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Autore: Helel    14/11/2014    1 recensioni
Il riverbero dei fulmini erano i miei occhi.
Ero stato incarcerato, schiavizzato, torturato e addestrato a maneggiare armi, dalle più rudimentali a quelle esotiche. La mia vita non aveva valore, cominciava quando la folla urlava il mio nome e terminava quando le porte della prigione si chiudevano dietro di me.
Fuggire da quell'inferno fù un gioco da ragazzi, uccidere ormai era la mia professione principare; solo non sapeva cosa mi attendesse oltre quei cancelli.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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La maschera cremisi volò a terra e si frantumò in mille pezzi.
Il mio fendente recise completamente la testa dal resto del corpo e nel suo tragitto si porto' con se fiumi di sangue e una misera vita.

  Quel bandito aveva sbagliato ad aggredirmi in cosi malo modo.
Avevo sentito delle voci riguardo questa banda di luridi ladri e quel giorno mi sentivo proprio di umore giusto per dare le loro anime in sacrificio al dio della guerra Deithe.
Pagai molto caro un bardo, perchè mi indicasse l'esatta locazione dell'accampamento di questi buoni a nulla e dopo avergli carpito le informazioni più utili lo uccisi senza esitare. Mi servivano soldi e non potevo spenderli per questi cantastorie infami.
Proseguii seguendo il sentiero che dalla capitale di Extimius,Egidta, conduceva a nord verso il bosco di Telm; li dovevano trovarsi una dozzina di tende con quei banditi col volto nascosto da maschere cremisi, in onore alla loro schifosa dea Kamri,regina del peccato e di ogni ingiustizia.
Camminai per oltre un giorno e a notte fonda trovai finalmente un posto adatto in cui accamparmi, per poter trascorrere la notte e mettere a punto qualche nuova tecnica con la mia spada lunga, Egil.
Non potevo sapere che uno di quegli schifosi mi avrebbe raggiunto e aggredito nel bel mezzo della notte.
Solo la luna con il suo inquietante sorriso, fu testimone di quella decapitazione.Non doveva permettersi di attaccare me, Norag l'eremita, mentre meditavo.
Il sole alzo la testa dai monti Sinuar e così proseguì il mio viaggio. Ero sicuro di trovare soldi e magari qualche bell'oggettino, che mi consentisse di rafforzare il mio potere innato nel brandire Egil.
Egil era una spada lunga a una mano realizzata da un fabbro di Egidta, il miglior ferro del regno mi assicurò. Con tutte le monete che avevo speso, speravo proprio che non si fosse sbagliato, altrimenti la sua famiglia ne avrebbe risentito.

  Dopo tre giorni di duro camminare, finalmente intravidi del fumo ergersi tra degli alberi vicino il bosco di Telm.
Squainai Egil con la mano sinistra e con la destra impugnai il coraggio e l'insensibilità che mi accompagnavano ormai da tre anni. Facendo silenzio mi avvicinai ad una radura nei pressi del villaggio per osservare la situazione nell'accampamento. Vidi subito che tutte le persone presenti indossavano maschere dello stesso colore del sangue del loro amico. C'erano otto tende di media dimensione, atte ad ospitare 4 persone circa. Al centro era disposta una grossa tenda ornata con corni di dimensioni enormi provenienti forse da qualche animale selvaggio cacciato nelle vicinanze. Al centro di questa "dimora" era stato acceso un fuoco per non soffrire oltre il gelo, dato che eravamo nel bel mezzo della stagione dei ghiacci. Non sapevo che fare. La mia mano sinistra tremava, non per paura, ma per voglia di uccidere. Non erano persone, solo esseri che si cibavano delle ricchezze altrui e che gioivano nel vedere la paura negli occhi del prossimo.
Pensare non mi avrebbe fatto bene, l'impulso mi consigliava di gettarmi lì in mezzo a quella decina di inetti e ucciderli senza esitazione, senza che avessero neppure il tempo di sospirare o dare l'allarme.
Egil mi consigliò, invece un altra strategia.
Egil non era una semplice spada. Era stata forgiata con un cristallo rosso.
I cristalli rossi provengono direttamente dai vulcani e si dice che in essi sia raccolto il cuore di un drago. Chi li utilizza può incappare in morte certa in meno di un istante. Se invece si è fortunati, si può far scaturire dal cristallo una forte energia di fuoco nella zona immaginata nella mente e renderla in meno di qualche secondo un enorme falò.
Pensai che era l'idea migliore.Ucciderli li avrebbe salvati dalla mia ira, ma bruciare, quella si che era una perfetta tortura per quei cani.
Immaginai il campo dei banditi dopo di che, posizionai Egil davanti al mio volto.
Gli dei mi furono favorevoli.
Dalla lama della spada si sprigionò un enorme fascio di fuoco che investì tutto l'accampamento.
I ladri cominciarono ad urlare ma per loro era troppo tardi. I loro corpi erano letteralmente avvolti dalle fiamme e dalle tende si sollevò al cielo fumo nero, ma la cosa non mi dispiaceva. Se le persone si fossero chieste cosa stesse succedendo e fossero arrivate qui per indagare, avrebbero assistito inermi alla morte di altre stupide forme di vita umane. Le fiamme stavano man mano rimandando le anime di quei farabutti lassù, oltre le nuvole, direttamente nelle mani del dio Deithe; e lo immaginavo mentre, osservando questa scena drammatica, lui fosse compiaciuto del mio operato e magari anche propenso ad espiare alcune delle mie pene...

  Quei bastardi avevano avuto ciò che si meritavano.
Solo uno stupido avrebbe agito cosi da vigliacco, bruciando tutto e stando nascosto tra gli alberi, come un vile, osservando contento quello spettacolo, ma al momento mi sentivo soddisfatto.Se avessi usato la mia spada contro di loro, e anche solo uno di loro fosse scomparso nascondendosi o fuggendo tra gli alberi, avrebbe potuto spifferare ciò che avrebbe visto con i propri occhi, magari a qualche gilda di alto livello.
Meglio così, nessuno mi aveva visto e tutti loro erano a terra mentre il fuoco cercava di ardere anche la loro lurida anima.
Ecco il rumore degli zoccoli...il fumo non poteva che richiamare delle guardie, ma ovviamente,dopo aver appurato che quel gruppo di banditi era stato completamente sterminato, me ne andai di soppiatto e una volta sul sentiero principale mi incamminai verso Egidta.
Dovevo dire a quel fabbro che questa spada non era niente male...e magari dopo.....
Mi servivano soldi....soldi...per espiare le mie colpe!
  
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