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Autore: Iaiasdream    11/11/2014    1 recensioni
Venus Rupestri frequenta il collegio Amoris, rinomato in tutta la regione.
innamorata da tre anni del figlio del preside si ritroverà ad essere ricambiata da quell'amore, per lei, impossibile. Ma, quando finalmente pensa di aver trovato la vera felicità, qualcuno giunto da lontano le stravolgerà la vita. Chi sarà? cosa nasconde, ma soprattutto cosa vuole da Venus?
Genere: Drammatico, Erotico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Debrah, Debrah, Dolcetta, Nathaniel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emozioni in biblioteca
 
- Ti è caduto questo - mormorò il ragazzo porgendo verso la giovane un fazzolettino di pizzo beige. La ragazza porse la mano per accettare l'oggetto e raccogliendo tutto il coraggio che poté, allungò le labbra in un dolce sorriso, il primo che finalmente aveva potuto regalare a quel ragazzo che da tre anni le faceva battere il cuore.
- Grazie - balbettò arrossendo.
- Se non sbaglio tu devi essere Venus, Venus Rupestri, dico bene?
- S...sì, sono io – rispose lei stringendosi nelle spalle e distogliendo lo sguardo da quel giovane sentendosi le guance avvampare. Questo non se ne accorse e continuò a parlare normalmente.
- Anche se non ci siamo mai parlati, ti ho riconosciuta subito. Sei una dei pochi allievi del collegio che frequentano la mia biblioteca, in particolare ti piacciono i romanzi di mistero -
Fu dopo quelle parole che l'imbarazzo e il tremore abbandonarono repentinamente il corpo di Venus, lasciando il posto alla brillantezza che dipinse i suoi occhi offrendoli al bibliotecario, come in segno di speranza.
Nathaniel Fiume, era il figlio del direttore del Collegio Amoris, rinomato in tutta la regione, e frequentato da ragazzi benestanti.
Nathaniel aveva sei anni in più ai diciassette di Venus, dopo il suo diploma, aveva deciso di non continuare gli studi, per aiutare suo padre nella direzione e amministrazione del collegio, occupandosi anche nel tempo libero della biblioteca. Era un ragazzo molto affascinante, aveva un viso ovale coronato da corti capelli dorati unti quotidianamente e in modo accurato. La fronte spaziosa, gli occhi di un intenso oro fuso, e le labbra rosee disegnate perfettamente, ornavano quell'epidermide dal colore non troppo chiaro ne troppo scuro. Alto e con un fisico scolpito, aveva un carattere che rispecchiava la sua bellezza.
Venus, lo guardava incantata con i suoi occhioni grigi, dal taglio felino, che riflettevano un'intensa e tremante luce, e in quelli esprimeva l'immenso amore, segretamente, provato per quel ragazzo. Un amore che anche se corrisposto, non avrebbe mai potuto avere un seguito.
Fissava il movimento di quelle labbra desiderosa da tempo di assaporarne il gusto.
Nathaniel le piaceva, e non aveva il coraggio di dirglielo.
Ad un tratto, il copioso trillare della campanella distolse la ragazza dai quei pensieri, interrompendo l'ignorato ragionamento del giovane.
- I...io, devo, devo andare... - balbettò Venus portando una ciocca dei suoi lunghi capelli ebano, dietro l'orecchio destro.
- Ah, va bene - rispose Nathaniel quasi dispiaciuto.
La ragazza esitò prima di incamminarsi, poi, abbassando la testa e stringendosi di più nelle spalle, lo sorpassò portando con se l'odore di colonia che emanava il perfetto corpo del giovane. Venus chiuse gli occhi inebriandosi e dando al cuore un motivo in più per accelerare i suoi movimenti. Poi d'un tratto si sentì fermare da una presa. Si bloccò trasalendo e riaprendo gli occhi di scatto, si volse alle sue spalle vedendo la sua mano catturata dolcemente da quella del figlio del preside. Con gli occhi seguì il braccio coperto da una scura camicia che aderiva perfettamente a quel corpo ben curato, per poi fermarsi su quel affascinante volto che le sorrideva.
