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Autore: Val    14/11/2014    0 recensioni
"Per starsene un po’ più tranquilli, si erano presi un paio di giorni, forse tre, per fare un giro tra Northumberland e Yorkshire.
Era quasi aprile, c’erano già belle giornate.
Sìle stava attraversando il suo sesto mese di gravidanza con coraggio, perché era sì curiosa e piena di domande che a volte la spaventavano, ma anche con serenità, perché non aveva nulla di cui preoccuparsi, glielo dicevano tutti, e aveva vicini Dorcas, Ceday, Jane, Charlie e Una, Morgan. Perfino George a volte.
E aveva Liam."
Avevo promesso delle appendici a chi ha amato la storia di Liam e Sìle, così ecco qua la prima :)
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'There's Something Magic'
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Appendice – 1:

La faccenda di Ceday e del goblin della trisavola, Dorcas che lo doveva gestire e Liam che indagava su misteriose foto d'epoca, correva su un binario parallelo alle loro vite.
Come si sarebbe detto in termini narrativi: era un'altra storia.
A tratti Sìle ne avvertiva qualche alito ma ancora non riusciva a convincere Liam a spiccicare mezza parola in proposito, lui riusciva sempre a svicolare o a distrarla in qualche modo, e in effetti qualcosa a cui pensare in alternativa si trovava sempre.
In più, il pancione cresceva e tutto diventava più faticoso e complicato per Sìle.
A volte perfino ingestibile...
La notte prima che arrivassero George e Richard, e ormai gli ingombri addominali si addentravano nell'ottavo mese di sviluppo, Liam ebbe un'esperienza un tantino strana, che lo inquietò leggermente anche.
Era una serata tranquilla, fuori non pioveva, dentro casa non si avvertivano rumori strani...beh...non più strani del solito, la luna piena faceva bella mostra di sé nel cielo limpido e terso e Sìle era andata a letto da un po'.
Lui stava lavorando alla trascrizione di alcune pagine di un vecchio diario di viaggio, perché in fondo l'idea di George di raccontare qualche avventura vissuta in passato gli piaceva.
Aveva perfino iniziato ad usare gli occhiali, per limitare l'affaticamento dell'occhio sano nei momenti in cui non veniva accompagnato dai potenti specialisti del mondo di Paulie, anche se per la veritá era stata più la reazione entusiastica di Sìle e Ceday a convincerlo.

- Fai molto Indiana Jones così, Kerr...- gli aveva detto Ceday tempo prima, appena li aveva ritirati, mentre erano seduti per terra, vicini al tavolinetto davanti al camino acceso.
- Non sfottere, Ginger...è un passo verso la vecchiaia. Io non sono stato baciato dalla vostra fortuna e non so essere filosofo come voi in queste cose...- aveva sbuffato lui rigirandosi sospettoso gli occhiali tra le mani.
- Ci sono streghe miopi da una vita se è per questo, non essere odioso! -
-...ah è per questo che guidi così male Ced?-
- Stronzo...non parlavo di me...noi non siamo tutte fortunate allo stesso modo...- era vero: le streghe grazie alla loro connessione con gli animali, ne ereditavano alcune peculiaritá sensoriali che le avvantaggiavano a volte, ma non sempre le stesse - e poi non devi portarli sempre no?-
- Quando lavoro o sforzo gli occhi per un tempo prolungato...-
Poco dopo Síle, che era sparita per qualche attimo in bagno, ricomparve, si mise seduta davanti a Liam e, mentre lui spiegava a Ceday in quali casi particolari il suo lavoro richiedesse tali sforzi, lui, dandole un'occhiata distratta e vedendo che lei socchiudeva lentamente gli occhi mettendosi però in bella vista, si accorse che era sparita per andarsi a scrivere sulle palpebre "Ti amo".
Ci aveva messo un attimo a ricollegare alla scena della studentessa che tentava di attirare l'attenzione del Dottor Henry Jones Jr. in quel modo, durante una lezione universitaria, perché era distratto, ma quando ci era arrivato gli era venuto fuori un sorriso divertito...

- Scema...- le aveva detto passandosi una mano sugli occhi e lei era corsa ad abbracciarlo, gli si era seduta sulle ginocchia e lo aveva riempito di bacetti vicino all'orecchio.
- Devo convincerti a portarli o no?- aveva replicato lei.

E in effetti l'aveva convinto.
