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Autore: PaleMagnolia    24/10/2008    1 recensioni
Avete presente la femme fatale degli anni Cinquanta - Marilyn, l'elegantissima Grace Kelly, Veronica Lake? Con biondi capelli sempre in ordine, classe e fascino da vendere, labbra color del corallo, e bellissimi abiti da sera?
Ecco, Evelyn Cleve non ci assomiglia neanche un po'. Ma non perché non ci provi, sia chiaro: anzi, le piacerebbe tanto, ma tanto tanto tanto, essere una di loro... Ma, ehi!, voi avete mai provato a essere impeccabili, quando un gatto vi osserva (appollaiato in cima al mobiletto del bagno come un piccolo avvoltoio peloso) mentre vi infilate le calze, la vostra migliore amica è in pieno delirio amoroso, vi sospira nelle orecchie tutto il giorno e mangia solo mele, e la vostra vecchia zia vi rimpinza di focaccine sciroppose?!
Io non so, ma Evelyn assicura che non è facile... No, non è facile neanche un po'! Seguite Eve Cleve attraverso (letteralmente) sandwiches con il tonno (e la maionese, e le cipolline), gatti mangia-calze, pasticcio di rognone e amiche logorroiche: ne vedrete delle belle, e soprattutto assaggerete un po' di tutto.
Genere: Commedia, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Millenovecentocinquantatré' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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In fretta si mise calze e scarpe e in un gran sbattere di tacchi corse in cucina, a piano terra, dove l’aspettavano due valigi

In fretta si mise calze e scarpe e in un gran sbattere di tacchi corse in cucina, a piano terra, dove l’aspettavano due valigie marroni.

“Non correre, cara.”, disse una voce gaia.

Si sedette al tavolo di cucina e afferrò un cucchiaio.

“Sì, mamma.”, rispose Evelyn, la bocca piena del porridge che stava mangiando in piedi, china sulla tazza. Sua madre, occupata ai fornelli, si sporse all’indietro per darle un bacetto sulla guancia, gonfia di cibo. Non si accorse nemmeno del nuovo, provocante neo sul labbro superiore della figlia.

“E siediti mentre mangi, per l’amor del Cielo!”

“Fhì, am’a.”

“Non si parla con la bocca piena”, fece Mrs. Cleve, giuliva, senza voltarsi, e continuando a rimestare il porridge zuccheroso sul fornello.

Evelyn si sedette sul bordo di una sedia, pronta a scattare in piedi.

Continuando però ad abbuffarsi senza ritegno.

“Sì, mamma.”

Deglutendo, aveva emesso suono di sturalavandini.

In quel momento, Mr.Cleve mise la testa dentro la cucina e vide la figlia seduta al tavolo.

Che si abbuffava senza ritegno.

“Evelyn, santiddio, il treno sta per partire!”, disse, in tono vagamente spazientito.

“Su, su, dolcezza, devi muoverti se vuoi arrivare in tempo.”

“A’ivo, a’ivo”. Evelyn si infilò in bocca un’altra cucchiaiata di porridge, mentre si alzava in piedi. Nella fretta sbatté il ginocchio contro l’angolo del tavolo.

A Grace Kelly non capitavano mai cose del genere.

Vero anche che Grace Kelly non s'ingozzava senza ritegno di porridge.

Evelyn sorvolò.

“Maledi’io’e!” borbottò, ruminando i resti della zuppa d’avena.

“Non imprecare, cara, e non parlare con la bocca piena. Sei una signorina, adesso.” La richiamò sua madre in tono allegro.

Evelyn si chiedeva a volte come facesse la sua famiglia a essere sempre così invariabilmente di buon umore, con la guerra appena finita, e tutto il resto.

“Sì, mamma.”

“George, per l’amor di Dio, lascia mangiare la bambina”, disse poi Mrs. Cleve al marito, in tono di benevolo rimprovero.

“Ma, Mary, se perde il treno…”

“Il treno aspetterà.”

“Ma, Mary...”

“Beh, non si puo’ certo mandare una ragazzina a fare un viaggio così lungo senza che abbia fatto colazione. Non so cos’abbiano in testa quelli delle ferrovie, oggigiorno.”

“Ma, Mary…” George Cleve tentò di protestare, ma la moglie non lo ascoltava più.

Col consueto tono brioso, stava parlando di nuovo a Evelyn.

“Ecco, cara, tieni, ci ho messo dentro qualcosa da mangiare durante il viaggio”, diceva infatti Mrs.Cleve alla figlia, porgendole un sacchetto di carta marrone.

“Mi raccomando, sii gentile con la zia Libby e comportati bene. E scrivi!” L’ultima parte la dovette urlare, perché Evelyn era già uscita di corsa con le valigie in mano, mangiando al volo un’ultima cucchiaiata di porridge.

Si voltò indietro, gettando un’ultima occhiata malinconica alla cucina.

Le vennero le lacrime agli occhi.

Dio, quanto le sarebbe mancato…

Il porridge della zia Libby faceva pietà.

  
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