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Autore: verystrange_pennylane    23/11/2014    3 recensioni
John Lennon, giovane sognatore, punta a conquistare il cuore della bella Cynthia. Si trova dunque, in una notte d'estate, ad esprimere un desiderio ad una stella cadente.
Ma cosa succede se, quella stella, in realtà si rivela essere un ragazzo di nome Paul?
Storia ispirata a "Stardust" di Neil Gaiman.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, George Harrison, John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mr. Moonlight
 
Capitolo 1



Un filosofo una volta si chiese: "Siamo umani perché osserviamo le stelle o le osserviamo perché siamo umani?" Quesito sterile.
Le stelle poi osservano noi? Questa sì che è una domanda! Ma sto correndo troppo.
La nostra storia ha avuto inizio qui, 150 anni fa, presso un paesino di nome Liverpool, in Inghilterra.
Nessuno, vedendo da fuori quella cittadina, avrebbe immaginato le misteriose vicende di cui sarebbe stata protagonista.
In realtà, nemmeno i suoi abitanti lo sospettavano. Vivevano tranquillamente la loro routine, facendo tutte quelle altre cose che gli essere umani tendono a considerare scontate, ma che forse esistono solo per celare meglio lo Straordinario che affianca, come una sorta di universo parallelo, la nostra quotidianità.
Ma di nuovo, vi sto rovinando la sorpresa. Ordunque, diamo tempo al tempo, e torniamo indietro di qualche giorno.
A quando il giovane John Lennon incontrò una stella.


John Lennon non era mai stato un ragazzo come tutti gli altri.
Che fosse diverso lo sapevano già molto bene i suoi genitori, prima di scomparire prematuramente, e lo sapeva molto bene la zia Mimi, una donna burbera di mezza età, a cui John era stato affidato sin dai primi anni di vita.
Già prima di iniziare ad andare a scuola, aveva dimostrato una particolare propensione a suonare qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano, creando gli strumenti più strampalati, e a disegnare rubando piccoli carboncini dal camino della zia. In seguito, preferiva di gran lunga scappare a guardare le nuvole o a rotolare per i prati, piuttosto di restare imprigionato dentro una classe, e anche quando riuscivano a farlo stare a lezione, lui sembrava non stare mai fermo, sempre agitato da un movimento interiore impossibile da quietare.
Gli anni erano passati velocemente, e il nostro eroe era sopravvissuto, nonostante la critica situazione famigliare, alla scuola dell’obbligo, e ne era uscito con grande sollievo da parte di tutti, soprattutto di insegnanti  e preside; e quando, poco più tardi, aveva iniziato a cercare dei piccoli lavori, l’unico talento di cui si parlava era l’immensa sensibilità artistica del ragazzo. E sapevano già tutti dove ciò avrebbero portato.
Lo sapevano così bene, che durante tutta l’adolescenza del ragazzo, il paese si divertiva a scommettere sul suo futuro ogni volta che passava davanti alle taverne.
Non che fosse l’unico del paese a non aver eccelso a scuola, anzi era tra i pochi eletti che potevano permettersi di andarci; o ad aver dimostrato talenti particolari, è che John sembrava davvero diverso agli occhi delle persone ordinarie. Aveva, a loro avviso, un problema che gli altri ragazzi della sua età non avevano e che, anziché migliorare, sembrava peggiorare col tempo: era un dannato sognatore. E in una città industriale e povera come Liverpool, essere sognatori era un lusso per pochi.
Insomma, John era cresciuto sapendo perfettamente di essere condannato a fare ben poco della sua vita e si era rassegnato così bene da non porsi alcun tipo di problema sul suo futuro.
Ecco perché a diciotto anni lavorava come garzone presso la drogheria della zia, l’unico posto da cui non l’avessero ancora licenziato, e sembrava preoccuparsi solo di trovare il tempo e l’occasione per sgattaiolare fuori dalla finestra della sua camera, spesso tra gli urli di Mimi, per andare lontano da tutto e tutti, sotto il suo albero preferito a scrivere poesie e a guardare stelle. Davanti a quello spettacolo aveva inventato parecchie canzoni d’amore, tutte senza musica. L’unica parvenza di melodia che avevano, era quella che fingeva di suonare sulle sue gambe, strimpellando un pianoforte invisibile, fatto di brezza notturna.
Naturalmente, uno spirito libero come lui, nonostante scrivesse d’amore quasi tutte le notti, preferiva passare di gonna in gonna e lasciare cuori infranti, piuttosto che ad innamorarsi.
Almeno, finché Cynthia non entrò nella sua vita.
 