Scrivere la computer però, a momenti diventava stancante anche per la postura, così si fermò un attimo, si tolse gli occhiali e, strofinandosi gli occhi e il viso per rallentare il primo attacco di sonno, appoggiò la schiena alla poltrona e si stiracchió.
Con la coda dell'occhio, proprio grazie alla luna piena, poté distinguere un'ombra scura che si avvicinava alla parte posteriore della casa con passi lenti, venendo dal bosco.
Era una figura piccola e rotonda, poteva anche essere Dorcas in una delle sue passeggiate notturne, così si alzò e andò alla porta sul retro, almeno avrebbe approfittato per un caffè.
Quando però aprì la porta, si trovò a testimoniare di una scena strana...
Intanto vide Sìle che si metteva uno scialle di lana sulle spalle, sopra il pigiama, e un paio di stivali.
- Vai lontano? - le chiese senza coglierla di sorpresa.
- Mh? No...torno presto...- rispose lei in tono vago e con un cenno tranquillizzante della mano.
-...stavo scherzando, la domanda era per sapere dove accidenti vai a quest'ora in pigiama...- specificò Liam avvicinandosi alla porta prima che lei uscisse.
- Devo andare in un posto. Stai tranquillo, non vado sola...- gli disse lei sollevandosi in punta di piedi per dargli un bacio e sorridendogli - torno presto, davvero...-
Detto questo uscì.
Liam vedendola tranquilla, non si oppose più di così, ma certo accorgersi che le figure nere lì fuori erano diventate una decina, almeno, e che appena la videro le fecero cerchio intorno come a volerla trascinare via, non gli piacque.
Per lo meno non capì bene la carenza di spiegazioni.

Mandando al diavolo il caffè e i più saldi principi che si era creato riguardo l'etica da seguire e la fiducia da accordare ad una compagna, più ancora se strega, si infilò le scarpe e la seguì.
- E se si incazza a morte, pazienza, potrei farlo anche io! - rispose alla sua parte di coscienza che lo avvertiva delle conseguenze.
La luna consentiva di vedere bene dove si camminava, ma oltre a quella, Liam aveva il suo sensore speciale per le situazioni non prettamente umane: dalla qualitá della sua capacitá visiva, non era prettamente umano quello che accadeva.
Non si curò neppure di nascondersi molto, si teneva solo un po' a distanza, ma era abbastanza vicino da arguire che almeno la maggior parte di quelle figure scure, se non tutte, erano donne.
Un raduno di streghe, si disse annotando la voce nella sua lista di cose cui non avrebbe mai contato di assistere in vita sua.
Però per quel momento in cui l'idea del Sabba, così come descritto nei secoli, gli si formò in mente non gli piacque, da allora sentì un leggero allarme e si accorse che forse non riusciva ad accettare proprio tutto ancora.
Se Sìle gli avesse mostrato un lato anche vagamente...beh...satanico, la parola era quella, non sapeva, in tutta onestá, come avrebbe potuto prenderla.
Certo tutto ciò che aveva conosciuto fino ad allora, con roba diabolica in senso più o meno comune, pareva davvero avere poco a che spartire, gli si era aperto un panorama del tutto inaspettato sulla sostanza dell'essere o incontrare una strega, ma l'inconscio è la formazione educativa, a volte avevano una discreta forza d'urto.
Era talmente concentrato sulle sue riflessioni, su cosa avrebbe fatto se avesse visto o sentito qualcosa di davvero strano, senza contare sul momento che in fondo lui era sempre quello che aveva offerto cioccolata a Black Annis e aveva dormito per due giorni dopo che Jack dei Boschi lo aveva punto con una spina nel mondo degli Sìdhe per andare a salvare la sua ragazza dallo spirito della betulla, che non si accorse di dov'era fino a che non arrivò ad un bivio che conosceva fin troppo bene: erano al cerchio di pietre di Castlerigg.
Avevano camminato per quasi un'ora nel bosco, arrivando alla piccola spianata dalla parte opposta rispetto alla strada percorribile in auto.
Riconoscendo il luogo, anche se con qualche difficoltá perché dovevano aver percorso un sentiero molto poco battuto di norma, Liam si staccò dal gruppo e decise di aggirarlo, di andarlo ad intercettare da un altro versante. Si diresse verso un piccolo avvallamento e, arrivato ad un certo punto, si arrampicò per un paio di metri su una bassa parete basaltica che forniva appoggi per mani e piedi come una piccola scala naturale.
