Fumetti/Cartoni americani > Teen Titans
Ricorda la storia  |      
Autore: Altariah    15/11/2014    2 recensioni
Era la prima cosa che le riaffiorava dalla superficie della mente quando si liberava di ciò che la impegnava, la prima appena posava gli occhi sul verde, la prima, semplicemente, non appena guardava il fondo della sua vita contenuto in una tazza da tè.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La deve aver amata molto.

Raven riguardò nel fondo bianco della tazza, reso bruno dall’infuso. Se lo ripeteva in continuazione, appena la sua mente si liberava del resto.
Era la prima cosa che le riaffiorava dalla superficie della mente quando si liberava di ciò che la impegnava, la prima appena posava gli occhi sul verde, la prima, semplicemente, non appena guardava il fondo della sua vita contenuto in una tazza da tè.
Come ora.

La deve aver amata molto.
Era la frase che si era costruita, che probabilmente non racchiudeva la realtà. Non tutta; non nella sua interezza, per lo meno.
Quelle parole facevano male, ma meno di tante altre che si era già ripetuta e per non soffrire aveva scacciato.

L’ha amata molto. Qui c’era la certezza. Sì, l’aveva amata in un modo ingiusto, spropositato. Le aveva lasciato una parte del suo cuore che Terra non meritava.

L’ama molto. Una locuzione ancora più breve. Ancora più semplice, e ancora più vera. Nonostante lei ormai fosse roccia, lui continuava a percepirla, e i suoi sentimenti non sarebbero cambiati… e Raven di certo non avrebbe potuto, né voluto imporglielo.
L’empate scacciò i pensieri e si portò le ciocche di capelli dietro un orecchio.
Devo smetterla di abbandonarmi a questi ragionamenti senza un fine. Stupida.

Mentre aspettava che il tè si raffreddasse un po’, appena per poterlo bere, indossò la solita maschera d’indifferenza. Appoggiò un gomito sul tavolo, accarezzandosi una guancia.
Beast Boy tracciava qualche linea irregolare su un foglio già pieno di scarabocchi senza senso, di fronte a lei. Era attento, immerso nell’inutilità di qualsiasi cosa stesse disegnando. L’empate non mosse gli occhi per seguire le forme degli altri titani, no. Loro già li percepiva chiaramente, e non le importavano.
Percepiva chiaramente anche il mutaforma, ma la sola differenza era che Beast Boy fosse l’unico che lei non riuscisse a comprendere. Sentiva dentro di sé una curiosità che arrivava addirittura a farle male. La confusione mentale a cui era abituata restava e, oltre a quella, ora doveva fare i conti con una sensazione di vuoto, di spazio che andava riempito. E se avesse provato a localizzare quella sensazione che le scorreva dentro, avrebbe sicuramente indicato la gola. Sentiva che il suo dolore avesse iniziato a canalizzarsi e finire lì.
Si scoprì ansiosa di fare domande. Di chiedergli cose che non avrebbe domandato a nessuno, forse neppure a se stessa.
Gli avrebbe chiesto del posto in cui B.B fosse cresciuto, di quali fossero i suoi pensieri quando si affacciava alle vetrate di casa e osservava cielo e mare.
A quanto dolore stesse provando ora, nonostante non lo desse mai a vedere.
Quanto lei gli mancasse.
Gli avrebbe chiesto tutto, se non fosse stata così spaventata. Gli avrebbe chiesto ogni cosa, se lei non fosse nata Raven.
Il flusso di pensieri della ragazza venne reciso di netto. Beast Boy aveva finito di disegnare, aveva appoggiato la penna e alzato lo sguardo.
Lei si morse l’interno di una guancia, ricordando quanto fosse incredibilmente cambiato dalla prima volta che si erano ritrovati uno di fronte all’altra, sconosciuti, volti mai visti, lungi dall’essere familiari. Lui aveva addosso un’orribile maschera che si abbinava con il resto della tuta, il viso più morbido e i lineamenti meno squadrati. E ora, addirittura, vedeva la vita con occhi sempre più maturi, nonostante si ostinasse a non farlo trapelare.
Sette giorni prima l’aveva protetta da un mutante, come se lei fosse la sola cosa che lui riuscisse a ricordare anche quando il senno gli sfuggiva, sostituito da una rabbia primordiale. Perché?

Lui, quando si accorse che lei lo stesse guardando, sorrise.
 Perché ti sei accanito così strenuamente per salvarmi la vita, giusto una settimana fa?
Raven sorrise di rimando.
 
