Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: Serendipity236    06/11/2014    3 recensioni
Mikorgan.
Dal testo: "Io indietreggio, convinto di trovare la parete contro cui appoggiarmi, invece le mie gambe incontrano lo sgabello del piano e le mie mani finiscono sui tasti per evitarmi una caduta rovinosa. Risultato? Dieci note si levano dallo strumento in contemporanea, producendo un rumore infernale.
Michael si stacca dalle mie labbra e io allontano le mani dal piano, per limitare i "danni".
- «Ops » dice ridendo.
Giá, 'ops'. Quasi ci scoprono e lui dice 'ops'. "
Genere: Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Morgan, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Con questo mio scritto, pubblicato senza scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo.

 

 

Ha quel modo di ridere tutto suo, arricciando il naso e scoprendo i denti da coniglietto, mentre ai lati di quel dolcissimo sorriso compaiono le irresistibili fossette. Incantevole, di una bellezza quasi infantile.

Si passa una mano a scompigliarsi i ricci e sospira, lasciandosi cadere sulla poltrona.

- «Suona qualcosa» mi suggerisce, indicando il pianoforte.

Lo accontento, accomodandomi sullo sgabello di legno e lasciando che le mie mani inizino a correre sui tasti. Ripercorro una melodia che credo non abbia mai sentito, ma che costituisce il tema principale di una delle mie canzoni: amore assurdo. Gli dedico silenziosamente il titolo mentre gioco con quelle note tanto familiari. Sono talmente assorto da non accorgermi che Michael si è avvicinato e mi sta osservando da sopra la spalla.

Le mie dita concludono il pezzo e lui si accomoda accanto a me, sostituendo le mie mani con le sue e cominciando a suonare la melodia di una canzone che so a memoria.

Accarezza i tasti, sembra che li sia corteggiando, tanta è la delicatezza con cui li sfiora. Immaginare quel tocco su di me mi provoca la pelle d’oca.

Le ultime note di Underwater aleggiano nell’aria e io mi alzo, allontanandomi da lui e da quella strana sensazione che mi provoca la sua vicinanza. Prendo posto sul divano e lui – quasi a farlo apposta – mi si accomoda accanto, rovesciando la testa indietro, contro lo schienale, e chiudendo gli occhi.

Il mio sguardo vaga su di lui, apprezzando ogni minimo particolare: le ciglia, il profilo degli zigomi, la perfetta linea della mandibola… Le sue labbra catturano la mia attenzione e neanche mi accorgo che ha aperto gli occhi e mi sta osservando.

- «What are you staring at?» mi chiede, facendomi sussultare.

- «Your lips» mormoro.

Lui si solleva e avvicina il viso al mio.

- «Why?».

Il suo respiro accarezza la mia pelle – altri brividi.

- «I adore them» bisbiglio, prima di annullare del tutto la già minima distanza tra noi, baciandolo.

Un senso di urgenza si impossessa di me, spingendomi a fare incontrare le nostre lingue, ma appena sento il contatto mi stacco bruscamente, alzandomi e allontanandomi.

- «Che c’è?» Michael mi raggiunge e posa dolcemente le mani sulle mie spalle, costringendomi a guardarlo negli occhi.

- «Pensavo non volessi» mi giustifico.

- «Why shouldn’t I want you?».

- «Do you?».

- «Of course I want you».

Mi si avvicina e mi trascina in un bacio che sulla scala della castità sarebbe sotto lo zero. 

Io indietreggio, convinto di trovare la parete contro cui appoggiarmi, invece le mie gambe incontrano lo sgabello del piano e le mie mani finiscono sui tasti per evitarmi una caduta rovinosa. Risultato? Dieci note si levano dallo strumento in contemporanea, producendo un rumore infernale. 

Michael si stacca dalle mie labbra e io allontano le mani dal piano, per limitare i "danni". 

- «Ops » dice ridendo. 

Giá, 'ops'. Quasi ci scoprono e lui dice 'ops'.  

- «Sei un pazzo, Mika» lo rimprovero riavvicinando il mio viso al suo. 

- «Pázo di te, Marco» sussurra, e riprendiamo a baciarci. 

Le sue dita vagano alla cieca su di me, facendomi fremere. La sua lingua trova di nuovo la mia, ma stavolta non mi allontano.

Fa una leggera pressione sul mio petto e mi ritrovo seduto sullo sgabello: Mika si mette a cavalcioni sulle mie gambe e le mie mani scivolano sulla sua schiena fino ad arrivare al suo sedere. Piega la testa all’indietro in modo da lasciarmi libero accesso al suo collo. 

