era vicina. A suo parere, veniva subito dopo. Perfino suo cugino che aveva avuto un bambino mentre era ancora iscritto alla facoltà di ingegneria era visto un gradino superiore a lei. Eppure si era impegnata fin da subito a cercare un lavoro, all’inizio aveva dovuto accontentarsi di fare la barista ma dopo un anno e mezzo aveva detto addio a caffè e cornetti per un lavoro ben pagato come segretaria di uno studio ginecologico. Non guadagnava sicuramente come Federico o Claudia ma loro erano rispettivamente un architetto e un avvocato. Inoltre era fidanzata da cinque anni con Riccardo; una storia seria con un bravo ragazzo, non una di quelle storielle che aveva avuto quando frequentava la ragioneria. Però, ovviamente, non sarebbe stato mai abbastanza. Il cameriere ringraziò e si portò via i menù dopo aver preso le ordinazioni delle ragazze riportandola alla realtà. Sorrise alle amiche mentre si univa alla conversazione. Tra loro, solo Sonia non era al momento fidanzata.
<< Una scopata me la farei volentieri >> disse la ragazza spostando l’ombrellino per fare un sorso dal suo cocktail << Sapete, una di quelle cose senza impegno che… >>.
<< Capisco perfettamente >> fece Giulia << Delle volte avrei voglia di chiamare Luigi solo per dirgli di fare del buon sesso e al diavolo i litigi! >>.
Ilaria e Aida risero.
<< Voi siete parecchio fortunate! >> aggiunse l’amica << Non avete trovato nessun ragazzo che vi preme per sfornare un bebè! Che cavolo, ho venticinque anni mica trenta! >>.
<< Io e Marco stiamo insieme solo da sei mesi, quella che tra un po’ si sposa è Ilaria! >>.
<< Ma non ditelo nemmeno per scherzo! >> esclamò Ilaria arricciando il naso e facendo un lungo sorso dalla sua birra << Per fortuna Riccardo pensa ancora ai videogiochi e al nuovo iphone >>.
Le quattro ragazze scoppiarono a ridere contemporaneamente.
<< Comunque >> iniziò Ilaria guardandosi attorno molto lentamente << Il posto mi piace tanto, spero che abbia fortuna >>.
<< Credo che potrebbe avere fortuna solo per il barman >> rispose maliziosamente Giulia indicando un ragazzo dietro al bancone << Daniele Schiocco >>.
<< Carino >> fece Sonia allungando il collo per vedere meglio << Davvero carino >>.
<< Sua madre è spagnola e suo padre italiano >> continuò l’altra << E’ tornato da qualche mese dalla Spagna con l’intento di aprire questo posto e ci è riuscito >>.
<< Complimenti agente 007! >> esclamò Ilaria ridendo << Qualcuno ha fatto bene i compiti a casa! >>.
<< Credete che sia fidanzato? >> domandò l’amica che le stava seduta accanto.
<< Guarda che era tutto scritto sulla pagina Facebook! >>.
Ilaria scosse il capo completamente rapita dai movimenti del ragazzo. C’era qualcosa che la spingeva a non staccare gli occhi dalla sua figura. Era un suo coetaneo, forse aveva un paio d’anni in più a lei, ed era davvero bello. L’aggettivo carino era davvero un eufemismo. Corti e scuri capelli gli ricadevano sul viso in modo spettinato, un filo di barba gli incorniciava il viso e i suoi lineamenti erano armonici. Il corpo, per quel che poteva vedere, era ben modellato con spalle larghe e possenti. Daniele in quel momento sollevò lo sguardo dalle bottiglie di liquori che aveva davanti e incontrò gli occhi scuri di Ilaria. Si fermò poggiando delicatamente il bicchiere e il ghiaccio sul bancone e poggiò una mano bagnata su uno strofinaccio per asciugarla. Per entrambi quei movimenti parvero durare ore mentre invece si trattò solo di una manciata di secondi. L’attimo dopo il ragazzo riprese ciò che stava facendo e provò a non distrarsi più.
