Lo Harleemmertrekvvart
scorre placido, non dà segni di increspature, sembra tranquillo. Da qui riesco
a vedere il mulino De Adriaan:
alto, nero, affilato, elegante … proprio come me.
Buffo lo sviluppo!
Un tempo si usava la corrente dell’acqua
e la forza del vento per far ruotare eliche e macine ed essere di grande aiuto
per l’uomo; poi è arrivata l’energia a vapore, seguita da quella elettrica,
infine l’atomica … e adesso? Adesso si ritorna al passato, con le pale eoliche,
le centrali idroelettriche … beh, sì, ora c’è anche la geotermica e il biogas.
Senza contare, poi, il reattore ARC di Stark, ma
quello è ancora in fase di studio.
E così i mulini, che sembravano ormai
relegati al ruolo di soprammobili giganti, di attrazione per turisti e per
nutrimento di poetici nostalgici, ecco che ritornano di moda, al centro
dell’attenzione degli scienziati che vedono in essi un futuro.
I mulini hanno qualcosa di poetico,
evidentemente, anche Cervantes li trovava affascinanti, tanto che li ha inseriti
nel suo Don Chisciotte … Pover’uomo: mi ha sempre ispirato ammirazione e
compassione!
Lui credeva nella cavalleria, in
ideali che, ai suoi tempi, erano già morti, sepolti e decomposti! Il mondo era
corrotto, malvagio, ognuno pensava esclusivamente ai propri affari e al
profitto, ma lui non era d’accordo. Buono, coraggioso e determinato tanto da
parere pazzo!
Già, decise che non poteva lasciare il
mondo all’oscurità, decise di combatterla, di proteggere il bene e venne
definito folle da tutti i suoi amici e dalla società. Era un eroe in un tempo
in cui il valore era scambiato per stupidità.
Difendere i deboli, riparare i torti:
ecco quali erano i suoi intenti.
Risate, scherno e disprezzo: ecco come
venne ricompensato.
Ridevano del suo combattere mulini a
vento, burattini, pecore, ma chissà che non avesse ragione lui! Dicevano che
lui era il pazzo e vedeva fantasia, anziché la realtà e, invece, magari erano
tutti loro vittime di illusioni e lui l’unico a conoscere la verità.
Verità! Che parola, tutti la vogliono
conoscere e non c’è uomo che non abbia sofferto per essa.
Ci sono verità che è bene siano tenute
nascoste e che si mostrino delle illusioni alla gente, poiché conoscenza e
responsabilità sono compagne e ogni uomo deve sapere solo ciò che può gestire.
Don Chisciotte era forse l’unico ad
aver svelato la verità dietro a quei mulini e aveva tentato di fare da scudo, a
persone ignare che non volevano essere protette.
In fondo, a noi è successo qualcosa di
simile, combattevamo per il bene, ma siamo rimasti nell’ombra per molto tempo,
consapevoli che il mondo non era pronto per conoscerci. Poi siamo stati
costretti a venire allo scoperto e questo ha suscitato clamore, apprensione
nella popolazione mondiale. Infine, a peggiorare la situazione, a confondere le
idee ai civili, sono rispuntate le teste dell’HYDRA.
Cieco sono stato! Forse presuntuoso …
nel mio desiderio di difendere il mondo, ho voluto espandere il più possibile
la mia organizzazione, lo S.H.I.E.L.D., mi ero illuso
di essermi circondato solo di brave e oneste persone, volenterose quanto me di
eseguire il proprio dovere per salvaguardare il bene, ma mi sbagliavo. Sì,
molti degli agenti erano giusti e generosi e la maggior parte di loro è stata
uccisa per colpa del marcio che si annidava in noi e che io non ho saputo
vedere …
DANNATO SIA IL SERPENTE CHE SI
AGGIRAVA NEL MIO EDEN!!!!!
Ci ha distrutti! Anche se siamo
riusciti a sventare l’eccidio programmato, all’ultimo, grazie al Capitano Rogers, l’HYDRA è riuscita ugualmente ad annientarci: ha
ucciso molti dei nostri, si è appropriata delle nostre risorse (materiali e
umane) e ora sta cercando di metterci il mondo intero contro!
Nell’ultima settimana, mi sono
svegliato un paio di volte, nel cuore della notte, con la sensazione
angosciante di essere stretto tra mille fuochi, di essere soffocato … Sì, io
potrei cavarmela senza difficoltà, ritirarmi da qualche parte e vivere una vita
tranquilla, senza problemi … ma che vita sarebbe?
