Such a
beautiful lie.
Morgana stava parlando con Ruadan quando le porte
della sala principale del suo gelido palazzo si aprirono; superò il suo alleato
e andò incontro ai tre sassoni, lo sguardo puntato sul cavaliere che stavano
strattonando. Sir Gwaine fu gettato a terra senza troppe cerimonie, cosa che
fece piegare le labbra della strega in un ghigno: il sadico piacere che provava
nel vedere quell’uomo soffrire era indescrivibile, forse per la sua irritante
arroganza o per la sua incrollabile strafottenza. Persino in una situazione del
genere, solo e disarmato nella tana del leone, il guerriero levò il suo sguardo
derisorio verso la potente sacerdotessa e la schernì.
«Lady Morgana! Dovremmo smetterla
di incontrarci in questo modo...» disse con ostentata noncuranza, beccandosi un
calcio in pieno volto da una delle guardie; mentre si rotolava al suolo
dolorante, lei gli si avvicinò e lo osservò sprezzante, per poi fare un cenno
ai presenti per intimargli di lasciarla da sola col prigioniero. I tre soldati
fecero un rapido inchino e si dileguarono all’istante, a differenza del druido
che le si avvicinò per tentare di dissuaderla.
«Morgana, forse sarebbe il caso
che io rimanga qui con te...» iniziò il suo complice, ma la donna lo zittì con
un movimento secco della mano e gli rivolse un’occhiata sufficientemente
eloquente per convincerlo a defilarsi, seppur con palese riluttanza. Rimasti
soli, s’inginocchiò accanto al nemico e, afferrandolo per i capelli, alzò
l’ispido volto per poterlo studiare meglio; nonostante le sue origini, non vi
era nulla di delicato o di nobile nei suoi lineamenti, resi ancor più selvaggi
dalla barba incolta e dalla lunga chioma castana. Gli enigmatici occhi nocciola
la scrutavano come se volessero sondare la sua anima, mentre si bagnò le labbra
secche a causa del freddo pungente del luogo: un ricordo attraversò rapido la
sua mente, mostrandole il cavaliere combattere a petto e mani nude contro orde
di mercenari al suo servizio.
«Se mi avete fatto venire fin qui
per guardarmi in faccia, potevate risparmiarvi il disturbo di rapire i miei
amici» la punzecchiò il cavaliere, riscuotendola bruscamente dal flusso dei
suoi pensieri. La sua bocca sembrava appetitosa mentre pronunciava quelle
parole, spiazzando la sacerdotessa al punto da farle perdere momentaneamente il
controllo: in una frazione di secondo, la parte indomita del suo spirito la
spinse ad attirare a sé il viso di sir Gwaine e a baciarlo con foga,
intrecciando la sua lingua con quella dell’attonito guerriero, che però non
riuscì a non ricambiare quel gesto di pura passione.
Nessuno dei due si rese conto di
cosa stesse accadendo o del perché stesse accadendo, c’era solo quel bacio,
quell’attimo di estasi e poi... Morgana si staccò improvvisamente e con un
impeto incontrollato scagliò l’uomo contro la parete dall’altra parte della
stanza; il guerriero rimase senza fiato tra lo stupore e l’impatto violento,
ancora troppo confuso dalla situazione paradossale e in continuo mutamento.
«Guardie! Portate il prigioniero
nei sotterranei: un po’ di lavoro gli farà bene!» gridò la sacerdotessa prima
di essere travolta da mille dubbi e timori, impedendo così all’altro di dire
qualcosa, qualsiasi cosa: la voce
della sua coscienza era più che sufficiente...
……………………….
Passarono diverse ore da quel
bacio inaspettato, durante le quali i due ebbero modo di riflettere sulle
origini di quell’effusione, chi scavando alla ricerca di chissà cosa, chi
misurando la propria stanza con ampie e nervose falcate: per quel che le
riguardava, Morgana era giunta alla conclusione che si era trattato di uno
spiacevole incidente di percorso, causato dalla tensione erotica che si era
accidentalmente creata quando era salita al trono di Camelot. Decise di mandare
due sassoni a prelevare Gwaine dalla miniera per mettere una volta per tutte le
cose in chiaro, perciò quando entrarono nella sala principale la strega congedò
bruscamente le guardie e, una volta soli, andò dritta al punto.
«Quello che è accaduto prima è
stato uno sbaglio e nessuno dovrà mai saperlo, chiaro?» disse con voce
tagliente la strega, senza neppure degnarlo di uno sguardo; il prigioniero
sgranò gli occhi nel sentire quella sentenza e ridacchiò amaramente, scuotendo
il capo di fronte alla decisione della donna.
«Dunque volete fingere che non
sia successo niente? Perché scappate sempre?» le rispose con un misto di ironia
e frustrazione così efficace da spingerla a voltarsi e a fronteggiarlo, gli
occhi brucianti di rabbia.
«Non osare mai più rivolgerti a
me in questo modo! Non sto scappando da niente perché quello che c’è stato non
significava niente!» sibilò velenosa, sottolineando le ultime parole per
renderle ancor più violente; sperava di liquidare subito la faccenda, di
mettere la parola fine su quella che poteva essere una tragedia su tutti i
fronti, ma doveva fare i conti con l’insistenza dell’altro.
«State mentendo e lo sapete! Quel
bacio lo volevamo entrambi da molto tempo, non fate finta che non sia così.
Anche se neghiamo l’evidenza, non cambia il fatto che tra noi due ci sia più di
una semplice rivalità: io mi sono innamorato di voi!» esclamò Gwaine con
crescente passione e, senza darle possibilità di replica, prese il suo volto
tra le mani e la baciò con trasporto: lei avrebbe voluto opporsi con tutta se
stessa, tuttavia qualcosa la spinse a ricambiare quella nuova effusione per
qualche secondo, poi si scostò e disse ciò che avrebbe decretato la fine di
qualcosa di innegabilmente autentico.
«Vi è piaciuto? Bene, allora vi
suggerisco di conservare il ricordo gelosamente, perché ora che siamo pari non
ci saranno altre occasioni. Voi siete un servo di Arthur e io sono colei che
distruggerà lui e i suoi seguaci: nulla può cambiare questa realtà, nemmeno il
vostro amore...» sentenziò Morgana
con ostentata malvagità, così da convincere il prigioniero che quei baci erano
stati solo effimere bugie, seppur bellissime. Chiamò nuovamente le guardie e lo
fece portare via, incurante dell’attonito silenzio del cavaliere, segno
tangibile del suo cuore infranto: nulla doveva ostacolare i suoi piani di vendetta,
nemmeno l’ennesimo affetto perduto. Aveva deciso di troncare sul nascere quella
relazione pericolosa, in fin dei conti era abituata a combattere coloro che le
erano cari, non a ricambiare il loro affetto; era la cosa migliore per
entrambi, per quanto male potesse fare non c’era spazio per l’amore in quella
guerra.