E poi tanto ci vedeva benissimo...talmente bene che controllando l'appoggio di un piede, ebbe l'impressione di intravedere un piccolo corteo di formiche giganti, degne di una latitudine equatoriale, di un colore talmente indefinibile da poter essere credute traslucide, di cui una portava a spasso con un certo orgoglio una folta barba bianca brandendo un bastone.
Sembrava Charlton Heston ne "I Dieci Comandamenti".
Decise di fingere di non aver visto, era la cosa migliore da fare in genere, e di proseguire.
Certo, una volta arrivato sul sentiero secondario che conduceva alla strada principale, vide, stavolta chiaramente, il gatto orribile degli inizi di tutta quella storia attraversare insieme a lui...ma andò comunque oltre senza commentare.
Poco importava che quella volta avesse potuto coglierne con chiarezza la fisionomia femminile disegnata secondo proporzioni feline, che risultava quindi piuttosto puntuta, dagli occhi allungati ed enormi, il naso e la bocca piccoli.
Le orecchie erano basse come quelle di un umano, ma erano quelle di un gatto e aveva capelli lunghi e scuri.
Camminava come un gatto, ma gli arti anteriori erano più simili a mani e dalle articolazioni e dalla coda dei piccoli ramoscelli si diramavano all'esterno dell'epidermide, coperto di una peluria che pareva iridescente, come quella di una talpa dorata.
Si fermarono in mezzo al sentiero e si guardarono: Liam ebbe conferma anche del fatto che la creatura avesse occhi completamente neri, non dolci ma nemmeno minacciosi, erano solo troppo profondi.
Sbatteva le palpebre con una fibrillazione rapidissima, un fremito più che altro, e dopo qualche secondo in cui si guardarono, Liam ebbe la sensazione che lei gli sorridesse piegando la testa verso una spalla prima di sparire nell'ombra del bosco.
Rimase per un momento intontito, come sempre quando succedevano cose così.
Non ci si faceva mai l'abitudine, era un battito cardiaco che rimaneva in sospeso per un tempo indefinito, dava una sensazione di vacillamento troppo intensa scrutare in quelle orbite di cui non si poteva cogliere nulla se non il buio.
Lo richiamarono all'attenzione delle voci che iniziavano ad intonare una nenia incomprensibile.
Riprese la sua strada, non fece più caso a ciò che gli si muoveva intorno, a quel punto si era ricordato di Sìle e voleva vedere che diavolo stesse combinando.
Arrivò al cancello che immetteva al cerchio di pietre dalla strada, non si nascose nemmeno più: la sua dignitá glielo impediva e comunque quella banda di befane probabilmente, si disse, lo sapeva fin dall'inizio che lui era lì.
Erano disposte all'interno del cerchio, a distanza regolare tra loro, sedute sull'erba, tutte con i capelli liberi nel vento leggero di quella notte: solo Sìle ed un'altra donna erano ancora in piedi.
Un fuoco ardeva all'interno di quella sezione quadrangolare disegnata da pietre più piccole, che tendeva verso il centro della circonferenza.
Le donne si erano tolte i mantelli e Liam vide che quella con Sìle era indubbiamente Morgan, quindi guardando tra le altre, poté riconoscere con molta facilitá, Una.
Si stupì di non vedere Dorcas e Ceday.
Comunque non avvenne nulla di particolarmente strano o inquietante: cantarono quella nenia per un tempo che pareva improntato sull'osservazione del moto della luna attraverso l'ombra che le pietre lunghe proiettavano al suolo, la cosa durò fino a che quella non arrivò al tramonto infatti.
Cantavano in una lingua stranissima, probabilmente qualcosa di molto antico, a tratti pareva di riconoscere qualche parola degli idiomi ancora presenti nelle isole britanniche, il gallese più degli altri, ma pronunciate in modo ancora diverso. E intanto alcune di loro si erano alzate, si muovevano tra le altre, compiendo gesti strani, come in una danza circolare che portava ciascuna di quelle in piedi a sfiorare ciascuna di quelle sedute in un modo solo apparentemente casuale.
Estrassero degli oggetti metallici poi, chi delle lame, chi degli spilloni, con cui si ferirono la punta del dito indice.
Ognuna fece cadere qualche goccia di sangue in una ciotola che Morgan e Sìle tenevano in mano insieme.
Poi, insieme, madre e figlia andarono ad inginocchiarsi accanto al fuoco, una di fronte all'altra, e presero dei tizzoni...senza apparentemente bruciarsi.
