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Autore: Chloe R Pendragon    07/11/2014    1 recensioni
Questa storia parla di Flavia, del suo amore per l'estate e di una singolare "attività" estiva; si tratta di un'esperienza personale, spero di essere riuscita a trasmettere la magia del momento...
Terza classificata a pari merito con pearlwaterfall al contest "Aria, sole, terra e mare" indetto da (setsuna) e valutato da Shinkari sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con gli occhi di un bambino

Con gli occhi di un bambino.

 

Flavia osservava il lento incedere delle onde verso la riva, rapita dal melodioso suono che produceva l’acqua salmastra nel trascinare con sé ciottoli di varie forme e dimensioni. Quell’atmosfera magica riusciva a infonderle un senso di pace inimmaginabile, acuito dall’inebriante odore di salsedine che pervadeva la spiaggia: quanto adorava il mare!

Per quanto splendidi potessero essere i paesaggi montuosi, nulla era in grado di eguagliare le rigeneranti emozioni che le scatenava quello scenario costiero. Aveva da sempre avuto un debole per l’estate, stagione dai mille volti e dalle infinite libertà; ogni anno durante quei tre mesi si sentiva leggera e piena di energie, era come se il suo spirito si ricaricasse e il suo corpo diventasse impalpabile e allo stesso tempo indistruttibile.

Passava ore e ore sotto il sole a lasciarsi pervadere dal calore emesso da quei raggi luminosi, per poi correre a perdifiato sulle pietre roventi e tuffarsi in quel liquido cristallino che amava fin da bambina: non c’era piacere più grande di quello che provava nell’immergere il suo corpo accaldato e nel farsi trasportare dalle correnti, le donava una gioia quasi estatica.

Prima di tornare a casa sua si concedeva sempre qualche minuto per ascoltare le naturali melodie che riecheggiavano nel litorale, riempiendo i polmoni di aria pura e liberando la sua anima dalle tensioni accumulate. Un delicato sbuffo di vento le scompigliò l’umida chioma nera come il carbone, solleticando la pelle dorata e facendola rabbrividire; un ultimo sguardo al maestoso disco rosso all’orizzonte le suggerì di prepararsi per andar via, eppure qualcuno alle sue spalle sembrò non essere dello stesso avviso.

 

«Mamma, guarda cos’abbiamo appena trovato io e papà!» esclamò il piccolo Andrea tenendo il palmo della mano destra aperto davanti a sé: sopra di esso vi era poggiato un minuto frammento di vetro rosso levigato dal mare. Flavia, che si era voltata al richiamo di suo figlio, osservò con attenzione il “rubino” ritrovato e si lasciò sfuggire un risolino: l’espressione speranzosa e trionfante del bambino le aveva ricordato le infinite ore che aveva passato in tenera età alla ricerca di quelle schegge, convinta di aver recuperato chissà quali gemme rare.

Il piccolino castano s’imbronciò di fronte a quella reazione, credendo che la madre lo stesse prendendo in giro o che stesse svilendo la sua importante scoperta: non era facile trovare le pietre rosse, non c’era niente da ridere, eh! Leggendo la delusione sul volto del giovane cercatore di tesori, la donna cercò di rimediare, ma qualcuno l’anticipò.

 

«Andrea, lascia stare tua mamma! Lei una volta cercava le pietre preziose, ma ormai è troppo grande per riuscire a vederle e ci invidia...» disse Claudio, accorso per dare manforte a suo figlio e per punzecchiare la sua compagna: ogni scusa era buona per stuzzicarsi, era una delle incrollabili fondamenta del loro rapporto.

 

«Come hai detto? Se non fosse ora di andarcene, vi darei una bella lezione...» rispose lei, fingendosi piccata nell’orgoglio; i maschi della famiglia si scambiarono uno sguardo dubbioso e il più grande dei due prese la palla al balzo per un’altra provocazione.

 

«Certo, certo! Sono tutte scuse» replicò derisorio l’uomo mentre ammiccava ad Andrea, il quale frattanto assisteva divertito alla scena.

 

«Ma davvero? Allora vi sfido a trovare la pietra più rara, lo zaffiro!» affermò Flavia con tono solenne, per poi correre verso il bagnasciuga e cominciare la ricerca; gli altri due la inseguirono agguerriti, determinati a scovare l’irreperibile scheggia blu prima della donna di casa. Alla fine, dopo un estenuante quarto d’ora, furono costretti a tornare a mani vuote, ma con la voglia di continuare la gara l’indomani.

  
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