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Autore: HoranIsMySunshine    07/11/2014    4 recensioni
Chi l'ha detto, che bisogna sempre prendere la decisione giusta per essere felici?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Nathan,io ti amo."
Scelsi di dirtelo, e scelsi di farlo quella sera. Era, apparentemente una giornata come tante altre, piena di impegni, e di lavoro, che Dio solo sa quanto amo, ma il freddo fuori e l'aria pungente del mattino, sembravano suggerirmi fin dall'inizio che la mia giornata avrebbe presto preso una svolta diversa, inaspettata. E non ci misi molto, del resto, a capire che il mio sesto senso non sbagliava. Lavorammo tutto il giorno, bastò arrivare alla sera,appunto. Sarebbe potuto finire tutto lì. La mia giornata lavorativa era finita, cos'altro mi tratteneva?
Avrei potuto prendere le mie cose, la mia borsa, come faccio sempre, e incamminarmi verso casa, confondendomi tra la folla e assaporando le luci e i profumi dei negozi vicini, che davano tanto l'idea di caldo. Ma non lo feci. Perchè c'eri tu a trattenermi, quella sera.
Ero confusa, disorientata, completamente dominata dalla sensazione più forte che avessi mai provato: amore, amore per te. Avevamo lavorato insieme tutto il giorno, come sempre, ma non era la stessa cosa. Ti avevo baciato. Ti avevo baciato perchè era scritto in un copione, perchè la storia doveva andare così,ma mentirei se dicessi che non lo desideravo, e che l'ho fatto con sacrificio. Io volevo baciarti.
Non era certo la prima volta, ma in un certo senso sì.
Mi spiego: ci eravamo baciati altre volte, sul set, e, lo ammetto, spesso sbagliavo apposta per poter ripetere la scena. Così mi era concesso di baciarti ancora, capisci? Perchè altrimenti, sapevo che non avrei mai potuto farlo. Ero insicura, non sapevo cosa provassi tu, e di certo non volevo rovinare tutto per delle mie stupide 'paranoie'. Ma sai cosa successe? Le paranoie non passarono.
Provai a fingere che il tuo sorriso mi fosse indifferente, che il tuo profumo fosse come tutti gli altri, che il tuo sguardo non fosse in grado di sciogliermi, e che le tue mani non mi facessero tremare. Ma mentivo a me stessa,e anche a te.
Avrei voluto dirti che se solo mi guardavi,anche da lontano, potevo sentire le gambe cedere, e la testa girare. Avrei voluto dirti che con te tutte le mie certezze crollavano, che eri il pericolo più grande ma allo stesso tempo più attrattivo che avessi mai incontrato, tipo un uragano. Avrei voluto dirti che girando quelle scene, mi ero accorta che non stavo più recitando. Io ti volevo. Volevo te, volevo il tuo calore, volevo contatto, volevo sentirmi dire che mi amavi, anche se solo per finta, volevo immaginare cosa si potesse provare a sentirselo dire davvero. Avevo fame delle tue labbra, non potevo più nemmeno guardarti senza pensare che nulla era più come prima. Così, una volta per tutte, decisi che era arrivato il momento di essere sincera.
Questo è il motivo per cui quella sera non me ne andai, semplicemente. Rimasi lì fino all'ultimo a chiedermi cosa fosse davvero giusto fare, finchè ti vidi camminare verso di me, forse stupito di vedermi ancora lì, e allora dimenticai tutto, e ti sorrisi. E mi persi nel tuo sorriso di rimando, come ci si perde tra i colori di un'arcobaleno, o tra le onde di un mare in tempesta. In quel momento, non avrei ma potuto immaginare che la tempesta, era fin troppo vicina e che il mio arcobaleno, presto sarebbe stato spazzato via, e non ne sarebbe rimasta più nemmeno una sfumatura.