"Ecco, questo è un po' strano..." rifletté Liam, specialmente quando le vide sbriciolare a mani nude i pezzi di carbone prima di prendere dei pestelli per ridurli in polvere.
Sempre insieme, fatto questo, una, Sìle, prese un'ampolla di liquido trasparente e bianco, Morgan un cucchiaio di legno senza manico, quasi più una spatola, e lo porse alla figlia che iniziò a mescolare mentre lei si legava stretto un laccio sopra il gomito e quindi si pungeva pungeva il polso sinistro con la punta di un pugnale di foggia molto antica.
Un rivolo nero e denso segnò la sua pelle bianca e una goccia, una sola, venne fatta cadere nella ciotola.
Sìle mescolò ancora un po', quindi posò il cucchiaio, porse la ciotola alla madre facendola ruotare sul palmo, in modo che lei la prendesse lì dove poggiava la sua mano, e Morgan la prese.
Fatto questo, Silè si spogliò nella parte superiore del corpo, Una si alzò, le raggiunse, Morgan le passò la ciotola e si spostò alle spalle della figlia, scoprendole il collo, il torace e il ventre rigonfio.
Una, pronunciando parole sottovoce, intinse una mano nella ciotola e prese a toccare dei punti specifici sul corpo di Sìle: tra i seni impresse lo stampo di una mano, poi quello di entrambe appoggiandole sul costato...
A quel punto Liam decise che aveva visto a sufficienza.
Voltò le spalle e se ne andò.
Man mano che tornava, si allontanava da Castlerigg, la vista gli si appannava, segno che l'attenzione di certe presenze era molto presa da altro.

Quando Sìle tornò, con lei c'erano solo Una e Morgan.
Era piuttosto dubbioso su come prendere quanto appena accaduto, su come affrontarlo, e le tre signore, lo trovarono esattamente come non avrebbe voluto: appoggiato al ripiano della cucina, con una sigaretta in mano e l'aria troppo cogitabonda.
Voleva spiegazioni, ma non voleva sembrare aggressivo...invece forse, tutto sommato, lo era in quel momento.
Almeno però era sicurissimo, anche da come le vide guardarlo, che loro sapevano molto bene che aveva visto tutto.
Infatti Sìle si fece avanti da sola, Una e Morgan rimasero ferme come statue nella penombra del salotto, ad osservare la scena.
Liam rivolse loro uno sguardo pensoso, prima ancora di guardare Sìle che gli si avvicinava a piccoli passi.
Gli toccò un braccio e a lui non venne da abbracciarla o da accarezzarla, sospirò nervoso e accigliato e la prima cosa che gli uscì di bocca, non fu conciliante.
- Puzziamo di fumo in due per una volta...-
Lei abbassò lo sguardo e scosse la testa.
- Lo sai che non è successo niente di che...-
- Lo so?- domandò lui polemico e quindi scosse appena la testa - no. A dirla tutta non lo so. So di aver sbirciato un falò a cui non ero invitato, mi girano anche per quello a dirla tutta. Spiare non è il mio hobby naturale -
Avvertì lo sguardo di Morgan su di lui farsi freddo, era quasi una sensazione fisica di distacco, e la cosa lo irritò.
Levò lo sguardo su di lei e la richiamò con un cenno del mento.
- Che c'è? La Grande strega madre non approva che io abbia rimostranze da fare?-
- Non ho detto nulla - replicò lei.
- Non serve dirlo...- ribatté Liam, quindi tornò a guardare Sìle che teneva lo sguardo basso sul pavimento e le sollevò gentilemente il viso con un dito - tu forse non ti rendi conto di una cosa, ragazza...- le disse con molta serietá - è grave quello che è successo stasera...-
- Scusami...io pensavo che...- tentò di dire lei, ma lui la fermò facendole cenno di no ed era così serio che la fece sentire piccolissima.
- Le scuse non so se servono. Vedremo poi. Devi capire ora...-
Morgan emise uno sbuffo talmente risentito che pareva vedere uscire fumo dalle sue narici!
Fece per intervenire, ma Una la fermò. La trattenne per un braccio e continuò ad ascoltare Liam.