Era una splendida domenica mattina, e John fumava una sigaretta dietro il negozio, approfittando del fatto che Mimi fosse in chiesa per la messa.
Aveva appena gettato a terra il mozzicone quando la vide passare per la via. E fu come incontrare il proprio destino.
Non riusciva bene a spiegarselo, a Liverpool le ragazze belle non mancavano, e non per vantarsi, aveva corteggiato parecchie di loro; ma i lunghissimi capelli biondi e mossi dal vento e la scia di profumo che quella sconosciuta emanava lo catturarono e lo inchiodarono lì.
Non era usuale vedere una ragazza con i capelli sciolti che vagava da sola, e il suo sguardo fiero e indipendente era sembrato a John bellissimo.
Riuscì a svegliarsi dall’incanto solo pochi istanti dopo, quando la ragazza era già a qualche metro da lui.
Per i giorni successivi non sembrava riuscire a pensare ad altro, alzando lo sguardo di scatto ogni volta che vedeva una chioma bionda, ma niente, della misteriosa nuova arrivata neanche l’ombra.
Poi finalmente, il venerdì la vide di nuovo. E una cosa lo colpì particolarmente: stringeva sotto braccio un albo da disegno.
Non poteva farsela scappare anche stavolta, e abbandonò a sé stessa una povera cliente per lanciarsi fuori sulla strada. Poteva sentire lo sguardo indagatore della zia seguirlo, e già si immaginava la lavata di capo che gli avrebbe fatto al suo ritorno, ma al momento non gliene importava granché. Voleva solo parlare con quella ragazza.
“Scusi, signorina!” gridò alla fine, con grande sfacciataggine.
La giovane voltò lo sguardo, sorpresa, come se non potesse credere che stessero davvero gridando a lei.
“Parla a me?” disse, appoggiando la mano sul petto, come per tranquillizzarsi.
John annuì, in preda al panico. In tutti quei giorni non aveva nemmeno pensato a cosa dirle, che stupido!
“Sì, Miss! Posso chiederle il suo nome, se non sono troppo sfacciato?”
La ragazza sgranò gli occhi e alla fine scoppiò a ridere, in un modo così genuino che John non sapeva se interpretarlo in modo positivo o negativo.
“Da me non saprà nulla, lei è davvero un gran maleducato! E non si è nemmeno presentato!”
Il ragazzo si avvicinò cautamente, sorridendo, e fece un profondo inchino, facendola sorridere di nuovo.
“Sono il signor Lennon, John Lennon.” 
La reazione della giovane donna fu strana, perché sembrò riconoscere il nome di quella persona, e arrossendo vistosamente, si girò di scatto dall’altra parte.
Neanche il tempo di dire un “Piacere di conoscerla” di circostanza che fu subito raggiunta da una signora anziana, che la strinse per il polso e la guardò con severità. Pochi istanti dopo si stavano entrambe allontanando da John a grandi passi.
Il ragazzo sospirò. Dannate donne.
Quest’ultimo pensiero si accentuò ancora di più nella sua testa non appena si voltò e vide la zia che lo aspettava sul ciglio della porta, tamburellando le dita sullo stipite in modo nervoso.
Già, dannatissime donne.

