Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: danish    19/11/2014    10 recensioni
continuazione de "la donna giusta". Eravamo rimasti sul pianeta Veis dove Kei aveva dato una bella notizia ad Harlock....ora è passato del tempo e...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Un po' tutti, Yuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un soleggiato pomeriggio di tarda primavera, o stagione simile,  ed una lieve brezza soffiava delicatamente facendo ondeggiare i fiori del giardino e le foglie degli alberi ad alto fusto che bordavano il viale d'ingresso della villetta. Su Veis la vita trascorreva calma e placida e gli ultimi sette mesi erano volati via in un batter di ciglia.

Un urlo disumano squarciò improvvisamente il silenzio che regnava in quell'ambiente idilliaco.

Poco dopo, un ticchettare di passi affrettati risuonò sul pavimento in legno, all'interno  della casa. Una dolce vecchina galoppava avanti e indietro tra la camera da letto ed il bagno, tenendo tra le mani una bacinella ricolma di acqua calda.


"Fate largo!" sbraitò con la sua voce melodiosa mentre, con innata grazia, distribuiva calci agli stinchi di chi intralciava il suo cammino, con tale enfasi che manco un mulo avrebbe potuto reggere il confronto. "La mia bambina vuole stare in praivasy in questo momento!" continuò l'anziana. Spinse elegantemente la porta della camera con il suo posteriore per richiuderla a piedate subito dopo.


Al di fuori Yattaran e Mimeh si guardarono preoccupati.

Un altro grido prolungato, ancora più straziante del precedente, colpì i loro orecchi e fece tremare le loro gambe.


"Santi numi...mi chiedo perché, per voi umani, mettere al mondo un figlio sia una cosa così dolorosa..." mormorò sottovoce l'aliena, portandosi una mano al cuore.


"Non ti preoccupare cara, vedrai che il Capitano saprà dare sostegno alla nostra Kei! Le starà vicino fino alla fine e le darà la forza di sopportare il dolore!" rispose Yattaran con l'aria di chi la sa lunga. Nel frattempo fingeva di concentrarsi sulla costruzione di un modellino dell'Arcadia nel tentativo di allentare la tensione. In realtà quelle grida così agghiaccianti gli facevano tremare le gambe.


In quell'istante si aprì nuovamente la porta ed un uomo, con le spalle curve, il capo chino e l'aria mesta, uscì lentamente dalla camera da letto.


"Harlock! E' nato il bambino?" domandò Mimeh con apprensione.


L'uomo si passò una mano sulla fronte sudata facendo cenno di no con la testa.


"Che succede Capitano?" chiese Yattaran preoccupato. Non l'aveva mai visto così abbattuto.

"Kei mi ha gentilmente invitato ad uscire..." rispose a mezza bocca.


"Come?" domandò incredula Mimeh


Vattene fuori di qui brutto essere immondo!! E' tutta colpa tua!! Esci dalla mia vista o ti cavo gli occhi con le ultime forze che mi rimangono! Ecco come..." rispose Harlock assumendo un'espressione da indiavolato e agitando in aria le dita arcuate ad artiglio per illustrare meglio i fatti. "Probabilmente avrete sentito le sue grida...ecco...non erano per il dolore. O forse anche per quello...di certo è che mi stava riempiendo di insulti, alcuni pronunciati in qualche arcaica lingua ..."


L'uomo sospirò mettendosi a sedere su uno sgabello di legno. "E pensare che pochi istanti prima mi stringeva le mani e mi guardava con gli occhi impauriti di un cerbiatto, implorandomi di rimanerle accanto..."


"beh, ma lo sapete che in quei momenti le donne non si controllano..." tentò di rincuorarlo il primo ufficiale.


Harlock grugnì in risposta qualcosa a denti stretti, guardando di traverso il povero Yattaran che prontamente tagliò la corda portandosi via il modellino della nave.


"Non essere abbattuto, vedrai che tra poco Kei non si ricorderà nemmeno più di quello che ha detto...cerca di capirla..." aggiunse Mimeh nel tentativo di risollevargli il morale. Gli porse poi una bottiglia di vino invitandolo a berne un bel sorso. "Coraggio, vedrai che dopo starai meglio."


Harlock però era troppo agitato. Tese l'orecchio  per ascoltare i rumori provenienti dall'interno della sua camera. Poté udire solo la signora Masu che canticchiava una specie di cantilena e il dottor Zero che ripeteva a Kei di stringere i denti perché presto avrebbe tenuto il suo piccolo tra le braccia.