- È grave perché tu dai per scontato che siccome anche stanotte mi sono ritrovato a incontrare una formica con la barba e il bastone da Santa Klaus, io possa accettare tutto, che niente mi preoccupi o mi turbi perché ormai sono abituato a tutto...e forse è anche vero. Tu con me devi essere libera di essere e fare tutto quello che ti senti. Ma se da lì stanotte fosse passato qualcuno che non ero io...- disse - ammetto che è poco probabile, ma fosse passato un qualche cazzo di fanatico religioso che davvero si tiene il Malleus Maleficarum sul comodino? Un fottutissimo satanista nostalgico di Charles Manson? Tu prendi, esci, mi dici che torni subito e invece stai fuori una nottata per fare quello che ho visto...e non mi fai il cazzo di bene di una spiegazione? Con mia figlia nella tua pancia?-
- Non è tua!- esclamò senza potersi tenere Morgan mentre Sìle si portava le mani sul viso.
- Mòir!- chiamó per evitare diverbi troppo accesi, ma era tardi perché Liam evitasse lo scontro.
Infatti si scostò dal ripiano della cucina con una certa energia e diede un cazzotto sul tavolo.
- È mia, maledizione! - sbottò - ce l'ho messa io lì dentro cazzo!- protestò indicando Sìle - e ce l'ho messa con tutto l'amore del mondo! E c'è qualcosa di un padre anche in lei, maledetta donna testarda! Non fate tutto da sole voi donne! Io non voglio iniziarla questa guerra, Morgan, ma guardi che se decide di combatterla non gliela lascio vincere, sono stato chiaro?- tuonò senza curarsi di Sìle che gli accarezzava la schiena per calmarlo.
Morgan lo guardava con gli occhi sgranati.
- Se lo ficchi in testa: io non ci rinuncio a sua figlia e alla mia perché lei ha paura di non so bene cosa! Non le permetto di proiettare su di me e la mia famiglia le sue fottute convinzioni da neolitico sugli uomini! Voglio stare con Sìle e voglio la mia bambina qui, con me, e siccome lo conosco il prezzo da pagare e l'ho accettato senza andare a prendere una clava con intenti coercitivi, non azzardatevi mai più...- si interruppe per guardarle in faccia una per una - una, due e tre...- le contò partendo da Sìle e finendo con la nonna, in ordine di responsabilitá decrescente - mai più...a fare qualcosa che riguardi la vita di questa bambina senza dirmelo prima. Mi sono spiegato?- chiese.
Silenzio. Attonito e totale. Solo sguardi leggermente terrorizzati di fronte all'animale uomo che aveva espresso con tanta veemenza le sue recriminazioni e soprattutto aveva tutte le ragioni!
Non poteva farsi vedere ironico in quel momento perché gli erano girate davvero tanto, ma dentro gli venne da ridere.
-...potete rispondere sì...- disse e quindi schioccò le dita come a dare loro il via.
Un piccolo coro di sì attoniti lo circondò.
Lui annuì soddisfatto e le guardò di nuovo.
- Io me ne vado a letto allora...buonanotte...- annunciò, quindi spense la sigaretta che aveva tenuto tra le dita per tutto il tempo e si avviò verso le scale senza guardare Síle, che non aveva ancora perdonato, ma si fermò al secondo o terzo gradino e le guardò: lo fissavano tutte e tre come non si capacitassero di quanto appena avvenuto - io vi adoro, lo sapete...perciò, siccome non credo che accetterò obiezioni in merito alla mia alterazione di stasera, non fatemi più arrivare a certe discussioni, non mi piace, vi prego...- aggiunse prima di andarsene.

Sìle salì di sopra poco dopo e lo trovò a letto che leggeva.
Era talmente tangibile il risentimento di lui, che la bambina, Sìle lo avvertiva con una chiarezza estrema, se ne stava immobile nella sua pancia, come sospesa, attenta a non muoversi, quasi a non intromettersi in quel momento in cui papá era arrabbiato e, soprattutto, aveva tutte le ragioni per esserlo! Quindi...shush, nessun rumore, nessun calcio, nessuna protesta perché mamma stava troppo ferma.
Accennando un sorriso, Sìle si accarezzò la pancia ed entrò in camera attirando l'attenzione di Liam che la guardò e mise via il libro mentre lei, silenziosamente, si infilava in bagno e apriva l'acqua nella vasca.
Si alzò e la seguì, ma prima di entrare bussò alla porta.
Lei gli aprì subito e si fece da parte per farlo entrare mentre si toglieva lo scialle di lana e lo appendeva dietro la porta, lui si andò ad appoggiare sul bordo del lavandino.
- Non sono tanto arrabbiato da non poter parlare...- le disse seguendola con lo sguardo.
Lei si muoveva abbastanza tranquilla, lentamente. Si slacciò la casacca del pigiama guardandosi allo specchio e si accostò a lui, alla sua spalla.
