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Autore: Tadako    07/11/2014    4 recensioni
Cosa fareste voi se vi trovaste sull'uscio della vostra camera completamente distrutta, divorata da un mostro marino, con un solo asciugamano a coprirvi e nessuna idea su come uscire dignitosamente dalla situazione?
Nami l'ha scoperto...
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preso dal testo:
"Ma ecco che a destra, solo qualche centimetro dopo quella assoluta perfezione, il caos più totale regnava sovrano. Un gigantesco cumulo di vesti padroneggiava sul pavimento, i mobili erano stati ormai inghiottiti al proprio interno assieme ad altri oggetti di dubbia provenieza. Sulla cima della montagna, ergeva trionfante in tutta la sua maestosità una coscia di pollo morsa da un lato."
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami | Coppie: Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disastro... quale tremendo disastro si era compiuto quella notte mentre tutti dormivano accoccolati caldamente nei loro giacigli! Si, tutti tranne Zoro, a cui quella sera toccava stare di veglia sulla nave.
"Tranquilli, ci penso io." aveva detto... ma ognuno di noi sapeva che, quando era di turno lo spadaccino, dovevamo tener tutti un occhio chiuso e uno aperto: con lui a controllarci, potevamo anche affrontare la terza e quarta guerra mondiale insieme e non se ne sarebbe accorto. Me lo immagino quell'idiota, seduto sull'erba con una gamba accavallata all'altra che dorme. Lo vedo, beato nei suoi sogni con una gicantesca bolla attaccata al naso e la bocca che produce suoni rauchi e forti, tanto forti da coprire qualsiasi rumore che lo circondi...
E adesso per colpa sua a me era toccata quella tragedia. Osservai malinconica e ancora piuttosto sbigottita la stanza di fronte a me, o quel che ne rimaneva... già, perchè delle quattro pareti che prima presentava il mio stanzino, ora avanzava soltanto quella su cui era collocato l'ingresso. Ed io ero lì, imbambolata sull'uscio con solo un asciugamano a coprirmi e i capelli arancio spettinati che cadevano sulle spalle nude. Strinsi convulsamente i pugni, quella non era decisamente la mia mattinata... Si poteva intuire da come era niziata disastrosamente fin dal mio risveglio: Chopper, al quale era venuta la tenera idea di venirmi a dare il buon giorno, inciampando accidentalmente su una matita, mi era letteralmente volato addosso con la fumante tazza di caffè che era venuto a portarmi. La piccola renna era corsa via terrorizzata dalla mia reazione al calore del liquido marroncino, il quale oltre che sporcare me, aveva anche macchiato la mia camicetta da notte preferita... rossa per la rabbia ero corsa verso il bagno levandomi le vesti ormai rovinate per andare a cercarne nuove con indosso il primo asciugamano che mi si presentava, naturalmente senza il minimo presentimento di quel che avrei trovato.
Probabilmente era stato un mostro marino a compiere quel terribile fatto, lo dimostravano i segni di giganteschi denti lasciati sulle ultime piastrelle vuote del pavimento. Tutti i miei vestiti, i miei gioielli, le mie scarpe... ora non erano altro che un digerito spuntino di quell'orrenda cretura.
Sobbalzai lievemente, come svegliata da un incubo, da quello stato di smarrimento quasi irreale. Per prima cosa mi guardai attorno per accertarmi di essere l'unica in quel buio corridoio, ora rinfrescato dal vento marino che entrava dall'enorme "spiffero".