 
 
 
 
La ragazza venne condotta in una sala isolata. Guardò le pareti, il soffitto, il pavimento. Non poteva credere che i suoi amici avessero fatto così tanto per lei, non capiva come continuassero a lottare anche per una causa persa. Lei sapeva che ogni tentativo di evitare l’inevitabile non avrebbe portato a nulla, chiunque glielo aveva detto; i monaci, la madre, la sua gente…
Lei voleva solo che vivessero, non desiderava nient’altro tanto profondamente. Guardò Robin. Lui sorrideva, rassicurante, come se non capisse. O forse, solo per non farla soffrire. Per non farle pesare il fatto che fosse nata sbagliata e maledetta. Odiava la sua ostinazione, più prepotente di quella di chiunque altro. In Robin vedeva la persona migliore che avesse mai conosciuto. Era un esempio, l’esempio di coraggio e determinazione. E amicizia.
Raven scorse gli occhi sugli altri tre compagni, uno dopo l’altro.
Starfire era stata la sua gioia. Meravigliosa, bellissima. Era splendida come il suo nome, e feroce come il fuoco.
Quando osservò Cyborg sentì gli occhi inumidirsi. Grazie a lui lei aveva trovato la forza di restare. Grazie alle sue parole si era convinta a far davvero parte di un team strampalato, pieno di difetti. “Resta. Sei perfetta qui, con noi…”. E poteva risentire se parole di Cy come se gliele avesse dette il giorno prima. 
Beast boy… abbassò gli occhi su di lui, ed ebbe le sensazioni più confuse. L’idea che la vedesse come una strega, esattamente come l’aveva chiamata Terra tempo prima, proprio come quando le aveva assegnato un appellativo che la descriveva, le faceva troppo male. Lei non avrebbe voluto sentirglielo dire. Non avrebbe mai voluto che pensasse che lei fosse spaventosa, perché era un aggettivo che troppo le ricordava suo padre, e il lato di se stessa cupo, corrotto.
Ma nonostante questo, nonostante avrebbe voluto cacciare via dalla sua vita quel ragazzo verde, qualcosa in lei continuava a cercarlo. Essere additata come spaventosa da chiunque non le sarebbe importato, ma i fattori, quando Beast Boy era di mezzo, cambiavano del tutto e davano un risultato incomprensibile.
“Grazie”
Il mento di Raven si contrasse un instante, per trattenere le lacrime. I suoi amici le raccomandarono di stare tranquilla: l’avrebbero protetta loro. Avrebbero fatto di tutto per non permettere a Trigon di portarla via.
Quando furono tutti usciti dalla stanza, lei  rimase ad osservarli allontanarsi. Qualcosa, nella sua mente, aveva iniziato a vorticare, una profezia si ripeteva, in continuazione, nell’angolo più folle del suo cervello.

La gemma nacque dal fuoco del Male
La gemma sarà il Suo portale
Egli viene a reclamare ciò che gli spetta
E porrà la fine di –

 
Mentre lei si stava lentamente lasciando andare a quella macabra cantilena, Beast Boy rientrò nel suo campo visivo. L’osservò.
Lei riemerse dalle tenebre che l’avevano quasi inghiottita, le lacrime agli occhi, e guardò il ragazzo come se fosse il primo volto noto dopo anni di solitudine.
“Porta fortuna” Le disse, posandole in mano una moneta, con il suo solito sorriso sfacciato, quasi come se non si fosse accorto di come lei lo stesse guardando.  Terrorizzata, dagli occhi lucidi, il mento che tremava.
Nel lasso di tempo del respiro profondo di Raven che seguì, lei ricordò vividamente il loro abbraccio. Fu disperato, imbarazzante. Il suo petto premuto contro quello di lui, l’orecchia verde a punta che aveva cozzato contro la sua guancia, le sue braccia che gli aveva stretto dietro il collo.
Volle abbracciarlo, come mai prima di allora, come se questo l’avrebbe potuta salvare per sempre, per davvero.
Ma qualcosa non funzionò. Lei annuì in un ringraziamento silenzioso, e guardò la moneta sul suo palmo.
E lui, dopo un ultimo sorriso, uscì dalla stanza.
 
“Nemmeno tutta la fortuna del mondo ci potrà aiutare, a questo punto.”






 
 



Che dire... Ho finito di vedere la serie animata, intendo tutta quanta, dopo anni, grazie ai DVD, completa di quinta stagione... e il mio cuore è diventato piccolissimo. Sono ritornata bambina, in pratica. E la BBRae è la mia OTP d'infanzia. Ad anni di distanza dall'iscrizione da questo sito, pubblico finalmente qualcosa in questo fandom, che è il fandom per cui mi sono iscritta ma in cui non ho mai pubblicato, se non storiacce tremende e infantili che ora sono cancellate da secoli. 
Il titolo, beh, è ispirato dalla meravigliosa poesia di Dylan Thomas scoperta guardando Interstellar. 
E questa fic, se esiste, è stata causata anche (e soprattutto) da questo video magnifico trovato su youtube, ormai sarà una settimana che lo guardo ogni giorno e ne sono davvero ossessionata.
Six degrees of separation (se siete fan della bbrae guardatelo, è veramente jasdjasdblsaka)

Grazie di aver letto <3


 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Teen Titans / Vai alla pagina dell'autore: Altariah