- Lo so...- disse, poi sollevò gli occhi nei suoi - ma avresti ragione ad esserlo. Dovevo dirtelo. È che non lo sapevo nemmeno io...- aggiunse dandogli un bacetto su una guancia e poi allontanandosi per spogliarsi e infilarsi nella vasca: i segni tracciati da Una erano stati giá ripuliti, né rimaneva solo qualche strisciata fuligginosa dove erano stati strofinati.
Prima di abbassarsi nell'acqua con la schiena, Sìle si legò i capelli, esponendosi alla vista di Liam.
I seni, piccoli e delicati, si erano un po'appesantiti, ma mantenevano tutta la loro grazia e a lui piacevano moltissimo. Soprattutto gli piacque quell'ombra di nero fumo che era rimasta attorno ad un capezzolo.
Si avvicinò alla vasca e, come altre volte succedeva, si offrì silenziosamente di aiutarla, ma mentre lei gli porgeva la spugna, lui si allungò a baciarle il collo.
- Non sei troppo arrabbiato neppure per questo?- sussurrò lei girando il viso verso il suo.
- Non proprio...- rispose lui sottovoce, circondandole il collo con la mano e poi scendendo verso il seno.
Sìle, che dato il suo stato, soffriva di una particolare sensibilitá a certe provocazioni, lo fece allontanare posandogli una mano sul petto, intimandogli di fermarsi, ma poi lo baciò facendogli capire che avrebbe avuto ancora bisogno di lui a breve.
- Aspettami di lá e non ti addormentare...- gli ordinò infatti.
Lui obbedì, uscì e lei si sbrigò a ripulirsi, ad uscire dalla vasca e asciugarsi, e a raggiungerlo a letto.
- Ma adesso sei pulita...- protestò lui.
- E allora?- chiese Sìle aprendo la vestaglia che aveva indossato per tornare a letto e accostandosi a lui.
-...mi piacevi sporca di intrugli diabolici...era tutto molto torbido...- rispose Liam infilando una mano lungo il suo fianco e poi sotto la canottiera bianca che portava.
Accarezzandole la schiena le baciò la fronte.
- Parliamo prima o dopo le effusioni a tuo esclusivo beneficio?- si informò.
- Prima...-
- Grazie...- disse lui senza sussiego.
Sìle lo fece sdraiare sulla schiena e gli appoggiò la testa sul petto.
Aveva toccato con mano, e senza scottarsi troppo per fortuna, quello cui alludeva Jane riguardo la severitá di Liam rispetto a certe cose.
In quel momento, si disse, rinnovava ancora una volta il patto con sé stessa di combattere contro sua madre, per alcune cose almeno, e parlando a Liam di quello che aveva visto, stava contravvenendo ad una consuetudine molto consolidata tra streghe.
- Come ti dicevo prima, hai ragione. Dovevo dirtelo. Ma è una cosa che non potevo sapere con certezza...il preavviso non ce lo diamo con mezzi normali in questi casi...- spiegò.
- Più nello specifico che casi sono questi?-
- Questa è una cosa un pochino particolare...-
- Sai che novitá...-
Sìle si sollevò, con un accenno di sforzo per via del pancione, e lo guardò negli occhi. Gli fece una carezza e gli sorrise.
- Beh è una cosa che non sempre viene accettata placidamente...comunque, il fatto è che noi streghe abbiamo, tendenzialmente, una vita più lunga rispetto agli altri. Nulla di eccezionale, ma, esclusi casi specifici tipo epidemie, esplosioni nucleari o catastrofi di qualche genere, è molto più facile che moriamo di vecchiaia che non di malattia. E in genere arriviamo tranquillamente al secolo di vita, anche fino ad un paio di decenni oltre...-
Liam sgranò gli occhi.
- Centoventi anni?-
-...è un estremo...- rispose lei, poi però ci ripensò e sollevò un dito - no...veramente quella più vecchia del secolo scorso è arrivata quasi a centotrenta. Ma quello è un caso davvero eccezionale...- rifletté divagando per un attimo e poi tornando all'argomento principale - comunque rimane il fatto che siamo sempre meno numerosi, anche se non siamo più oggetto di persecuzione come un tempo, e che ogni volta che viene a mancare una, o uno, di noi, va perso qualcosa di molto prezioso. Così quando è in arrivo una nuova strega, le sue consanguinee si adoperano affinché tutto vada per il verso giusto...-
- Ecco perché non c'era Dorcas...o Ceday -
Sìle annuì e fece un cenno verso il bosco.