Venus trattenne il respiro sentendosi venir meno. Nathaniel mollò dolcemente la presa e disse - scusami, è stato un gesto istintivo -
"C'è qualcosa che non va?" avrebbe tanto voluto chiedere la ragazza, ma i forti battiti del cuore raggiunsero la gola soffermandosi, dispettosi, in essa e impedendo alla giovane di proferir parola. Allora Nathaniel continuò rispondendo a quella domanda non fatta, come se spinto ancora dall'istinto.
- Mi chiedevo se dopo le lezioni saresti ripassata... -
- P...perché? - balbettò la ragazza con voce soffocata, corretta da un istintivo colpo di tosse.
- Beh, ecco... Vorrei un po' parlare con te, dato che ci conosciamo da tre anni ma non ci siamo mai parlati -
- Va bene! - esclamò la ragazza senza esitazione cercando di trattenere quel tremolio di gioia.
- Ok, allora ti aspetto qui, a dopo - aggiunse Nathaniel sorridendole. Venus lo salutò e poi corse via dalla biblioteca. Quando fu ben lontana, rallentò i suoi passi appoggiandosi al muro del lungo corridoio per riprendere fiato. Con la mano destra si reggeva il petto stringendoselo in pugno intenta a calmare quei frenetici battiti. Le sue carnose labbra si mossero da sole formando un sorriso, gli zigomi sfumarono un rossore e gli occhi si illuminarono di gioia.
Dopo tre anni, per la prima volta, alcuni dei suoi sogni si stavano avverando e quando credeva che quello più intenso, non l'avrebbe mai fatto, Nathaniel Fiume, il ragazzo impossibile da avere, desiderava parlare con lei.
Alzò lo sguardo poggiandolo sull'azzurro cielo e portandosi la mano al petto, congiungendola con l'altra, chiuse gli occhi tirando un lungo respiro, e permettendo alla gioia di dominare tutti gli altri sensi. 
 
***
 
Appoggiata al muro adiacente la porta dell’aula di musica, Debrah Witch, la migliore amica di Venus, stava aspettando quest’ultima impaziente, picchiettando nervosamente il tacco sul pavimento, provocando un fastidiosissimo rumore.
Erano passati dieci minuti dal suono della campanella, e della mora, neanche l’ombra. Quando si trattava di attendere, Debrah diventava molto impaziente, anche se a farla aspettare era la sua compagna di stanza, nonché migliore amica: Venus.
La loro amicizia ebbe inizio il primo anno di collegio. Debrah era figlia di un industriale e Venus di un famoso scrittore. Si erano conosciute durante l’ora di letteratura, dato che si sedettero vicine, Debrah, a fine lezione, le chiese in prestito gli appunti.
Anche se migliori amiche, erano molto diverse, sia di aspetto che di temperamento. Venus era snella, con lunghi capelli mossi color dell’ebano; occhi di un grigio perlato, naso fino e a punta, che indicava verso il basso, labbra carnose e rosee al punto giusto, addobbanti un tondo viso dai lineamenti perfetti, facendola sembrare una dea. Venus era timida, calma, dalla portanza elegante; la sua bellezza, sia quella esteriore che interiore, affascinava i ragazzi del collegio, e in confronto alla sua amica era molto più matura.
Debrah, al contrario, aveva capelli castani che le cadevano ribelli fin dietro la schiena, occhi azzurri, naso a patatina e labbra ne troppo fine ne troppo carnose. Debrah era il tipico maschiaccio, dal carattere ribelle e immaturo. Estroversa ma alle volte incapace di prendere decisioni. Infatti, quando accanto a lei non aveva il supporto della sua migliore amica, Debrah si sentiva persa, e subito in suo aiuto, accorreva Venus, dandole infiniti consigli. Avevano passato quattro anni sempre insieme, senza mai litigare. Debrah sapeva tutto di Venus, e quest’ultima, conteneva come un forziere, i segreti della prima.
Non appena la vide sbucare da dietro uno dei tanti corridoi di quel castello, che fungeva da collegio, Debrah si distaccò dal muro e le si piazzò davanti sbattendo l'indice sul polso privo di orologio.
