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Autore: Kapitan Kefiah    16/11/2014    0 recensioni
Via Lattea, Anno 2174.
sono passati vent'anni dagli eventi di Pandora, e quasi duecento dai fatti del Distretto 9.
La Galassia Conosciuta è un cosmo complesso, in cui diverse specie tentano di preservarsi e di convivere più o meno pacificamente nonostante gli interessi contrastanti, è un' era di Crisi, di pericoli e di punti cruciali, ma anche di opportunità.
Pericoli e Opportunità si intrecciano su questa luna nel Sistena Alpha Centauri, che si trova in un punto di svolta come mai prima nella sua storia.
Una storia che si dipanerà attraverso gli occhi e le azioni di coloro che vivono in questa era.
Benvenuti nell'era WEIJI.
Genere: Generale, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 3: Una Nuova Vita
(POV: Leon)
“Dice di uscire dall’acqua!”
“Ah Subit…”
Leon sprofondò.
Si ritrovò sul fondo, l’acqua gli invadeva la maschera filtrante e gli bruciava gli occhi, e una scarica di dolore gli pulsava attraverso la coda fino al cervello, come un centinaio di coltelli gelati piantati nella carne, che si ritraevano e si ripiantavano.
Paralizzato per il dolore e la sorpresa, urlò con tutto il fiato che aveva, ma uscì solo un gorgoglio di bolle attraverso la sua maschera.
Qualcosa lo aveva morso e lo stava trascinando giù.
Si contorse, la maschera filtrante quasi si staccò, e si spinse verso l’imbracatura della salamandra, ma un’altra fitta gli esplose nel braccio destro inferiore, lui scosse il braccio tentando di liberarsi ma fu inutile, allora colpì con il gomito del braccio destro superiore, impattò qualcosa di duro e scaglioso.
I polmoni iniziarono a bruciargli, gli sembrò di vedere qualcosa di lucido schizzare rapido in mezzo alle nubi di fango alzatesi dal fondale.
Tirò un calcio in quella direzione, toccò qualcosa e lo afferrò con il piede prensile, ma quel qualcosa reagì azzannandogli lo stinco, lui lasciò andare e calciò di nuovo.
Si accorse che la sua gamba reagiva lentamente, il dolore stava lentamente diminuendo, e non sentiva più la coda.
Veleno!
Colpì di nuovo col gomito la cosa che gli aveva azzannato il braccio, quel qualcosa allentò la presa.
Lui si contorse e si liberò, si spinse verso l’alto e afferrò l’imbracatura con tutte e quattro le braccia e si tirò su.
Si strappò la maschera dalla faccia e inspirò, cercò di rimettersela mentre con le altre due braccia si trascinava su, si voltò e vide l’acqua schiumante e la nube di icore luminescente che si diffondeva.
Il suo sangue.
Alla sua coda ormai flaccida stava aggrappata con denti e artigli una bestia serpentina, grande circa come un lupo vipera, coperta di viscida e scagliosa pelle verde marcio chiazzato sul dorso e bianca sul ventre, dalla testa rettiloide tozza con mandibole possenti, quelle esterne irte di grossi denti dritti come quelli di un coccodrillo, serrati sulla sua coda, e quelle esterne armate di diverse file di piccoli denti ricurvi e seghettati come quelli di un piranha, creste chitinose adornavano la testa e il dorso, dai lati spuntavano tozze zampe palmate e artigliate con cui si aggrappava, e quattro pinne carnose con disegni variopinti sulla parte inferiore, il suo corpo era come quello di un’anguilla ma più massiccio, e la lunga coda piatta sferzava. L’animale continuava a strattonare e poteva vederne altri più piccoli che nuotavano intorno, in attesa che risprofondasse.
Si tirò su con tutte le forze, ma le gambe non gli rispondevano più e il braccio destro inferiore reagiva a malapena.
Poi quattro braccia e quattro tentacoli lo afferrarono, lui reagì tirandosi su con le sue ultime forze e si ritrovò sulla piattaforma.
Vide Leila bloccare la testa dell’animale con un remo mentre lo h’yaech che avevano salvato afferrava le fauci e le forzava fino a fargli mollare la presa, l’animale soffiò e sferzò Leila con la coda, Leila fu presa in faccia e lasciò andare la presa, lo h’yaech balzò indietro mentre l’animale cercava di azzannarlo, poi l’animale si ritrasse indietro, soffiando e mostrando l’interno della bocca viola brillante.
Lo h’yaech prese il remo e colpì l’animale, questi soffiò di nuovo e cercò di azzannare il remo, ma mentre si alzava lo h’yaech piazzò il remo sotto di esso e fece leva fino a farlo cadere fuori bordo.
Riemerse poco dopo, ma lo h’yaech lo colpì in piena testa con il remo, balzò di nuovo fuori azzannando il remo.
Poi uno degli operatori, un drone poleepkwa, intervenì con un bastone metallico con uno strano marchingegno sulla punta, e colpì il fianco dell’animale.
A giudicare dall’irrigidimento e dagli spasmi doveva averlo colpito con un taser, l’animale mollò la presa e cadde, per poi sparire nell’acqua. 
L’operatore ripose il bastone taser, mentre la salamandra riprendeva la marcia.
Leon crollò del tutto a terra, ansimante per lo sforzo, non sentiva più le gambe né la coda, il braccio sinistro lo sentiva ma non si muoveva, e tutti i muscoli del corpo che poteva ancora sentire gli bruciavano per la fatica.
Con la coda dell’occhio vide Leila aprire il suo trolley e prendere il kit di pronto soccorso, poi tornare da lui.
“Capisci qualche lingua umana?” la sentì dire.
“Aff…Aff..” urlò lo h’yaech “Afrikanaas!”
Leon cercò di alzarsi, le tre braccia gli facevano male ma più o meno rispondevano ancora.
Vide le ferite dei morsi sul suo braccio e sulla sua coda, una serie di tagli profondi ancora stillanti sangue, piccoli brandelli di pelle si staccavano e si vedevano i fasci di carne viva.
“Grandioso!” rispose Leila “tienilo fermo!”
Lo h’yaech lo afferrò con braccia e tentacoli e lo placcò, Leon non riuscì a capire.
Poi urlò sentendo il dolore esplodergli dalle ferite, prima dalla coda, poi dal braccio e poi dal piede.
Mercurocromo concentrato, doloroso quanto l’alcool per i na’vi.
“Sta fermo!” gli gridò Leila “ora chiamiamo un ospedale!”
“Questo non farà bene alla nostra tabella di marcia…” ansimò Leon mentre la sua vista si annebbiava.
Poi crollò a terra e perse i sensi…
   
 
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