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Autore: Vexenio    09/11/2014    1 recensioni
Immaginatevi per un attimo di ritrovarvi nel medioevo, sapete, quel periodo storico pieno di cose medievali, castelli, pestilenze, guerre sante, cavalieri.
Ecco, parliamo un attimo di questi ultimi, dei cavalieri, anzi, no, meglio ancora: concentriamoci su un cavaliere solo, un caso particolare, potremmo dire, unico nel suo genere.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Immaginatevi per un attimo di ritrovarvi nel medioevo, sapete, quel periodo storico pieno di cose medievali, castelli, pestilenze, guerre sante, cavalieri. 
Ecco, parliamo un attimo di questi ultimi, dei cavalieri, anzi, no, meglio ancora: concentriamoci su un cavaliere solo, un caso particolare, potremmo dire, unico nel suo genere.
Questo cavaliere, il cui nome è sconosciuto ai più, s'era conquistato l'ammirazione di tutta la contea grazie al suo formidabile talento di combattente, grazie al quale si campava da vivere nei modi più disparati, vincendo ai tornei, svolgendo incarichi da mercenario e sfidando stranieri abbastanza ignoranti da non aver mai sentito parlare di lui.
Non voglio che fraintendiate però, egli non era un violento, se ce n'era la possibilità, evitava spargimenti di sangue e tutte le persone che hanno avuto a che fare con lui possono garantire che non abbia mai usato la sua forza per sottrarre averi ai più deboli, era indubbiamente un punto di riferimento per chiunque.
Una cosa di cui i suoi seguaci erano all'oscuro era ciò che motivava questo celeberrimo cavaliere ad essere quello che era, egli non era infatti spinto da qualche ideale, dalla conquista della fama o dalla brama di sangue, bensì da una ragione meno nobile di quella che si addirrebbe ad una icona come lui: combattere era l'unica cosa che sapeva fare.
Già, perché era illitterato, incapace nei lavori manuali più basici e non comprendeva nemmeno l'abc dell'agricoltura, l'unico modo che aveva per guadagnarsi la pagnotta e far buon uso delle sue notevoli abilità di spadaccino, comprese quasi tutte da autodidatta, egli non aveva un mentore, né una famiglia che potesse allevarlo o degli amici da cui potesse prender consiglio, il cavaliere era abbandonato a sé stesso e la cosa non lo turbava affatto.
Un giorno arrivò in contea un altro cavaliere, un baldo giovane di cui non s'era mai sentito parlare da quelle parti, venuto lì con l'intenzione di partecipare al torneo recentemente indetto dalla famiglia reale, a cui si era anche iscritto il nostro eroe, ormai campione imbattuto da anni.
I due non si sono incontrati né rivolti la parola fino al momento della finale, in cui si ritrovarono faccia a faccia per il titolo.
Nonostante un inizio promettente, il campione in carica venne rovinosamente sconfitto dal novellino lasciando nello stupore più assoluto gli spettatori giunti da ogni dove, deludendo le loro aspettative.
Da lì a poco la reputazione del cavaliere, un tempo leggendaria, scemò poco a poco fino a portarlo in rovina, non combatteva più con lo stesso entusiasmo e nessuno lo degnava più del rispetto che aveva nei suoi giorni d'oro, l'unica via di fuga che il cavaliere riteneva degna per sfuggire a tale situazione era il suicidio.
E così, allo stesso modo in cui era arrivato così se n'era andato, nel totale anonimato, il suo ricordo era andato perduto per sempre e nessuno avrebbe raccontato le sue gesta, questo perché aveva deciso di non provare nuove strade nella vita, s'era fossilizzato su ciò che credeva di saper fare alla perfezione e non aveva esplorato nuovi orizzonti, dandola vinta a chi era migliore di lui in qualcosa che per egli contava di più della sua stessa esistenza.
Riposa in pace, cavaliere.
  
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