Io a vivere in una cittadina qui in
Europa o in America o chessò io, svegliarmi al
mattino alle otto, andare al Caffè vicino casa, fare colazione leggendo il
giornale e poi giocare a carte e a bocce? Stringere un fucile solo la domenica
per andare a caccia? Aggirarmi nei boschi a raccogliere funghi? Seguire le
indagini di poliziotti di quartiere trasmesse in tv? No, non è vita, per me,
questa. Anche pure potendo avere una vita che molti definirebbero movimentata,
con viaggi in posti esotici, scalate di monti o altro, non sarei felice, non mi
sentirei vivo.
Queste, per me, sono vacanze, il
rilassarsi per ricaricare le energie per poi rituffarsi a tenere dietro al
mondo. Io non posso vivere una vita per me stesso, mi sembrerebbe sprecata e mi
sentirei un egoista. Ho bisogno di rendermi utile, ho bisogno di proteggere le
persone, ho bisogno di essere parte di un progetto più grande …
E lo ero! Fino a pochi mesi fa
dirigevo lo S.H.I.E.L.D., una responsabilità enorme,
ma gratificante, ma ora l’HYDRA me l’ha portato via.
Certo, potrei tenere le fila dei
superstiti e ricostruirlo, ma ho preferito affidare questa responsabilità a
Phil Coulson, uno dei pochissimi uomini in cui
ripongo piena fiducia. Sta facendo un buon lavoro, adesso sta cercando anche di
riabilitare lo S.H.I.E.L.D. agli occhi del mondo. Non
so come lo abbia realmente cambiato l’essere tornato in vita, ma sono certo che
il farmaco GH gli abbia donato potenzialità eccezionali. Sono sicuro che se la
caverà al meglio.
Preferisco che sia lui a dare nuova
linfa all’organizzazione e, in ogni caso, io sarei dovuto sparire a breve. È un
miracolo che ancora nessuno si sia domandato come faccia, io, ad essere uno dei
membri fondatori dello S.H.I.E.L.D. e a non
dimostrare nemmeno cinquant’anni.
Non so che farò nel futuro, ma so cosa
farò adesso: combattere l’HYDRA.
Starò all’ombra dell’ombra, mi
occuperò di questioni delicate o estremamente pericolose, dove ci sarà maggior
rischio, potrò fare affidamento sugli agenti Barton e
Romanoff … e comunque non ho intenzione di non vedere
mai più Coulson: ho intenzione di avvalermi di lui e
della nuova organizzazione, se sarà necessario, e aiutarli, ovviamente.
Collaborazione, ecco la parola più
giusta.
“Direttore! È un piacere rivederla
vivo!”
Salutò così l’agente Clint Barton, distogliendo Nick Fury
dai propri pensieri.
I due uomini si trovavano in una
caffetteria ad Haarlem, Olanda. Barton appoggiò al
muro la custodia di un contrabbasso che aveva con sé e si sedette al tavolo, di
fronte al’ex direttore e l’osservò: vederlo vestito casual, con una felpa e un
giubbotto, gli faceva una certa impressione, non era abituato. La capacità di
adattamento, tuttavia, era una qualità fondamentale nello S.H.I.E.L.D.
e quindi cacciò immediatamente via lo stupore e si comportò con naturalezza.
“Non mi aspettavo di essere contattato
da te.” disse Barton, dopo qualche istante di
silenzio.
“Non eri obbligato a venire.” replicò Fury, poi si voltò verso il bancone e fece cenno a un
cameriere di venire a prendere gli ordini.
“Non mi fraintendere.” rispose subito
Clint “Sono felicissimo che lei sia vivo e che abbia deciso di rivolgersi a me
… semplicemente non me lo aspettavo, ecco tutto.”
Arrivò il cameriere e i due uomini
ordinarono un paio di birre; poi il giovane proseguì: “Natasha
mi aveva detto che volevi sparire, che avevi consigliato a tutti di farsi una
vita normale e quindi … Ma sono contento che non sia così. Sono un arciere,
sono un guerriero, che cos’altro potrei fare? Diventare un mercenario? Entrare
nell’esercito? No, mai! Non mi fido di loro. Avrei potuto provare ad affiancare
Stark, ma il suo carattere mi rende impensabile una
collaborazione con lui!”
“Che hai fatto, allora, in questi mesi?”