'Posso parlarti, un secondo?', ti chiesi. Come se un secondo potesse essere sufficiente, per spiegarti tutto ciò che mi passava in testa in quel momento. Dubbi, domande,contraddizioni, timori, sensazioni. Tutto insieme, eri come un terremoto.
Così, decisi di dirti tutto nella maniera più diretta e riassuntiva che potessi scegliere: la verità. Bastarono queste due semplici parole, travestite da 'ti amo' per ribaltare la situazione, e cambiare tutto. Ma non stava andando come speravo.
Sai, prima di parlartene, avevo pensato così tante volte a quello che volevo dirti, che spesso mi ero anche immaginata la tua reazione: nei miei pensieri migliori, tu sorridevi, e mi stringevi a te in tutta risposta.
Ma in realtà, tu non sorridesti affatto.
Mi allontanasti da te quando cercai di baciarti, ormai a corto di parole, e tutto ciò che mi dicesti, fu che era 'tutto sbagliato'. Ancora oggi, mi chiedo che cosa intendevi in quel momento. Cosa c'è di sbagliato in qualcuno che ti ama, e che vuole solo renderti felice?
Non lo capii subito, anzi. Me ne andai a testa bassa, sentendomi colpevole e tremendamente stupida ed egoista, e piansi, lungo la strada verso casa.
Ti amavo davvero Nathan, volevo che tu me lo permettessi. Volevo renderti felice, sarei stata tutto per te, qualsiasi cosa mi avessi chiesto, qualsiasi cosa di cui avessi bisogno. Tutto. Ma tu non volevi, ed era chiaro, fin troppo. Potevo rispettare la tua scelta, dovevo farlo, perchè l'amore è anche questo, e mi dissi che mai e poi mai avrei permesso a me stessa di smentire e di rovinare ciò che di più prezioso avevo, ma non riuscii mai ad accettare la tua decisione, il modo in cui mi trattasti. C'era devvero bisogno di respingermi così, senza nemmeno provare a capirmi? Era necessario farmi sentire così indesiderata, così non voluta, così completamente senza valore?
Avrei voluto avere abbastanza coraggio per parlartene, solo che lo sto ancora cercando, da qualche parte dentro di me. Perchè nel frattempo la vita è andata avanti, e ho provato a farlo anch'io. Il tempo ha iniziato a passare,e volevo lo facessi anche tu, ma ogni giorno di 'nuovo inizio' mi sembrava uno stupido e insulso passo falso. Forse non sbagliavo, dato che, giorno dopo giorno, fingendo sorrisi e cercando di tenere la testa sempre alta, sono andata avanti costruendo solo castelli di bugie. E sono crollati, ora, con appena un soffio di vento. Dove credevo di andare?
Coraggio Stana, devi rialzarti. Me lo ripeto ogni volta. Ogni volta che il respiro non mi ascolta, che il cuore impazzisce, ogni volta che sento gli occhi annegati tra le lacrime, ogni volta che ci annego anch'io, e vorrei che tu potessi salvarmi, ma ormai lo faccio da sola,perchè so che tanto, se fosse per te, mi lasceresti annegare. E non posso davvero permettermelo. Anche perchè ho solo questa breve pausa prima di tornare al lavoro, e tra scene da girare, costumi da cambiare, e parti da imparare, il tempo di piangermi addosso proprio non ce l'ho.
Mi asciugo le lacrime, attenta non sbaffare il trucco, per non lasciare traccia. Nessuno deve sapere cosa sta succedendo, tantomeno tu. Non voglio farmi vedere così da te. E non so se sia orgoglio, o, per l'ennesima volta, amore. Anche se forse meriteresti di constatare con i tuoi occhi, quanto male mi fa,ancora. Sospiro, e faccio per uscire dal camerino, cercando di convincere me stessa il più possibile che andrà tutto bene, che supererò anche questa giornata, ma improvvisamente tu mi appari davanti, e come sempre, ogni mio pensiero va a farsi benedire. Perchè non posso lottare contro tutto questo, contro l'effetto che mi fai?