- Lo so, perdonami! - esclamò la mora unendo le mani a mo' di preghiera.
- Ma dove diavolo sei stata? - chiese Debrah guardandola sottocchio.
- In biblioteca - rispose Venus riprendendo fiato.
- Ah! Stai imbecillendo, a via di leggere libri! Ma non ti stanchi mai?
Riprendendo la descrizione sulla loro amicizia. L'unica cosa che Debrah non sapeva di Venus, era che quest'ultima, non le aveva mai detto di essere follemente innamorata del figlio del preside, il motivo era ovvio, anche Debrah lo voleva, e siccome Venus, rispettava la loro amicizia, decise di non rivelare alla sua amica che anche a lei Nathaniel Fiume, faceva palpitare il cuore. Lo amava di nascosto, senza avere nessuno a cui confidarlo. Se il giovane alle volte le volgeva un piccolo sguardo, lei si rallegrava e agli occhi di Debrah pareva una lunatica, ma Venus taceva, o il più delle volte inventava qualche pastocchia per distogliere i dubbi dalla mente della sua amica, che al suo confronto non aveva alcun timore di esprimere il suo sentimento, che più che amore, era pura e semplice infatuazione. Sì, perché, a Debrah bastava solo guardare un altro virile viso, da cambiare repentinamente idea, e quando finalmente, Venus decideva di rivelare quel segreto amore provato per tre lunghi anni nei confronti del figlio del preside, la sua migliore amica ritornava nei suoi passi, impedendo alla ragazza di proseguire nei propri. Quel giorno però qualcosa sarebbe cambiato, e quel qualcosa venne annunciato dal professore di musica, e dalla reazione che ebbe Debrah, quando scoprì la sorpresa.
Il professore di storia della musica, non appena gli studenti presero posto ai loro banchi, batté ripetutamente il bordo di un libro sul banco, per attirare l'attenzione degli alunni. Questi lo guardarono, e quando il professore disse: - Ho una notizia da darvi -, si incuriosirono placando i mormorii.
- Devo presentarvi il nuovo alunno. Prego, entri signor Giordani - disse il professore guardando la porta. Tutti gli allievi lo imitarono e non appena la porta si aprì, un giovane alto, corvino, con gli occhi dello stesso colore delle nuvole in tempesta e labbra disegnate perfettamente che ornavano un volto dal fascino tenebroso, fece la sua entrata salutando e posizionandosi accanto alla cattedra dell'insegnante.
Subito nell'aula riecheggiarono gli eccitati mormorii delle ragazze, che lodarono quella dannata bellezza.
Il giovane si presentò rivelando una calda voce sensuale - Mi chiamo Castiel Giordani, e se vi state chiedendo se sono parente a quel Giordani, il famoso pianista, vi annuncio che si tratta di mio padre - un altro mormorio di stupore lo interruppe, poi sentendo il silenzio riprese serio e quasi con freddezza - spero di fare la vostra amicizia - concluse volgendo lo sguardo dalla parte dov'erano sedute alcune ragazze, fra le quali c'erano anche Venus e Debrah. La prima ebbe l'impressione che il giovane l'avesse guardata, la seconda, le tolse ogni dubbio mormorando eccitata - hai visto che begli occhi, e come mi guardava? Scommetto che gli piaccio -.
- Ti sei già dimenticata di Nathaniel? - provò a indagare Venus nella speranza che finalmente, l’amica si sarebbe decisa. Questa invece di risponderle, le fece una smorfia senza, però, distogliere lo sguardo dal nuovo arrivato, che prese posto a uno dei banchi in fondo, tra la finestra e un ragazzo che riposava indisturbato dietro le spalle di Venus, la quale gli copriva l’intera visuale, impedendo così al professore di accorgersene.
La lezione continuò tranquilla e fra tutti gli alunni che componevano la classe, due erano state per tutto il tempo distratte. Erano Venus e Debrah. La prima era ansiosa nell’aspettare il suono della campanella che decretava la fine della lezione, per precipitarsi dal suo amato Natahniel; la seconda, stava cercando di trovare il modo per guardare il nuovo arrivato senza farsene accorgere, così per inebriarsi di quella accattivante bellezza.