Gli mordo delicatamente la giugulare, ma in questo preciso momento mi vibra il cellulare in tasca. Con un sorriso di scuse, lo estraggo dalla tasca, scoprendo un messaggio che mi riporta bruscamente alla realtà ricordandomi la cena con Asia e Anna Lou che quasi avevo dimenticato. 

- «Mika, tra mezz'ora ho una cena a cui non posso mancare. Devo andare». 

Per tutta risposta si avventa di nuovo sulle mie labbra con una passione che di certo non mi aiuta.  

- «Faciamo veloce. Te prego, Marco».  Avvicina le sue labbra al mio orecchio, sussurra il mio nome ancora e ancora, in quel modo che sa farmi impazzire, mentre le sue mani prendono a slacciarmi i pantaloni. 

- «Micheal... » Tento di protestare un'ultima volta, usando il suo vero nome, ma lui sa bene che ormai non lo posso – non lo voglio – più fermare e chiude la mia bocca con la sua. Ora sento le sue dita sciogliere il mio fiocco anarchico, che poi utilizza per tirami in piedi con sé senza separare le nostre labbra. Sono io a staccarmi, mentre scivolo alle sue spalle, premendomi contro di lui e slacciando anche i suoi pantaloni. 

Vederlo chiudere il piano, coprendo i tasti per evitare altri danni e appoggiarcisi sopra, piegandosi e offrendomi tutto sé stesso, mi provoca una scossa che arriva direttamente al mio inguine. 

Poso le mie mani sui suoi fianchi e faccio scivolare i pantaloni a terra, per scoprire che non indossa intimo – la mia eccitazione ha un altro palpito.

- «M-Mika, dove hai lasciato i boxer?»

Gira la testa e mi guarda con un sopracciglio alzato, poi scoppia a ridere, confessando: - «I never wear underpants».

Mi afferra una mano e se la porta alle labbra, iniziando a succhiare ogni dito con un sorrisetto ed estrema lentezza. Quando mi rendo conto che di questo passo rischio di venire nelle mutande senza aver ancora iniziato, riprendo il controllo e gli lascio una leggera pacca sulla natica.

- «Fai il bravo» lo ammonisco, mentre faccio scivolare un dito dentro di lui e lo sento gemere. Lo muovo un po’, abituandolo, e aggiungo altre due dita, prima che Michael rantoli il mio nome e mi faccia capire che non ne può più.

I miei boxer raggiungono il pavimento ed entro in lui, strappandogli un gridolino per niente virile. 

Il nostro rapporto si consuma in fretta, tra spinte scoordinate ma profonde ed efficaci. Viene tra le mie mani poco prima di me, sporcando in parte anche il mio pianoforte. 

Faccio per rilassarmi un attimo contro la schiena calda del mio amante, ma il mio cellulare squilla di nuovo nella tasca dei pantaloni abbandonati sul pavimento. Lo sento mormorare accigliato parole poco gentili nei confronti del suddetto arnese, mentre lo recupero per controllare l'orario. Mi unisco alla sequela di parolacce, raccattando vestiti qua e là e cercando di indossarli il più in fretta possibile. 

Sentendolo improvvisamente scoppiare a ridere, alzo lo sguardo verso di lui e lo trovo con in pugno i miei boxer.  

- «Questi le tengo io».

Riesce a strappare un sorriso persino a me, così, nonostante il mio mostruoso ritardo, corro fino da lui, porto una mano dietro al suo collo e unisco le nostre labbra. Nemmeno un  secondo e mi stacco, fuggendo via e lasciandolo lì.  

Una manciata di minuti dopo sto suonando alla porta di Asia, che mi apre con un sorriso. Muovo un passo oltre la soglia e vengo travolto da un abbraccio di mia figlia, seguita dal fratellino Nicola. 

Ci accomodiamo a tavola e sento rivolgermi la domanda: - «Dov'eri? »  

Incontro gli occhi chiari di Anna Lou e rispondo: - «A X factor. Mika mi ha... trattenuto. » Beh, non è esattamente una bugia. 

Ma vedo le mie due donne scambiarsi uno sguardo complice e scoppiare a ridere. 

- «Questioni di lavoro, presumo» commenta Asia palesemente ironica. 

Turbato dall'essermi fatto prendere con le mani nel sacco così facilmente, non riesco nemmeno a articolare una risposta, e loro scoppiano a ridere di nuovo.

 

 

 

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Eccoci qui. Avrei dovuto pubblicare questa storia ieri sera, ma il mio pc ha deciso di rifiutarsi di funzionare. Anyway, ecco qui il capitolo.

Ci vediamo al prossimo, nonchè ultimo.

Fateci sapere cosa ne pensate.

 

   
 
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