Non parlare non significa non provare emozioni.

Non provare emozioni non significa non soffrire.

Le ferite bruciano. Non accennano a smettere di sanguinare.

Sono costretto a rannicchiarmi su me stesso per alleviarlo, bagnando il mio cuscino di salate e amare lacrime.

Sei un pezzo di merda, Cain. La persona più stronza che io abbia mai conosciuto.

La tua voce rimbomba nella mia testa. La sento chiamarmi.

Myshonok.

Ecco cosa sono per te: un topo. Uno schifoso ratto.

Un ratto che tra le tue mani diventa una marionetta.

Vulnerabile, debole. Capace di frantumarsi se la stringi in una mano.

Cos'è, un modo per sfogare la tua frustrazione? Il fatto che tu stesso sei una marionetta, i cui fili sono mossi da qualcuno a te superiore ti fa sentire frustrato, arrabbiato?

Ma io soffro in silenzio, subendo la tua rabbia e i tuoi rischiosi ordini senza fiatare.

Ed è per questo che mi sfrutti, perché sono debole.

Sento che tra poco la mia testa esploderà. Sto davvero per impazzire.

I segni dei tuoi denti bruciano ancora, non riesco a muovere la spalla destra.

Le gambe non smettono di tremare, a stento riesco a tenermi in piedi.

Sento la mia apertura pulsare costantemente, ormai tutti i miei muscoli stanno per cedere.

Le lenzuola nere del mio letto sono macchiate di aloni rossi e altre macchie.

Nonostante la puzza tremenda, riesco a riconoscere il tuo profumo. Quel mix di alcol e tabacco.

Ma la cosa più disgustosa è che posso avvertire anche l'odore di quel navigator, Abel. Mi viene la nausea solo a pensarci. A come quell'idiota possa aver preso il mio posto.

Lui gode della tua voce al mattino, gode della tua presenza, delle tue carezze, dei tuoi baci.

Io sarei capace di amarti veramente, di darti ciò che lui non è capace di donarti. Proteggerti.

Anche a costo di morire.