Alla fine scoprì che la ragazza passava davanti al negozio, stringendo il suo albo tra le mani, ogni due giorni.
Ipotizzò dovesse frequentare, da brava signorina educata, un corso di acquerello in una villetta lì vicina.
Questo gli diede un’idea.
Erano passate due settimana dal loro primo incontro e poteva vedere gli sguardi veloci e imbarazzati che la ragazza lanciava dentro al suo negozio, quindi si sentiva motivato. Non poteva essergli proprio indifferente!
John dunque si lisciò i capelli specchiandosi in un cucchiaio, e si rassettò i vestiti. Il negozio era vuoto, e zia Mimi era nel retro bottega a fare i conti del mese.
Finalmente il destino gli sorrideva: era il momento giusto, le avrebbe riparlato!
Non appena la vide passare, si lanciò fuori, ma stavolta aveva un piano d’azione più scaltro, e le si affiancò nella passeggiata.
“Le dispiace, mia cara, se facciamo un pezzo di strada assieme? Vede, devo andare nella sua stessa direzione.”
La ragazza sussultò all’inizio, ma poi arrossì e con il dorso della mano, timidamente, coprì un sorriso. Il giovane ammirò quei biondi capelli danzare al sole mentre scuoteva il capo alla sua domanda.
“Non credo sia raccomandabile, per me, essere vista a passeggiare con lei, signor Lennon.”
“E per quale motivo, se posso saperlo?”
“Innanzitutto perché la mia accompagnatrice, là dietro, non approverebbe. E soprattutto perché, anche se sono a Liverpool solo da pochi mesi, conosco già la sua fama di rubacuori, signor Lennon, e le posso dire che non mi piace affatto.”
John si girò di scatto e riconobbe la donna anziana del loro primo incontro. Accidenti, un conto era corteggiare una ragazza del suo stesso ceto sociale, o cercare di andare sotto la gonna di una donzella dai facili costumi, ma questa era davvero fuori dalla portata di John. Eppure non poteva ignorare il tamburellare veloce del suo cuore, mentre pensava di voler davvero conquistare quel misterioso angelo biondo.
“Va bene, però non è giusto. Voi pensate di conoscere già tutto di me e io non so nemmeno come vi chiamate. Vi prego, ditemi solo il vostro nome e vi lascerò in pace per sempre.”
La ragazza lo guardò nervosamente, mordendosi il labbro. John trovò quel gesto nervoso assolutamente adorabile e si ritrovò a sorridere come un babbeo.
“Mi chiamo Cynthia, Cynthia Powell. Ora, se volete scusarmi-”
E detto questo, accelerò il passo.
John rimase immobile lì, facendosi superare anche dall’accompagnatrice, che gli rivolse un profondo sguardo di rimprovero.
Proprio di una Powell si doveva infatuare, dannazione a lui?! La ricca famiglia di Newcastle, trasferitasi a Liverpool da pochi mesi per affari?
Come poteva anche solo sperare di corteggiare una ragazza così bella, così educata e così ricca?
Per un istante, un lunghissimo istante, si pentì di essere nato John Lennon. Avrebbe barattato tutto l’oro del mondo per essere un'altra persona, una persona su cui il paese non scommetteva per vedere quanto fallito sarebbe stato , una persona capace di avere successo in qualcosa che non fosse l’amore dozzinale. Una persona che non fosse un sognatore. Insomma, una persona che non fosse lui.

