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Autore: Camilla L    17/11/2014    1 recensioni
Dal testo: Sono quasi due mesi ormai che faccio parte della confraternita e sono quasi due mesi che perlustriamo villa per villa in cerca di Naevia, la donna di Crixus.
Questi ultimi tempi sono stati strani per me, ormai la mia unica speranza era quella che il mio padrone mi possedesse senza farmi troppo male, non mi era concesso sperare in qualcosa di più. Ma e poi mai mi sarei immaginato libero e senza lacci e catene.
All'inizio è stata dura ambientarmi, io sono praticamente nato schiavo, non ricordo nulla o quasi della mia vita precedente se non che vengo da un paese lontano in cui faceva molto caldo e che avevo un fratello di poco più grande di me, di cui non so praticamente nulla.
[NAGRON] [POV NASIR]
Genere: Sentimentale, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agron, Nasir, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I was like him
 
Sono quasi due mesi ormai che faccio parte della confraternita e sono quasi due mesi che perlustriamo villa per villa in cerca di Naevia, la donna di Crixus.
Questi ultimi tempi sono stati strani per me, ormai la mia unica speranza era quella che il mio padrone mi possedesse senza farmi troppo male, non mi era concesso sperare in qualcosa di più. Ma e poi mai mi sarei immaginato libero e senza lacci e catene.
All'inizio è stata dura ambientarmi, io sono praticamente nato schiavo, non ricordo nulla o quasi della mia vita precedente se non che vengo da un paese lontano in cui faceva molto caldo e che avevo un fratello di poco più grande di me, di cui non so praticamente nulla.
Ogni volta che attacchiamo una villa di un ricco sfruttatore, nuovi schiavi ormai liberi si uniscono a noi, ma di Naevia nemmeno l'ombra. Qualcuno ricorda di averla vista, come è successo a me, ma niente di più. Pare passi di mano in mano come un pacco per soddisfare le voglie di luridi uomini della zona, se tali si possono considerare, e che poi venga riconsegnata ad uno schiavista che la carica su di una carro fino al prossimo cliente.
Io oggi non sono potuto andare con loro: nell'ultimo attacco, vista la mia ancora poca esperienza con la spada, mi sono fatto prendere alla sprovvista da uno sporco romano e la lama della sua spada mi ha trafitto all'altezza del fianco sinistro. Per fortuna, la tempestività della mia nuova famiglia, ma soprattutto di Agron, che non si allontana mai da me più di qualche metro nemmeno in battaglia, mi ha salvato la vita. Sono stato subito soccorso e medicato e questo ha fatto di si che solo dopo qualche giorno io sia qui in piedi, anche se molto debole e barcollante, ad aspettare il loro rientro.
Mi fa stare in pensiero stare qui ad aspettare e basta, senza avere nemmeno la forza di rendermi utile in alcun modo. Mi è già capitato di stare giorni immobilizzato incapace di muovere anche un solo muscolo, quale schiavo non ha mai provato una cosa del genere? Le torture e le umiliazioni erano all'ordine del giorno per noi, perfino per uno schiavo privilegiato come lo sono stato io. Ora è diverso, le mie sono ferite da uomo libero, ferite ottenute lottando per un mondo migliore, il dolore è differente. Queste sono ferite unicamente fisiche, le frustate ed i calci ottenuti perchè il mio padrone aveva bevuto troppo vino o perchè non aveva provato abbastanza piacere nell'abusare di me laceravano il mio corpo, ma soprattutto la mia anima, ogni giorno più fragile, anche se ai tempi nemmeno me ne rendevo conto, non avevo il tempo di farlo.
Quelle lacerazioni sono ancora insite in me, solo il tempo le ricucirà, è difficile cancellare anni ed anni di quella vita, ma so che ce la farò, pochi mesi da uomo libero mi hanno già reso diverso, hanno riacceso la speranza e questo, per uno come me, che ha passato la maggior parte della sua vita legato e sottomesso, non è affatto poco.
Sono stanco di fissare i muri grigi della stanza del vecchio tempio che da qualche tempo è diventata la nostra dimora, in cui ho passato questi giorni di convalescenza. Trascinando i piedi vado fino ai gradini davanti al tempio, un po' d'aria fresca forse mi aiuterà a non impazzire durante questa attesa che sembra infinita.
Sono ancora lì, ad occhi chiusi, quando sento in lontananza gli altri tornare. A fatica mi rialzo e cerco immediatamente gli occhi di Agron a mano a mano che la compagnia fa il suo ingresso tra le mura che circondano il tempio.
Lo vedo, grazie agli Dei sembra stare bene. Gli sorrido e lui fa altrettanto, mentre mi raggiunge.
-Ehi! Che ci fai in piedi?-mi chiede subito dopo aver sfiorato le mie labbra con le sue.