<< Ci facciamo un secondo giro? >> propose Giulia notando che tutti i bicchieri erano vuoti.
<< Ma sì! >> rispose Aida entusiasta << Ila, vai al bancone a parlare direttamente con Daniele! >>.
<< Co…cosa? >> chiese Ilaria sentendosi attraversare da una scarica elettrica al solo pensiero di essere così vicina a lui.
<< Guarda quanta gente c’è! >> continuò l’altra << Non possiamo aspettare che ripassi di nuovo il cameriere >>.
<< Ma perché proprio io? >>.
<< Dai, Ila! >> fecero in coro le sue tre amiche esibendo lo sguardo più dolce di cui fossero capaci.
<< Siete le amiche più stronze ch’io abbia mai avuto! >> esclamò la ragazza alzandosi in piedi e scoppiando in una fragorosa risata.
Sistemò la borsa sulla sedia dove era seduta e si addentrò tra i ragazzi che parlavano, urlavano e ridevano fino a giungere al bancone.
<< Ciao >> disse non appena si fu avvicinata abbastanza da essere udita rivolta a Daniele. Lanciò un’occhiataccia a un tipo che stava provando a superarla col suo vocione e gli calpestò un piede per fargli capire chi comandava in quel momento << Avrei bisogno di tre drink e una birra doppio malto >>.
<< Ciao >> rispose il ragazzo con un sorriso << Cosa ti preparo? >>.
Ilaria gli fece l’elenco dei cocktail.
<< Me li faresti portare al tavolo? >> aggiunse subito dopo << Siamo quattro ragazze sedute vicino a quella maschera hawaiana >>.
<< Nessun problema >> disse Daniele << Complimenti per l’occhio, non tutti capiscono che è hawaiana >>.
<< A casa ne ho una molto simile, non è stato difficile >> affermò la ragazza facendogli l’occhiolino. A quel punto sarebbe dovuta tornare dalle amiche ma c’era qualcosa che la tratteneva. Le piaceva guardare l’altro shakerare gli alcolici, far ruotare le bottiglie, preparare i bicchieri col ghiaccio << Questo posto è davvero carino >>.
Daniele sollevò gli occhi da un Japanise appena finito e le sorrise.
<< Grazie, mi ricorda la passione che avevo da ragazzo >>.
<< I Negrita? La mia preferita è Tutto bene >>.
<< Piacciono anche a te? >> chiese il ragazzo sempre più incuriosito dall’altra << Ho tutti i cd a casa >>.
Prima che Ilaria potesse rispondergli, si allontanò un attimo verso il suo mac lasciato nei pressi della cassa e quando ritornò, l’impianto hi-fi stava trasmettendo proprio la canzone nominata dalla ragazza.
<< E’ di tuo gradimento? >>.
<< Grazie >> rispose Ilaria cercando di non arrossire.
<< Volevo fare un gesto carino per una bella ragazza >> rispose Daniele strizzandole l’occhio.
A quelle parole, la ragazza iniziò a tossire facendo ridere l’altro.
<< Non volevo metterti in imbarazzo! >>.
<< Non sono in imbarazzo! >> esclamò Ilaria << Torno dalle mie amiche, si staranno preoccupando! >>.
<< Senza nemmeno dirmi il tuo nome prima? >>.
La venticinquenne lo guardò per un lungo attimo pensando che era troppo bello per potergli negare qualcosa.
<< Ilaria >> rispose prima di tornare al suo tavolo.
