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Autore: nagrafantasy    13/11/2014    4 recensioni
Nel Qun non c’erano canzoni.
O almeno, non come le intendevano i suoi compagni.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leliana, Sten, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La canzone di Leliana riecheggiava per tutto l’accampamento.
Era una voce dolce e vellutata, di quelle che non se ne sentivano mai nel Qun.
C’erano tanti particolari che rendevano il Ferelden una terra strana e diversa agli occhi di un Qunari come lui, ma se di solito storceva il naso di fronte alle diversità, quella sera Sten non riusciva a muovere un sol muscolo del volto.
La giovane barda dai capelli rossi si aggirava lentamente attorno al fuoco, senza distogliere gli occhi dai compagni. Uno per uno li osservò tutti.
Sten avvertì lo sguardo di cielo di lei su di sé, ma si sforzò di tenere le palpebre serrate e il capo chino sul petto, come addormentato.
Mentre Leliana incontrava i sorrisi di Alistair e Lagertha, o l’approvazione vigorosa di Ogrhen e Zevran, Sten si limitava ad ascoltare e basta.
Nel Qun non c’erano canzoni.
O almeno, non come le intendevano i suoi compagni.
Antiche memorie affiorarono nella mente del Qunari; ricordi che forse proprio quel canto aveva risvegliato.
Si sentì pervadere da tante, troppe sensazioni.
Improvvisamente, i fantasmi del suo passato tornarono a fargli visita, e spalancò gli occhi, voltandosi bruscamente.
Avrebbe voluto opporsi alla voce di Leliana, ma gli risultava impossibile.
Perché interrompere un momento tanto sereno?
Notò il fuoco di Morrigan poco lontano, con la strega delle selve comodamente seduta accanto ad esso. Vide la testa corvina della donna scuotersi lievemente.
Non comprendeva i motivi della sua disapprovazione nei confronti della barda, ma forse riusciva a capire perché la canzone destava in lei dei tormenti. Per la prima volta si sentiva in linea con i pensieri di Morrigan.
La verità era che le anime inquiete non dormivano serene la notte, se accompagnate da una ballata melodiosa e pura come quella che stava intonando Leliana.
Eppure il desiderio di poter gioire come tutti gli altri era forte.
Sten strinse i grandi pugni lungo i fianchi, osservando la propria armatura.
Lagertha gliel’aveva acquistata dopo averlo liberato dalla prigione in cui lui stesso si era rinchiuso.
Lo aveva vestito di tutto punto e gli aveva pure ritrovato la spada perduta.
Non si era spaventata del suo aspetto imponente e lo aveva portato con sé in quell’accampamento gioioso e acceso dal calore del fuoco.
Sten si girò, vincendo le sue remore, e fissò la Templare dai biondi capelli accanto ad Alistair e Leliana, ancora intenta a cantare.
Lagertha lo notò e azzardò sorridergli.
Sten avvertì come un’esplosione nella mente, e successivamente all’altezza del petto.
Nessuno gli aveva mai sorriso, eppure in quel gruppo capitava spesso.
Ed ogni volta cadeva nella solita reazione.
Irrigidimento. Pietrificazione.
Sten non aveva più sorriso a nessuno. Si era convinto di non esserne più capace.
Guardò i lineamenti affilati di Lagertha, poi le pupille violette saettarono sulla frangia dorata e ribelle di Alistair, infine sulla piccola bocca di Leliana.
Era dunque quella manica di bizzarri che poteva definire, come dicevano nel Ferelden, amici?
Sten sollevò il capo per rimirare le stelle e la luna.
C’era stato un tempo, ricordava vagamente, in cui avrebbe volentieri elargito quell'appellativo ad alcuni dei suoi simili.
Ma ora erano tutti morti.
L’amicizia era anche motivo di sofferenza, si sorprese a pensare.
Felicità e sofferenza racchiuse in un’unica parola.
Quale tra le due avrebbe prevalso, stavolta?

«Sten?»
«Mi hai chiamato?»
«Ti è piaciuta la canzone?»
«...»
«Forse non sono all’altezza delle aspettative di un Qunari, ma spero di averti allietato la serata»
«La tua voce è degna di essere udita anche nel Qun»
«Come... dici davvero?»
«Non credo di averti mai mentito»
«Oh, Sten! Ti ringrazio»
Uno schiocco di labbra sulla sua guancia sfregiata.
Leliana tornò alla propria tenda con un lieve fruscio.
Il silenzio che esplose nuovamente nell’angolo di accampamento in cui riposava Sten fu peggiore di un qualsiasi ruggito di drago.
Il Qunari si adagiò pian piano a terra, avvolgendosi nel giaciglio e scrutando ancora per qualche istante i membri del gruppo.
Alistair osservava quieto la volta celeste, Oghren russava sonoramente, Zevran era girato su un fianco, Leliana era sparita sotto le coperte... gli occhi che incontrò Sten furono quelli di Lagertha.
La Templare lo osservava con un’espressione diversa dal solito.
In quella serata pacifica, anche la consapevolezza del Flagello dietro l’angolo sembrava scemare, e la coraggiosa donna che lo aveva salvato si era lasciata andare in un sincero sguardo d’affetto.
Quegli occhi turchesi furono l’ultima immagine che vide prima di dormire... prima di riabbracciare i soliti incubi.


Nota:
Torno a scrivere qualcosa di introspettivo, stavolta incentrandomi sulla figura di Sten, che adoro nella storia di Dragon Age. Come già spiegato, il mio personaggio è una donna Guerriero Templare, di nome Lagertha. Se siete appassionati della Serie TV "Vikings" saprete da dove è tratta!
Nanà
  
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