-Ti stavo aspettando?-
-Potevi farlo anche stando comodamente sdraiato.-
-Mi sembrava di soffocare là dentro.-
-Ok, ma cerca di non stancarti troppo. Mi sei mancato oggi.-
-Davvero?-
-Certo! Non mi piace saperti in pericolo, ma non riesco più a stare troppo lontano da te.-
Ci abbracciamo, anche se non troppo stretti per via della mia ferita ancora in via di guarigione ed i resti della recente battaglia ancora sul suo corpo. Mi piace il calore delle sue braccia, è il luogo più sicuro dove sia mai stato in vita mia.
Siamo ancora in quella posizione, uno a cogliere beneficio dalle braccia dell'altro, quando con la coda dell'occhio noto Crixus trascinare dentro al tempio un ragazzo poco più giovane di me con la forza.
-Ma che fa Crixus a quel ragazzo?-chiedo ad Agron.
-E' lo schiavo carnale di quel bastardo che abbiamo attaccato oggi.-
-E per questo c'è bisogno di trattarlo in quel modo?-
-Gli altri ci hanno detto di aver visto Naevia e che lui ne sa molto di più, ma non vuole collaborare.-
-E pensate che strattonandolo qua e là parlerà? Sarà abituato a ben altre torture.-
-Noi non torturiamo innocenti, tanto meno per farli parlare.-
-Lo so, ma così non otterrete niente.-
-E come lo sai, genio?-
-Gli schiavi carnali hanno un rapporto diverso col padrone rispetto ad altri, sanno cose che forse nemmeno le loro consorti sanno e non le dicono di certo ai primi che lo strattonano un po'.-
-Non credo che Naevia sia un segreto così importante per il suo padrone, senza contare che ormai è pure morto.-
-Questo non conta, io stesso ho ancora dei segreti.-
-E perchè li avresti, scusa? Quel lurido verme che ti teneva in catene è morto ormai da mesi.-
-Lo so, ma è una questione più che altro di abitudine. Forse quel ragazzo, come me, è cresciuto nella stanza del suo padrone, vedendo molte più cose che i suoi innocenti occhi avrebbero mai voluto vedere. Non tradirà la fiducia del suo padrone solo perchè ora non c'è più, è molto probabile che, nonostante tutto, ne abbia ancora paura.-
-Tu ne hai ancora paura?-
-Da quando ci sei tu nella mia vita no, ma i primi tempi lo sognavo spesso mentre mi minacciava con una lama alla gola di non rilevare mai quello che era successo poco prima, si trattasse della sua mancata erezione o degli ingiusti maltrattamenti che aveva appena inflitto allo schiavo carnale giunto in prestito dalla villa più vicina.-
-Te la sentiresti di fare una cosa per me? O, meglio, per quel ragazzo?-
-Cosa?-
-Ti andrebbe di interrogarlo?-
-Mica abbiamo una lingua speciale noi schiavi carnali, sai?-
-Si, ma facendogli capire che anche tu hai passato quel che ha passato lui, magari si lascerà andare con te.-
-Se Spartacus e Crixus sono d'accordo ci potrei provare.-
-Vieni!-Mi prende per mano e lentamente andiamo in una delle stanze del tempio in cui lui, Spartacus e gli altri si riuniscono per parlare di strategie e piani d'attacco.
-Spartacus, forse ho trovato il modo di far parlare questo piccolo impertinente.-riferisce Agron appena entriamo.
I miei occhi cadono immediatamente sul ragazzo: miei Dei, quanto mi ricorda me solo qualche mese fa.
-Ogni cosa è ben accetta: non siamo nemmeno riusciti a farci dire il suo nome.-afferma lui.
-Quello è facile da capire.-affermo io.
-E come? Sai leggere nel pensiero, piccolo Siriano? O voi schiavi carnali avete un codice segreto fatto di silenzi?-mi chiede Crixus, trattenendo ancora il ragazzo che non fa altro che dimenarsi.
-Posso?-chiedo timidamente a Spartacus.
-Certo! In fondo non mi sembri ancora troppo diverso da lui.-mi risponde, riferendosi ai miei modi ancora eccessivamente riverenziali e remissivi.
Abbasso la testa in segno di ringraziamento e, col mio passo incerto e traballante, mi dirigo verso il ragazzo.
-Stai calmo, qui nessuno vuole farti del male.-gli dico gentilmente appena gli sono di fronte.
-Crixus fallo girare e abbassa leggermente la sua veste sulla natica destra.-aggiungo poi.
-Cosa?-mi chiede lui, stranito.
-Vuoi il mio aiuto o no?-
Il Gallo, anche se poco convinto, fa come gli chiedo e senza troppa fatica, vista la sua stazza e la poca forza del ragazzo, in pochi secondi ottengo almeno una delle informazioni che ci servono.