Improvvisamente udì un grido semi-soffocato e prolungato che lo fece rabbrividire. Harlock scattò in piedi come una molla ed entrò con fermezza in camera. Si avvicinò con passo deciso al letto su cui giaceva Kei e le si sedette accanto con altrettanta determinazione. "Io da qui non mi muovo! Puoi  insultarmi di nuovo o anche picchiarmi se può darti sollievo...ma non mi allontanerò questa volta!" Le disse più risoluto che mai.


Kei lo guardò di traverso, i capelli bagnati di sudore sul viso contratto e i denti serrati,  mentre  tentava di respirare ritmicamente come le aveva insegnato il dottor Zero. Anche se l'espressione del suo viso in quel momento esprimeva esattamente l'opposto, gli era profondamente grata di essere tornato accanto a lei. Una forte contrazione sopraggiunse ancora una volta e la portò ad artigliarsi con la mano alla coscia di Harlock il quale subì eroicamente in silenzio, soffocando un gemito di dolore in gola e pensando che fosse nulla confronto a quello che stesse provando in quel frangente la sua donna. Anzi, quasi quasi, pensò che fosse il caso di  ringraziarla per avergli scarnificato la gamba.


"Coraggio piccola, un ultimo sforzo..." la incitò la signora Masu controllando la situazione mentre al suo fianco il dottor Zero supervisionava il tutto.


All'esterno, Mimeh camminava avanti e indietro per il corridoio, lampeggiando ad intermittenza ogni volta che udiva dei rumori provenire dalla camera da letto. Yattaran invece aveva abbandonato a terra il modellino che stava costruendo ed aveva affiancato Mimeh. Ora erano in due a scavare un solco nel corridoio con i loro passi.

 

"Santi numi...mi chiedo perché, per voi umani, mettere al mondo un figlio sia una cosa così dolorosa..." mormorò sottovoce l'aliena.

"L'hai già detto pochi minuti fa, Mimeh!!" sbottò Yattaran. Aveva anche lui i nervi a fior di pelle.


Nella camera era un susseguirsi di incitazioni e frasi di incoraggiamento per Kei.  Masu  canticchiava una nenia nel tentativo di rilassarla e ogni tanto si asciugava le lacrime di commozione. Il dottor Zero monitorava la situazione con molta professionalità e Harlock ripeteva incessantemente: "Forza! Coraggio! Ci sei quasi..." mentre lei gli stritolava la mano con la sua.

 


"ZIT...TI !!" Strillò Kei esasperata dal dolore e dal brusìo incessante. Una contrazione le spezzò il fiato a metà  parola.

 


I presenti ammutolirono all'istante mentre lei, con un ultimo sforzo ed un gemito soffocato diede alla luce il suo primogenito e si lasciò andare, esausta, sul materasso, il capo abbandonato tra le pieghe del cuscino. Guardò Harlock, sorridendo appena mentre lacrime di gioia le solcavano il viso.


"E' un maschio!" esclamò la signora Masu mentre aiutava il dottor Zero a pulire delicatamente il piccolino che cominciò a strillare con la sua vocetta squillante.


Harlock era come impietrito. Il suo occhio fisso su quell'esserino così piccolo e indifeso ma capace di farlo sentire vulnerabile come  nessuno dei suoi nemici era mai riuscito. Sentì il terreno mancargli sotto ai piedi ma si riprese immediatamente quando, qualche minuto dopo,  il dottor Zero gli protese un attrezzo a forma di forbice.


"Volete farlo voi, Capitano?" domandò, indicando il cordone ombelicale del bambino.


L'uomo annuì e con mano tremante, guidato dal medico, recise il funicolo provando un'intensa e nuova emozione. Pochi istanti dopo il neonato fu avvolto in un morbido telo e appoggiato sul seno di Kei che lo strinse tra le sue braccia, respirandone intensamente il profumo. Harlock si sedette nuovamente accanto a lei, scostandole un poco i capelli sudati dalla fronte.

Per la prima volta nella sua vita si sentì in pace. Quello era il suo posto nell'universo, il luogo che per tanto tempo e invano aveva cercato navigando incessantemente per i mari dello spazio.

Rimase in silenzio ad osservare la sua donna e suo figlio sentendo le lacrime salirgli piano piano agli occhi.

Kei percepì l'emozione che provava Harlock ed istintivamente si voltò verso la sua direzione. Gli tese  una mano che lui strinse prontamente tra le sue, deglutendo nel tentativo di imbrigliare il fiume di sconosciute sensazioni che stava per tracimare.


"Vecchio ubriacone, forse è meglio se usciamo e li lasciamo soli..." suggerì la signora Masu, asciugandosi le lacrime nel grembiule.

"Avete ragione, vecchia strega!" rispose frignando il dottor Zero.