Chiusi gli occhi prendendo un grosso sospiro: se volevo uscire dignitosamente da quella situazione dovevo prima di tutto calmarmi, così da poter ragionare a mente fredda. Avevo bisogno di recuperare il controllo, o avrei ceduto alla tentazione di urlare in preda alla follia più totale. Chiusi delicatamente la porta, attenta a provovare il minimo rumore possibile, per poi dirigermi verso la seconda stanza: quella che conteneva il guardaroba di tutti gli altri componenti della ciurma. Sì, perchè la mia vasta collezione di vestiti era pari all'insieme di tutti quelli dei miei compagni, e già ne sentivo la mancanza...
Non avevo mai oltrepassato l'uscio di quel luogo: non ne avevo mai avuto motivo, ma lo spettacolo che mi si presentò fu talmente strano e singolare, da chiedermi come avevo fatto a vivere tanti anni in quella nave senza mai rendermene conto. Come se in un giorno come tanti aprissi l'armadio per prendere un vestito e trovassi l'accesso per Narnia: l'effetto più o meno fu quello.
Il luogo era genericamente diviso in due parti, tanto diverse da rendere verosimile il fatto che fossero rinchiuse in un unico posto. La prima zona presentava un armadio a due ante color marrone scuro, perfettamente intonato con l'appendi abiti vicino; quest'ultimo aveva diversi appigli, e ad ognuno di loro era appeso un capo. In quelli più in basso facevano da sfondo dei pesanti giubotti invernali dai colori scuri; nei più alti invece si sfoggiavano le giacche e i coprispalle più leggeri, con colori più chiari ma sempre di tonalità non troppo forti come il verde o il blu.
Un grosso tappeto rotondo completava l'arredamento, tanto modesto quanto ordinato.
Ma ecco che a destra, solo qualche centimetro dopo quella assoluta perfezione, il caos più totale regnava sovrano. Un gigantesco cumulo di vesti padroneggiava sul pavimento, i mobili erano stati ormai inghiottiti al proprio interno assieme ad altri oggetti di dubbia provenieza. Sulla cima della montagna, ergeva trionfante in tutta la sua maestosità una coscia di pollo morsa da un lato.
Trattenni a stento una smorfia d'orrore, avviandomi più decisa che mai verso la parte che senza dubbio apparteneva a Robin. Aprii il grosso armadio, prendendo un paio di pantaloncini a caso seguiti da una maglietta di un verde piuttosto acceso.
-Maledizione!- imprecai una volta costatata l'esagerata larghezza dei due capi indossati sul mio corpo troppo minuto... Fu in quel momento che un'orrenda consapevolezza si insediò nella mia mente: in un solo modo potevo uscire da quella situazione, e già sapevo che non mi sarebbe piaciuto. Mi girai lentamente verso la terrificante pila di abiti, scuotendo la testa nella speranza di svegliarmi da quello che era ormai diventato un tremendo incubo.
Presi un altro sospiro, provando a farmi forza per affrontare quella grande sfida che mi si poneva davanti. Senza neanche guardare afferrai il primo capo che le mie dita sfiorarono, così a caso, con le mani tremanti ed il naso tappato; poi lo tirai via dal resto del cumulo, portandolo davanti al mio sguardo stizzito.
-Ma è... la giacca di rufy...- la squadrai minuziosa, controllando lo stato di pulizia e l'eventuale presenza di resti di cibo. Dopo un attento studio del capo, decisi che era abbastanza pulita per essere indossata: a dirla tutta sembrava quasi nuova!
La provai sopra l'asciugamano, riuscendo ad abbottonare solo la parte sotto il seno, poichè il petto era troppo grande per riuscira a farsi avvolgere interamente dalla stoffa rossa, creando una grande scollatura che faceva intravedere una piccola parte dei seni.
Riportai lo sguardo verso la pila di vestiti, notando un pantalone che penzolava dal punto in cui avevo preso la giacca: evidentemente il capitano gli aveva appallottolati assieme prima di gettarli nella mischia. Subito pensai che per logica, se la maglia era pulita, dovevano esserlo anche i pantaloni. Gli raccolsi e analizzai a loro volta, per poi provocare un piccolo strappo verso la metà del tessuto; il senso di colpa mi attraversò non appena costatato che avevo creato un paio di shorts... se Rufy avesse fatto una cosa del genere a me l'avrei sicuramente ucciso. Poco male, mi sarei fatta perdonare con un bel regalo a base di carne.
Indossai il secondo capo, sfilai l'asciugamano e mi diressi verso la porta pronta ad afferrarne il manico.
-Ma che diavolo mi è saltanto in mente?!- pensai ritraendo la mano. Trasportata dalla situazione mi ero lasciata condizionare dalle idee che in quel momento mi sembravano le piu ovvie, senza però pensare alle conseguenze.
Presi a guardarmi dall'alto in basso: che avrebbero detto gli altri componenti della ciurma vedendomi in quello stato, con i vestiti del capitano? Mi diedi della stupida comprimendomi il palmo della mano contro la fronte.
-E adesso che faccio...- pensai rimpiangendo quasi l'asciugamano ora gettato in un angolo della stanza. Ma mentre cercavo di rispondere a quella domanda, ecco che la maniglia della porta si muove verso il basso, creando quel classico e quasi sinistro scricchiolio del metallo arrugginito.
Non ebbi neanche il tempo di reagire, di pensare... rimasi lì imbambolata ad osservare la porta che velocemente si apriva, mostrando sull'uscio un cappello giallo.
 