-Allora, Tito, non hai mai visto la ragazza di cui immagino ti stiano parlando da ore?-
-E guardando una natica hai scoperto il suo nome?-mi chiede Crixus.
-Gli schiavi carnali, oltre al marchio, hanno marchiato a fuoco il proprio nome in un codice che solo i padroni conoscono. I maschi sulla natica destra e le femmine nel basso ventre, in modo che il padrone sia in grado di ricordare facilmente il tuo nome in preda al piacere.-
-E tu come hai fatto ad imparare a leggere il codice?-mi chiede Agron, quasi preoccupato di conoscere la risposta.
-Una volta capito il significato del mio marchio è stato facile imparare a leggerlo: ogni settimana incontravo altri schiavi come me e una volta saputo il loro nome lo associavo ai simboli.-
-Come mai hai incontrato così tanti schiavi? Di solito non è permesso loro uscire spesso e soprattutto incontrare gente.-mi chiede sempre il mio compagno.
-Ci obbligavano a possederci tra di noi mentre loro ci guardavano divertiti.-rispondo, abbassando lo sguardo per la troppa vergogna.
-Una volta l'hai fatto anche con mia sorella, io ero ancora alle prime armi, se così si può dire, e fui costretto a guardare mentre voi mettevate in scena il vostro spettacolo. Fu terribile, ma niente in confronto a quando fui obbligato a farlo io.-dice finalmente il giovane Tito.
-Mi spiace, ma non mi ricordo di te, sai...-
-Capisco, anch'io cerco di dimenticare più in fretta possibile ogni volta che vengo posseduto contro il mio volere, ma di te mi ricordo. Sei stato gentile con me e non è un comportamento che ho riscontrato spesso nella mia vita.-
-Crixus credo che ora tu possa mollare la presa.-dico.
-Meglio essere prudenti.-controbatte.
-Crixus!-lo riprende Spartacus.
-Va bene, Tito, ora ci vuoi dire cosa sai di Naevia?-gli chiedo, mentre si massaggia il braccio dove fino a qualche minuto fa stringeva la mano del possente Gallo.
-Io... io...-risponde titubante.
-Tu?-urla l'impaziente Crixus.
-Io... giuro... io... io... non volevo... lei era lì... non ricordo bene... io... -balbetta.
-TU NON VOLEVI COSA, RAGAZZINO?-urla di nuovo, ma stavolta stringendogli le mani al collo, prontamente fermato da Spartacus.
-Te lo dico io come è andata.-intervengo.
-Perchè eri lì?-La pazienza di Crixus è veramente al limite, ma lo capisco: anch'io reagirei come lui se fossi al suo posto.
-No, ma so come funzionano queste cose: si ripetono sempre uguali, sempre con lo stesso schema.-
-E allora parla, Siriano, se sei così sicuro.-
-Quella sera probabilmente c'erano dei festeggiamenti o il padrone era particolarmente voglioso o su di giri. Mi sbaglio, Tito?-
-No!-risponde solo, deglutendo rumorosamente.
-Tito entrò nelle stanze del padrone e si trovò davanti Naevia pronta per essere... credo che tu sappia cosa sia successo poi.-
-Tu, lurido verme, non dirmi che hai osato abusare di lei. Non dirmi che le tue sporche e fetide mani l'hanno toccata. Brutto...-urla, prima di iniziare a prenderlo a pugni.
-Crixus, non aveva scelta, lo capisci?-urlo pure io, mentre gli altri due uomini presenti lo tengono fermo.
-Lui... lui non doveva osare!-
-E invece doveva!-
-Lui... lui... ha... la mia Naevia...-
-Lo so, Crixus, lo so e mi dispiace dirtelo, ma probabilmente non è stato nemmeno l'unico.-
-Lei è mia... mia...- dice, smorzando forzatamente i singhiozzi, ancora stretto dalle possenti braccia di Agron.
-Tito, che altro sai?-chiede poi Spartacus, con molta più calma.
-Ho sentito dire che l'avrebbero rimessa sul carro e portata alla prossima villa. Non ho capito bene, ma pare che lo schiavista la usi come regalo ai suoi compratori. Se loro comprano abbastanza schiavi hanno diritto ad una serata o più con lei.-
-Avevo già sentito di questa cosa: di solito lo fanno con gli schiavi più belli, quelli che farebbero gola a chiunque.-spiego.
-Mi dispiace per lei, ma non avevo scelta.-spiega il giovane in direzione del gallo.
-Mi fai schifo! Sparisci dalla mia vista, viscido ragazzino! Non sei molto diverso dal tuo padrone.-
-Crixus, ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?-chiedo. Ora sono io quello ad urlare.
