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Autore: lallipumbaa    11/11/2014    2 recensioni
Le avventure della nostra eroina continuano, e ora si trova ad avere a che fare con uno degli incontri più difficili che una persona durante una relazione può affrontare: l'incontro coi suoceri.
“Non. Ci. Credo. Cioè: tu e Wanda Ventham vi siete messe ad improvvisare una scena da interrogatorio a tavola?” mi chiese Andrew prettamente shockato, la tazza di the caldo a metà strada tra la bocca e il tavolino “Esagerato! Sono state due battute a caso!"
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La mia vita con Benedict Cumberbatch'
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Non appena Andrew mi aprì la porta e mi guardò in faccia scoppiò a ridere come un’idiota “Ti faccio così ridere?” gli chiesi incrociando le braccia e picchiettando il piede a terra con fare indispettito “No, scusami, è che se questo era un tentativo di camuffamento fai proprio ridere!” “Non è camuffamento! Fa’ freddo dannazione!” esclamai mentre si scansava dalla soglia per farmi entrare in casa. Non appena passai davanti al grande specchio a figura intera capii cosa intendesse: il pesante cappotto nero era chiuso e aveva il bavero alzato, la sciarpa in tartan rosso e verde era arrotolata sul mio collo su fino al naso, i capelli erano legati alla bene e meglio, gli occhiali da vista mi si erano scuriti a causa del sole che splendeva fuori (lenti foto cromate… una delle migliori invenzioni della terra!) e ora si erano pure appannate le lenti grazie al cambiamento repentino freddo-caldo. Effettivamente facevo abbastanza ridere.
Drew mi fece accomodare e come al solito mi mise davanti una tazza enorme con già la bustina di Dajeerling in infusione “Lo sai che se ti hanno beccato i paparazzi così conciata sarai sbattuta su Sun in meno di un battito di ciglia?” mi rimbeccò lui sedendosi a gambe incrociate sul divano accanto a me. “Sai quanto me ne frega dei giornali scandalistici! Non posso mica uscire di casa in tiro ogni santa volta!” “Sì, ma almeno in condizioni umane!” “I capelli sono lavati di fresco e ho su il mascara, non rompermi le scatole amore bello!” risposi facendo la linguaccia mentre lui come risposta tentava di tirarmi un calcio. Lo scansai ridendo.  “Allora, com’è andata ieri?” mi chiese ad un tratto, l’espressione da gatto sornione al di sopra del bordo della tazza. Sospirai “Eh… spero bene.” Non avevo ancora avuto il responso da Benedict. La sera prima non si era espresso (o non si era voluto esprimere) e quel giorno sarebbe stato completamente assorbito da un’intervista per Elle UK con Annabel Brog, quindi l’avrei rivisto solo quella sera tarda se mi andava bene. Andrew agognava un racconto e dopo un lungo sospiro cominciai a raccontare.