-R-Rufy?!- Balbettai sbigottita, immobile come una statua.
Lui mi guardò interrogativo, inclinando la testa da un lato, non meno sorpreso: -Nami?-
Ci fu qualche secondo di di silenzio, in cui nessuno sapeva che dire: Rufy mi fissava perplesso con la sua solita faccia da scemo, mentre io con gli occhi spalancati provavo a cercare una scusa plausibile a quel mio comportamento.
La mente lavorava frenetica, incentivata dallo sguardo del capitano tanto vuoto quanto pieno di significati. Se avesse detto qualcosa, qualsiasi cosa, sarebbe stato più facile per me trovare una risporta alle sue domande... ma lui se ne stava zitto, lì fermo sull'uscio della stanza a guardarmi.
E più io impazzivo per trovare una via di fuga, più lui mi puntava con una semplicità disarmante, come se riuscisse a leggere i mille pensieri che correvano in quel momento nella mia testa.
Mi sentivo minuziosamente squadrata, così senza neanche pensarci, preda del nervosismo che quegli occhi corvini avevano fatto crescere in me, dissi semplicemente:
-La smetti di fissarmi?!-
Ma lui non rispose... immobile come prima.
Con un nuovo gesto impulsivo alzai la mano destra per poi tirargli un forte schiaffo a pieno palmo sulla guancia.
-Smettila ho detto!-
Questa volta Rufy reagì al colpo e, come svegliato da un sogno, scoppiò a ridere, disarmandomi totalmente.
-Scusa Nami... è che... è incompleto!- disse con un sorriso, per poi togliersi il cappello giallo e mettermelo in testa.
Io risposi semplicemente con un lieve gemito di sorpresa.
-Ecco, ora va bene!- esclamò, poi si voltò e senza troppe domande si allontanò dalla stanza.
Io lo guardai ferma, senza sapere cosa dire o pensare: paralizzata.
Portai le mani al copricapo, abbassandolo per poterlo guardare. Una risatina immotivata mi uscì dalle labbra.
Non c'era modo di trovare una spiegazione logica al comportamento del capitano, semplicemente perchè non poteva esistere.
-Ah Nami!- esclmò riaffacciandosi alla porta.
-Visto che tu ti sei provata i miei vestiti, voglio provare anch'io i tuoi! Magari quella camicetta con le tasche, così posso metterci la carne.-
Lo fulminai per qualche istante, mutando nuovamente la mia espressione.
-Non esiste!- Urlai senza esitare.


Spazio dell'autrice 
salveeee!
mi mancava il fandom... è così bello tornare a scrivere fiction runami *-*
che dire... questa è una delle mille storie che ho iniziato secoli prima abbandonandola a metà, per poi trovarla tipo una settimana fa e finirla (?)
la trama mi piace molto, il finale un po' di meno... ero partita con l'idea di concluderla con qualcosa di smielato come un bacio <3
poi però... non lo so mi è sembrato più appropriato qualcosa di semplice, ma forse ho sbagliato.
Magari ho scritto solo un minestrone di parole senza un senso... è possibile visto che questa è la prima storia che scrivo a cellulare. Non lo so, ditemelo voi xD
La storia in se è un po' più luga delle one shot che scrivo di solito, e questo è un punto a favore u.u
fatemi sapere che ne pensate, ci tengo alla vostra opinione ^^ *ruffiana modalità on*
un saluto e grazie per essere arrivati fino a qui :)
ciauuuu

TK:3

ps. so che l'immagine non ègraficamente delle migliori, ma voi non sapete quanto sia difficile trovare una Nami con i vestiti di Rufy.. (o forse sono io che non so cercare ^^") in ogni caso ho fatto del mio meglio :3

  
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