-Lui l'ha...-
-Si, l'ho sentito forte e chiaro, ma credi che per lui sia stato bello? Credi che essere costretti ad aprire le gambe, farsi abusare, abusare di altri e fingere piacere quando vorresti solo vomitare, piangere, urlare ed anche ucciderti a volte sia molto diverso che essere costretti a combattere in un'arena? Scommetto che tu non abbia mai detto no a chi ti costringeva a farlo e così valeva per noi. Avevamo privilegi si, ma la nostra vita faceva schifo come quella di tutti gli altri schiavi.-
-Quando hai tentato di uccidere Spartacus non la pensavi così, però.-
-No, ma perchè non conoscevo altra vita che quella. Tutto sommato era più semplice fare quello che facevo io che quello che facevano il resto degli schiavi e avevo paura di perdere quei pochi privilegi che mi ero conquistato con anni di abusi, dolore, pianti e tentativi di togliermi la vita. Credi che sia facile cacciare indietro le lacrime mentre ti obbligano ad urlare un nome che disprezzi con tutto te stesso? Non lo è, te l'assicuro.-detto questo volto le spalle e me ne vado cercando di trattenere il mio pianto ancora una volta.
-Nasir!-Agron mi rincorre, ma io non mi fermo: non voglio vederlo ora, non mi va di essere guardato o peggio giudicato da lui.
-Nasir! Fermati!-
Cammino imperterrito come se nemmeno esistesse.
-Nasir! Per gli Dei! Ti vuoi fermare?-chiede, raggiungendomi, come previsto vista la mia andatura poco stabile, ed afferrandomi per un braccio.
-Dove volevi scappare?-mi chiede dolcemente.
-Io non volevo dire quelle cose, ma...-
-Dovevi invece! La vita di ogni schiavo è diversa dalle altre ed è vero che tutti noi abbiamo sempre pensato che quella dei carnali fosse più semplice della nostra. Non c'è niente di male in quello che hai appena fatto: sei libero ora e hai tutto il diritto di difendere te e quel Tito.-
-Ho fatto cose, Agron che...-
-Tutti noi siamo stati costretti a fare cose che non avremmo voluto. Quello che tutti noi facevamo era sopravvivere, non vivere e non c'è da giudicare se più di una volta abbiamo scelto la sofferenza altrui piuttosto che la nostra.-
-Io capisco la pena di Crixus, davvero, ma mi rispecchio in Tito molto di più. Non ho capito quanto la mia vita facesse orrore fino a quando siete arrivati voi, ormai fare quelle cose era diventato quasi meccanico per me: chiudevo gli occhi e facevo quel che mi veniva chiesto meglio che potevo. Il più delle volte era semplice, quando si trattava solo di soddisfare le voglie di un padrone nemmeno più nel fiore dell'età, ma quelle sere in cui invitava dei luridi porci come lui che ci obbligavano a fare cose al limite dell'impossibile e della decenza umana non era così facile. Lo facevo e davo sempre il meglio di me, ma solo perchè sapevo che la punizione sarebbe stata anche peggiore.-
Scoppio finalmente in lacrime, mentre cerco di soffocare il mio dolore sul petto di Agron.-
-Ehi, guarda che non mi devi spiegare tutte queste cose. So com'è la vita da schiavo e so come sei tu.-
-Non ti fa orrore coricarti con qualcuno capace di far certe cose?-
-Tu non ne sei capace: ti hanno obbligato a farlo, è molto, ma molto diverso e quando ti sentirai pronto mi coricherò con te tutte le notti se lo vorrai.-
-Ma, io...-
-Ma ora va a stenderti che la ferita sta sanguinando, sei stato anche fin troppo in piedi per oggi.-
-Come fai?-
-A fare che?-
-Ad essere così perfetto.-
-Non lo sono affatto e comunque non meno di te.-
Sorridendo mi accompagna fino a quello che negli ultimi giorni è stato il mio letto di dolore. Amorevolmente mi pulisce la ferita e mi cambia le bende.
Per la prima volta nella mia vita mi sento amato e circondato di persone di cui mi posso fidare. Non solo Agron, ma tutti quanti qui si preoccupano per me, sono tutte sensazioni nuove, tutte da sperimentare, ma che sostituiscono più che volentieri con la paura perenne e la sottomissione che ho provato fino a pochissimo tempo fa.
Guardando Tito ho rivisto me stesso, quel me stesso tanto spaventato da non essere capace nemmeno di rivelare i segreti di una persona ormai defunta.
Guardando Tito ho rivisto Tiberio, quel gracile e sottomesso ragazzo che ha lasciato questo mondo insieme a colui che l'ha creato e l'ha reso schiavo fin dalla tenera età.
Guardando Tito ho rivisto un mondo che il nuovo me vuole a tutti costi ridurre il polvere per sempre.
   
 
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