Mi alzai col mal di pancia, e già si poteva capire quanto fossi agitata. L’uomo di fianco a me si svegliò stiracchiandosi come un gatto che si è fatto l’ennesimo pisolino giornaliero di ore. “Buongiorno…” mi disse sorridendomi “Buongiorno un cazzo.” “Siamo lapidarie questa mattina.” Commentò lui svegliandosi un po’ di più. Gli stavo dando le spalle ed ero in posizione fetale, le braccia strette sullo stomaco che si contorceva dall’ansia. “Amore, tutto a posto?” mi chiese seriamente preoccupato mentre si avvicinava, stringendomi in un caldo abbraccio. Mi sciolsi un po’ “No… scusa… è che- sono in ansia.” Lo sentii ridacchiare, la fronte appoggiata alla mia spalla “Non ti mangeranno, fidati. Anche perché credo che abbia preparato tanto di quel cibo da sfamare un esercito!” “Lo so, ma posso essere giusto un po’ in ansia?” gli chiesi girandomi e trovandomelo a pochi centimetri dal viso “Un pochino. Lo sai che troppa ansia non va bene.” Mi diede un bacio sulla fronte “Ti conviene cercare di mangiare qualcosa, così non avrai lo stomaco sottosopra dall’ansia. Anzi, ci penso io.” Quando mi alzai dal letto e scesi in cucina lo trovai, nella piena gloria del mattino, che sistemava la giara di vetro con la granola nel ripiano e mi guardava con un sorrisone che mi fece dimenticare le mie ansie. Che vi devo dire: quell’uomo mi elimina il cinismo con un solo sorriso. Con espressione soddisfatta mi mostrò il suo capolavoro di yoghurt, granola e frutta fresca che mi aveva sistemato nella ciotola della colazione. “Salutare, fresco e non troppo pesante! Dovresti riuscire a mangiarlo e non dovresti i sentire i morsi della fame.” Lo abbracciai stretto “Ma senza di te come facevo prima?” “Latte e caffè, quattro biscotti a caso…” “Ehi, non denigrarmi i Pan di Stelle!” gli risposi tirandogli una pacca sul sedere. Mi strinse a sé e sentii qualcosa che riconoscevo perfettamente “Ben… hai delle monete nella tasca dei pantaloni del pigiama o è il saluto mattutino?” gli chiesi mentre lui si avvicinava alle mie labbra “Buona la prima!” “AHAHAHAHAHAHAHAH!!”.
Mi preparai per sembrare più a posto possibile. Niente fronzoli inopportuni e niente di troppo casual. Benedict continuava a ridere mentre si infilava il maglione “Dobbiamo andare a pranzo dai miei, non a cena al Plaza!” “Lo so, ma dato che non li ho mai visti non voglio dare l’idea di quella troppo snob o troppo menefreghista! Una buona via di mezzo! … No, questo nemmeno!” commentai scartando l’ennesimo maglione che poteva essere perfetto, ma che non era giusto. Dalla pigna che si era formata dietro di me prese dei jaggins scuri, una maglietta di pizzo e un copri spalle pesante nero, mi raggiunse e mi picchiettò sulla spalla “Mettiti questi, ti metti gli stivali e sei a posto. Saresti bene con qualsiasi cosa.” Lo guardai sbattendo ripetutamente le palpebre “Ben, a volte mi stupisci seriamente.” Mezz’ora dopo eravamo pronti per uscire. Benedict guidava come al solito e io mi torturavo le mani. “Smettila.” “Voglio vedere te il giorno in cui incontrerai i miei!” “Ma io vorrei, sei tu che me lo vieti!” mi rispose ridacchiando, lo sguardo sempre fisso sulla strada. Dovevamo uscire da Londra per arrivare a casa dei suoi e col traffico londinese, da Hampstead Heat a fuori, sapevo che ce ne avremmo messo di tempo… il tutto moltiplicato a mille dall’ansia.
Parcheggiò fuori ad una villetta immersa nel verde. Era… come definirla… perfetta. Non troppo piccola, ma nemmeno grandissima, in mattoni rossi e dell’edera che oramai si era arresa ai colori autunnali si arrampicava su una parte della parete. Dalla cancellata bassa alla porta d’ingresso c’era un vialetto e nel piccolo giardino sul davanti c’era una betulla e qualche cespuglio… ed era tenuto meravigliosamente. Benedict doveva aver visto la mia espressione “Ed è solo il giardinetto davanti in versione autunnale!”. Mi prese la mano e mi condusse alla porta d’entrata, bussando. Si sentirono delle voci, un attutito “Oh, piantala Timothy!” e la porta si aprì su una coppia meravigliosa: Wanda Ventham e Timothy Cumberbatch. Gli occhi della signora Cumberbatch si strinsero studiandomi mentre il signor Cumberbatch mi sorrise accettando la mia mano tesa “Il piacere è mio, cara!” mi presentai anche con Wanda “Forza! Non rimanete sulla soglia! Entrate che fa freddo!”. Mentre entravamo sentii Ben sussurrare “Dai, la prima botta è andata!” “Ti odio.”
Il pranzo era quasi pronto e mi offrii di aiutare Wanda a portare le ultime cose mancanti a tavola nonostante all’inizio si rifiutasse di farmi alzare dal divano del salotto. Ben aveva ragione: aveva preparato abbastanza cibo per un esercito. “Ecco dove ti ho vista!” esclamò Timothy con espressione soddisfatta (ricordava incredibilmente Benedict) mentre si versava il gravy sulle fette d’arrosto che si era messo sul piatto “Caro, non urlare!” lo rimproverò amorevolmente la moglie “Wanda, ti ricordi quando siamo andati all’Her Majesty’s Theatre a vedere “La dodicesima notte”?” le chiese. Arrossii dannatamente. Quell’uomo mi aveva davvero vista! La donna sembrò pensarci su per qualche secondo arrivando con la mente a più di un anno prima “Sì…” “Lei ha interpretato Viola!” Sì. Suo figlio gli assomigliava davvero tanto. Wanda spalancò gli occhi “Hai ragione! Cara, interpretazione meravigliosa!” disse sorridendo anche con gli occhi voltandosi verso di me. Arrossii nuovamente e biascicai qualcosa che assomigliava relativamente ad un grazie mentre cominciavo nuovamente a torturarmi le mani nascoste sotto la tovaglia. La conversazione continuò tranquillamente. Mi chiesero un po’ di cose, da come mi trovavo a Londra, se abitavo da sola (io e Ben omettemmo il fatto che oramai avevamo spostato metà del mio guardaroba a casa sua), il fatto che stessimo tenendo tutto calmo senza sbatterlo in faccia ai media nonostante fossero affamati di sapere se e chi stesse frequentando il famosissimo attore – anche se prima o poi eravamo sicuri che sarebbe saltato fuori –, mi chiesero se avevo già dei programmi per dei prossimi spettacoli teatrali o film “Mamma, mi sembri di Scotland Yard.” Commentò Benedict dopo l’ennesima domanda che mi stava facendo. Wanda mi guardò sottecchi e capii subito “No, non ho ancora finito: dimmi dov’eri la notte del 31 febbraio?” mi chiese puntandomi contro il manico della forchetta e prontamente risposi con tono da panico “Non lo so! Non lo so! Ma non sono stata io ad ucciderlo!!”. Ci guardammo negli occhi mantenendo il personaggio per poco per poi scoppiare a ridere. Ben ci stava guardando sconvolto “No no, voi due insieme nella stessa stanza non potete starci. Ve lo vieto!” “Oh suvvia, Benedict! Ci stiamo solo divertendo!”.

