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Autore: lapoetastra    15/11/2014    0 recensioni
Caramon è morto.
Raistlin ripensa a tutte le volte che lo ha trattato male.
Se ne pente.
E cerca un modo per redimersi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Caramon Majere, Raistlin Majere
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lo so che ho sbagliato tante volte con te, fratello mio.
Ti ho continuamente trattato male, come se non valessi nulla.
Perchè, in fondo, ad essere sincero, ho sempre creduto che fosse così.
Mi sentivo superiore a te.
Più intelligente, più furbo, più...astuto.
Già, astuto.
L'appellativo con cui mi chiamavano i miei compagni di scuola.
Ma non era un complimento, ovviamente.
Non che io abbia mai fatto qualcosa per dare loro la possibilità di apprezzarmi.
Ero ostile, altezzoso, scontroso.
Superbo.
E questo non me lo hanno mai perdonato.
Si vendicavano di me, del mio comportamento, in ogni momento.
Non tu, fratello mio.
No, tu mi sei stato sempre accanto.
Non importava se ti insultavo, ti maltrattavo, ti gabbavo.
Non te la prendevi mai.
Scuotevi la testa, un po' triste.
Ma non perchè le cose orribili che ti dicevo ti ferivano.
Ma perchè io ero arrabbiato e nervoso, in quei momenti, e ti dispiaceva che fossi tu la causa del mio malumore.
Ti scusavi, mi pregavi di perdonarti.
Anche se dovevo essere io a farlo.
Ma ciò non è mai accaduto.
Rimanevo in silenzio, godendo la tua sottomissione e completa devozione nei miei confronti.
Tu inoltre cercavi sempre di interessarti a ciò che facevo.
E io ti cacciavo sgarbatamente.
Ritenevo che fossi troppo stupido per capire l'importanza di quello che stavo studiando.
Ho sempre creduto che tu fossi un inetto, e nulla più.
Mi sbagliavo.
Io magari sapevo più cose, avevo più voglia di apprendere, possedevo maggiori doti oratorie.
E tu no.
Ma avevi un'altra qualità fondamentale, che ti rendeva la persona buona che tutti adoravano: l'amore incondizionato.
Sì, fratello, è così.
Eri in grado di amare chiunque.
Sostenevi con fermezza che anche quelli che ti prendevano in giro per la tua genuina semplicità in realtà non erano cattivi e quindi non aveva senso prendersela.
Perciò ti univi alle loro risate.
Per questo hai sempre perdonato tutto il male che ti ho fatto da quando siamo nati.
Ma io, adesso, non posso più sopportarlo.
Ti chiedo scusa, Caramon.
Dal più profondo del cuore.
Mi dispiace, davvero.
Non sono mai stato un bravo fratello, al contrario di te.
Come posso farmi perdonare, ora?
Sono qui, davanti alla tua tomba.
E' spoglia, vuota.
La tua famiglia ha sempre avuto problemi economici, e io non vi ho mai aiutato, anche se avrei potuto.
Perchè sono un mago, dopotutto, e vengo ben retribuito.
Ma vi ho lasciato vivere nella povertà più assoluta.
Ed anche ora, fratello mio, la tua dimora per l'eternità è segnalata da niente più che una misera pietra, grigia e consumata.
C'è solo un fiore, appassito, su di essa.
L'ultimo regalo di Tika, sicuramente.
E delle bambine.
Probabilmente non sono riuscite a donarti di più.
E io ho deciso.
Non posso starmene con le mani in mano.
Forse ho trovato un modo per fare qualcosa per te, fratello mio.
Forse più di quanto abbia mai fatto quando eri in vita.