Quest’ultimo, ignaro, seguiva la lezione attentamente, ovviamente era molto bravo in quella materia, essendo figlio di un musicista.
La campanella non tardò a suonare, e la prima ad alzarsi, senza rendersene conto, fu Venus, che spinta dall'euforia di rivedere Nathaniel e parlargli, non diede neanche spiegazioni a Debra. Si girò, afferrò la sua borsa, e prima di andarsene, incrociò lo sguardo del nuovo arrivato che la fissò senza esporre alcuna espressione. Venus non ci fece caso, e se ne andò, seguita da Debrah che continuava a chiamarla invano.
In quell'istante, la mora si isolò da tutto ciò che la circondava, e l'unica cosa che desiderava era vivere quel momento con la speranza che la fortuna le avrebbe sorriso.
Attraversò a passo svelto il corridoio, cercando di farsi largo tra gli allievi che lo occupavano. Svoltò a destra uscendo dalla porta che dava sul giardino, e percorse il piccolo viale, colonnato da aste di metallo, che conduceva all'entrata della grande biblioteca. Non appena vi entrò, si fermò per riprendere fiato. Si guardò intorno, rendendosi conto che non c'era nessuno, si incamminò verso la parte ramificata da stretti corridoi murati dalle alte librerie.
- Na… Nathaniel? - azzardò balbettando. Nessuna risposta. Controllò da tutte le parti, nessuno. Venus fece una smorfia delusa, e mogia si avvicinò alla libreria che conteneva i suoi romanzi preferiti, prese un libro a caso senza leggere il titolo, ché, in tre anni passati in quella biblioteca per saziare i suoi battiti al solo guardare il giovane, ormai sapeva il contenuto di tutti quei libri. Andò a sedersi a una lunga e larga scrivania, munita di lampade, sprofondò su una sedia, e appoggiata il viso sul dorso della mano, sbuffò scocciata, sfogliando a vuoto le pagine di quel libro.
- Che mi aspettavo? - sibilò, cercando di sorridere a se stessa in modo beffardo, ma non ci riuscì.
- È da molto che mi aspetti? - intervenne ad un tratto, una famigliare voce, dietro di lei, facendola trasalire. Istintivamente, Venus chiuse il libro, facendo riecheggiare nell'aria, un lieve tonfo, poi sentendosi tutti i muscoli irrigiditi, cercò la forza di girarsi e di comportarsi il più normale possibile.
- N... No. Sono appena arrivata.
- Stavi leggendo qualcosa? – chiese lui volgendo li sguardo verso la scrivania. Venus prese in mano il libro, leggendo il titolo di copertina stampato in oro.
- È un libro che mi ha appassionato più degli altri - rispose timidamente tenendo gli occhi fissi sull'oggetto. Poi alzò lo sguardo, muovendo la testa in modo che, le ciocche intromesse sul suo viso, riprendessero il loro naturale posto. Quel movimento la portò a incrociare gli occhi ambrati dell’affascinante ragazzo, che la guardava fisso e serio. Venus, non si accorse di arrossire, ma non poté fare a meno di inebriarsi di quell’immensa sabbia brillante alla luce del sole, che quegli occhi riflettevano. Trattenne il respiro, sentendosi mancare un battito, fin quando non si accorse che Nathaniel stava allungando una mano verso il suo volto. Si bloccò non sapendo più come reagire.
Il giovane guardava le proprie mosse. Con le dita sfiorò la guancia sinistra della ragazza che a quel lieve tocco, fremette. Le dita proseguirono il loro cammino, immergendosi fra poche ciocche, spostandole e portandole dietro l’orecchio, la mano scivolò, raggiungendo il fianco del suo padrone.
“Cos’era quello?” avrebbe tanto voluto chiedere Venus, ma i sussulti al cuore le impedirono ogni possibilità di parlare. Si limitò solo a sorridere, e chinata la testa, strinse ancora più forte fra le sue mani il libro.