“Non. Ci. Credo. Cioè: tu e Wanda Ventham vi siete messe ad improvvisare una scena da interrogatorio a tavola?” mi chiese Andrew prettamente shockato, la tazza di the caldo a metà strada tra la bocca e il tavolino “Esagerato! Sono state due battute a caso! Però sì. Il pranzo è andato bene, poi dopo che era finito ho aiutato Wanda a sparecchiare e a sistemare – fortunatamente hanno la lavastoviglie – e poi mi hanno fatto vedere il giardino sul retro. Andrew: tu impazziresti. È perfetto! E siamo in autunno! Non oso immaginare come possa essere in piena fioritura!” “Davvero?” “Il tuo giardino dei sogni in pratica!”. Andrew era un patito di giardinaggio col pollice più che verde che ogni tanto si ostinava ancora a regalarmi piante che puntualmente tornavano a lui quando ero via da casa o quando erano ridotte maluccio (è il mio personale ospedale delle piante) credendo inutilmente che il mio pollice nero ereditato da mia madre potesse guarire miracolosamente un giorno. Idiozie. Quello col pollice verde è Benedict piuttosto. Io riuscirei a far morire anche una pianta grassa.
Rimasi per il resto del pomeriggio a casa sua per poi tornare a casa. Sapevo che avrebbe tirato tardi, ma gli inviai comunque un messaggio “Preparo la cena anche per te?” mi rispose qualche minuto dopo “No, credo che qui si tira fino a dopo cena. Mangia tranquilla :) ci vediamo dopo”. Sapendo che mi avrebbe risposto così tornando da casa di Andrew e James mi ero fermata a prendere un paio di ingredienti freschi al supermercato: una gran bella bistecca alta di manzo e dei funghi freschi che sapevo di non avere in casa. Anche se la cucina di Benedict era più grande, adoravo il mio cucinotto della mia casetta a Earl’s Court: c’erano le mie pentole, potevo incasinarla quanto volevo senza che quel rompiballe mi stesse addosso come un avvoltoio… mentre cominciavo la preparazione il cellulare squillò. Guardai il cellulare e risposi con un accento inglese posh “Pronto, ristorante della casa. Come posso esserle utile?” “Vorrei sapere se è ancora possibile aggiungere un posto al tavolo prenotato a nome Cumberbatch!” “Oh, ma certamente! Se fa in fretta ad arrivare riesce anche ad arrivare in tempo per la fine della preparazione!” “Mmmh… sento sfrigolare! Cosa prevede la scelta dello chef?” dall’altra parte si sentiva il rumore del traffico e il rombo della sua moto che sfrecciava nel traffico londinese “Tagliatelle al manzo alla Stroganoff.” “Cazzo che fame.” Commentò l’uomo facendomi scoppiare a ridere “Invece di pensare al cibo pensa a guidare! Guarda che sono a casa mia eh!” “Sì sì, l’avevo capito! Ma le tagliatelle sono bianche sotto o…” “Ti pare?! Finisco la cottura nella padella! Le tagliatelle bianche sotto mi fanno una tristezza infinita!” “Dammi 5 minuti e sono a casa tua!” “Va’ piano! Ti aspetto!”. Giusto il tempo di scolare la pasta e di aggiungerla alla padella col manzo alla Stroganoff che sentii aprire e chiudere la porta di casa “BEN, SEI TU?” chiesi senza staccare gli occhi dal fuoco “No, sono il terrore della notte!” mi rispose afferrandomi i fianchi e facendomi saltare. Scoppiai a ridere “Senti, Terrore della Notte, prendi due piatti che qui è pronto!” “Sì, Oscuro Signore!” “Chiamami Rigor Mortis d’ora in poi!” gli risposi ridendo mentre con le pinze prendevo la pasta e la sistemavo nei piatti. “Amore, ma hai cucinato per un esercito?” “Zitto e prova!” lo zittii mettendogli davanti alla bocca un pezzo di carne completamente inzuppato della crema tipica di quel piatto. Lo vidi chiudere gli occhi mentre lo assaporava “Cazzarola se cucini bene!” “Ringrazia Laura Vitale*.” Gli risposi gongolando per l’approvazione “Allora ringrazio di cuore quella donna per condividere col mondo certe ricette!”. Mi schioccò un bacio sulla guancia prima di sciogliere l’abbraccio e sganciare la bomba “Ah, ho sentito i miei oggi. Mi chiedono se un giorno possiamo fare una gita fuori porta. Si chiedevano se avessi mai visto Brighton!”.