- Ora però sono andate tutte da lei. Rendere omaggio alla strega anziana del luogo è un obbligo, siamo pur sempre una sorellanza per natura...-
- E perché quella cosa strana? Il sangue, il carbone...- domandò Liam e Sìle, accomodandosi meglio in ginocchio sul materasso, con le mani appoggiate sulla pancia socchiuse gli occhi.
- Il rituale del sangue non è una cosa macabra, è solo un modo per creare un legame con il nascituro, per richiamarlo al mondo e per fargli sentire che sará il benvenuto e che troverá delle persone pronte a prendersi cura di lui. Ognuna di loro ha donato una piccola parte di sé alla bambina. Però il raduno non lo decidiamo per telefono, sentiamo collettivamente che è arrivato il momento e ci muoviamo. Ieri mi prudeva il naso in un modo che non mi era mai capitato...avevo paura di star male -
Liam inarcò le sopracciglia e indicò fuori.
- Quindi, perdona il paragone, quello stormo di cornacchie, erano tutte tue zie?-
Sìle fece cenno di sì.
- Domani te le presento. Mia nonna è la minore di sei sorelle, Adelia, Brigid, Mairidh...- prese ad elencare contando sulle dita - Ita e Glenda...ma Adelia e Mairidh non ci sono più. Da quasi cinque anni. Le altre erano le due figlie di Glenda, poi c'erano le cugine di Dingle, Fionnula e Maureen, le loro tre figlie e poi le cinque nipoti. In famiglia attualmente non esistono streghe maschio- concluse osservando la faccia poco convinta di Liam - che c'è?-
-...siete un'intera famiglia di femmine irlandesi?-
- No. Abbiamo solo qualche nome irlandese. A parte Fionnula e Maureen che vivono in Irlanda praticamente come delle travelers, siamo tutte nate nell'isola di Man e poi ci siamo un pochino disperse qua e lá. Zia Brigid vive sull'isola, vicino Peel, anche se spesso va a casa di zia Glenda, su Arran. Zia Rose e zia Maggie, le sue figlie, vivono vicino Bath e le zie irlandesi, Catie, Lena e Síobhan, stanno una su Inis More, una a Sligo e una nel Connemara...-
- Ma esistono anche degli zii? Spero? - domandò Liam preoccupato del proprio destino, ma soprattutto perché aveva perso l'orientamento a forza di seguire tutta la dislocazione del parentame stregonesco di Sìle.
Lei sorrise e annuì.
- Esistono due zii ancora viventi. Zio Ronan, il marito di Lena, quella di Sligo, e zio Manfred che è il compagno di zia Maggie, ma parliamo di tutte persone oltre i sessanta, di cui una buona percentuale, come sai, sono donne molto indipendenti. Considerando inoltre che la longevitá degli uomini del Regno Unito è abbastanza relativa e decisamente scarsina rispetto a quella di una strega...ecco perché c'è penuria di zii...-
- Mi hai appena detto che morirò giovane o sbaglio?- domandò Liam dubbioso ma non veramente preoccupato.
- Se smettessi di fumare sarebbe meglio ma no, non ho percezioni particolarmente funeste in merito...- rispose Sìle accostandosi a lui per prendergli i polsi e sollevarli per scoprirgli la pancia su cui teneva incrociate le mani- qui da noi il problema più grosso sono gli alcolici ma...da quello che mi pare di ricordare...- scherzò scoprendolo anche dalla t-shirt che indossava e chinandosi verso il suo addome - mh...eh giá...questa è la splendida pancia di uno cui piace mangiare, non bere...- osservò dandogli un bacetto vicino all'ombelico e poi abbracciandolo.
Mentre gli dava un bacetto anche sulla guancia, lui si toccò lo stomaco.
- Mi hai appena detto che sono ingrassato o sbaglio?-
Sìle sbuffò e si rialzò a guardarlo.
- La tartaruga è un po' in letargo, ma è lì e si vede...e poi senti tu, quella che dovrá affrontare a breve momenti difficili sono io, non metterti a fare la primadonna proprio ora!- gli disse lei ridendo - e comunque no, sei sempre bellissimo e io adoro massaggiarti la pancia mentre guidi...-
Liam la guardò seriamente d'un tratto.
- A breve? Mancano poco meno di due mesi, che significa a breve? C'è qualcosa che non va?- chiese preoccupato.