Ad un tratto si sentì aprire la porta della biblioteca. Venus alzò lo sguardo per vedere di chi si trattasse, ma Nathaniel, ebbe tutt’altra reazione. Afferrò per un polso la ragazza, la tirò a se, con un balzo si nascose dietro una libreria. Con il braccio destro, avvolse l’addome di Venus e con la mano sinistra le tappò dolcemente la bocca. Così facendo, i due corpi si incontrarono. Venus si irrigidì, sentendosi girare la testa, ché il palmo di quella morbida ma forte mano, emanava un dolce profumo.
Nathaniel rimase impassibile non accorgendosi che la sua presa era l’artefice del tremore che stava provando la ragazza. Con la testa rivolta verso il corridoio si stava rendendo conto di chi fosse entrato.
Dalla voce sembrava suo padre, e la conferma la ebbe quando quest'ultimo lo chiamò. Nathaniel istintivamente strinse la presa sul corpo snello della ragazza, e fu in quel momento che si accorse che questa stava tremando. Girò la testa, chinandola all'altezza di Venus, ispirò delicatamente il profumo di quei fili d'ebano e avvicinate le labbra all'orecchio le sibilò dolcemente: - Non fare rumore, non voglio che ci senta.
La ragazza accennò un sì con il capo, poi portate le mani su quella del giovane che le premeva la bocca, l'afferrò per distaccarla. Nathaniel non oppose resistenza e la lasciò. Finalmente Venus poté respirare meglio. Si riempì i polmoni e poi si girò di scatto ritrovandosi a due centimetri dal petto del giovane, alzò lentamente la testa, e si accorse che quella di Nathaniel era china sulla sua. Il caldo respiro si espanse sul viso della giovane, che in quel momento si rese conto di quanto fossero così vicini da avere un piccolo spazio che divideva le loro labbra. Venus si ritrovò, inconsciamente a guardarle, seguiva quelle linee con gli occhi come per disegnarle. Arrossì dolcemente, e abbassò la testa per non farsene accorgere. Nathaniel, però, sembrò non essere d'accordo, ché, afferrato il piccolo viso della ragazza lo sollevò verso il suo, poggiando, senza esitazione, le sue labbra su quelle socchiuse e morbide di Venus.
Se all'inizio, il cuore di quest'ultima, aveva perso qualche battito, in quel momento, cessò di funzionare. Con gli occhi sgranati dallo stupore, Venus guardava le palpebre socchiuse di Nathaniel, che lentamente premeva quel tanto desiderato tocco. Non riusciva ancora a credere a ciò che stava succedendo. Non riusciva neanche ad assaporare quelle labbra, perché l'unica cosa che le ronzava per la mente era il rimorso nei confronti della sua migliore amica.
Non appena la biblioteca tornò ad essere silenziosa, Venus si liberò da quel bacio nel modo più dolce possibile. Nathaniel aprì gli occhi e la guardò.
-  Scusami - mormorò quasi col fiatone - forse ti ho offesa? -
Venus scosse la testa, deglutendo a fatica, e cercando di scacciare dalla mente l'immagine della sua amica.
- Venus, stai bene? - chiese Nathaniel, sbirciandole il viso - mi dispiace, eravamo troppo vicini e io... -
- Mi piaci! - esclamò la mora alzando il capo per offrirgli due occhi argentati che brillavano colmi di inspiegabili emozioni.
- C... Cosa? -
- Mi piaci... - ripeté - mi sei sempre piaciuto, dal primo giorno che ti vidi, tre anni fa. Ti dissi il mio nome per iscrivermi a questo club, e da quel giorno il mio cuore non ha fatto altro che battere per te, soltanto per te - continuò cercando di mantenere ferma la voce.
L'aveva detto, finalmente, aveva espresso quei suoi sentimenti, e l'aveva fatto con il diretto interessato. Non provava alcun rimorso nei confronti dell'amica, in fondo, si disse, Debrah non lo amava veramente, non come lo amava lei. Per la prima, Nathaniel non era altro che un'infatuazione, mentre per la seconda era un forte sentimento che possedeva un piccolo ma immenso nome: amore.
Presi da quella situazione, i due ragazzi, ignorarono che a pochi passi da loro, qualcuno li stava osservando.
   
 
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