Vorrei dirti così tanto, ma questa volta non è come sempre, che rimango senza parole: questa volta sei tu, che non mi permetti di parlare. "Ti amo Stana",sussurri, e con gli occhi scuriti dalla lussuria, mi baci, spingendomi dolcemente contro il muro, e avvicinandomi a te. Tu non sai quanto ho desiderato tutto questo, quanto vorrei andare fino in fondo, ma Nathan, non posso. Devo un pò di rispetto a me stessa, quel rispetto che ho dimenticato, dopo che mi hai rifiutata, e allontanata da te.
Ti stacco da me, anche se controvoglia, e chiudo gli occhi per riprendere fiato, timorosa di incorciare il tuo sguardo e di non capire più niente, di conseguenza. Mi serve lucidità adesso invece, per capire se davvero stai facendo sul serio.
"Stana perdonami.- scuoto la testa, piangendo, ma allo stesso tempo facendo di tutto per non lasciare che la mia dignità venga di nuovo calpestata. L'avrei mandata al diavolo per te, ma solo ora ho capito che non posso,anche se mi costa.-ti prego, ascoltami almeno. Parliamone."
Sospiro, lasciandomi convincere. Tanto è una battaglia persa, cercare di non sentirmi irrimediabilmente attratta da ogni cosa che ti riguardi.
"C'è poco da dire, Nathan. Tu non hai nessun diritto di venire qui, ora, dopo mesi, e di baciarmi come se nulla fosse. Io non sono un giocattolo.."
Mi interrompi prima che le lacrime possano farlo, e mi baci le guance, raccogliendole una ad una. Sembrano un pò meno amare, così.
"Lo so, ma sono qui per scusarmi. So che hai cercato di andare avanti, di lasciarti tutto alle spalle, ma non puoi mentire a te stessa, e nemmeno a me. Non è servito, e lo sappiamo entrambi.- mi guardi dritta negli occhi, con determinazione, ma senza perdere la tua dolcezza disarmante, quella che mi toglie il respiro ogni volta, come ora.- Sono stato uno stupido, un idiota, e non meriterei nemmeno la tua attenzione per come ti ho trattata. Ma quello che devo dirti è importante, e io ti prego, di prendermi sul serio. Non volevo farti del male, Stana, Non avrei mai voluto. Ma tu sei entrata nella mia vita così, all'improvviso, e io ero semplicemente sconvolto. So come ti sentivi quando hai deciso di dirmi la verità, quella sera, perchè mi sentivo così anch'io. Non hai idea dell'effetto che mi fai, Stana. Ma io sono come te, sono stato codardo, mentre tu sei stata coraggiosa. Ti sei esposta al rischio, io invece no. Provavo le stesse cose per te, te lo giuro, ma ti ho respinta per paura di non saperti amare. Ma ora voglio provarci, non voglio perderti con il rimpianto di non averti nemmeno detto quanto ti amo, o di non avertelo dimostrato. So che ti saresti anche annullata per me, ma io non voglio questo. Voglio amarti, rispettarti, onorarti ogni giorno, Stana. Io voglio te, per il resto della mia vita."
Trattengo il fiato, sentendoti pronunciare queste ultime parole, mentre le lacrime sgorgano incessanti sulle guance, senza che io possa domarle. Solo quando sento una tua mano che mi accarezza, riprendo a respirare, e realizzo il tutto.
Cosa dovrei fare,ora? Mettere l'orgoglio da parte, metterci una pietra sopra, e ricominciare?
Perchè probabilmente è un errore, forse il più grande che io possa commettere in questo momento, ma chi lo sa, potrebbe essere la strada per la felicità.
Chi ha detto che è sempre facile, o sempre giusto?
Afferro la tua mano, tesa, aperta verso di me, in segno di invito, e intreccio le mie dita con le tue.
E che felicità sia, allora.

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