 


Salve a tutti! :3 le avventure della nostra eroina continuano! Spero che vi piacciano queste slice of life... anche perchè mi diverto tantissimo a scriverle!
Ovviamente la pubblicazione di questo capitolo è completamente casuale e indipendente dal meraviglioso annuncio uscito qualche giorno fa' :D anzi: finalmente quell'uomo ha trovato una persona con cui passare il resto della vita e ne sono felicissima!!! (con tanto di ola non appena ho letto l'avviso sul Times XD - sì, lo so, non ho tutte le rotelle a posto) ... e ora si aspettano i bimbi! Mr. Cumberbatch, si sbrighi mi raccomando!!

*Laura Vitale. Bene. Se non la conoscete filate immediatamente su YT e cercatela. E' la mia bibbia della cucina. Ci fosse una ricetta che ho provato e che non mi è uscita (a parte le uova in camicia - ma con quelle ci litigo a prescindere. Sicuramente sbaglio qualcosa -_-") Non ha sicuramente bisogno di pubblicità, fidatevi, e non vuole essere assolutamente intesa come tale... ma "sharing is caring" dopotutto! Se volete seriamente farvi del male e infilare la mano dentro al monitor per agguantare dei piatti spettacolari facendovi venire una gran fame ad orari allucinanti: quello è il posto giusto XD

Ok, e dopo questa spataffiata allucinante vi auguro una buona giornata, sperando di riuscire a leggere qualche commento vostro. Mi piacerebbe davvero sapere che ne pensiate di questa serie! Un bacione, Lalli <3
   
 
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