Sìle scosse la testa e gli sorrise.
- No, è solo che noi, forse anche per via di questo rituale, tendiamo a nascere un pochino prima del tempo...- vedendo Liam poco convinto, che sospirava chiudendo gli occhi, gli portó una mano sulla fronte e gli passò le dita tra i capelli - non devi preoccuparti...è tutto sotto controllo...- dall'occhiata che lui le lanciò aprendo un solo occhio, capì che aveva dato un'informazione troppo vaga - della dottoressa Somers intendo...-
Lui annuì e poi sbuffò con leggero nervosismo, come se ci fosse qualcosa che gli rodeva dentro e non passava.
Sìle lo incoraggiò a parlare, promettendogli che non si sarebbe offesa.
- Non c'è niente di diverso da quello che sai, Sìle, ma non mi piace arrivare a scontrarmi con tua madre, e indirettamente con tua nonna, per qualcosa che tu sai essere evitabile. Perché cavolo non possiamo affrontare normalmente almeno questo? Sai...ospedale, corsi pre-parto che io rifiuterei preconcettualmente, Ced che compra quintali di tutine, Dorcas che sferruzza giorno e notte, è banale, d'accordo ma...perché no?- chiese, poi però si corresse - voglio dire...lo so che per voi è normale così, però davvero...hai visto con Lily cosa succede...-
Sìle annuì seriamente e lui riprese.
- Io lo so che non fate nulla di male, ma siete qualcosa che la gente comune raccoglie in un solo modo in genere: scopre che ci siete, vi studia, poi a seconda della convenienza del momento, vi ama o vi odia. Lo vedi che in questo mondo stramaledetto i fanatici saltano fuori come funghi, non serve aver visto due o tre guerre civili dal vivo, basta seguire un quarto d'ora di notizie...- e alludeva al Sudan e ad un paio di occasioni in Medio Oriente in cui era stato testimone di brutti episodi - guarda che non l'ho fatto a caso il paragone con la Manson Familly prima. Dovesse succedere qualcosa del genere, che accidenti potrei fare io da solo?-
- Lo so, lo so...mia madre conta molto nelle risorse che ci fornisce la nostra natura. Forse troppo a volte...-
Liam si rialzò a sedere e scosse la testa.
- Sìle, tua madre, perdonami, può fare quello che vuole. Io mi sono arrabbiato con te, non con lei. Io devo poter contare sul fatto che se hai deciso di stare con me, è perché sai che non ti chiedo di cambiare nulla di quello che sei, ma almeno chiederti di essere prudente posso? E guarda che la cosa valeva anche prima. Non è saltata fuori in questi sette mesi. A me preme che tu stia bene se qualche stronzo decide di iniziare una nuova caccia alle streghe, e per streghe intendo te e famiglia, non intendo i comunisti...-
Sìle annuì guardandolo negli occhi.
Era la prima volta che, in qualche modo, avvertiva in lui un tono che sottolineava con una certa evidenza la differenza di età e di esperienza tra loro due.
Si sentì una bambina, restò spaesata a pensare a tutto quello che lui le metteva sotto gli occhi, si rese conto che da parte di Liam c'era forse un pizzico di allarmismo di troppo, dettato dall'ansia per l'imminente paternitá da una parte, ma anche dalle brutture che a volte aveva dovuto vedere dall'altra, e che erano oggettive.
Da parte sua invece c'era, probabilmente, una forma di astrazione dalla realtá che viveva il mondo perché era troppo abituata a cogliere il pericolo prima che si palesasse e si fidava di questa cosa tanto da diventare un po'incosciente. Tanto c'era Liam che la difendeva, il suo Derwen che si sarebbe frapposto a zanne scoperte tra lei e qualunque minaccia e avrebbe vinto...perché per lei il pericolo era qualcosa di diverso dagli stravolgimenti che l'umanitá stava mettendo in atto.
Lui invece aveva più paura di quelli che di una betulla con artigli umanoidi che ti uccide se tocca il tuo cuore. Sapeva che dei due, l'Uomo era di gran lunga l'essere più spaventosamente crudele.
E aveva ragione, forse nemmeno lui voleva sapere quanto.
-...va bene basta, altrimenti inizi davvero a trattarmi come un vecchio brontolone. Guarda che faccia che hai...vieni qui, devo sbrigarmi a distrarti!- scherzò infilandole la testa contro il collo per farle solletico con la barba.
Lei scoppiò a ridere e lo abbracciò stretto.

   
 
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