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Autore: KFYdarc    11/11/2014    1 recensioni
Lucia, la notte prima del matrimonio.
L'incipit è una citazione di Dostoevskij, dietro ispirazione della prof di italiano.
Mentre pregava a voce alta, nel freddo cattivo della notte, guardava il cielo, e quello le restituiva lo sguardo.
Accenni Lucia/Don Rodrigo
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi...
(*)
 
Come potrebbero alzare lo sguardo verso stelle come quelle e rimanere indifferenti, non interrogarsi sulle colpe della propria coscienza, fissarle con occhi vuoti, quasi trapassarle con lo sguardo? E ancora, questo cielo come poteva permettere che gli uomini gli mancassero di rispetto e osassero trasgredire le sue leggi non scritte, offendendolo con le loro azioni? Mai ella aveva potuto comprendere simili esseri umani, non senza andare contro ogni singola azione ed ogni singolo principio della sua vita. Non si può capire un bruto, un uomo senza Dio o che, ancora peggio, usa Dio per i propri scopi terreni. Quasi ne provava disgusto, nel suo piccolo cuore di ragazza, ma poi il ricordo degli antichi precetti le riaffiorava alla mente e si pentiva dei suoi sentimenti. Non concepiva il peccatore, eppure lei stessa era un impasto di superbia, che le rodeva il fegato nel tentativo di spingerla ad eliminare la colpa dal mondo. E come poteva, lei! Uno scricciolo del genere non avrebbe mai nemmeno dovuto osare. Elevarsi a difensore del Bene, un compito che spettava al Signore solo. Una grossa macchia scura sulla sua veste candida.

Eppure non riusciva a darsi pace. Se solo sua madre avesse saputo ciò che lei non aveva il fegato di dirle. Che bel teatrino aveva messo su, tutto preghiere ed elemosina, la faccia pulita, gli abiti dimessi. Bisognava avere paura del peccatore, tutti avevano paura del peccatore. E così faceva anche lei. O almeno, cercava di fare. Ma la sua non era paura, né umiltà. Era un distinguersi da ciò che la poteva contagiare, compromettere. Non sarebbe mai riuscita ad entrare in contatto con individui di quel genere, doveva conservarsi pura e reprimere ogni sentimento diverso dalla fede. Sì, la fede era la risposta ai suoi dubbi più pressanti. La fede l'avrebbe salvata, purificata, le avrebbe donato il conforto che cercava tanto disperatamente. Ma mentre pregava a voce alta, nel freddo cattivo della notte, guardava il cielo, e quello le restituiva lo sguardo. Non avrebbe mai potuto fingere davanti a quel nero infinito, che a poco a poco si infilava tra le crepe della sua anima. Lacrime calde iniziarono a rigarle il viso, e coprendosi con le mani, pianse come non aveva mai fatto.

Dopo alcuni minuti di singhiozzi incontrollabili, si calmò, ritrovando un'apparente e provvisoria serenità. Non avrebbe abbandonato la vita che le era stata comandata, non avrebbe deluso il suo promesso, non avrebbe negato a sua madre la gioia di un nipote. Non avrebbe cambiato la sua immagine perché era questo che doveva essere, una ragazza santa, moglie affettuosa e madre amorevole. Avrebbe seguito il cammino che Dio le aveva donato, e quando non ci sarebbe stata più, tutti negli anni a venire l'avrebbero ricordata come un modello da imitare. Il cielo non l'avrebbe presa, non avrebbe mai avuto la sua purezza. Non gli avrebbe permesso di farla cadere nel peccato. Erano solo stelle, fredde e distanti, e lei avrebbe evitato il loro sguardo per tutta la vita. Alla fine, dopo aver visto la sua tenacia e la sua fede, Dio l'avrebbe fatta sua sposa nel Paradiso Terrestre.

Un rumore di passi a pochi metri di distanza la riscosse da quel fiume di pensieri. La porta si aprì con uno scatto, e sua madre uscì: ”Lucia, te ne prego, entra in casa. La notte è troppo fredda, ti ammalerai. Sarebbe un cattivo presagio, il giorno prima delle nozze!”. Sua madre e le sue preoccupazioni superficiali. Ma, come sempre, finse di stare al gioco. “Certo, madre. Stavo pregando per domani.” “Non darti pena, figlia mia. Andrà tutto come hai sempre sognato.”
Lucia si morse il labbro. “Oggi è tornato quell'uomo mentre lavoravo al campo, come l'altro giorno. Sono dovuta scappare via... Temo possa fare qualche cosa di insensato. Dio sa fin dove si spinge la sua arroganza.” “Per tutti i diavoli, bisognerà finirla con questa storia! Ma non preoccuparti, che una volta maritata, non dovrai più temere. Don Rodrigo ti lascerà in pace”.
A quel nome, nella mente di Lucia si stampò a fuoco l'immagine dei suoi occhi neri, che la scrutavano come nessuno mai aveva fatto. Un brivido le percorse la schiena, e la ragazza dovette fare uno sforzo notevole per sopprimere il sorriso che le era affiorato alle labbra alla vista dell'espressione preoccupata della madre. Come se fosse realmente in pericolo!

Rientrando in casa qualche secondo dopo, mandò un ultimo sguardo in alto. Il cielo non l'avrebbe mai, mai vinta.
 
(*) Tratto da “Le notti bianche”, di Dostoevskij.
  
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