Quella sera sentiva il bisogno di schiarirsi un po’ le idee e decise di non tornare a casa, dopo la solita bevuta al pub con gli amici. Prese sotto mano il blocco, il carboncino, e andò sotto il suo albero preferito a disegnare un po’. Peccato che non sembrasse riuscire a riprodurre fedelmente il bellissimo volto di Cynthia, e questo lo faceva sentire ancora più depresso.
Perché non riusciva a rassegnarsi? Sarebbe bastato scrollare le spalle e puntare più in basso, trovare una donna più adatta a lui, se proprio si sentiva così solo.
Sì, perché la verità è che John si sentiva solo, dannatamente solo, e forse era stata proprio Cynthia a farglielo capire. Sentire la sua vita riempita dai pensieri di una donna che non fosse Julia – sua madre, scomparsa troppi anni prima – o Mimi, era stata una sensazione bellissima.
Nessun’altra persona, nella sua giovane età, aveva mai raggiunto la sua mente come lei, e in quelle settimane sentiva come una nuova scossa di ispirazione ogni volta che scriveva. Doveva essere un segno del destino quello, Cynthia era la sua anima gemella!
Sospirò, fissando le stelle.
“Oh, se solo bastasse esprimere un desiderio.” Disse infine, sorridendo a se stesso.
E dato che lui era un sognatore, continuò a sognare ad occhi aperti, fissando il cielo, finché, come se gli leggesse nella mente, o come se fosse il destino in movimento per fare il suo corso, vide una stella cadente.
“Aiutami, piccola stella cadente, a rendere possibile il mio vero amore.”
Si sentiva un po’ stupido e infantile, ma d’altronde non c’era nessuno a giudicarlo lì attorno.
Neanche il tempo di distogliere lo sguardo, che cadde un’altra stella, stavolta diversa: la scia era più vistosa e illuminò il cielo quasi a giorno, e, questo pensiero spaventò il ragazzo, sembrò cadere a pochi kilometri da lui, dentro il fitto bosco di Mollington, a qualche miglia da Liverpool.
Certo, era impossibile.. vero? E se invece, dopo anni di desideri, il suo fosse stato ascoltato, finalmente, e quella stella fosse il suo tramite per Cynthia?
Ma certo!
Avrebbe trovato la stella, l’avrebbe raccolta – d’altronde, quanto poteva essere grande?  - e sarebbe diventato famoso! Forse l’avrebbe venduta a qualche straniero e sarebbe pure diventato ricco!
“Già leggo i titoli dei giornali: John Lennon è davvero capace di far qualcosa!”
Più o meno.
Certo, dubitava che i giornalisti avrebbero davvero scritto così, ma erano inutili dettagli.
La cosa più importante era che sarebbe diventato ricco e famoso e avrebbe potuto corteggiare Cynthia!
Ma ora cosa doveva fare? Il viaggio era lungo, se avesse aspettato troppo forse qualche cacciatore avrebbe potuto trovare la stella prima di lui.
Doveva ragionare in fretta.
Abbandonò il suo piccolo giaciglio e si fiondò a casa, giusto in tempo per prendere la sacca in cui mettere la stella, racimolare qualche piccola scorta di cibo, una giacca per coprirsi e una lanterna per il viaggio. Si ricordò anche di scrivere un biglietto a Mimi, non voleva farla morire di crepacuore pensando fosse scappato chissà dove.
Cosa avrebbe potuto inventare?
“Fidati di me, torno presto, non ti preoccupare. Nessun guaio, promesso. John”
Non sapeva se avrebbe funzionato, ma sarebbe tornato di lì a due giorni al massimo. E con una stella tra le mani, la zia l’avrebbe perdonato e tutti l’avrebbero idolatrato. Cosa poteva andare storto?
Passò anche da quella che sapeva essere la dimora dei Powell,  fissò l’abitazione lussuosa e lanciò un bacio verso le finestre chiuse.
“Vado a prenderti una stella, Cynthia. Aspettami.”




Angolo dell'autrice:

Bene bene, alla fine ci ho preso gusto a pubblicare in questo fandom! E addirittura con una long! 
Questo capitolo iniziale era soprattutto introduttivo al personaggio di John, dal prossimo le cose inizieranno a movimentarsi un po'. Ecco perché il capitolo 2 sarà pubblicato a breve rispetto agli altri, che invece avranno cadenza settimanale.
Spero vi sia piaciuta~
Ora, i ringraziamenti sono di dovere. *si inchina*
Un grazie a tutti quelli che hanno letto questa fanfiction e la mia OS "touching is good".
Un grazie speciale a chi l'ha anche recensita e magari recensirà pure questa (dai su, fatelo, scrivetemi un parere, vi do un biscottino)
Un grazie immenso a Kia85, meravigliosa autrice su efp, e bellissima persona irl che si è sacrific emh, offerta per betare questa fanfiction, riempiendomi di consigli preziosissimi.
Detto questo, ci vediamo per il prossimo capitolo 
Anya
 
   
 
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