 
Tommaso guardò il suo orologio da polso e si slacciò leggermente la cravatta. Aveva appena finito di controllare tutti i rendiconti dell’azienda familiare ed era tutto in ordine. Era esausto, aveva lavorato parecchio negli ultimi giorni per far quadrare i conti e magari provare ad ampliare il mercato costruendo delle sedi dislocate. Ma per il momento era ancora presto per una manovra del genere. Sospirò mentre i suoi occhi stanchi si posavano sulla fede che aveva all’anulare sinistro. Un lieve sorriso gli increspò le labbra prima che un velo di tristezza gli attraversasse lo sguardo. Si era sposato molto giovane con Claudia, l’amore della sua vita, la ragazza con cui stava dai tempi del liceo. La loro era stata una storia carica di passione e desiderio fin da subito, una fiamma che non si era spenta nemmeno durante gli anni dell’università. Erano innamorati e pieni di entusiasmo per il futuro, carichi di aspettative e prospetti rosei. Si erano giurati amore eterno in una chiesa isolata tra le Dolomiti durante una vacanza in compagnia unicamente dei loro testimoni nonché migliori amici, senza dirlo a nessuno, senza organizzare nessuna festa in grande stile, senza pensare che avevano solo ventidue e ventitré anni. Lo avevano fatto perché entrambi sentivano di appartenere l’uno all’altro, di non desiderare null’altro se non di vivere la loro vita insieme. E poi c’era stato un susseguirsi di eventi, le lauree di entrambi, l’entrata nel mondo del lavoro, l’acquisto della loro casa. In un battito di ciglia si era ritrovato ad avere ventotto anni, sposato da cinque, essere l’amministratore delegato dell’industria di famiglia. Il peso di tutte quelle responsabilità delle volte si faceva sentire più di altre e allora avvertiva l’aria mancargli e si domandava perché alla sua giovane età non fosse come i suoi coetanei che ancora andavano in discoteca a divertirsi e in vacanza solo per rimorchiare. Quando faceva simili considerazioni, si sentiva subito dopo in colpa. Nessuno lo aveva costretto a sposarsi, a comprare una casa, ad avere una moglie. Alzò gli occhi sulla sua foto di matrimonio e, ancor prima di accorgersene, l’aveva girata per non guardare quei visi luminosi rivolti l’uno all’altro. Si passò una mano tra i corti capelli rossi e in quel momento squillò il suo cellulare.
<< Ehi >> disse dopo aver letto il nome di Claudia sul display.
<< Ciao amore >> fece lei << Stai ancora lavorando? >>.
Prima di rispondere, Tommaso guardò l’ora.
<< Sì >> mentì << Credo che farò tardi anche stasera >>.
<< Ah, va bene >>.
<< Non aspettarmi sveglia >> concluse l’uomo chiudendo la conversazione. Passò una manciata di secondi prima che decidesse di chiamare la sua segretaria tramite il telefono dell’ufficio << Rebecca >> affermò semplicemente << Vieni subito >>.
Nemmeno un minuto dopo, una giovane stagista aprì la porta con un sorriso malizioso dipinto sul viso. Era molto giovane e carina, lunghi capelli neri le scendevano sulla schiena e gli occhi erano di un azzurro da mozzare il fiato. Aveva vent’anni, non aveva ancora terminato l’università e aveva chiesto un paio di mesi prima se potesse svolgere un tirocinio part-time in quell’azienda che le desse dei crediti extra al termine. Tommaso aveva accettato di buon grado facendole ricoprire anche le mansioni della sua segretaria in congedo per maternità e da allora aveva iniziato a sentire il fuoco della passone ogni volta che l’aveva vicina. Non era amore, lui amava Claudia; era semplicemente il senso della trasgressione a piacergli. Faceva qualcosa che non avrebbe dovuto e il senso di colpa che provava dopo non bastava a farlo smettere. La ragazza chiuse la porta alle sue spalle e lasciò che Tommaso le si avvicinasse e che le sfiorasse la spalla.
<< Questa è l’ultima volta >> disse baciandole il collo.
Lei sorrise arretrando lentamente fino alla parete senza staccarsi dall’altro.
<< Lo dici sempre >>.
 
Avevo scritto di non sapere quando avessi scritto ancora qualcosa. E’ accaduto prima del previsto e in questo periodo mi sono sentita piuttosto ispirata. Spero che continui così ancora per molti capitoli. Avevo in mente un seguito tra Eleonora e Martina, non credevo che avrei avuto la voglia di scriverlo così presto. Ha sorpreso anche me.
A presto
F  
  
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