Tika Winklage, vedova di Caramon Majere, aveva sempre vissuto in povertà, con le due figlie e il marito.
Ed ora che quest'ultimo era morto, le condizioni erano peggiorate.
Tika non riusciva a trovare lavoro.
E le bambine erano ancora troppo piccole per essere assunte come cameriere nella taverna della città.
Perciò spesso non avevano i soldi per comprarsi un pezzo di pane.
Nessuna delle tre riusciva a ricordarsi il sapore di un buon piatto di carne calda.
Anche la casa in cui abitavano era a pezzi.
Entrava l'acqua, quando pioveva.
E faceva freddo, tantissimo.
Ma non potevano fare nulla per cambiare la situazione.
Un giorno Tika ritornò alla sua misera dimora dopo aver accompagnato le bambine da delle amiche.
Spalancò la porta d'ingresso, che quasi cadeva a pezzi.
Entrò nella piccola stanza che costituiva la sala da pranzo.
E rimase a bocca aperta.
Sul tavolo, in posizione nascosta rispetto alle finestre sfondate, c'era un cestino.
Di vimini, raffinato ed elegante.
Era coperto da un panno di seta rossa.
Tika gli si avvicinò e, con mani tremanti, lo aprì.
Ciò che c'era all'interno le fece girare la testa dall'emozione e dall'incredulità.
Monete d'oro e d'argento.
Tante.
Tantissime.
Il cesto ne era pieno completamente.
La donna sentì le gambe farsi molli.
Pensò ad uno scherzo, a qualcuno ricco che voleva farsi beffe di loro, e che sarebbe arrivato da un momento all'altro a riprendersi quella opulenta ricchezza.
Solo allora notò un bigliettino, nascosto con cura tra le pieghe del panno rosso.
Lo prese, e lo lesse con le lacrime agli occhi.
"Non vi dovrete più preoccupare, d'ora in poi. Penserò io a mantenervi. Dovevo farmi perdonare per tutto il male che ho fatto a Caramon, e spero di esserci riuscito, almeno un po'. Un amico"
Tika non credeva a quelle parole.
Non aveva idea di chi fosse quel misterioso "amico".
Forse qualcuno che Caramon aveva conosciuto in gioventù e che gli aveva fatto qualche torto?
Strano, non gliene aveva mai parlato.
Ma a Tika non importava, ora.
Riusciva solo a pensare a come sarebbe cambiata la vita sua e delle bambine da quel momento.
Avrebbero potuto mangiare come veri signori, ed avere una casa degna di questo nome.
Sorrise, felice come non lo era stata da anni.
Nascose in fretta il cestino con il denaro in un ansa nel muro coperto da tenda ed uscì.
Si recò al cimitero, a fare visita al marito.
Voleva condividere con lui la sua gioia.
E, quando vi arrivò, ebbe una seconda sorpresa.
Era da sempre abituata a cercare la tomba di Caramon tra le altre, in quanto erano tutte uguali, spoglie e vuote.
Ma, adesso, la sua era inconfondibile.
Le si avvicinò, con passo tremante.
Non era più una semplice pietra invecchiata, e su di essa non vi era più quel misero fiore appassito che lei e le bambine avevano deposto, qualche giorno prima.
Ora era coperta interamente di gigli, che la facevano risaltare nel grigiore del cimitero.
Era bellissima.
Tika si commosse.
Il giglio era il fiore preferito di Caramon, anche se pochi lo sapevano.
Solo lei, le bambine e Raistlin, il freddo e crudele gemello di suo marito, che non si era più fatto vedere da anni.
La donna guardò ancora quello spettacolo.
Non riusciva a crederci.
Il denaro, quei fiori... sembrava tutto frutto di una potente magia.
E nella loro famiglia c'era solo un mago.
Che sapeva della passione di Caramon per il gigli.
Che aveva qualcosa da farsi perdonare.
Che indossava le Vesti Rosse, simbolo del suo rango.
Rosse, come il panno che copriva il cesto con le monete.
Tika sorrise, incredula.
Aveva capito tutto.
Il puzzle era completo, ora.
< Grazie, Raistlin, grazie di cuore. >
Detto questo, si avviò felice verso casa.
E verso la sua nuova, ricca, vita.


 
   
 
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