In punta di piedi i due lasciarono la stanza. Mimeh e Yattaran erano ansiosi di conoscere il nuovo arrivato e presero a tempestare di domande il dottore e la cuoca.

In quel momento sopraggiunse trafelato anche Tadashi.


"E tu che ci fai qui?" domandò sorpreso Yattaran. "Non eri in orbita nel tuo laboratorio spaziale?"


"Si ma..." Tadashi sospirò con aria preoccupata. "Devo parlare immediatamente con Harlock!" aggiunse. La sua espressione si fece seria.

"Ora non è il caso! E' appena diventato padre." si intromise il dottore.


"Ci sono novità lassù?" Yattaran si avvicinò allarmato al ragazzo.

"Non è proprio il momento di tediare il capitano con le vostre ipotesi!" sbottò la signora Masu. "Quindi sfoggiate la vostra migliore faccia e preparatevi a conoscere il bambino!"

La porta si aprì con un lieve cigolìo e sulla soglia apparve Harlock con il piccolo tra le braccia.

Con aria fiera ed orgogliosa lo presentò agli altri. "Signori, questo è mio figlio: Phantom Franklin Harlock V !"

Ci fu un'esclamazione corale di gioia. Yattaran, Mimeh e Tadashi si avvicinarono quasi timorosi al piccolo che dormiva beatamente tra le braccia forti del padre.

"Quinto? Ne siete sicuro capitano? In base ai miei conti dovrebbe essere sesto...o settimo...?" Chiese il dottor Zero tentando di ricostruire sulle dita la genealogia della famiglia Harlock. 

"Che importa!!" intervenne Masu. "Io lo chiamerò Tommy!"

Harlock la guardò storto "Ora non cominciamo a storpiare i nomi..."

"Ma io sono la nonna e le nonne usano sempre dei diminutivi!" ribattè con convinzione la cuoca.

"E' bellissimo..." mormorò Mimeh commossa. "E Kei come sta?"

"E' andato tutto bene." rispose Harlock guardando il piccolo. Poi spostò lo sguardo su Tadashi e notò che era visibilmente nervoso. "Credo che ora Tommy voglia riposare tranquillo nella sua culla. Lo riporto in camera."

"Capitano, lasciate che lo faccia io!" implorò Masu. Non vedeva l'ora di spupazzarselo un pochino. Harlock acconsentì e depose il piccolo tra le braccia della nonna acquisita. Rimase ad osservarli mentre si allontanavano all'interno della camera da letto. Gli sembrò che la cuoca borbottasse qualcosa a proposito di somiglianze e 'aria da musone come tuo padre'.

Poi si avvicinò a Tadashi e gli fece cenno di seguirlo in salotto. "Sta succedendo qualcosa là fuori?" domandò.

Il ragazzo annuì. "Credo di aver scoperto l'origine di quelle scie luminose...e non promettono niente di buono."

Harlock si lasciò cadere pesantemente sulla poltrona di pelle. "Non è per niente il momento giusto..." sussurrò passandosi una mano tra i capelli.

"Non credo ci sia un pericolo imminente...ma sarebbe il caso di controllare..." suggerì il ragazzo. "Posso occuparmene io per un po'...almeno fino a quando non avremo le idee più chiare."

"Mi fido di te, Tadashi. Per ora non posso assolutamente lasciare questa casa."  Harlock si rialzò e congedò l'amico. "Tienimi informato costantemente sugli sviluppi della situazione."

"Si, Capitano." 

I due si strinsero la mano scambiandosi un cenno d'intesa.

Poco dopo anche Masu, il dottor Zero e gli altri lasciarono la casa per ritirarsi nelle proprie abitazioni.

Harlock tornò in camera da letto dove Kei giaceva addormentata in un sonno ristoratore dopo le fatiche del parto. Sorrise vedendo che le lenzuola erano pulite e linde come pure la camicia da notte di Kei. 'La signora Masu ha provveduto a tutto', pensò, benedicendo quella burbera donnina dall'animo gentile che ricordò di aver visto andarsene  con un grosso fagotto di biancheria sotto al braccio. Si distese accanto a Kei e l'abbracciò con delicatezza per non svegliarla. In fianco al letto, nella sua culla, il piccolo Phantom F. Harlock riposava tranquillo.

Era ormai tarda sera e si vedevano già le prime stelle splendere nel cielo. Harlock rimase a guardarle oltre la finestra della camera da letto domandandosi che cosa avrebbe riservato loro il futuro. Chiuse le palpebre e si strinse un po' di più alla sua donna.

Proprio in quel momento, una scia verdognola, attraversò l'orizzonte..... 

   
 
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