“Nulla. Nulla che valga la pena di
raccontare, almeno. Sono stato un po’ on the road con Natasha,
poi lei è voluta andare a Parigi per iscriversi ad un’accademia d’arte: è
sempre stata una delle sue passioni e, quindi, ha deciso di dedicarcisi
per un po’, finché non avrà le idee più chiare … Sono sicuro che se lei,
direttore, la richiamaste in servizio, lei accetterebbe.”
“Lo so. Sono stato a Parigi, mentre
venivo in qua. L’ho incontrata e mi ha dato disponibilità per qualsiasi
missione.”
“Allora, perché non è qua?”
“Bastiamo io e te, per questa missione.
Non ci saranno molti nemici e inoltre il mio sommergibile ha posto solo per due
persone.”
“Il suo sommergibile?” si meravigliò Barton.
“Sì. Il canale Harleemmertrekvvart
collega direttamente questa città ad Amsterdam fin dal XVII secolo ed è lì che
dobbiamo andare.”
“Il nostro obbiettivo è ad Amsterdam,
dunque. Mi dica quel che devo fare, signore, e non la deluderò.”
“La questione è presto detta: uno 0-8-4
sottratto assieme ad altre cose alla Ghiacciaia è ora custodito in una base
secondaria dell’HYDRA. Noi vogliamo recuperarlo.” Fury
aveva il suo solito tono tranquillo e rilassato.
“Base secondaria?” chiese, perplesso,
Clint.
“Forse anche terziaria, diciamo che è
più che altro l’abitazione di un membro dell’HYDRA che funge da base di
passaggio, ristoro o recupero per gli altri, oppure come punto di ritrovo per
riunioni. Per questo dico che in due basteremo.”
“Non so quale sia il piano, ma
probabilmente Natasha potrebbe infiltrarsi
facilmente.”
“No, niente copertura, niente perdite di
tempo: arriviamo, entriamo, ci sbarazziamo di chi ci sarà tra i piedi,
prendiamo lo 0-8-4 e poi torniamo indietro. Chiaro?”
“Sì, mi piace: efficace e diretto.”
sogghignò Barton “Di cosa si tratta, però, questo
oggetto? Un’arma?”
“No, è questo lo strano. Dalla
Ghiacciaia, i membri dell’HYDRA hanno recuperato oggetti molto pericolosi: il
bastone del berserk, una sorta di cannone energetico
recuperato in Perù, il gravitonio e molto altro
ancora. L’oggetto in questione, però, non è mai stato classificato come
un’arma: si tratta di un pannello metallico con delle incisioni: un’immagine
abbastanza chiara da un lato e simboli strani dall’altro.”
“Non sembra nulla di pericoloso, perché
lo avranno preso?”
“È quello che voglio scoprire.” Nick
bevve un lungo sorso di birra, poi spiegò: “Sappiamo che è connesso all’HYDRA,
infatti è tra gli oggetti sequestrati nel ’45 dalla Riserva Scientifica
Strategica e i disegni rimandano espressamente al simbolo dell’organizzazione.”
“Potrebbero averlo preso per
sentimentalismo.” ipotizzò Clint “Un qualcosa di importante per la loro storia,
per la loro memoria e niente più.”
“Può essere, ma stai dimenticando che è
si tratta di uno 0-8-4.”
“Giusto. Che cosa vi ha spinti a
ritenerlo un oggetto dall’origine sconosciuta?”
“Il fatto che sia di un metallo simile
all’oro, ma con tendenze verdastre e che non è stato possibile identificare con
alcun minerale o metallo esistente sulla Terra.”
“Capisco meglio anche se, chissà, magari
potrebbero averlo ricavato dai resti di un asteroide.”
“Sai che non escludo mai nessuna ipotesi
e, proprio per questo, preferisco recuperarlo e capire perché sia così
importante per loro. Può essere solo un cimelio, sì, ma se fosse un’arma o se
nascondesse qualche segreto (non dimenticare il lato con simboli indecifrabili)
allora potremmo doverci pentire amaramente di non averglielo preso.”
“D’accordo, sono con te.” sorrise Clint,
felice di tornare in azione “Quando si parte?”
“Appena finita la birra. Hai il tuo
arco?”
Barton sorrise, fece
lievemente sì col capo e poi, sempre con la testa, accennò leggermente alla
custodia da contrabbasso che aveva portato con sé e che ora era appoggiata alla
parete.
“Molto bene, allora bevi e partiamo.”
“Perfetto. Dove hai parcheggiato?”
Fury ghignò e si
limitò a rispondere: “Te l’ho detto: andiamo in sottomarino.”